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SCIOPERO BANCARI, ADESIONI RECORD – TUTTA LA STAMPA

di Redazione

In 25mila in piazza: “Siamo bancari, non banchieri”. E Sileoni guida la protesta a Milano con la Camusso. “Se ABI non cambia, pronti ad altri scioperi”. Leggi la dichiarazione apparsa su tutti i quotidiani e i siti nazionali e locali

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IL SOLE 24 ORE sabato 31 dicembre 2015

Bancari, rischio di nuovi scioperi

Hanno scioperato in massa, ieri, i bancari. Per gli autonomi della Fabi le adesioni hanno superato il 90%, mentre gli sportelli chiusi sono stati il 95%. Dato confermato da Fisac, Fiba e Uilca. Incuranti del freddo, soprattutto a Milano, sono scesi in piazza in 30mila, il 10% della categoria che conta 309mila addetti. Dicono che non sarà la sola volta se Abi non cambierà atteggiamento nel negoziato per il rinnovo del loro contratto. Già disdettato e con disapplicazione a partire dal primo aprile. Dal palco spartano di Milano, allestito su un furgone in piazza della Scala, a pochi metri da piazzetta Cuccia e da piazza Cordusio, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha gridato: «Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista». Le spinte, molto forti, di Unicredit per rafforzare il secondo livello di contrattazione per i sindacati sono in realtà il segnale di altro. Unicredit «spinge per avere un proprio contratto aziendale di gruppo», sostiene Sileoni. L’uscita da Abi, ipotesi che dal gruppo non smentiscono neppure, «non è indispensabile, ma è chiaro che ci stanno pensando, questo lo sappiamo con certezza», continua Sileoni per il quale è ora di fare «nomi e cognomi di chi vuole creare un precedente perché se passa il principio che il contratto nazionale non vale più niente questo accadrà anche per altre categorie». Lo stesso segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, osserva che «uno dei grandi problemi dei lavoratori italiani è l’uguaglianza dei diritti collettivi e la frantumazione aziendale non è la risposta. È però segno che la rappresentanza delle controparti ha grandi difficoltà».

Se i banchieri non cambieranno atteggiamento, «la politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento», dice Sileoni. Lo stesso segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, da Ravenna, città dove il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli è presidente della locale Cassa di risparmio, promette «una mobilitazione più dura e un nuovo pacchetto di scioperi, in tutti i gruppi, in tutti i territori e in tutto il Paese», se Abi non torna sui suoi passi. A Roma stessi toni anche al comizio del segretario generale della Fiba Cisl, Giulio Romani che dice «non ci fermiamo qui. O l’Abi sblocca questa situazione e viene a fare una trattative vera e seria, mettendo al centro l’interesse del paese oppure noi continueremo a manifestare e scioperare». «Abi è voluta arrivare alla conta – osserva da Palermo il segretario generale della Uilca Massimo Masi – e il risultato è stato schiacciante». 

Diversamente dal 2013, però, nelle proteste, questa volta, i bancari si ritroveranno di fianco i sindacati confederali: «Se l’Abi continua così bisogna decidere come coinvolgere il Governo e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni. Siamo in piazza, siamo tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo», assicura Camusso che accende la piazza con l’argomento dello stipendio dei top manager delle banche che secondo uno studio della Cgil relativo ai guadagni dei primi 5 amministratori delegati sarebbe in media 3,7 milioni di euro. Una cifra che non torna ad Abi secondo cui in media gli amministratori delegati guadagnano 703mila euro. E riferendosi al Jobs act: «All’Abi dico: non vi bastano i regali che vi ha fatto il governo?», ha urlato Camusso, consapevole del grande ruolo che le banche hanno nel paese. I confederali sono scesi in piazza «non solo per solidarietà nei confronti dei lavoratori bancari, ma anche perché i lavoratori delle banche non scioperano solo per loro stessi: non c’è solo il contratto, è in gioco cosa vuol dire avere banche in questo paese – continua Camusso -. Se le banche non tornano a fare il loro mestiere e cioè a dare credito noi da questa crisi non usciamo più». Il comizio milanese scivola velocemente al di là del contratto, la partita riguarda il paese. Coup de théâtre in chiusura con le note di “Bella ciao”. © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.

 

CORRIERE DELLA SERA sabato 31 dicembre 2015

Contratto, la protesta dei bancari «Paghiamo le colpe dei manager» – Camusso: pronti altri scioperi. L’Abi: richieste inconciliabili con i conti 

MILANO Bisogna tornare al rinnovo del contratto dell’aprile ‘90 con Carlo Donat Cattin ministro del Lavoro per trovare un’altra mobilitazione dei bancari come quella vista ieri in giro per l’Italia. Allora si arrivò a poco meno di cento ore di sciopero. A oggi le giornate perse sono «soltanto» due. Ma non è detto che le tensioni finiscano qui. Anzi. Lo hanno ripetuto ieri dal palco della manifestazione milanese sia Susanna Camusso per la Cgil che Lando Mario Sileoni per la Fabi: «O la vertenza si sblocca nelle prossime due settimane o ci saranno nuove mobilitazioni». 

Il sindacato è soddisfatto della risposta dei bancari allo sciopero di ieri: secondo le stime delle sigle della categoria il 90% dei bancari ha incrociato le braccia e il 95% degli sportelli è rimasto chiuso. Trentamila le persone in piazza di cui 7.000 a Milano. Anche qui si parla di valutazioni degli organizzatori, per la Questura davanti a piazza della Scala c’erano tremila persone. Ma per una categoria poco avvezza a cortei e slogan è comunque una novità. 

Dal canto suo l’Abi non arretra. Con un comunicato ieri ha sottolineato sì «la volontà di arrivare ad un rinnovo del contratto». Ma nello stesso tempo ha ricordato che la scadenza del 31 marzo oltre la quale il contratto sarà disapplicato resta «chiara e netta». La risposta del corteo sono stati i manifesti con fotomontaggi che immortalavano banchieri come Carlo Messina, Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni nei panni dei pirati dei Caraibi. 

Ad aiutare lo sciopero di ieri è arrivata la paura per le conseguenze sull’occupazione del decreto che trasforma le principali banche popolari in spa. Secondo Assopopolari, ai 12 mila esuberi stimati nel settore da qui al 2020 potrebbero aggiungersene altri 20 mila. Un motivo sufficiente da solo a far entrare in allerta la categoria. Ma non è solo questo. Ormai la vertenza dei bancari è assurta a ultima barricata. Se il contratto nazionale non venisse firmato per una categoria a cui appartiene la nobiltà del lavoro dipendente perché mai dovrebbe tenere in altri settori? E così ieri in piazza al fianco dei bancari sono scese anche Cgil, Cisl e Uil. 

Altro aspetto rilevante: qualche grande gruppo mediterebbe di concludere accordi aziendali in sostituzione o anticipazione del contratto nazionale. Tra questi Unicredit. Parliamo di realtà in cui le relazioni industriali funzionano e i sindacati sono abituati a negoziare su tutto. Difficile comunque che fughe in avanti si consumino prima del 31 marzo, data del redde rationem , oltre la quale il contratto della categoria sarà disapplicato. 

Da dove può ripartire la trattativa? «Abi ha voluto contarci, adesso aspettiamo una convocazione», va a muso duro Massimo Masi, segretario generale della Uilca. 

Solo un bluff per tenere alta la posta? «Negli ultimi 18 giorni ho partecipato a 12 assemblee nei luoghi di lavoro. Abbiamo fatto votare tutti sulla disponibilità a continuare la mobilitazione anche con altri scioperi se necessario. E il sì è stato plebiscitario», racconta lungo il corteo Marino Perrotta, segretario organizzativo della Fiba Cisl di Monza-Brianza e Lecco. 

Se è vero che i bancari hanno posato penna e mouse per imbracciare bandiere e megafoni, resta il fatto che le banche tengono il punto delle loro istanze. Lo registra tra le righe del suo discorso dal palco improvvisato di piazza della Scala anche il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni: «Alessandro Profumo, a capo delle relazioni sindacali per l’Abi, sembra avere una sorta di delega del no. Solo no e sempre no, su tutto». Ma, nonostante la distanza delle posizioni, le diplomazie delle due parti hanno già cominciato a lavorare. E qualcosa potrebbe muoversi già settimana prossima. Ri. Que. @rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA

MF-MILANO FINANZA sabato 31 gennaio 2015

Bancari sciopero record

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AVVENIRE sabato 31 dicembre 2015

I bancari in piazza Ma l’Abi è decisa: «Nessun aumento» La trattativa sul contratto resta in stallo Camusso: il decreto – Qualcuno sapeva

PAOLO PITTALUGA 

MILANO – In piazza della Scala a Milano, in 7mila  – secondo la Fabi – indossano una maglietta con scritto «io non sono un banchiere». Infatti sono bancari, gli impiegati di banca che si sono ritrovati, a Milano come a Ravenna, Roma e Palermo, per aderire allo sciopero indetto per il rinnovo del contratto le cui trattative vivono una delicata fase di stallo. Un’astensione astensione dal lavoro che secondo la Federazione autonoma bancari d’Italia Italia (Fabi), condivisa anche dalle altre sigle sindacali del settore, ha avuto un’adesione adesione del 90%. Al di là del solito rimbalzo di cifre di lavoratori che hanno incrociato le braccia, sportelli chiusi quasi ovunque lungo lo Stivale ma bancomat perfettamente funzionanti: immagine che fotografa l’evoluzione evoluzione del settore, dove c’è è sempre meno bisogno della tradizionale agenzia. La querelle non è solo su posti in gioco e sugli stipendi. Il «non sono un banchiere» nasce dalle polemiche sugli emulamenti dei top manager. Così Susanna Camusso dal palco milanese sostiene che gli Ad delle banche guadagnano in media 3,7 7 milioni di euro all’anno anno – dato che l’Abi smentisce indicando invece 703 mila euro -. Inoltre, rimarca che se «il sistema bancario non torna a dare credito, da questa crisi non ne usciremo più». Il se- gretario, poi punta il dito sulla riforma delle popolari chiedendo «dove sta scritto che una spa funziona meglio di una popolare?». Non è, ha sentenziato, «la forma societaria che de- termina la qualità dell’impresa impresa» e chiosa: «Non è un bello spettacolo che subito dopo il decreto» sulle popolari «si scopra che c’è è chi lo sapeva» in anticipo «e ha speculato su questo». I banchieri, peraltro, ribadiscono che le prospettive del settore sono legate «alle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative» in cui operano le banche e chiedono un «nuovo modo di fare banca» razionalizzando e semplificando per recuperare «lo svantaggio nei confronti dei concorrenti europei» precisando «che ulteriori aumenti dei costi del lavoro non sono sostenibili». Osservazioni rimandate al mittente dal segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni che accusa l’Abi di «comportarsi come Ponzio Pilato», «la vandosene le mani», una politica «del no» che produrrà nuovi scioperi se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento». «Non si riforma il sistema tagliando il costo del lavoro o riducendo di più il personale senza un progetto vero di riforma, capace di riattivare un circuito virtuoso tra finanza, raccolta dei risparmi ed economia reale», ha osservato il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan, invitando l’Abi a non fare «o- recchie da mercante» e a riaprire «subito il dialogo con i sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche, ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e del sistema produttivo». «Ci aspettiamo che adesso si riaprano le trattative e che si possa iniziare a trattare seriamente con la controparte», ha tuonato da Ravenna Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi. E risposte adeguate per i 300mila mila lavoratori del settore le ha chieste, sempre da Ravenna, il segretario generale di Ugl Credito, Fabio Verelli. Emilio Contrasto, segretario generale Unisin ha invitato l’Abi a «cambiare atteggiamento andando verso un contratto che salvaguardi i livelli occupazionali, normativi e economici». © RIPRODUZIONE RISERVATA

CORRIERE DELL’UMBRIA/VITERBO/MAREMMA/DI SIENA sabato 31 dicembre 2015

Sciopero bancari Altissimo il consenso alla protesta, soddisfatto il segretario generale della Fabi. Camusso: “La mobilitazione continua” Sileoni: “Abbiamo raggiunto il 90% delle adesioni

Pienamente soddisfatto dell’altissima altissima partecipazione allo sciopero dei bancari, il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, sottolinea: “Abbiamo raggiunto il 90 per cento delle adesioni. Gli sportelli sono chiusi in tutta Italia”. In effetti la protesta contro la disdetta del contratto nazionale annunciata dall’Abi a partire dal primo aprile 2015, è stata largamente condivisa dai bancari. Lo sciopero di ieri potrebbe essere solo il primo di un lunga seria se l’Associazione Associazione bancaria italiana non scenderà a patti con i sindacati, preservando il contratto nazionale dei dipendenti del settore e non privilegiando invece la nuova contrattazione di secondo livello, quella aziendale. Dal primo aprile l’Abi intende infatti disapplicare i contratti collettivi della categoria. Decisa Susanna Camusso: “Qualche dato: il presidente della Banca centrale europea guadagna 600mila mila euro l’anno anno, i banchieri italiani 3 milioni e 700mila mila. Che altro dire? Le categorie continueranno con la mobilitazione e gli scioperi”. 

LA STAMPA (NAZIONALE) sabato 31 dicembre 2015

SCIOPERO, ADERISCE IL 90%. CAMUSSO (CGIL) E SILEONI (FABI): CHIEDEREMO AIUTO AL GOVERNO – Bancari, 30 mila in piazza “Senza accordo nuove lotte” – L’Abi Abi: sì al dialogo ma altri aumenti del costo del lavoro sono insostenibili 

FRANCESCO SPINI 

MILANO – Sportelli chiusi, scontro aperto. I bancari si schierano in massa contro i banchieri e minacciano nuove lotte. Le adesioni al secondo sciopero della categoria del credito in poco più di un anno arrivano al 90% (il 96% delle agenzie è rimasto sbarrato) e ai quattro cortei di Milano, Roma, Palermo e Ravenna partecipano circa 30 mila persone. Colletti bianchi con fischietti e bandiere gridano «vergogna!» all’Abi che ha disdettato il contratto e, nella trattativa sul rinnovo, vuol cancellare scatti di anzianità e Tfr. In 8 mila a Milano La più partecipata – a sfilare sono stati quasi 8 mila, secondo gli organizzatori – è la manifestazione di Milano guidata, in un’inedita inedita accoppiata, dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e dal leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Nel comizio finale in Piazza della Scala, Sileoni minaccia di coinvolgere nella vicenda Palazzo Chigi ma solo con l’accordo accordo di tutte le forze sindacali. Camusso dice di sì: «Se l’Abi continua così bisogna decidere come coinvolgere il governo e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni. Siamo in piazza, siamo tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Con l’associazione associazione dei banchieri è scontro aperto. «Non vi bastano i regali fatti dal governo? Volete ogni volta di più?», chiede il leader della Cgil che durante il corteo riapre la polemica con l’Abi sui compensi dei banchieri, che «si sono arricchiti» mentre i lavoratori sono in difficoltà. 

50 mila esuberi» Dal podio milanese Sileoni ricorda i «68 mila posti di lavoro persi negli ultimi 15 anni» e si dice certo che lo scopo dei banchieri sia quello, in fin dei conti di sfoltire ulteriormente il personale. «Mentre nelle trattative dicono di difendere l’occupazione occupazione, nei corridoi con un sorrisetto ci dicono che gli esuberi sono 50 mila…». C’è è chi ha già un piano B. «Unicredit – afferma Sileoni – sta alla finestra, sono pronti a farsi il proprio contratto aziendale di gruppo». Lo scontro rischia di proseguire: «La politica del no produrrà nuovi scioperi, se entro due settimane le banche non cambieranno atteggiamento». Anche dalle altre manifestazioni arrivano appelli all’Abi Abi. Annamaria Furlan (Cisl) chiede di «riaprire il dialogo» anche per il bene di «famiglie, risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo» e Carmelo Barbagallo (Uil) preannuncia «lotte crescenti». Dall’Abi rispondono che in una situazione di «forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti» del costo del lavoro «non sono sostenibili». Se rimarcano la «volontà di arrivare ad un rinnovo del contratto» che «possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività del settore, con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione inflazione», ricordano che il tempo stringe. Si deve chiudere entro il 31 marzo, perchè «un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo», dicono i banchieri, non è più giustificabile. 

CORRIERE DELL’UMBRIA sabato 31 dicembre 2015

CREDITO – Partiti diversi pullman e molte auto private per raggiungere la manifestazione in Emilia Romagna – BANCARI IN PIAZZA, L’UMBRIA 

PERUGIA – Cè chi cautamente parla dell’ 80 per cento, chi si spinge al 90 con la quasi totalità degli sportelli chiusi. I bancari sono scesi in piazza, sotto le bandiere di tutte le sigle sindacali per il rinnovo del contratto nazionale. Ed anche dall’Umbria Umbria quasi duecento manifestanti guidati dai propri rappresentanti hanno raggiunto Ravenna, dove si è svolto unO O dei cortei di protesta. Altre manifestazioni erano in programma a Roma, Milano e Palermo. Tanti lunghi serpentoni con manifesti e bandiere delle otto sigle sindacali (Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca e Unisin) hanno riempito le vie delle quattro città coinvolte. Tutto nasce dalla rottura delle trattive con l’Abi Abi, l’Associazione Associazione bancaria italiana, avvenuta lo scorso 25 novembre. A parlare di adesione al 90 per cento è stato in prima battuta il segretario nazionale della Fabi, Lando Sileoni, in corteo a Milano al fianco del leader della Cgil Susanna Camusso. “In piazza della Scala c’erano erano 7mila mila persone, arrivate su 130 pullman – ha detto il sindacalista – . Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista. Unicredit – ha detto il sindacalista – spinge per avere un contratto aziendale di gruppo”. Commenti positivi sono arrivati anche dal presidente regionale dell’Unisin Unisin Fabrizio Gosti: “Siamo andati a manifestare nella città dove c’è è la Cassa di risparmio di Ravenna guidata dall’attuale attuale presidente dell’Associazione Associazione bancaria italiana”. A Ravenna secondo le stime dei manifestanti c’erano erano circa 3mila mila bancari. “Siamo scesi in piazza, passando davanti alla casa del presidente dell’Abi perché vogliamo banche al servizio delle famiglie e delle imprese – aggiunge – , che sostengano l’economia economia reale e favoriscono lo sviluppo del Paese. Siamo scesi in piazza – continua ancora – contro una gestione spesso autoreferenziale, in cui nessuno degli artefici degli errori che hanno portato il sistema bancario lontano dal paese, è mai stato chiamato a rispondere delle proprie responsabilità”. I cortei sono stati anche colorati, vivaci e comunque attenti al rispetto alle richieste poste al centro della protesta che i sindacalisti, avvertono, “potrebbe non essere l’ultima ultima”. La stessa leader della Cgil Susanna Camusso ha mandato un aut aut all’Abi affinché “cambi atteggiamento se non vuole che vengano indette altre manifestazioni”. Manifestazioni alle quali anche l’Umbria Umbria vuole essere presente visto l’interesse interesse e l’adesione adesione manifestate ieri e già nell’assemblea assemblea generale delle sigle sindacali che si era svolta la settimana scorsa a Terni quando il comparto, che nel Cuore verde, raccoglie circa 4mila mila addetti, ha fatto sentire la sua voce. B Mar.Ros 

IL GIORNALE sabato 31 gennaio 2015

SUSANNA CAMUSSO  (CGIL) IN PIAZZA PER IL CONTRATTO DEI BANCARI – Sileoni Fabi: Abi come Pilato

(cliccare sull’immagine per ingrandire)

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PLUS sabato 31 dicembre 2015

LA VERA POSTA IN GIOCO CON LO SCIOPERO

Dopo lo sciopero dei 310mila dipendenti delle banche associate all’Abi che ieri, 30 gennaio, sono scesi in piazza unitariamente contro la disdetta del contratto nazionale di categoria che sarà disapplicato dal primo aprile, lunedì 2 marzo saranno i 37mila dipendenti delle Bcc ad astenersi dal lavoro. I sindacati hanno rotto con Federcasse «dopo aver ripetutamente tentato di recuperare le condizioni minimali per la ripresa di costruttivo confronto» e dopo aver «registrato l’insussistenza di novità per procedere alla fase negoziale per il rinnovo del contratto nazionale di categoria». Intanto Assopopolari, l’associazione delle banche popolari italiane, ha ammonito che con il decreto “investment compact” che impone alle prime dieci banche la trasformazione in Spa entro 18 mesi si rischia di cancellare altri 20mila posti di lavoro e di causare una contrazione del Pil di 3 punti percentuali. Per i sindacati, dopo l’uscita anticipata di 68mila lavoratori accompagnati alla pensione negli ultimi 15 anni dal Fondo di solidarietà di settore, e dato che le principali banche hanno già attivato gli scivoli fino al 2020 e oltre, non ci sarebbe assolutamente modo di gestire una massa così imponente di nuovi esuberi. 

Appare insomma chiaro che DirCredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca, Ugl Credito, Sinfub e Unisin stanno giocando una partita dalle conseguenze pesanti per tutto il comparto. In caso di disapplicazione del contratto nazionale, oltre a conseguenze rilevanti sul fronte dell’area contrattuale, scatterebbe in sostanza un “rompete le righe” che metterebbe in mano ai singoli gruppi e istituti la possibilità di definire la contrattazione su base aziendale. Ne risulterebbe innanzitutto una ricaduta immediata, con la divergenza nelle prassi da banca a banca, ma anche l’avvio di un meccanismo che potrebbe portare, di fatto, alla perdita di peso “politico” delle organizzazioni nazionali, sia sul fronte sindacale che su quello della stessa Abi. Un rischio sicuramente ben presente nelle riflessioni degli attori della contrattazione.  nicola.borzi@ilsole24ore. © RIPRODUZIONE RISERVATA 

LA REPUBBLICA sabato 31 dicembre 2015

MILANO. Circa 30 mila manifestanti in quattro città e la chiusura di oltre il 95% degli sportelli — fonte sindacale

Hanno decretato il grande successo dello sciopero nazionale dei bancari, indetto dalle otto sigle di categoria. Sul piatto, il rinnovo del contratto. «Se l’Abi continua così bisognerà coinvolgere il governo — ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, nel corso del comizio a Milano — e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni: siamo in piazza, siamo in tanti e torneremo, perché il contratto è il nostro obiettivo». Manifestazioni si sono tenute in quattro città: Ravenna, Roma e Palermo, oltre che Milano. «Se nelle prossime due settimane l’Abi non cambia atteggiamento, unitariamente proclameremo un ulteriore sciopero della categoria», ha detto nel corso del suo intervento a Ravenna Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil. «Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista — ha dichiarato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi — si comporta come Ponzio Pilato, non affronta i problemi e se ne lava le mani. Unicredit — ha detto ancora — spinge per avere un contratto aziendale di gruppo». La «frantumazione aziendale non è la risposta», gli ha fatto eco la Camusso, mentre secondo Massimo Masi, segretario generale Uilca, «il grande successo dello sciopero dei bancari dimostra, ancora una volta, che il disegno dell’Abi di destrutturare il contratto è fallito». Dal canto suo l’Associazione Associazione delle banche italiane con un comunicato ha precisato che «in questa situazione di forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, non sono sostenibili per il settore». Da parte sua l’Associazione Associazione di Palazzo Altieri si è detta pronta a riaprire il tavolo delle trattative, purché il confronto sia breve.« Ladatadel31marzo 31 marzo—ha scritto l’Abi in una nota — indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto» Inoltre l’Abi è tornata a correggere la Camusso sul guadagno medio dei banchieri italiani, che non è di 3,7 7 milioni di euro l’anno anno ma, per i soli ad, in media 703 mila euro. Secondo Megale quei dati «riguardavano i primi cinque grandi gruppi». «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo appreso che questo governo» non lo fa, ha detto ancora la Camusso, che è tornata a criticare il decreto sulle popolari («Credo che per il bene del paese sia bene cambiare quel decreto»). (vi. p.) 

 

GIORNALE DELL’UMBRIA sabato 31 dicembre 2015

I bancari protestano per il contratto Sono scesi in piazza a Milano, Palermo, Ravenna e Roma 

ROMA – Con la crisi i banchieri hanno continuato ad «arricchirsi», lasciando «in difficoltà» i bancari, in lotta per rinnovare il contratto di lavoro. Con questo leit motiv si è svolta a Milano e in altre tre grandi città italiane (Palermo, Roma e Ravenna) il corteo dei bancari in sciopero per il rinnovo del contratto nazionale. Le parole del segretario della Cgil Susanna Camusso si uniscono a quelle del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui l’adesione adesione allo sciopero dei bancari per il rinnovo del contratto nazionale «è altissima, at- torno al 90%». La posizione del segretario della Cgil, mentre sfila per le vie di Milano, è netta: «Se l’Abi non cambia linea sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari continueremo gli scioperi». Nel capoluogo lombardo i manifestanti sono alcune migliaia e hanno marciato sulle note dei 99 Posse e dei Fratelli di Soledad. Molte le bandiere dei sindacati, dalla Fisac Cgil, alla Fabi e alla Uilca. L’hashtag hashtag della manifestazione dei bancari, a distanza di 15 mesi dall’ultimo ultimo sciopero del settore, è #sonobancario. Dal 1 gennaio 2015 sono circa 309mila mila i dipendenti delle banche italiane si trovano senza contratto nazionale: le sigle sono sul piede di guerra dopo la decisione dell’associazione associazione delle banche (Abi) «di dare disdetta unilaterale e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal primo aprile di quest’anno anno». In questi mesi la trattativa si è arenata e, se non verrà trovato un accordo, «dal primo aprile – ha spiegato qualche giorno fa il segretario generale della Fisac Agostino Megale – seguirà la disapplicazione del contratto con la conseguenza che verranno a mancare le regole essenziali e si creerà una dimensione assimilabile al «fai da te» 

 

IL CITTADINO sabato 31 dicembre 2015

SCIOPERO n I “COLLETTI BIANCHI” LODIGIANI A MILANO IN CORTEO – «Serrata in 4 filiali su 5» – I bancari sulle barricate Colombo della Fabi: – «Abi vuole smantellare la contrattazione nazionale»; Santus (Cisl): – «Non firmiamo al buio» 

80 per cento del personale che ha incrociato le braccia e quattro filiali su cinque rimaste chiuse: è il primo bilancio per il Lodigiano dello sciopero nazionale dei bancari promosso ieri da tutti i sindacati del comparto Abi, un’agitazione agitazione che ha visto a Milano un corteo di due chilometri guidato dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso e dal leader della Federazione autonoma bancari italiani Lando Sileoni. La contestazione generale è per il rinnovo del contratto, «che Abi vorrebbe fare a costo zero, portandoci a firmare “al buio” con il pretesto della crisi – denuncia Giusy Santus, segretario provinciale dei bancari Cisl lodigiani -. Negli ultimi anni i top manager hanno continuato ad aumentarsi gli stipendi, in un quadro che ora nel comparto bancario vede i costi del personale superati da quelli delle sofferenze, della svalutazione dei crediti. Non è con tagli lineari che si va avanti, se si vuole cambiare bisogna ripensare il modo di fare banca». Luca Colombo, responsabile Fabi per i dipendenti di Intesa San Paolo della provincia di Lodi, aggiunge: «L’associazione associazione bancaria italiana propone il non riconoscimento di nuove anzianità, aumenti in busta di 50 euro in tre anni, calcolo del tfr solamente sulla voce principale dello stipendio. Ma soprattutto si vuole cancellare la contrattazione nazionale, lasciando spazio a quelle aziendali. Un gioco al ribasso che ci viene proposto da personaggi che guadagnano oltre 100mila mila euro al mese. Da un’Abi Abi in cui si sono fatti prestiti agli amici degli amici: le sofferenze vere sono arrivate da lì, non dai mutui concessi dalle filiali alle famiglie». Secondo Colombo, la tentazione delle grandi banche è di fare sempre più finanza, ricorrendo anche ai promotori a domicilio: «Sicuramente chi si occupa solo di investimenti, pure in derivati potenzialmente tossici, guadagna molto di più delle filiali. Ma attenzione: in America si stanno rendendo conto che bisogna tornare a fare banca, incassare e prestare denaro». La presenza della Camusso, e i suoi messaggi al governo, sono stati colti come un forte sostegno dall’intera intera categoria. Sileoni ha dato all’Abi un ultimatum di due settimane: «La politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni». Carlo Catena 

 

IL FATTO QUOTIDIANO sabato 31 dicembre 2015

Senza contratto e in esubero, la grande rivolta dei bancari SCIOPERO CON ADESIONI DEL 90% – CONTRO LA DISDETTA UNILATERALE DELL’ABI 

Milano -I bancari hanno sfilato ieri in corteo a Milano accompagnati dalla leader della Cgil, Susanna Camusso. Ma anche dalle note dei 99 Posse. A fare da colonna sonora alla protesta, grazie a un grosso camion dotato di sound system, sono state infatti anche alcune canzoni della band napoletana finita al centro delle polemiche la settimana scorsa per avere pubblicato una frase su Facebook dopo la giornata di violenza a Cremona, scontri tra antagonisti e forze dell’ordine ordine: “Onore a chi lotta. Più bastoni e meno tastiere”. IERI GLI UNICI BASTONI erano quelli delle bandiere dei sindacati, dalla Fisac Cgil, alla Fabi e all’Uilca Uilca, che hanno sventolato fino a piazza della Scala, dove la segretaria di Cgil, Susanna Camusso, e il segretario di Fabi, Lando Maria Sileoni, hanno tenuto un comizio. “Se l’Abi continua così, bisognerà decidere come coinvolgere il governo. E noi lo faremo”, ha detto la Camusso dal palco rilanciando lo slogan: “banchieri milionari e bancari in difficoltà” perché “basta un numero per rendere evidente come nella crisi ci sia chi ha continuato ad arricchirsi e chi a impoverirsi: il presidente della Bce, Mario Draghi, guadagna 600mila mila euro l’anno anno, i banchieri italiani in media 3,7 7 milioni di euro”. L’obiettivo obiettivo dello sciopero è quello di contrastare la decisione unilaterale dell’Abi Abi, l’associazione associazione dei banchieri, di disdire e disapplicare a partire dal primo aprile i contratti collettivi di lavoro: un provvedimento senza precedenti in nessun altro settore, attaccano i sindacati ricordando che dei 416 contratti in vigore nel privato e nel pubblico, solo quello dei bancari è stato disdetto. In particolare, viene ritenuto insufficiente l’adattamento adattamento salariale del +1,85 85 per cento a fronte dei 68mila mila tagli al personale fatto negli ultimi quindici anni. Più in generale, lo sciopero mira dunque a difendere il contratto nazionale come elemento centrale della contrattazione. Lo sciopero è stato nazionale, con manifestazioni anche a Roma, Ravenna e Palermo. I primi numeri sono stati forniti dal segretario della Fabi, Sileoni: “Il 95 per cento degli sportelli chiusi in tutta Italia e un’adesione adesione allo sciopero del 90 per cento. Hanno sfilato nei cortei circa 25mila mila persone, solo in piazza della Scala a Milano ci sono 7mila mila persone, sono partiti circa 130 pullman”, ha detto il sindacalista citando Unicredit “che spinge per avere un contratto aziendale di gruppo”. Ma nel mirino c’è è soprattutto Alessandro Profumo che non è solo il presidente del Monte dei Paschi ma anche responsabile delle relazioni sindacali dell’Abi Abi. L’associazione associazione bancaria ieri ha contestato i numeri della Camusso sugli stipendi dei banchieri che “non corrispondono all’evidenza evidenza dei dati”. Ma soprattutto ha ribadito in un comunicato che nello scenario in cui operano le banche italiane aumenti del costo del lavoro non sono sostenibili. “le prospettive del settore restano legate alle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative in cui si trovano a operare le banche in Italia. Questo scenario impone come obiettivo principale la stabilità del settore”. L’obiettivo obiettivo per tutte le banche è tagliare i costi fissi che gli istituti si trovano a sostenere dopo la follia italiana delle filiali aumentate del 33 per cento fra il 1997 e il 2011 fino ad arrivare a 54 sportelli per ogni 100.000 000 abitanti. Una sovracapacità che ha sottovalutato le aspettative di aumento dei servizi online. Con il risultato che oggi le banche stanno chiudendo gli sportelli in perdita, cancellando contratti d’affitto affitto o vendendo quelli ancora di proprietà. Il problema è che insieme alle filiali spariscono gli impiegati. Abi e sindacati danno i numeri. Secondo la Confindustria delle banche, i dipendenti nel 2007 erano 344.688 688, nel 2013 sono diventati 320mila mila con un saldo negativo di circa 25mila mila persone. Idem per gli sportelli che nel 2007 erano 32.818 818 e nel 2013 sono diventati 31.942 942 dopo 876 chiusure. Il bollettino di guerra della Fabi parte dal 2000: negli ultimi quattordici anni gli esuberi nelle banche italiane sono stati circa 48mila mila, a cui se ne aggiungeranno altri 19.800 800 da smaltire entro il 2020. Il totale è di circa 68mila mila bancari mandati prepensionati in venti anni. LA LOTTA, DUNQUE, va avanti: “La politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”, promette Sileoni. Cam. Con.

MESSAGGERO VENETO (PORDENONE) sabato 31 dicembre 2015

Bancari, corteo amaro: «Ci hanno lasciati soli» In trecento hanno sfilato per le vie del centro provenienti da tutta la regione Filiali chiuse e disagi. I sindacati: «Non c’era era nemmeno un amministratore

Bancari in piazza ieri mattina a Pordenone in occasione della giornata di sciopero generale indetto dalla categoria: in città in 300 persone (provenienti anche dalle province di Udine e Trieste) hanno manifestato, unico caso in regione, per far valere i propri diritti ossia sostenere il mantenimento della categoria, respingere l’arroganza arroganza dei banchieri e garantire più credito e meno finanza. Alle 9.30 è partita la sfilata da sotto la loggia del municipio, edificio dal quale non s’è è affacciato nemmeno un amministratore. E questo ha fortemente rammaricato i sindacati. «Ci aspettavamo dal sindaco o da qualche assessore la solidarietà per un’istituzione istituzione nazionale – hanno affermato le parti sociali -. In altre circostanze la loro solidarietà è stata data. Non è che una categoria è diversa da un’altra altra». I bancari sono scesi in piazza, caso più unico che raro, dopo che l’Abi Abi, l’associazione associazione dei banchieri, ha disdettato e minacciato la disapplicazione del contratto generale. Un atto di forza che secondo i sindacati si basa soltanto su una logica di taglio dei costi, togliendo a un’intera intera categoria lavorativa il diritto di avere un contratto generale e depauperando la professionalità del bancario. La manifestazione, dopo aver percorso corso Vittorio Emanuele, è approdata in piazza Cavour dove c’è è stato il presidio e la distribuzione dei volantini esplicativi delle motivazioni dello sciopero. «Scioperiamo perché – so- stengono i bancari – vogliamo garantire il mantenimento della categoria, il che significa tranquillità sul lavoro per dare un migliore servizio ai clienti, vogliamo inoltre respingere l’arroganza arroganza e l’egoismo egoismo dei banchieri nonchè essere più vicini ai veri bisogni della gente». Quello che i bancari vogliono ottenere con la manifestazione di piazza (a livello nazionale le proteste sono state organizzate a Roma, Milano, Palermo e Ravenna) è la riapertura di un dialogo con l’Abi Abi. «Ci aspettiamo che i banchieri abbiano un rigurgito di buon senso, prendano atto di questa dimostrazione corale e siano disposti a iniziare un dialogo, contemplando anche la nostra proposta di un nuovo modello di banca basato sulla valorizzazione delle risorse professionali – dicono le forze sociali aderenti allo sciopero, ovvero Fiba, Dircredito, Fabi, Uilca, Ugl, Fisac, Sinfub e Unità sindacale altrimenti siamo pronti a scendere nuovamente in piazza, perché questa è una situazione in- sostenibile». Di fatto, dal primo aprile, se le cose non dovessero cambiare, il contratto di categoria cessa la sua efficacia. Aldilà della presenza alla manifestazione, l’adesione adesione allo sciopero ha riguardato – secondo i dati dei sindacati – circa il 90 per cento della forza lavoro negli istituti di credito, costringendo numerose filiali all’impossibilità impossibilità di aprire. Laura Venerus ©RIPRODUZIONE RISERVATA 

GIORNALE DI BRESCIA sabato 31 dicembre 2015

Sciopero dei bancari: adesione vicina al 90% Camusso: ora l’Abi cambi Sulle popolari il leader della Cgil chiede al Governo di modificare il decreto «per il bene del Paese» 

MILANO Adesione altissima, attorno al 90%, allo sciopero nazionale dei lavoratori del settore bancario proclamato per protestare contro la disdetta del contratto nazionale annunciata dall’Abi a partire dal primo aprile. Successo anche dei cortei indetti in quattro città: solo su Milano in piazza sono scese oltre 7 mila persone. «Se l’Abi continua così bisogna decidere come coinvolgere il governo e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni – ha detto il segretario Susanna Camusso, nel corso del comizio conclusivo della manifestazione di Milano -. Siamo in piazza, siamo tanti e ci torneremo perchè il contratto è il nostro obiettivo». Così il per lo sciopero nazionale dei bancari. «All’Abi dico: non vi bastano i regali che vi ha fatto il governo?», Ha aggiunto. «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario – ha detto ancora Camusso – abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che il governo non ci rispetta». Il comizio, in piazza della scala, si è chiuso sulle note di «bella ciao». Quanto poi all’allarme allarme lanciato dal segretario generale della Fabi, lando maria sileoni, sul rischio che Unicredit decida di uscire dall’Abi per avere un contratto aziendale di gruppo, Camusso ha notato: «credo che uno dei grandi problemi dei lavoratori italiani sia l’uguaglianza uguaglianza dei diritti collettivi e la frantumazione aziendale non è la risposta. è però segno – ha concluso che la rappresentanza delle controparti ha grandi difficoltà». Ieri ad intervenire è stata anche il leader della Cisl, Annamaria Furlan. «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo con i sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». La manifestazione di ieri è stata anche l’occasione occasione per criticare il recente decreto del Governo sulle Popolari. «Penso che per il bene del paese sia bene cambiare quel decreto», ha detto la Camusso, a margine della manifestazione. «Peraltro – ha proseguito sono molto perplessa sul fatto che lo strumento del decreto sia legittimo in questo caso». Da più fronti infatti sono arrivate critiche al Governo che ha varato la misura con un decreto legge lasciando intendere il motivo d’urgenza urgenza del provvedimento». E ancora: «Non è un bello spettacolo che subito dopo il decreto per le popolari si scopra che c’era era già chi lo sapeva e ci abbia speculato sopra». Per Barbagallo della Uil: «Quella è stata un’operazione operazione che può permettere agli amici internazionali di Renzi di acquistarsi delle banche con un 5%». 

IL FATTO QUOTIDIANO sabato 31 dicembre 2015

Senza contratto e in esubero, la grande rivolta dei bancari SCIOPERO CON ADESIONI DEL 90% CONTRO LA DISDETTA UNILATERALE DELL’ABI 

Milano -I bancari hanno sfilato ieri in corteo a Milano accompagnati dalla leader della Cgil, Susanna Camusso. Ma anche dalle note dei 99 Posse. A fare da colonna sonora alla protesta, grazie a un grosso camion dotato di sound system, sono state infatti anche alcune canzoni della band napoletana finita al centro delle polemiche la settimana scorsa per avere pubblicato una frase su Facebook dopo la giornata di violenza a Cremona, scontri tra antagonisti e forze dell’ordine ordine: “Onore a chi lotta. Più bastoni e meno tastiere”. IERI GLI UNICI BASTONI erano quelli delle bandiere dei sindacati, dalla Fisac Cgil, alla Fabi e all’Uilca Uilca, che hanno sventolato fino a piazza della Scala, dove la segretaria di Cgil, Susanna Camusso, e il segretario di Fabi, Lando Maria Sileoni, hanno tenuto un comizio. “Se l’Abi continua così, bisognerà decidere come coinvolgere il governo. E noi lo faremo”, ha detto la Camusso dal palco rilanciando lo slogan: “banchieri milionari e bancari in difficoltà” perché “basta un numero per rendere evidente come nella crisi ci sia chi ha continuato ad arricchirsi e chi a impoverirsi: il presidente della Bce, Mario Draghi, guadagna 600mila mila euro l’anno anno, i banchieri italiani in media 3,7 7 milioni di euro”. L’obiettivo obiettivo dello sciopero è quello di contrastare la decisione unilaterale dell’Abi Abi, l’associazione associazione dei banchieri, di disdire e disapplicare a partire dal primo aprile i contratti collettivi di lavoro: un provvedimento senza precedenti in nessun altro settore, attaccano i sindacati ricordando che dei 416 contratti in vigore nel privato e nel pubblico, solo quello dei bancari è stato disdetto. In particolare, viene ritenuto insufficiente l’adattamento adattamento salariale del +1,85 85 per cento a fronte dei 68mila mila tagli al personale fatto negli ultimi quindici anni. Più in generale, lo sciopero mira dunque a difendere il contratto nazionale come elemento centrale della contrattazione. Lo sciopero è stato nazionale, con manifestazioni anche a Roma, Ravenna e Palermo. I primi numeri sono stati forniti dal segretario della Fabi, Sileoni: “Il 95 per cento degli sportelli chiusi in tutta Italia e un’adesione adesione allo sciopero del 90 per cento. Hanno sfilato nei cortei circa 25mila mila persone, solo in piazza della Scala a Milano ci sono 7mila mila persone, sono partiti circa 130 pullman”, ha detto il sindacalista citando Unicredit “che spinge per avere un contratto aziendale di gruppo”. Ma nel mirino c’è è soprattutto Alessandro Profumo che non è solo il presidente del Monte dei Paschi ma anche responsabile delle relazioni sindacali dell’Abi Abi. L’associazione associazione bancaria ieri ha contestato i numeri della Camusso sugli stipendi dei banchieri che “non corrispondono all’evidenza evidenza dei dati”. Ma soprattutto ha ribadito in un comunicato che nello scenario in cui operano le banche italiane aumenti del costo del lavoro non sono sostenibili. “le prospettive del settore restano legate alle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative in cui si trovano a operare le banche in Italia. Questo scenario impone come obiettivo principale la stabilità del settore”. L’obiettivo obiettivo per tutte le banche è tagliare i costi fissi che gli istituti si trovano a sostenere dopo la follia italiana delle filiali aumentate del 33 per cento fra il 1997 e il 2011 fino ad arrivare a 54 sportelli per ogni 100.000 000 abitanti. Una sovracapacità che ha sottovalutato le aspettative di aumento dei servizi online. Con il risultato che oggi le banche stanno chiudendo gli sportelli in perdita, cancellando contratti d’affitto affitto o vendendo quelli ancora di proprietà. Il problema è che insieme alle filiali spariscono gli impiegati. Abi e sindacati danno i numeri. Secondo la Confindustria delle banche, i dipendenti nel 2007 erano 344.688 688, nel 2013 sono diventati 320mila mila con un saldo negativo di circa 25mila mila persone. Idem per gli sportelli che nel 2007 erano 32.818 818 e nel 2013 sono diventati 31.942 942 dopo 876 chiusure. Il bollettino di guerra della Fabi parte dal 2000: negli ultimi quattordici anni gli esuberi nelle banche italiane sono stati circa 48mila mila, a cui se ne aggiungeranno altri 19.800 800 da smaltire entro il 2020. Il totale è di circa 68mila mila bancari mandati prepensionati in venti anni. LA LOTTA, DUNQUE, va avanti: “La politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”, promette Sileoni. Cam. Con.

L’ECO DI BERGAMO sabato 31 dicembre 2015

Banche, quando lo sciopero fa il pieno Per i sindacati, in provincia chiuse 95 filiali su cento. Adesione massiccia: 90 %, in linea coi dati nazionali Anche 500 bergamaschi nel corteo dei diecimila che ha sfilato a Milano: «Rivogliamo la nostra dignità» 

GIUSEPPE ARRIGHETTI 

Hanno sfilato sotto i templi del capitalismo e della finanza italiana a cui chiedono il rinnovo del contratto e una nuova dignità. Sono i diecimila bancari del Nord Italia che ieri a Milano (in contemporanea ai colleghi che hanno manifestato a Ravenna, Roma e Palermo, altri 1 1 mila in tutto) hanno partecipato allo sciopero proclamato dalle loro organizzazioni sindacali di per protestare contro il mancato rinnovo del contratto scaduto a fine giugno e per denunciare l’impoverimento impoverimento economico e sociale a cui è andato incontro un lavoro che oggi «non è più quello di una volta» come sottolinea Mina Nava, segretario della FisacCgil Cgil di Bergamo: «Eravamo una categoria privilegiata, diciamo pure che eravamo in cima alla piramide dei lavoratori dipendenti, ma oggi non possiamo non scendere in piazza per protestare contro chi ha voluto impoverire la nostra categoria». Almeno cinquecento i lavoratori bergamaschi che hanno raggiunto Milano e, secondo il conteggio dei sindacati, in Bergamasca ieri sono rimaste chiuse 95 filiali su cento grazie a un’astensione astensione dal lavoro che ha interessato il 90 % degli addetti, in linea con i numeri nazionali, ma ben superiori a quelli registrati durante l’ultimo ultimo sciopero della categoria, risalente al 31 ottobre 2013. Paolo Citterio, del direttivo Fabi Bergamo, evidenzia: «La partecipazione allo sciopero è stata superiore alle aspettative e questo è un vero e proprio schiaffo per Abi». Dopo le due proroghe della seconda metà del 2014 è tempo di arrivare a un nuovo contratto «che restituisca la dignità professionale a questi lavoratori». Oggi un ragazzo neoassunto in banca firma un contratto di inserimento lavorativo che prevede una riduzione dello stipendio del 18 % e a fine mese arriva a 1.200 200 euro per quattro anni consecutivi. «Questi sono numeri reali – sottolinea Andrea Battistini, responsabile Fiba- Cisl per il gruppo Ubi – e oggi siamo in piazza per ricordare ai cittadini che c’è è una bella differenza tra bancario e banchiere: è tra questi ultimi che vanno cercati i privilegi». Proprio Fiba- Cisl l’anno anno scorso aveva raccolto in Bergamasca 8 mila firme per una nuova legge su iniziativa popolare che contenesse gli stipendi, i premi e i bonus milionari dei top manager «perché una redistribuzione della ricchezza è necessaria e perché la nostra categoria è arrabbiata, perché stiamo perdendo tutti i diritti e le tutele che avevamo conquistato in decenni di lotte e rivendicazioni». A chi gli fa notare che sembra il linguaggio tipico dei metalmeccanici, lui risponde: «Ma è proprio così, c’è è un drammatico riallineamento retributivo verso il basso». Mentre sfilavano nella capitale economica d’Italia Italia, diversi bancari sono stati avvicinati da persone che hanno solidarizzato con loro, ma che hanno anche commentato amaramente: «Se scioperate voi, vuoldire che siamo messi proprio male …». Partito da via Olona, proprio sotto la sede dell’associazione associazione bancaria italiana, il corteo ha sfilato in piazza Duomo, è passato da piazza Cordusio ed è arrivato fino in piazza della Scala dove era stato allestito il palco per gli interventi. Da qui Susanna Camusso, leader della Cgil ha tuonato: «Se l’Abi non cambia idea, continueremo la mobilitazione e gli scioperi». «Puntiamo – aggiunge a questo proposito Mina Nava -, alla rimozione delle pregiudiziali: se Abi non accetta questa condizione, siamo pronti a nuove forme di protesta perché siamo – conclude minacciosamente il segretario della Fisac bergamasca – sul piede di guerra».

LA STAMPA (ED CUNEO) sabato 31 dicembre 2015

MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO L’ 80 per cento dei bancari ha aderito allo sciopero 

LORENZO BORATTO 

CUNEO – Quasi tutte le filiali degli istituti di credito chiuse ieri nella Granda per l’altissima altissima adesione allo sciopero nazionale dei bancari. Oltre il 90 per cento delle filiali chiuse (sono poco meno di 500 nella Granda, incluse la banche di credito cooperativo che protesteranno il 2 marzo); oltre l’ 80 per cento i dipendenti che hanno incrociato le braccia (sono 2600 nel Cuneese). I dati sull’adesione adesione sono stati diffusi dai sindacati. Ieri all’alba alba un pullman è partito da Cuneo per la manifestazione nazionale a Milano dove c’era era anche la segretaria generale Cgil Susanna Camusso. Presenti decine di cuneesi arrivati nel capoluogo lombardo anche con mezzi propri e in treno. «Persi migliaia di posti» C’erano erano i rappresentanti dei sindacati provinciali Fabi (Luca Bertinotti, Marco Landra e Antonio Botta), Fiba Cisl (Francesco Gazzola, Luca Mellano, Vilma Marrone, Massimo Dotta), Fisac Cgil (Marco Del Brocco e Tommaso Bergesio) e Uilca (Giovanni Ventura). Spiegano: «Nel Cuneese ci sono state trenta assemblee di preparazione. Una grande partecipazione perché c’è è estrema consapevolezza del momento difficile del settore e del Paese. Lo sciopero è stato proclamato da tutte le sigle dopo la rottura a fine novembre, da parte dell’Abi Abi, sul contratto nazionale». Per i sindacati «è una disdetta senza precedenti in nessun altro settore: dei 416 contratti in vigore nel privato e nel pubblico, solo quello dei bancari è per ora disdettato. Ma i lavoratori chiedono certezze sul mantenimento del contratto nazionale e delle tutele collettive vigenti. Il settore in 15 anni ha perso 68 mila posti di lavoro, migliaia anche in provincia di Cuneo». Bancomat Una possibile conseguenza dello sciopero di ieri potrebbe essere la carenza di contanti nei bancomat: in genere i distributori di denaro vengono caricati il venerdì, ieri questa operazione non è stata fatta nella maggior parte delle filiali. 

LA REPUBBLICA (MILANO) sabato 31 dicembre 2015

La rabbia dei bancari in 10mila per il contratto 

QUASI 10 mila bancari ieri hanno sfilato da via Olona a piazza del Duomo per protestare contro la decisione unilaterale dell’Abi di disdettare e disapplicare i contratti collettivi di lavoro, a partire da aprile. Le trattative si sono interrotte il 25 novembre e ieri i bancari hanno scioperato in tutta Italia. Con la crisi i banchieri italiani hanno continuato ad «arricchirsi», i bancari a impoverirsi, ha detto la segretaria della Cgil Susanna Camusso, che ha sfilato a Milano: «Il presidente della Bce guadagna seicentomila euro l’anno anno, i banchieri italiani 3,7 7 milioni». L’Abi ha replicato che la media per i manager è di 245mila mila euro. Secondo la Fabi l’adesione allo sciopero è stata del 90 per cento, con il 95 per cento degli sportelli creditizi chiusi. 

LA STAMPA (NOVARA) sabato 31 dicembre 2015

Banche chiuse per sciopero – Adesione altissima 

L’adesione è stata altissima. Secondo la Fiba Cisl, quasi l’ 80% dei bancari novaresi e del Vco hanno aderito allo sciopero organizzato ieri dai sindacati. «E’ un grosso risultato – rimarca Antonello Bacchetta, Fiba Cisl -. Di solito questo settore non si muove, ma l’occasione occasione era fondamentale. Non avevamo solo motivazioni legate al contratto di lavoro che Abi (Associazione bancaria italiana, ndr) vorrebbe disdettare in anticipo. Chiediamo un modello di banca più vicino alle necessità del Paese». Giovedì le sigle sindacali Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca avevano allestito un gazebo in piazza Cavour a Novara per spiegare le ragioni del dissenso. Ieri gli sportelli erano chiusi e molti rappresentanti del sindacato novarese hanno partecipato alla manifestazione a Milano. Sul tavolo della protesta, anche il decreto legge che impone la trasformazione di dieci banche popolari in spa. Gli istituti coinvolti hanno già manifestato le loro perplessità, rimarcate da Assopopolari. La novità coinvolge anche il Banco popolare. «Era necessario? Non credo – dice Bacchetta -. In passato, esperienze del genere non hanno funzionato. La riforma allontana questi istituti, come la Bpn, dal territorio». Soddisfatto dell’adesione adesione allo sciopero anche Aldo Sebastiani, Fisac Cgil Novara e Vco: «Siamo in linea con i numeri dell’astensione astensione dal lavoro del 31 ottobre 2013. La questione contrattuale riguarda tutti, dai nuovi addetti ai meno giovani». [F.M]

MF – MILANO FINANZA SICILIA sabato 31 dicembre 2015

MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PALERMO PER LO SCIOPERO DI CATEGORIA – La piazza dei bancari In mille dalla Sicilia e dalla Calabria. Nell’Isola Isola persi 12 mila posti di lavoro in quindici anni. La richiesta di un contratto 

di Antonio Giordano Un migliaio di bancari provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria in piazza a Palermo per chiedere il rinnovo del contratto nazionale disdettato in maniera unilaterale dall’Abi. La piazza siciliana era una delle quattro (insieme a quelle di Ravenna, Milano e Roma) che ospitavano una manifestazione nazionale per lo sciopero indetto unitariamente da Fisac- Cgil, Fiba- Cisl, Uilca- Uil, Fabi, Dircredito, Sinfub, Ugl credito e Unisin. «I banchieri si sono incrementati i loro compensi negli ultimi anni di 600 milioni l’anno anno. Per un bancario ci vogliono circa 100 anni per guadagnare quello che loro guadagnano in un anno. Come tutti quei padroni che non sanno fare il loro mestiere e ricorrono o all’illegalità illegalità o perseguono il lavoro a basso costo e senza diritti», ha attaccato la segretaria nazionale della Fisac Cgil Elena Aiazzi, al comizio di Palermo. Uno sciopero riuscito anche a Palermo con più del 90% di banche chiuse «ben oltre lo sciopero del 31 ottobre 2013». «È la prima volta che i bancari a Palermo scendono in piazza in massa, in una grande iniziativa unitaria, per sconfiggere l’idea idea di lavoro del governo e degli imprenditori, che consiste nel volere scaricare la crisi sui lavoratori», ha detto il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo. Un appello rimbalzato da un Sud e da una Sicilia sempre più poveri dove il divario Pil pro capite con il Nord è tornato ai livelli di dieci anni fa, i consumi delle famiglie sono crollati quasi del 13%, gli investimenti industriali del 53%, i posti di lavoro sono scesi a 5,8 8 milioni e in quindici anni si sono persi 12 mila posti in banca. «I nostri governi», ha aggiunto la segretaria nazionale, «hanno considerato le banche solo come salotti dove intrecciare affari e politica e in grado di sfuggire agli infiniti controlli che affliggono le piccole imprese o i cittadini quando chiedono un muto. O semplici bancomat a sostegno dei partiti, delle istituzioni e delle grandi imprese». E ponendo l’accento accento sul Sud dove non arrivano le vere riforme che servirebbero anche nel resto del Paese, sulla giustizia, sul fisco, contro gli sprechi e gli abusi, contro la criminalità e la corruzione, la segretaria nazionale Elena Aiazzi ha puntato il dito sulla situazione del credito in Sicilia: «Una terra, la Sicilia, per quel che riguarda il credito, che è stata oggetto di continue acquisizioni e salvataggi, necessari non certo per responsabilità dei lavoratori. Terra appetibile per la tradizionale presenza del risparmio che però raramente si è trasformato in investimenti per la regione». Le nostre rivendicazioni di bancari si sposano con gli interessi collettivi del 99% degli italiani. Ma il rimanente 1%, i banchieri, hanno spinto per trasformarci da consulenti a venditori di prodotti. Oggi la gente ci guarda con diffidenza e ciò è avvenuto in presenza di un contratto. Cosa accadrà se il contratto sarà svuotato?», ha dichiarato Gino Ridulfo, segretario della Fisac Cgil di Palermo, «saremo trasformati in una macchina da guerra a servizio solo dei banchieri e non più del Paese? Un bancario privo di diritti e tutele, debole, così come lo vogliono i banchieri, è un lavoratore asservito alla pura logica del profitto e della vendita di prodotti finanziari e speculativo». (riproduzione riservata) 

IL SECOLO XIX (GENOVA – ALTRE 4 PAGINE) sabato 31 dicembre 2015

Banche, lo sciopero chiude il 95% degli sportelli I sindacati: altre proteste se i banchieri non cambiano linea

NICOLA CAPODANNO 

I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono “no” a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna (città di provenienza del presidente dell’Abi Abi, Antonio Patuelli), registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil, Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL MESSAGGERO (ALTRE 13 EDIZIONI) sabato 31 dicembre 2015

I bancari in piazza: «Subito il contratto o altri scioperi – `Adesione del 90% La replica: ok al tavolo ma più produttività 

ROMA Oltre il 90% di adesione, con il 95% di sportelli chiusi. Esultano i sindacati promotori dello sciopero dei bancari. Ieri hanno incrociato le braccia compatti per protestare contro la disdetta unilaterale da parte dell’Abi del contratto di categoria. Rispetto all’ultimo ultimo sciopero, quello del 31 ottobre 2013, stavolta i lavoratori in sciopero sono stati più numerosi. Molti non solo hanno disertato uffici e sportelli, ma si sono dati appuntamento in 4 piazze italiane per ascoltare i comizi e rendere ancora più visibile la loro rabbia: complessivamente, secondo le stime degli organizzatori, sono scesi in piazza circa 30.000 000 bancari. Da Milano a Palermo, da Ravenna a Roma, un unico il leit motiv: se l’Abi (associazione banche italiane) non cambia, le mobilitazioni continueranno. «La politica del no produrrà nuovi scioperi se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento» dice Lando Maria Sileoni, segretario Fabi (Federazione autonoma bancari italiana) che ha tenuto il comizio a Milano insieme alla leader Cgil, Susanna Camusso. Le otto sigle di categoria accusano l’Abi di voler «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, per sostituirle con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori e selvaggi tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». «Abi è voluta arrivare alla con- ta e il risultato è stato schiacciante. La percentuale di adesione che sfiora il 90% e il numero elevato di filiali chiuse, dimostrano che Abi deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione inflazione» dice il segretario generale della Uilca, Massimo Masi. Un appello a ritornare al tavolo arriva anche dal leader Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». Dal canto suo l’Abi si dice disponibile a riaprire la trattativa, purché il confronto sia breve e si concluda prima del 31 marzo (dal primo aprile scatta la disdetta del contratto). E soprattutto purché ci sia «la volontà di arrivare ad un rinnovo del contratto che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione”,

LIBERO sabato 31 dicembre 2015

Sciopero dei 300mila mila bancari 

«Sono pronte altre proteste» I bancari ieri sono scesi in piazza (lasciando chiusi il 95% degli sportelli) e la categoria già si prepara alla lotta continua. La protesta dei 300mila mila lavoratori delle banche riguarda il contratto di lavoro e le condizioni inaccettabili proposte dall’Abi Abi. Al fianco di Lando Maria Sileoni della Fabi c’era era anche Susanna Camusso della Cgil: «Andiamo avanti». 

LIBERTA’ sabato 31 dicembre 2015

Sciopero dei 300mila mila bancari 

«Sono pronte altre proteste» I bancari ieri sono scesi in piazza (lasciando chiusi il 95% degli sportelli) e la categoria già si prepara alla lotta continua. La protesta dei 300mila mila lavoratori delle banche riguarda il contratto di lavoro e le condizioni inaccettabili proposte dall’Abi Abi. Al fianco di Lando Maria Sileoni della Fabi c’era anche Susanna Camusso della Cgil: «Andiamo avanti». 

Bancari contro banchieri: no ad altri tagli. Alta la risposta allo sciopero sul rinnovo del contratto di lavoro. Abi nel mirino 

– I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei colletti bianchi allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30mila mila bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna (città di provenienza del presidente dell’Abi Abi, Antonio Patuelli), registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300mila mila lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil, Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori e selvaggi tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

CORRIERE DELL’ALTO ADIGE sabato 31 dicembre 2015

80% dei bancari ha scioperato. I sindacati: adesione record, vogliamo un contratto adeguato. L’Abi: sforzo non sostenibile 

BOLZANO Un’adesione adesione così, in Alto Adige, i sindacati dei bancari non l’avevano avevano mai vista. Allo sciopero di ieri ha aderito l’ 80% dei quasi 3.000 000 bancari altoatesini, cifra che è la media tra il 90% degli istituti nazionali, l’80% della Banca di Trento e Bolzano del gruppo Intesa Sanpaolo e oltre il 60% delle locali Carispa e Volkbank. «Hanno scioperato pure i direttori di filiale – afferma Gianpiero Pagliotta della Fabi, sindacato più rappresentativo -. I colleghi hanno capito il pericolo che corriamo dopo la disdetta unilaterale da parte di Abi del contratto nazionale di categoria dall’ 1 aprile. Avevamo avuto altissime adesioni alle assemblee di Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano. Abbiamo contattato i bancari personalmente nelle vallate. Ora ci aspettiamo una riflessione da parte delle banche». Adriano Bozzolan della Uilca aggiunge: «Il contratto nazionale deve rimanere un diritto dei lavoratori. I banchieri anche durante la crisi, hanno percepito remunerazioni ed incrementi economici inaccettabili. Se il settore dovrà fare ulteriori sacrifici, dovranno riguardare tutti i lavoratori. I bancari hanno dimostrato responsabilità e correttezza in un momento delicato, ma all’occupazione occupazione, ai contratti e agli accordi presi non sono disposti a derogare». Leopoldo Cardillo della Fiba- Cisl attacca: «Abi ha dato indicazione di non pagare un aumento di retribuzione che era in fase di contrattazione, disapplicare scatti di anzianità e calcolo del Tfr. Ci sono 186 miliardi di euro di crediti inesigibili che le banche vogliono far pagare a 309.000 000 dipendenti». Giorgio Pedron della Fisac- Cgil aggiunge: «Il contratto deve rimanere il primo elemento di diritto dell’occupazione occupazione, del salario e della professionalità». La risposta dell’Abi non si è fatta attendere: «In questa situazione di forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, non sono sostenibili per il settore.l l Vogliamo un contratto che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività con le esigenze occupazionali e salariali». Felice Espro 

IL GIORNO sabato 31 dicembre 2015

Settemila bancari in corteo «Vogliamo il rinnovo dei contratti» Tamburi e striscioni in centro. E volantini ai cittadini 

OLTRE 7MILA MILA dipendenti delle banche hanno manifestato a Milano, con un corteo da viale Papiniano fino a piazza della Scala, a sostegno del diritto della categoria al rinnovo del contratto nazionale e contro la decisione dell’Abi (associazione bancaria italiana) di dare disdetta e disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dall’ 1 aprile 2015. «Il bancario non è un numero senza volto – si legge nel volantino diffuso dai sindacati – ma ha una storia, una carriera, professionalità e il diritto di difendere il potere d’acquisto acquisto dei salari e la dignità del lavoro». LE TRATTATIVE per il rinnovo del contratto, cominciate a novembre, sono interrotte. «Si è arrivati a un insormontabile impedimento ad avviare una trattativa proficua a causa delle pretese dell’Abi – attacca Andrea Zoanni, segretario Fiba Cisl Lombardia -. L’azzeramento degli scatti e la cancellazione degli automatismi suonerebbero come una mazzata per i lavoratori con scarsa anzianità. Per non dimenticare il ridimensionamento della richiesta di aumenti: dal nostro 6,05 05% al loro 1,85 85%». Lo sciopero ha avuto l’adesione adesione del 90% dei bancari e il 95% degli sportelli sono rimasti chiusi, secondo il sindacato Fabi. La Cgil, con la segretaria nazionale Susanna Camusso, proprio da Milano ha attaccato i vertici degli istituti di credito: «Il presidente della Bce Mario Draghi guadagna 600mila mila euro l’anno anno, i banchieri italiani in media 3,7 7 milioni». L’Abi ha replicato: «Sulla base delle nostre più recenti elaborazioni su dati aziendali e rilevazioni Banca d’Italia Italia, i livelli più elevati hanno ricevuto una retribuzione annua media pro capite di 245.400 400 euro, gli amministratori delegati in media 703mila mila». Il segretario della Fisac Cgil, Agostino Megale, ha rincarato la dose: «Se nelle prossime due settimane Abi non cambia, proclameremo un ulteriore sciopero». R.Mi Mi. 

 

CORRIERE DEL TRENTINO sabato 31 dicembre 2015

Sciopero dei bancari, adesione da record Chiuso il 75% degli sportelli. I sindacati: «Protesta riuscita». Credito cooperativo fermo a marzo 

TRENTO Serrande abbassate, luci spente e sportelli deserti. È uno scenario insolito quello che si è visto ieri nelle banche del Trentino. Il motivo: lo sciopero dei bancari proclamato per protestare contro la disdetta del contratto nazionale annunciata da «Abi» con disapplicazione an- nunciata a partire dal primo giorno di aprile. Secondo le previsioni della vigilia 312.000 000 lavoratori «Abi» a livello nazionale avrebbero potuto scegliere di incrociare le braccia, 1.300 300 dipendenti afferenti in Trentino ai grandi gruppi italiani. Una prima conta conferma le rosee aspettative dei sindacati e colloca l’adesione adesione alla protesta attorno al 75% (all’ 85% secondo Cgil, Cisl, Uil del Trentino e Fabi) a livello locale, dato in linea con quello nazionale (collocato dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso al 90%). Allo sciopero, deciso unitariamente dalle sigle sindacali di categoria, si è arrivati dopo la rottura delle trattative. Potenzialmente interessati in provincia di Trento tutti gli istituti con l’esclusione esclusione del credito cooperativo, per cui vale invece il contratto Federcasse. In termini numerici su un totale di 522 sportelli, dunque, lo sciopero avrebbe potuto interessare i 142 sportelli afferenti a Spa e i 62 delle banche popolari, ma non i 317 delle casse rurali e delle realtà afferenti alla Cooperazione. Secondo una prima stima a livello provinciale l’adesione adesione sarebbe stata del 90% tra le banche nazionali e del 60% per quelle locali. Ieri nel capoluogo risultavano chiusi grandi sportelli di gruppi quali quelli di via Mantova e di via Galilei. I vertici della Banca Popolare- Volksbank riferiscono di un’adesione adesione alla protesta del 75%: «In provincia di Trento sono rimaste chiuse 15 filiali su 20». Se Unicredit e Intesa San Paolo a livello locale preferiscono non fornire delle cifre sull’apertura apertura degli sportelli e lasciar parlare i dati nazionali emanati da «Abi», i sindacati si dicono in- vece soddisfatti. Per la Uilca del Trentino il segretario Maurizio Mosaner parla di «un’adesione adesione totale che supera l’ 85%»: «Le grosse banche in Trentino sono tutte rimaste chiuse. Già nelle assemblee avevamo avuto modo di vedere che i lavoratori avevano capito le motivazioni dello sciopero e di constatare la loro convinzione nel sostenerlo. Non si sono incrociate le braccia per avere un aumento, ma un contratto nazionale che, verosimilmente, imposterà il lavoro dei prossimi dieci anni». «L’impressione impressione è che l’adesione adesione sia stata molto alta — concorda Romano Vicentini (Fisac Cgil) –. Sono diverse le filiali che sono rimaste chiuse, circa l’ 80- 90% delle reti principali. Più difficile è invece monitorare la situazione delle realtà che hanno pochi sportelli. Siamo comunque tutti estremamente preoccupati e motivati. Il primo aprile sarà disapplicato i contratto, non ci sarà più nemmeno quello vecchio in attesa del rinnovo». Il trend è confermato da Paolo Vita per la Federazione autonoma bancari italiani (Fabi): «Il sentiment è di una grande adesione, dell’ 85% circa o forse di qualche punto in più. Il Trentino è in linea con il dato nazionale». Mariano Pedrotti (Fiba Cisl) porta la cifra al 90%: «La provincia rispecchia l’adesione adesione nazionale. È stato dato un segnale importante: il sindacato che si sente spalleggiato dai lavoratori è più forte». Alle preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati ieri «Abi» ha risposto con una nota: «In questa situazione di forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, non sono sostenibili per il settore. Vogliamo un contratto che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività con le esigenze occupazionali e salariali». Intanto la giornata ha visto anche una decisione relativa al credito cooperativo: è infatti stata fissata per il 2 marzo prossimo la data dello sciopero delle casse rurali a livello nazionale. In Trentino è già partito il percorso di mediazione tra Federcoop e sindacati: il primo incontro si è tenuto a inizio settimana, il prossimo è in programma per lunedì. I sindacati di categoria hanno già chiesto che all’appuntamento appuntamento, che vedrà una discussione sulle priorità per la cabina di regia, presenzino anche un rappresentante della commissione provinciale dei direttori e un rappresentante del comitato provinciale del credito. Cgil e Uil ribadiscono comunque, nonostante la situazione sui generis delle casse rurali trentine, la decisa adesione alla protesta nazionale. Marta Romagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA 

IL TIRRENO (GROSSETO E LUCCA) sabato 31 dicembre 2015

Altissima l’adesione adesione allo sciopero dei bancari Il 90% della categoria ha incrociato le braccia per il rinnovo del contratto Fabi con Cgil, Cisl e Uil: «Se l’Abi non cambia idea pronti a nuove mobilitazioni»

I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna, registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

IL TIRRENO/GROSSETO – LUCCA/MASSA – CARRARA – PIOMBINO – E ELBA PISA E PRATO/PISTOIA MONTECATINI/EMPOLI POMTEDERA/VIAREGGIO/CECINA – ROSIGNANO sabato 31 dicembre 2015

Altissima l’adesione adesione allo sciopero dei bancari Il 90% della categoria ha incrociato le braccia per il rinnovo del contratto Fabi con Cgil, Cisl e Uil: «Se l’Abi non cambia idea pronti a nuove mobilitazioni»

I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna, registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

 

IL CENTRO sabato 31 dicembre 2015

Sciopero massiccio dei bancari Chiuso il 90 per cento delle filiali La battaglia per il nuovo contratto: a rischio ferie e periodi di malattia, timori di trasferimenti selvaggi Trivelli (Fisac Cgil): risultato oltre le aspettative, ma in gioco è il ruolo delle banche sul territorio 

di Simona De Leonardis 

PESCARA – Filiali chiuse e dipendenti in sciopero: a Pescara come in tutta Italia lo sciopero dei bancari (circa mille) ha funzionato con un’adesione adesione, secondo dati della Fisac Cgil, di oltre il 90 per cento dei dipendenti. «Sono dati molto elevati», commenta Francesco Trivelli, segretario regionale della Fisac Cgil, che ha fornito i numeri che pubblichiamo a destra. «Alla Caripe sono rimaste aperte 7 filiali su 49 con 300 dipendenti su 332 che hanno aderito allo sciopero. Anche all’Unicredit Unicredit ha aderito il 90 per cento del personale, stessa cosa alla Tercas, con 730 dipendenti in sciopero su 800 e alla Carichieti, dove su 65 filiali ne sono rimaste aperte solo cinque. Dati assolutamente superiori alle nostre aspettative», va avanti il sindacalista che però dice: «Adesso inizia la battaglia vera». Una battaglia in cui i bancari si giocano il posto di lavoro e i diritti che il vecchio contratto, scaduto il 30 giugno del 2014, ma prorogato fino al 31 marzo 2015 si porta via. «Per l’Abi Abi», spiega Trivelli, «i contenuti del vecchio contratto non hanno più valore, lo vogliono riformulare completamente e di fatto dal primo aprile noi non avremo più un contratto». Una circostanza che va a minare e a cancellare una serie di diritti. Ad esempio: l’orario orario di lavoro passerebbe da 37 ore e mezzo a 40 alla settimana, ci sarà la cancellazione delle salvaguardie previste contro i trasferimenti selvaggi, della tutela legale in caso di provvedimenti giudiziari legati all’attività attività lavorativa e le ferie da 22, massimo 26 giorni, scenderanno a 20 giorni. E ancora: nessun obbligo di formazione retribuita in orario di lavoro e, in caso di malattia (ed è forse questo uno dei punti più odiosi se si pensa ai malati oncologici che devono sottoporsi a cure) la riduzione del periodo di comporto per la conservazione del posto di lavoro. A rischio anche i buoni pasto, gli scatti di anzianità, le provvidenze per studio ai lavoratori e ai figli studenti. «Uno sfacelo», commenta ancora il sindacalista che, come hanno ribadito compatti i colleghi delle altre sigle sindacali che hanno aderito allo sciopero (Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca, Fabi, Unifin, Ugl Credito, Dir Credito), «senza contratto le banche potranno fare quello che vogliono. Ma la cosa più grave», sottolinea Trivelli, «è che se le banche dicono no a questo contratto significa che stanno così male perché hanno distrutto il credito nel territorio. È tempo che i banchieri, che consentono al management di guadagnare fino a cento volte di più dei dipendenti, prendano a cuore lo sviluppo del territorio e la possibilità di trattare con noi. In Abruzzo praticamente non esiste più una banca locale, e questo significa che è stato distrutto, dai banchieri, il patrimonio di questo territorio. Perchè ricordiamoci che una banca lavora con il territorio. E se le banche stanno male non è solo per la crisi, ma perché hanno prestato soldi a chi non aveva le capacità. Ci stiamo battendo», conclude Trivelli, «per un modello di banca in cui la professionalità del bancario sia a disposizione della collettività». ©RIPRODUZIONE RISERVATA 

LA PROVINCIA DI VARESE sabato 31 dicembre 2015

Stavolta i dipendenti sono arrabbiati – E in banca si ferma il 90% dei lavoratori – Mobilitazione in provincia di Varese e grande partecipazione al corteo di Milano – «Non dobbiamo essere noi e i clienti a dover pagare per i manager irresponsabili» 

ANDREA ALIVERTI

VARESE – Anche il bancario alza la voce: adesione allo sciopero attorno al 90%, in tremila in corteo a Milano. «Non siamo abituati ad incrociare le braccia, ma ormai è evidente quanto la preoccupazione della categoria sia forte» spiegano i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della provincia di Varese, che si sono mobilitati in massa per manifestare a Milano, nel corteo in cui c’era era anche il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. La lista delle sigle coinvolte comprende: Fabi, Fisac- Cgil, Fiba- Cisl, Uilca- Uil, Dircredito, Unisin, Sinfub e Ugl Credito. «Non siano i bancari ed i clienti a pagare per gli errori e l’incapacità incapacità di top manager irresponsabili» una delle frasi esposte all’esterno esterno degli sportelli. Un fronte compatto per contrastare la decisione dei banchieri dell’Abi Abi, l’associazione associazione delle banche italiane, di disdettare unilateralmente il contratto nazionale a partire dal primo aprile. Un pesce con la lisca “Siamo bancari, non avidi banchieri”, lo slogan della mobilitazione, che strizza l’occhio occhio anche ai social network con l’hashtag hashtag #sonobancario, e che non si è risparmiata striscioni irriverenti, come quelli che mettono in comparazione il banchiere, raffigurato come maialino ingrassato, e il bancario, come un pesce a cui è rimasta solo la lisca. Ma il successo dello sciopero lo si riscontrava girando per le nostre città, con gli sportelli bancari in gran parte chiusi. «L’adesione adesione è stata massiccia, si parla di numeri nell’ordine ordine del 90% – sottolinea Alberto Zonca, segretario provinciale della Uilca – l’adesione adesione era il vero punto di domanda che ci si poneva alla vigilia, ma evidentemente l’impressione impressione di una categoria molto arrabbiata era pienamente in linea con la realtà». «Anche a Milano c’erano erano almeno tremila bancari in corteo (da via Olona a piazza della Scala, ndr). Teniamo in considerazione che la nostra è una categoria particolare, non ha la cultura dello sciopero e non è abituata ad incrociare le braccia». «Se l’abbiamo fatto, era proprio l’extrema ratio, a fronte di una preoccupazione molto forte tra i bancari». Ora, sottolinea Zonca, «il passo è riuscito e si devono riaprire le trattative. Vedremo cosa accadrà, ma se la trattativa dovesse complicarsi siamo disposti ad un’altra altra azione di mobilitazione». Anche Pierpaolo Ferri, segretario provinciale della Fabi, fa notare «la chiara dimostrazione di preoccupazione da parte dei bancari, che hanno capito pienamente la gravità della situazione. Se sono scesi in piazza, è perché vogliono tutelare i propri interessi». Un momento storico: «In trent’anni anni – fa notare Ferri – è la prima volta che vedo una partecipazione così numerosa ad uno sciopero. È evidente che si cominciano a sentire i problemi sulla propria pelle». Decreto sulle popolari Un messaggio molto chiaro all’Abi Abi: «Siamo i primi a voler sedere attorno ad un tavolo per il rinnovo del contratto, purché alle nostre condizioni». Nel suo discorso dal palco di piazza della Scala, il segretario nazionale di Fiba- Cisl Lando Sileoni, ha usato parole chiare: «L’Abi si comporta come Ponzio Pilato. Manca una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento». Sulla stessa linea Agostino Megale, segretario generale della Fisac- Cgil, che annuncia «un nuovo pacchetto di scioperi, in tutti i gruppi, in tutti i territori e in tutto il Paese» se nei prossimi quindici giorni non si riaprirà il tavolo. Nel frattempo, a complicare il quadro, si è messo di mezzo il decreto sulle banche popolari: «È da modificare – l’appello di Alberto Zonca ai parlamentari varesini – le due questioni, decreto e rinnovo contrattuale, non viaggiano di pari passo ma si influenzano tra loro». 

LA GAZZETTA DI MODENA sabato 31 dicembre 2015

Banche, sportelli chiusi e in 25mila mila nelle piazze Filiali bloccate anche a Modena, manifestazioni a Ravenna, Milano, Roma per ottenere il contratto nazionale. I sindacati minacciano altre iniziative 

Anche a Modena sportelli delle banche ieri quasi totalmente chiusi per l’adesione adesione massiccia dei bancari allo sciopero nazionale indetto contro l’Abi per il contratto nazionale che l’associazione associazione non vorrebbe più riconoscere. Secondo i sindacati sarebbero da 25mila mila a 30mila mila i bancari ieri scesi nelle quattro piazze di Milano, Roma, Ravenna e Palermo dove erano programmate le manifestazioni: un numero comunque significativo se si considera che i lavoratori bancari italiani sono in tutto poco più di 300mila mila. Lo sciopero di ieri si può definire un evento raro, quasi unico per il settore, perché in quasi tutti i precedenti casi di proteste analoghe l’operatività operatività di buona parte delle filiali era almeno parzialmente garantita dal responsabile e da un impiegato o due. Ieri viceversa l’adesione adesione allo sciopero è stata dell’ 85- 90 per cento, come è stato possibile verificare direttamente anche a Modena, dove gli sportelli erano quasi tutti chiusi. «Per la prima volta la sede della Cassa di Risparmio di Ravenna era chiusa, segno che anche i dipendenti della banca del presidente dell’Abi Abi, Patuelli, condividono la protesta per riavere il loro contratto», ha detto Luca Dapporto, segretario della Fisac- Cgil dell’Emilia Emilia Romagna. A Ravenna i lavoratori, oltre che dall’Emilia Emilia Romagna, sono arrivati da Veneto, Toscana, Marche e Umbria, in rappresentanza degli oltre 100.000 000 bancari delle cinque regioni. Ora i sindacati sono pronti a proseguire su questa strada se l’Abi non riaprirà il tavolo delle trattative sul contratto «senza pregiudiziali. Invece di tagliare i nostri stipendi, vorremmo che i manager delle banche tagliassero i loro, dato che sono anni che li aumentano. Se l’Abi non riapre la discussione, continueremo con la mobilitazione», ha detto il segretario della Fisac. Del resto, al momento, i dipendenti sono senza contratto: anzi, spesso senza due, dato che sono stati disdettati anche gli integrativi. Ampia l’adesione adesione allo sciopero da parte delle sigle sindacali: da Fabi a Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Dircredito, Ugl credito, Sinfub e Unisin. «Ha scioperato oltre il 90% della categoria e oltre il 95% degli sportelli è rimasto chiuso», ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, che è il principale sindacato dei bancari. «L’Abi si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani. Manca – ha aggiunto Sileoni – una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no che è stata attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento». 

LA TRIBUNA DI TREVISO – GAZZETTA DI GEGGIO – GAZZETTA DI MODENA – LA NUOVA FERRARA – CORRIERE DELLE ALPI – TRENTINO – LA CITTA’ DI SALERNO – LA NUOVA VENEZIA E MESTRE – LA PROVINCIA PAVESE sabato 31 dicembre 2015

Adesione altissima allo sciopero dei bancari Il 90% della categoria ha incrociato le braccia per il rinnovo del contratto Fabi con Cgil, Cisl e Uil: «Se l’Abi non cambia idea pronti a nuove mobilitazioni

MILANO – I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un an- no dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna, registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

IL RESTO DEL CARLINO (ASCOLI) sabato 31 dicembre 2015

BANCARI – Adesione record allo sciopero 

Lo sciopero dei bancari di ieri (proclamato da Fiba, Fisac, Uilca, Dircreito, Fabi, Ugl, Unisin) ha avuto un’adesione adesione «di circa il 95%, sia in Italia sia nella provincia di Ascoli». Lo sottolinea la Uilca Uil, aggiungendo che «le sigle sindacali auspicano ora un’immediata immediata ripresa della trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro». 

IL RESTO DEL CARLINO (ASCOLI) sabato 31 dicembre 2015

SONDRIO DIVERSE LE FILIALI CHIUSE IN PROVINCIA DOPO LA ROTTURA CON L’ABI – Bancari, alta l’adesione adesione allo sciopero nazionale 

SONDRIO – – DIVERSE filiali chiuse e numerosi bancari della provincia di Sondrio hanno partecipato allo sciopero generale dei lavoratori del credito organizzato a Milano e in altre città d’Italia Italia, indetto all’indomani indomani della rottura con l’Abi delle trattative di rinnovo del contratto nazionale avvenuta lo scorso 25 novembre. Ieri mattina, come spiega Matteo Barbetta della Fabi Cisl di Sondrio che ha partecipato al corteo nella città della Madonnina, «c’è è stata un’adesione adesione massiccia allo sciopero a livello nazionale, in Valle ci sono state diverse filiali chiuse, come ad esempio il Credito Valtellinese di Morbegno, o alcune realtà Ubi banca e Monte dei Paschi – spiega – oppure filiali con presenze parziali». Nessuna chiusura invece per la Banca Popolare di Sondrio che conferma la regolare attività nelle sedi e nelle filiali della provincia. E.M M. 

IL PICCOLO (GORIZIA sabato 31 dicembre 2015

Adesione altissima allo sciopero dei bancari Il 90% della categoria ha incrociato le braccia per il rinnovo del contratto Fabi con Cgil, Cisl e Uil: «Se l’Abi non cambia idea pronti a nuove mobilitazioni

MILANO – I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un an- no dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna, registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

IL PICCOLO (GORIZIA/MANTOVA/PADOVA) sabato 31 dicembre 2015

Adesione altissima allo sciopero dei bancari – Il 90% della categoria ha incrociato le braccia per il rinnovo del contratto Fabi con Cgil, Cisl e Uil: «Se l’Abi non cambia idea pronti a nuove mobilitazioni

MILANO – I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un an- no dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna, registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

CORRIERE DI NOVARA sabato 31 dicembre 2015

IN PIEMONTE L’ADESIONE ADESIONE ALLO SCIOPERO DI IERI È STATA ATTORNO ALL’ 85%: «IN GIOCO IL FUTURO DELLA CATEGORIA» – Bancari, braccia incrociate per il contratto «Il sistema creditizio deve essere una leva per l’economia economia nazionale e locale

Presidio dei bancari, nella mattinata di giovedì scorso in corso Cavour a Novara, per presentare pubblicamente le ragioni dello sciopero generale di categoria svoltosi nella giornata di ieri, venerdì 30 gennaio, a sostegno del diritto di rinnovo del contratto nazionale e contro la decisione dell’Abi di dare disdetta e di disapplicare i contratti dal prossimo primo aprile. In Piemonte, l’adesione adesione ha raggiunto quota 85%, con punte del 90%, mentre le manifestazioni principali si sono tenute a Milano, Roma, Palermo e Ravenna (quest’ultima ultima prescelta in quanto città di Antonio Patuelli, presidente Abi): «I motivi dello sciopero riguardano il futuro della categoria e del sistema creditizio italiano – ha spiegato Andrea Cerale, segretario Fiba- Cisl del “quadrante” Novara- Biella- Vercelli- Verbania – Il sistema creditizio deve continuare ad essere una leva per l’economia economia nazionale e locale, invece oggi presenta alcune distonie. Non favorisce il credito alle realtà produttive e alle famiglie, non dà segni di ripartenza nonostante l’intervento intervento pubblico, patisce politiche storiche di mala gestione da parte di grandi manager che hanno super- stipendi, in media più alti del 50% rispetto alla media europea, e di Cda pletorici. Questa incapacità ricade sui salari dei dipendenti. Le banche invece dovrebbero cercare nuovi canali di ricavo, partendo dalla consulenza a famiglie e imprese per risolvere il problema occupazionale». Stefano Morini, segretario coordinatore Fabi di Novara e del Vco, ha aggiunto: «I banchieri stanno approfittando della crisi generata da loro stessi, sfruttandola per togliere un contratto nazionale di lavoro conquistato in 70 anni di lotta sull’onda onda degli attacchi al sindacato da parte della politica e dei media. Il loro obiettivo è quello di passare ad una contrattazione più debole, fatta nelle singole aziende e/ o a livello territoriale, presentando richieste come la liberalizzazione degli orari di lavoro, la completa fungibilità tra le figure bancarie che passerebbero da 13 a 6. Il tutto a completo svantaggio dei giovani, che non avrebbero più uno sviluppo di carriera». Daniela Ferruta, segretaria nazionale Fisac Cgil, ha concluso: «Nella proposta dell’A A- bi è contenuta la destrutturazione della categoria. Nel nuovo contratto di lavoro è paventata l’esternalizzazione esternalizzazione, con una possibile uscita dall’area area contrattuale di 80mila mila addetti su 300mila mila complessivi. Dal punto di vista economico non si vuole riconoscere neppure l’inflazione inflazione reale. Sarebbero previsti tagli agli scatti di anzianità e nel calcolo del Tfr, con una proiezione di oltre 300 euro in meno al mese per un nuovo assunto che comunque ha già in partenza una riduzione dello stipendio, pari al 20%, rispetto ad un “vecchio” bancario». Filippo Bezio 

IL RESTO DEL CARLINO (FERRARA) sabato 31 dicembre 2015

BANCHE E UNA DELEGAZIONE SINDACALE HA SFILATO A RAVENNA – Consistente l’adesione adesione allo sciopero: chiusi vari sportelli e filiali anche in città 

UNA CINQUANTINA fra rappresentanti sindacali e lavoratori delle banche cittadine ha preso parte ieri a Ravenna alla manifestazione interregionale, collegata allo sciopero nazionale di categoria indetto per il contratto. Sul palco, in rappresentanza di Carife, la delegata Fisac Cgil Angela Chinelli, che ha ricordato nel proprio intervento anche la situazione dell’istituto istituto di credito cittadino. Che assieme alla rivendicazione contro l’Abi per il contratto di categoria, vive la situazione di incertezza e di attesa per il commissariamento. In attesa dei dati ufficiali, le segreterie di Fiba Cisl, Fabi, Ugl Credito, Dircredito e della stessa Fisac Cgil riferiscono di una consistente adesione allo sciopero che si è svolto ieri. Anche a Ferrara, vari sportelli e filiali sono rimasti chiusi al pubblico per la partecipazione dei lavoratori alla mobilitazione a carattere nazionale. 

IL GAZZETTINO (PORDENONE) sabato 31 dicembre 2015

Istituti quasi vuoti e corteo in centro – Contratto, i bancari mostrano i muscoli 

PORDENONE – Adesione altissima – oltre il 90 per cento di assenze sui luoghi di lavoro – e circa trecento lavoratori in corteo (su un totale di circa tremila in provincia e 309 mila a livello italiano) in occasione dello sciopero indetto per il rinnovo del contratto nazionale. I lavoratori degli istituti di credito della provincia si sono ritrovati ieri mattina a partire dalle 8.30 30 sotto la loggia del Municipio, ma la loro speranza di ottenere il sostegno del sindaco si è rivelata vana. Claudio Pedrotti, invitato alla manifestazione attraverso i media e comunque impegnato in contemporanea in una riunione di Giunta, non si è fatto vivo. «Prendiamo atto – è il commento del segretario della Fiba Cisl, Alessandro Scotti insieme a Luigino Melechì della Uilca – della totale assenza del primo cittadino per una manifestazione di solidarietà da parte delle istituzioni, contrariamente a quanto accaduto per altre categorie». Lo sciopero generale, deciso da tutte le sigle della categoria Fiba- Cisl, Dircredito, Uilca, Fisac- Cgil, Fabi e Ugl, si è protratto per l’intera intera giornata, e in città è culminato in un corteo sulla falsariga di quelli maggiori organizzati nelle città di Milano, Roma, Palermo e Ravenna. Dalla loggia del Municipio i lavoratori, sostenuti dai segretari provinciali di Cgil e Cisl e dai rappresentanti di altre categorie, hanno raggiunto piazzetta Cavour, dove hanno organizzato un volantinaggio. A scatenare la protesta dei bancari è in primo luogo il tema del rinnovo del contratto collettivo nazionale, con la decisione, annunciata unilateralmente dall’associazione associazione datoriale Abi, di dare disdetta e successivamente di disapplicare i contratti collettivi di lavoro, a partire dal prossimo primo aprile. Una decisione che rappresenterebbe, secondo i sindacati di categoria, un segnale netto di rottura di un modello concertativo costruito e portato avanti negli anni. Fra le richieste dell’Abi Abi, l’aumento aumento dell’orario orario di lavoro, la diminuzione degli stipendi, una divisione contrattuale fra gli addetti del settore, una retribuzione individuale variabile rapportata a quanto si vende. «Ci aspettiamo – commentano Scotti e Malachì a chiusura della manifestazione – che l’Abi prenda atto di questa forte manifestazione, abbia un rigurgito di buon senso e si mostri disposta ad aprire un confronto sul nuovo progetto di banca». Se poi la protesta di ieri non dovesse sortire effetto, i lavoratori degli istituti di credito sono pronti a scendere nuovamente in piazza. A questo sciopero seguirà, il prossimo 2 marzo, quello dei lavoratori delle banche di credito cooperativo, anche in questo caso motivato con la rottura delle trattative sul contratto. L.Z.

LA PROVINCIA DI VARESE sabato 31 dicembre 2015

Sciopero bancari per il contratto «L’Abi cambi o altre serrate 

ROMA – Adesione altissima secondo i sindacati: chiuso il 95 % degli sportelli. Banche chiuse e sportelli serrati, con un’adesione adesione allo sciopero superiore alle attese, con un dato che va oltre il 90 %. Questo il bilancio della Fisac Cgil sulla giornata di astensione del lavoro da parte dei bancari. Dalle stime del sindacato è emerso che erano presenti in piazza a Milano circa 10 mila manifestanti, 6 mila a Ravenna, circa 3 mila a Roma e oltre 2 mila a Palermo. «Se nelle prossime due settimane Abi non cambia, unitariamente proclameremo un ulteriore sciopero della categoria con la mobilitazione in tutti i gruppi e in tutti i territori», ha dichiarato in una nota il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Secondo la Fabi, ieri è rimasto chiuso il 95 % degli sportelli. In piazza anche la leader della Cgil Susanna Camusso: «La partecipazione ha un doppio significato: la difesa del contratto nazionale che l’Abi ha voluto disdettare e il senso dei lavoratori bancari italiani che pensano di dover essere al servizio del Paese e non della finanza». L’Abi ha ribadito la volontà di arrivare a un accordo con i sindacati per il rinnovo del contratto ma che nello scenario attuale aumenti del costo del lavoro non sono sostenibili.

LA SICILIA (SIRACUSA) sabato 31 dicembre 2015

GESTO DISTENSIVO DOPO L’INTERVENTO INTERVENTO DEL PREFETTO 

Guardie giurate, congelata ogni forma di protesta Nessuno sciopero o sit in al Palazzo di Giustizia, almeno per il momento. Le guardie giurate del Tribunale hanno revocato qualsiasi forma di protesta, pur restando in stato di agitazione. La situazione si è sbloccata a seguito dell’incontro incontro in Prefettura tra la società appaltatrice e il Comune. I dodici lavoratori lamentano la mancanza di stipendi dal mese di ottobre, cioè da quando il servizio di sorveglianza del Tribunale è stato affidato a una nuova società. Dopo una lunga fase di concertazione in Prefettura sono state poste due date che dovrebbero riportare il sereno in seno alle guardie. La prima è lunedì, data in cui l’azienda azienda appaltatrice si è im- pegnata a saldare un acconto delle spettanze ai dodici lavoratori. La seconda è invece quella di venerdì, giorno in cui la società dovrebbe firmare il contratto con il Comune, sbloccando così definitivamente il pagamento degli arretrati. Lo sforzo del Prefetto è stato premiato anche dai 15 lavoratori ex Pirelli, che da quasi un mese stazionavano sotto la struttura di Piazza Archimede. I lavoratori socialmente utili impiegati dal Comune di Siracusa, nonostante non percepiscano da più di dodici mesi la cassa integrazione, hanno deciso di rimuovere momentaneamente il presidio. Un segno di distensione e riconoscimento nei confronti del Prefetto per l’impegno impegno che quest’ultimo ultimo ha preso, nell’istituzione istituzione di un tavolo tecnico con tutte le parti coinvolte: ministero del Lavoro, Comune, Regione e sindacati. Giornata campale invece per quanto riguarda i bancari che sempre ieri hanno scioperato in maniera massiccia. «La totalità degli impiegati ha aderito – afferma soddisfatto Gaetano Motta, segretario coordinatore della Fabi di Siracusa – a dimostrazione del disagio della categoria». GIULIO PEROTTI 

IL SECOLO XIX (IMPERIA E SAVONA) sabato 31 dicembre 2015

IERI GIORNATA DI DISAGI PER GLI UTENTI – Sciopero banche, chiusi 9 sportelli su 10 – I sindacati: «Il contratto non si tocca

IMPERIA. Grandissima adesione allo sciopero dei bancari, fissato per ieri in tutta la provincia. L’astensione astensione dal lavoro degli impiegati, proclamato in tutta Italia, ha raggiunto il 90% e, a detta degli stessi sindacati, ha avuto un successo senza precedenti. «Lo sciopero è pienamente riuscito – confermano i rappresentanti di DircreditoFabi Fabi, Fiba- Cisl, Fisac- Cgil, Ugl- Credito, Uilca e Unità Sindacale – chi vuole abrogare il contratto sappia che i lavoratori sono perfettamente consapevoli che difendere il contratto è difendere la dignità del lavoro. I banchieri si sono incrementati i loro compensi negli ultimi anni di 600 milioni l’anno anno. Per un bancario ci vogliono circa 100 anni per guadagnare quello che loro guadagnano in un anno. Ci aspettiamo che nei prossimi giorni l’Associazione Associazione Bancaria Italiana cambi radicalmente posizione, ritirando le pregiudiziali e riaprendo un tavolo di trattativa sulla base di pari dignità. In caso contrario si attenda una mobilitazione ancora più dura». GI. BR. 

LIBERTA’ sabato 31 dicembre 2015

Contratto bancari, proteste da Piacenza – Molte presenze e sei sigle sindacali hanno aderito alla manifestazione di Ravenna 

E’ stata scelta Ravenna per la manifestazione dei bancari perchè lì ha sede la banca di An- tonio Patuelli, presidente di Abi (Associazione bancaria italiana). E la protesta dei bancari era diretta proprio ad Abi. Sono arrivate da Piacenza numerose rappresentanze, come pure dalla Regione Emilia Romagna, da Veneto, Toscana, Marche e Umbria. Presenti tutte le sigle: Fiba Cisl, Dircredito, Fabi, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca e Unisin per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale contro la decisione unilaterale di Abi di dare disdetta del contratto collettivo di lavoro a partire dal 1° aprile. Da Piacenza erano presenti i segretari Patrizia Corvi (Ugl), Giordano Allegri (Fisac- Cgil), Giorgio Camoni (Fiba- Cisl). Nel Piacentino lavorano circa 2 mila bancari. La percentuale di adesione allo sciopero è stata alta. 

LA TRIBUNA DI TREVISO sabato 31 dicembre 2015

Banche chiuse per lo sciopero Adesione alta 

TREVISO – Oltre il 90 per cento dei bancari della provincia hanno aderito ieri mattina allo sciopero per il rinnovo del contratto nazionale. Impossibile per la maggior parte degli utenti svolgere le normali operazioni bancarie di sportello, garantiti nella maggior parte dei casi solo i servizi Atm e le operazioni online. In tutto in cinquemila dipendenti, provenienti da tutto il Nord Est, si sono dati appuntamento a Ravenna per partecipare a una delle quattro manifestazioni organizzate sul territorio nazionale dalla sigle sindacali dei bancari (Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca e Unisin). La manifestazione è stata indetta anche contro la decisione unilaterale di Abi (Associazione bancaria italiana) di disdettare il contratto collettivo di lavoro a partire dal primo aprile. «Mai adesione così alta nella Marca: oggi con la crisi anche la condizione dei bancari è cambiata. I lavoratori hanno capito la portata di quello che sta accadendo. Da parte di Abi auspichiamo un’azione azione di buonsenso. Per ora la mobilitazione è aperta: se non verrà riaperto il tavolo negoziale torneremo in piazza», ha commentato Massimiliano Paglini, segretario Fiba Cisl Treviso Belluno. (s.g g.) ©RIPRODUZIONERISERVATA 

QUOTIDIANO DI CALABRIA sabato 31 dicembre 2015

LA PROTESTA Partecipazione massiccia Bancari in piazza per il contratto 

– I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono ‘no’ a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di ‘fare banca’ alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei ‘colletti bianchi’ allo sciopero e alle manifestazioni è stata “massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna (città di provenienza del presidente dell’Abi Abi, Antonio Patuelli), registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil, Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. 

LA SICILIA (CATANIA) sabato 31 dicembre 2015

DISDETTA DEL CONTRATTO, ADESIONE ALLO SCIOPERO «OLTRE IL 90%». ABI: SI TRATTA ENTRO FINE MARZO – In piazza 21mila mila bancari, 2mila mila a Palermo: «Pronti a nuove mobilitazioni» 

PALERMO. Banche chiuse, il 95% degli sportelli serrati, un’adesione adesione allo sciopero superiore alle attese: oltre il 90% dei 300mila mila dipendenti (anche in Sicilia, secondo gli organizzatori), più di quello registrato nello sciopero del 31 ottobre 2013. Questo il bilancio sindacale dell’astensione astensione dal lavoro promossa ieri da Fabi, Fiba Cisl, Fisac- Cgil, Uilca- Uil, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin dietro le parole “#sonobancario al servizio del paese” contro la disdetta del contratto da parte dell’Abi Abi. In piazza a Milano circa 10 mila manifestanti, 6 mila a Ravenna (città di provenienza del presidente dell’Abi Abi, Antonio Patuelli), circa 3 mila a Roma e oltre 2 mila a Palermo (qui sono giunti anche i bancari della Calabria) per un dato complessivo di oltre 20 mila bancari. «Se nelle prossime due settimane Abi non cambierà, proclameremo, unitariamente, un ulteriore sciopero della categoria con la mobilitazione in tutti i gruppi e in tutti i territori», hanno avvertito la leader della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario della Fisac, Agostino Megale. «Non accettiamo ricatti», ha tuonato Maurizio Arena, segretario DirCredito Credito, rispondendo alla nota con cui l’Abi Abi, proprio ieri, pur dicendosi pronta a trattare sul rinnovo conciliando le esigenze di recupero di produttività con quelle occupazionali e salariali, ha però chiesto tempi brevi indicando il 31 marzo come scadenza oltre la quale è prevista, inevitabilmente, la disapplicazione del contratto. «Siamo in tanti qui al Sud a manifestare per la nostra dignità. I banchieri si sono incrementati i compensi di 600 milioni l’anno anno. Per un bancario ci vogliono 100 anni per guadagnare quanto loro percepiscono in un anno», ha detto a Palermo la segretaria nazionale della Fisac, Elena Aiazzi, che ha aggiunto sulla situazione in Sicilia: «Una terra oggetto di continue acquisizioni e salvataggi, non certo per responsabilità dei lavoratori. Terra appetibile per la presenza del risparmio che però raramente si è trasformato in investimenti per la Regione. Oggi al Sud, dati Abi, è presente il 17,5 5% dei dipendenti e il 22% di unità operative, con una previsione di assunzioni che va dall’ 1,1 1% della Calabria al 4% di Sicilia e Puglia». 

IL CENTRO (L’AQUILA – AVEZZANO, CHIETI LANCIANO VATO) – sabato 31 dicembre 2015

Adesione altissima allo sciopero dei bancari Il 90% della categoria ha incrociato le braccia per il rinnovo del contratto Fabi con Cgil, Cisl e Uil: «Se l’Abi non cambia idea pronti a nuove mobilitazioni

MILANO – I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un an- no dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono no a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di “fare banca” alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei “colletti bianchi” allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna, registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». 

IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA sabato 31 dicembre 2015

PRONTI ALTRI SCIOPERI – Bancari in piazza per il contratto 

di NICOLA CAPODANNO

I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari – per oltre dodici anni senza scossoni – la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall’accordo accordo ancora netta. Da una parte, quindi, i sindacati che dicono ‘nò a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall’altra altra l’associazione associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di ‘fare bancà alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un’altra altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro. E per questo la risposta dei ‘colletti bianchì allo sciopero e alle manifestazioni è stata “massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l’Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna (città di provenienza del presidente dell’Abi Abi, Antonio Patuelli), registrando complessivamente l’adesione adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi. A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil, Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l’Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti». Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell’Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un’enorme enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori e selvaggi tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila mila già eliminati negli ultimi 15 anni». Da parte sua l’Associazione Associazione di Palazzo Altieri si è detta pronta a riaprire il tavolo delle trattative, purché il confronto sia breve anche perché la disapplicazione degli effetti del contratto è dietro l’angolo angolo. «La da- ta del 31 marzo – ha scritto l’Abi in una nota – indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto, non giustificandosi più un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo». L’Abi Abi, che nella trattativa coi sindacati si è affidata al presidente del Montepaschi, Alessandro Profumo, ha quindi ribadito «nuovamente la volontà di arrivare ad un rinnovo che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione»  . (ANSA)

LA VOCE DI ROMAGNA sabato 31 dicembre 2015

Sciopero Bancari, ‘adesione al 90%’ 

al 90%” sono questi i numeri, secondo il segretario Fabi (federazione autonoma dei bancari italiani) dello sciopero nazionale dei bancari proclamato per protestare contro la disdetta del contratto nazionale annunciata dall’Abi a partire dal primo aprile. Sportelli chiusi in tutta Italia. “Se l’Abi non cambia idea, continueremo la mobilitazione e gli scioperi” minaccia la Cgil. 

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BASILICATA sabato 31 dicembre 2015

Anche i bancari lucani ieri in sciopero dopo la rottura delle trattative con l’Abi – Sotto accusa il mancato rinnovo del contratto nazionale che è stato disdettato 

Anche i l bancari lucani hanno aderito ieri allo sciopero nazionale dei 312 mila lavoratori italiani del settore. Lo sciopero è stato proclamato unitariamente dalle sigle sindacali di categoria, Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca e Unisin all’indomani indomani della rottura con Abi delle trattative di rinnovo del contratto nazionale. Si è scioperato contro la decisione unilaterale dell’Abi di disdettare e di disapplicare, a partire dal prossimo primo aprile, i contratti collettivi di lavoro, un provvedimento senza precedenti in nessun altro settore. Anche una delegazione di bancari della Basilicata ha partecipato alla grande manifestazione tenutasi a Roma (si veda la foto). «Il grande successo dello sciopero dei bancari dimostra, ancora una volta, che il disegno dell’Abi di destrutturare il contratto è fallito». Lo hanno ribadito il segretario regionale della Uilca Basilicata, Antonio Castello, e il segretario generale Massimo Masi, sottolineando che l’altissima altissima percentuale di adesione allo sciopero che «testimonia che l’Abi è voluta arrivare alla conta e la risposta della piazza è stata un risultato schiacciante». «La percentuale di adesione che sfiora il 90%, superiore allo scorso sciopero del 31 ottobre 2013, e il numero elevato di filiali chiuse – ha ribadito Castello – dimostrano che Abi deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione inflazione». Il successo delle manifestazioni, per Castello e Masi, «dimostra che i bancari sono usciti dai propri uffici e si sono riversati nelle piazze italiane per esprimere la loro protesta contro questo top management troppo pagato, autoreferenziale, incapace di presentare nuovi prodotti finanziari, capaci solo di ridurre i costi del personale senza toccare le consulenze e le spese per i consigli d’amministrazione amministrazione». «La vera vittoria delle lavoratrici, dei lavoratori e del sindacato che li rappresenta – continuano gli esponenti sindcali – è stato quello di avere saputo presentare insieme alla piattaforma una proposta per una banca diversa da quella attuale, portata ad aiutare le famiglie le pmi. Infine è stata battuta la politica di Abi di colpire i giovani. La Uilca per le nuove assunzioni e per stipendi all’altezza altezza della situazione». Di qui il ringraziamento a tutte le lavoratrici e i lavoratori consci che se Abi «non rimuove le proprie pregiudiziali occorrerà fare ulteriori iniziative senza chiedere aiuto né alla politica né al governo». 

LA PROVINCIA DI SONDRIO sabato 31 dicembre 2015

I SINDACATI – «Pericolo di finire preda di stranieri»

 Presa di posizione dei sindacati bancari sul decreto di riforma delle banche. In settimana hanno scritto al premier Matteo Renzi per respingere il riordino delle banche popolari. Un provvedimento che, per le otto sigle sindacali, aumenta il rischio di invasione straniera da parte di quei colossi bancari internazionali interessati alla «finanza speculativa e predatoria», scrivono nella missiva inviata al presidente del Consiglio in vista dello sciopero nazionale dei bancari di venerdì prossimo a difesa del contratto nazionale disdettato e disapplicato dall’Abi Abi. Questo decreto, scrivono i segretari di Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Dircredito, Ugl, Sinfub e Unisin, è pericoloso,« per l’inevitabile inevitabile rischio che aziende, che costituiscono il principale riferimento per le famiglie e per le piccole e medie imprese italiane, cadano nelle mani di quei colossi bancari internazionali che, negli anni, anche in questi ultimi, hanno dato prova di totale insensibilità sociale». 

IL CENTRO sabato 31 dicembre 2015

Le altre proteste – E il 2 marzo tocca al Credito cooperativo 

 se gli istituti del Credito cooperativo non hanno partecipato allo sciopero di ieri dei bancari, è solo perché le trattative tra i sindacati e le controparti – a differenza di quelle che sono intercorse con l’Abi Abi, l’Associazione Associazione bancaria italiana – sono partite in tempi diversi. Infatti, lo sciopero dei dipendenti delle banche del Credito cooperativo è stato fissato per il 2 marzo, ha fatto sapere ieri il coordinatore regionale della Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, Ruggero Adducchio. «Il motivo della differenziazione delle date relative allo sciopero è da addurre», ha spiegato il sindacalista, «al fatto che il confronto sulla contrattazione, la disdetta del contratto e la conciliazione, tra noi e la Federcasse, l’omologo omologo per il Credito cooperativo di quello che l’Abi è per gli altri istituti di credito, è cominciato solo mercoledì. E ora noi, la settimana prossima, ci incontreremo per una riunione generale dei coordinatori, per calendarizzare una serie di assemblee con i lavoratori, nelle quali si discuterà delle problematiche». Già, poiché per il lea- der regionale della Fabi, Abi e Federcasse pari sono, in questo frangente. «Quello che sta applicando Federcasse non è altro che una fotocopia dell’Abi Abi», continua Adducchio, «in quanto la proposta è quella di sottoporci dei contratti d’azienda azienda o di gruppo, eliminando il contratto collettivo nazionale di categoria. Di conseguenza», rimarca l’esponente esponente regionale della maggiore organizzazione di categoria a livello nazionale, «il rapporto di lavoro diventerebbe quello di legge, a partire dalle 40 ore di lavoro settimanale, ferie diminuite, e, tra gli altri punti, la modifica degli scatti di anzianità. Così facendo, gli ultimi quarant’anni anni in cui si sono ottenute garanzie, si andrebbero a svuotare». Per lo sciopero del 2 marzo, saranno interessate 9 banche in totale tra Abruzzo e Molise, con i loro circa 300 dipendenti. Compresa la Federazione del Credito cooperativo, che a Pescara ha sede al palazzo Quadrifoglio ed è punto di riferimento per una serie di servizi alle associate. In particolare, il 2 marzo sciopereranno, tra le altre, la Bcc di Cappelle sul Tavo e la Bcc di Castiglione Messer Raimondo. Vito de Luca ©RIPRODUZIONE RISERVATA 

IL GIORNALE 30 GENNAIO 2015 

WALL & STREET

IL BLOG DI MASSIMO RESTELLI E GIANNI DE FRANCESCO

 

30gen 15

Operai Cgil e bancari insieme per fermare Renzi e Marchionne

 

Milano. La testa del corteo guidato da Lando Maria Sileoni (Fabi) e Susanna Camusso (Cgil)

 

La Cgil “operaia” di Susanna Camusso sfila, per la prima volta, a fianco dei colletti bianchi bancari iscritti alla Fabi di Lando Maria Sileoni (la principale sigla del settore con oltre 100mila iscritti) per ottenere il rinnovo del contratto nazionale del credito.E’ questo il principale dato politico dello sciopero che oggi ha portato – calcolano i sindacati – 30mila bancari in piazza in quattro città italiane, all’acme della guerra in corso con l’Abi, la lobby delle banche: il 90% delle filiali è rimasto chiuso e a differenza dello sciopero dell’ottobre 2013, dove si erano fatti vedere perlopiù teste canute o scarsicrinite, oggi a sfilare c’erano numerosi giovani, alcuni  con figli e passeggini al seguito.

Tutte le manifestazioni sono comunque state unitarie: hanno infatti visto la partecipazione di tutte le sigle del credito a partire dalle confederali Fisac (il braccio bancario della Cgil), Fiba (espressione della Cisl) e Uilca (Uil). Sileoni  ha appunto in particolare condotto il corteo e il comizio di Milano, il principale come furza d’urto con 13mila presenze; il segretario della Fisac, Agostino Megale,  ha governato il delicato sit-in di Ravenna (città del presidente dell’Abi e della cassa di risparmio cittadina, Antonio Patuelli); Giulio Romani (Fiba-Cisl) ha guidato la manifestazione di Roma mentre Massimo Masi (Uilca) ha condotto il corteo di Palermo.

 

L’architettura del nuovo contratto è cruciale sia per capire come saranno strutturate le banche e le filiali del futuro dopo il tramonto della figura del cassiere (si contano decine di migliaia di addetti in potenziale esubero o comunque disintermediati dalle piattaforme di internet banking) sia nella più ampia battaglia tra le forze sociali e Confindustria. Perché se cadrà il caposaldo del contratto nazionale in un settore storicamente sindacalizzato (e strutturato) come quello bancario, a quel punto diventerà più semplice smantellare o depotenziare anche gli accordi degli altri comparti industriali. In sostanza sarebbe campo libero agli accordi aziendali, un po’ quello che ha fatto la Fca di Sergio Marchionne che da qualche anno è uscita dall’Associazione di viale Dell’Astronomia presieduta da Giorgio Squinzi, disdettando gli accordi collettivi. In sostanza, oltre al mestiere del bancario,  è in gioco lo stesso peso politico e ruolo dei sindacati.

Sileoni ha paventato anche il rischio che Unicredit – che sta tenendo una posizione intransigente al tavolo negoziale sul contratto – mediti di lasciare l’Abi. Il prossimo comitato direttivo di Palazzo Altieri  sarebbe in agenda il 4-5 febbraio.

Ad aggiungere benzina sul fuoco è stato poi il golpe ordito da Matteo Renzi con  il decreto legge che scardina le prime dieci banche popolari italiane, trasformandole a forza in società per azioni: le mutue sono da sempre territorio dei dipendenti-soci e dei sindacati.

«L’Abi si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani. Manca una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane banche non cambieranno radicalmente atteggiamento», ha detto il leader della Fabi che ieri ha tenuto il comizio conclusivo a Milano insieme a Susanna Camusso. «Ha scioperato oltre il 90% della categoria e oltre il 95% degli sportelli è rimasto chiuso», ha aggiunto Sileoni ribadendo che se le banche non cambieranno registro al tavolo negoziale,  entro due settimane i sindacati proclameranno altre iniziative di lotta e di mobilitazione. Il leader della Fabi reclama inoltre dalle banche «chiarezza e trasparenza» sui costi delle sponsorizzazioni, delle consulenze informatiche, sulla gestione e compravendita degli immobili di proprietà e sui contratti in essere con società in appalto. E quindi di rendere pubblici i nomi di tutti quei professionisti e quelle aziende che «hanno contratti superiori ai 100mila euro annui, senza nascondersi dietro le previsioni della legge sulla privacy».

Se l’Abi continua così bisogna decidere come coinvolgere il governo e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni. Siamo in piazza, siamo tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo», ha insistito la lady di ferro della Cgil per poi chiedere a Renzi di rinunciare al colpo di mano sulle popolari: «Penso che per il bene del Paese sia bene che si cambi questo decreto». «Se le banche non tornano a fare il loro mestiere e cioè a dare credito noi da questa crisi non usciamo più».  Sulla stessa linea a Roma il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L’Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati» dei risparmiatori e dell’intero sistema produttivo italiano. Così come minaccia lotte crescenti il capo della Uil, Carmelo Barbagallo.

Non per nulla questa mattina in piazza i motti, stampati su migliaia di magliette appositamente distribuite e indossate dai manifestanti, erano: “Io non sono un banchiere” e “Io sono un bancario al servizio del Paese” (Street ha seguito il corteo  e ha scattato la quasi totalità  delle immagini del post con il suo iPhone). Decriptato il messaggio dei sindacati significa:  gli addetti del credito – dal giovane cassiere al commesso prossimo alla pensione fino al direttore di filiale e agli altri quadri direttivi – hanno poco a che spartire con i banchieri che invece le governano e incassano lauti superbonus su cui ha avviato una indagine stessa Banca centrale europea  di Mario Draghi. Tutto questo malgrado, insistono i sindacati, sovente le banche prestino soldi soprattutto ai grandi gruppi di potere che non a famiglie e piccole imprese, lasciandole così vittima del credit crunch: ora nei bilanci delle banche ci sono  180 miliardi di crediti in sofferenza, cioè inesigibili. Alcuni manifestanti erano vestiti, come uomini sandwich, dagli assegni milionari riscossi da alcuni top banker come buonuscita o premio; altri lungo il corteo raccontavano le loro storie di 30 anni in banca, di come hanno visto cambiare il lavoro allo sportello, delle pressioni commerciali che ricevono dall’alto per centrare gli obiettivi di business; sostengono che la busta paga a fine mese di rado si scosta dai 2mila euro, benchè siano a fine carriera, debbano lavorare anche al sabato e se non ci fosse stata la riforma Fornero avrebbero potuto aspirare alla pensione. Fino a qualche cartello goliardico che paragonava i vertici delle principali banche italiane ai “Pirati dei Car-Abi”.

Per trovare un accordo con l’Abi – che ha affidato la conduzione delle trattative al presidente del Monte Paschi, Alessandro Profumo – c’è tempo due mesi: il 31 marzo è infatti il termine ultimo fino al quale l’Abi, che ha disdettato il contratto, si è resa comunque disponibile ad  applicarlo.  Oltre tale data – ha scritto Palazzo Altieri in risposta allo sciopero nazionale – «è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto, non giustificandosi più un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo». L’associazione di Palazzo Altieri  ribadisce poi «nuovamente la volontà di arrivare ad un rinnovo» del contratto «che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione». Una timidissima apertura. Wall & Street

ASCA NEWS 30/gen/2015 17:08 

Sportelli chiusi e cortei, adesione al 90% per i bancari in sciopero – Camusso: “Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione”

Sportelli chiusi e cortei, adesione al 90% per i bancari in sciopero 

Milano, 30 gen. (askanews) – Adesione altissima, pari a oltre il 90%, per lo sciopero nazionale dei bancari, scesi in piazza per protestare contro la decisione unilaterale dell’Abi di disdettare e disapplicare i contratti collettivi di lavoro, a partire dal prossimo aprile. “Oggi sono chiusi gli sportelli in tutta Italia”, ha rivendicato con orgoglio Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato di categori. Oltre 20mila lavoratori, secondo gli organizzatori, hanno partecipato alle quattro manifestazioni indette a Milano, Ravenna, Palermo e Roma. Il corteo principale nel capoluogo lombardo, con circa 7mila manifestanti, che ha visto la partecipazione del leader della Cgil, Susanna Camusso. “Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi”, ha detto, “siamo in piazza, siamo in tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo”. I nodi sono sempre gli stessi: l’Abi, sostengono le organizzazioni sindacali, deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione. Ma l’associazione bancaria italiana in una nota ha ribadito la sua posizione. Pur confermando la volontà di arrivare a un accordo per il rinnovo del contratto, ha sottolineato come nello scenario attuale aumenti del costo del lavoro “non sono sostenibili” per il settore. Ma per i sindacati il vero obiettivo dell’Abi sarebbe quello di smantellare il contratto nazionale di categoria e le tutele vigenti, sostituendolo con contrattazioni aziendali. Ipotesi da scongiurare perchè, ha spiegato la Camusso, “uno dei grandi problemi dei lavoratori italiani è l’eguaglianza dei diritti collettivi e la frantumazione aziendale non è la risposta”. “Se c’è qualche gruppo che sta lavorando per far saltare il contratto nazionale troverà un contrasto ancora più netto di quello realizzato oggi”, ha assicurato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Più diretto Sileoni, che ha puntato il dito contro UniCredit: “Spinge per avere un proprio contratto aziendale di gruppo”, ha dichiarato, “facciamo nomi e cognomi di chi vuole creare un precedente – ha spiegato – perché se passa il principio che il contratto nazionale non vale più niente questo accadrà anche per altre categorie”. Int

ANSA Venerdì 30 gennaio 201515:21

Banche: Fabi, adesione sciopero 90% – Sileoni, la politica del no produrrà nuove astensioni dal lavoro

Redazione ANSAMILANO

(ANSA) – MILANO, 30 GEN – Lo sciopero dei lavoratori bancari contro la disdetta del contratto nazionale ha avuto un’adesione pari al 90%, con il 95% degli sportelli chiusi. Lo afferma la Federazione autonoma bancari italiana (Fabi), con il suo segretario Lando Maria Sileoni che commenta: “L’Abi si comporta come Ponzio Pilato, non affronta i problemi e se ne lava le mani: la politica del no produrrà nuovi scioperi se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”, conclude Sileoni.

AFFARI ITALIANI Venerdì 30 gennaio 201515:21

Sportelli chiusi e cortei, adesione al 90% per i bancari in sciopero – Camusso: “Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione” – Sportelli chiusi e cortei, adesione al 90% per i bancari in sciopero 

Milano, 30 gen. (askanews) – Adesione altissima, pari a oltre il 90%, per lo sciopero nazionale dei bancari, scesi in piazza per protestare contro la decisione unilaterale dell’Abi di disdettare e disapplicare i contratti collettivi di lavoro, a partire dal prossimo aprile. “Oggi sono chiusi gli sportelli in tutta Italia”, ha rivendicato con orgoglio Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato di categori. Oltre 20mila lavoratori, secondo gli organizzatori, hanno partecipato alle quattro manifestazioni indette a Milano, Ravenna, Palermo e Roma. Il corteo principale nel capoluogo lombardo, con circa 7mila manifestanti, che ha visto la partecipazione del leader della Cgil, Susanna Camusso. “Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi”, ha detto, “siamo in piazza, siamo in tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo”. I nodi sono sempre gli stessi: l’Abi, sostengono le organizzazioni sindacali, deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione. Ma l’associazione bancaria italiana in una nota ha ribadito la sua posizione. Pur confermando la volontà di arrivare a un accordo per il rinnovo del contratto, ha sottolineato come nello scenario attuale aumenti del costo del lavoro “non sono sostenibili” per il settore. Ma per i sindacati il vero obiettivo dell’Abi sarebbe quello di smantellare il contratto nazionale di categoria e le tutele vigenti, sostituendolo con contrattazioni aziendali. Ipotesi da scongiurare perchè, ha spiegato la Camusso, “uno dei grandi problemi dei lavoratori italiani è l’eguaglianza dei diritti collettivi e la frantumazione aziendale non è la risposta”. “Se c’è qualche gruppo che sta lavorando per far saltare il contratto nazionale troverà un contrasto ancora più netto di quello realizzato oggi”, ha assicurato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Più diretto Sileoni, che ha puntato il dito contro UniCredit: “Spinge per avere un proprio contratto aziendale di gruppo”, ha dichiarato, “facciamo nomi e cognomi di chi vuole creare un precedente – ha spiegato – perché se passa il principio che il contratto nazionale non vale più niente questo accadrà anche per altre categorie”. Int

MF – MILANO FINANZA NEWS Venerdì 30 gennaio 2015

Tra Abi e sindacati è ancora muro contro muro

di Francesca Gerosa

L’adesione allo sciopero nazionale dei bancari è stata altissima, oltre il 90%, e sono rimasti chiusi il 95% degli sportelli. I bancari hanno incrociato le braccia contro la decisione unilaterale dell’Abi di disdettare e disapplicare i contratti collettivi di lavoro, a partire da aprile. “La sensazione è che l’Abi non esista”, ha indicato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, illustrando le ragioni dello sciopero. 

Diversi istituti di credito, secondo il sindacalista, puntano ad avere singoli contratti aziendali per i lavoratori: Unicredit , ha citato a titolo d’esempio, spinge per avere un contratto aziendale di gruppo. Non è indispensabile che lasci l’Abi, sulla falsariga di quanto fatto da UnipolSai  con Ania, “ma è chiaro che ci stanno provando e questo lo sappiamo con certezza. Facciamo nome e cognome di chi vuole creare un precedente perché, se passa il principio che il contratto nazionale non vale niente, questo accadrà anche per altre categorie”.

Se dunque l’Associazione delle banche non cambierà la sua posizione sul contratto nazionale, i lavoratori del settore bancario sono pronti a continuare la mobilitazione e gli scioperi, ha prospettato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, presente al corteo di 10mila lavoratori del settore a Milano. Il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, ha addirittura minacciato entro due settimane una “mobilitazione più dura, un nuovo pacchetto di scioperi, in tutti i gruppi, in tutti i territori e in tutto il Paese”.

La Camusso è pronta a coinvolgere il governo per difendere il contratto nazionale che l’Abi ha voluto disdettare e il senso dei lavoratori bancari italiani che pensano di dover essere al servizio del Paese e non della finanza. “Basta un numero per rendere evidente come nella crisi ci sia chi ha continuato ad arricchirsi e chi a impoverirsi”, ha proseguito il leader della Cgil, citando il presidente della Bce che guadagna seicentomila euro l’anno, mentre i banchieri italiani 3,7 milioni. Bastano queste cifre “per capire come si sia scelto di arricchire pochi e lasciare in difficoltà una categoria molto importante perché da lì dovrebbe passare parte della spinta agli investimenti per la ripartenza del Paese”.

Ora la speranza, grazie all’elevata adesione allo sciopero, è che l’Abi “non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo con i sindacati”, ha aggiunto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, “nell’interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell’intero sistema produttivo del Paese”. D’altra parte per Annamaria Furlan la decisione di disdettare il contratto di lavoro è stata “davvero sbagliata” in una fase in cui occorre il massimo senso di responsabilità per trovare soluzioni condivise sui problemi del lavoro. 

“Non si riforma il sistema bancario”, ha sottolineato ancora la Furlan, “tagliando il costo del lavoro o riducendo ancora di più il personale senza un progetto vero di riforma del sistema bancario capace di riattivare un circuito virtuoso tra la finanza, la raccolta dei risparmi e l’economia reale del Paese”. Le scelte positive della Bce a livello europeo possono favorire lo sviluppo e nuovi investimenti in tutti i segmenti produttivi.

Tuttavia, molto dipenderà proprio dalla capacità delle banche italiane di “non chiudersi nel recinto dei profitti e dei dividendi”, ma di saper intercettare i reali bisogno del territorio, delle piccole e medie imprese, delle famiglie, dei giovani imprenditori che vogliono investire in innovazione e ricerca. “Per questo abbiamo difeso e continueremo a difendere anche il modello delle banche popolari e cooperative. Il decreto del governo”, ha aggiunto, “è proprio sbagliato. Uno dei fattori scatenanti della crisi economica è stato proprio il modello di governance oligarchica delle banche fondata sul legame a doppia mandata tra azionisti e top management. Un patto che purtroppo ha avuto un ruolo decisivo nello sviluppo della finanza predatoria, sino alla sua esplosione nella crisi finanziaria”.

Anche per la Camusso il decreto del governo che impone la trasformazione delle grandi banche popolari in società per azioni deve essere cambiato “per il bene del Paese”. Peraltro, ha detto di essere molto perplessa sul fatto che lo strumento del decreto sia legittimo in questo caso. Posizioni critiche sono state espresse nei giorni scorsi anche dal mondo della politica oltre che dalle stesse banche popolari, raccolte nell’associazione Assopopolari che sta studiando alcune contromosse.

L’Abi comunque non ci sta. Ha ribadito che “ulteriori aumenti del costo del lavoro non sono sostenibili per il settore”. Le prospettive del settore restano infatti legate alle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative in cui si trovano a operare le banche in Italia e questo scenario impone come obiettivo principale la stabilità. Per l’Associazione in un quadro congiunturale e prospettico ancora fragile, caratterizzato da una grave caduta di redditività, e di fronte a significativi cambiamenti normativi e di supervisione internazionale che hanno richiesto e richiederanno ulteriori sforzi di patrimonializzazione, il mondo del credito ha bisogno di un nuovo modo di “fare banca”.

E lo potrà fare intervenendo, in termini di razionalizzazione e semplificazione, sulle strutture centrali, i processi produttivi, organizzativi, distributivi e le dinamiche dei costi per recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti dei principali concorrenti europei. In questa situazione di forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, non sono quindi sostenibili.

“Il ritorno a livelli di redditività coerenti con la sostenibilità del modello di banca commerciale è essenziale per consentire al settore bancario di continuare a sostenere le imprese e le famiglie, anche con iniziative straordinarie quali le moratorie che dal 2009 a oggi hanno contribuito ad alleviare i pesanti effetti della crisi economica”, ha spiegato l’Abi, rimarcando l’intenzione di arrivare a un rinnovo del contratto collettivo nazionale che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione.

A questo mira la tempistica che, fissando la data del 31 marzo di quest’anno, indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto, “non giustificandosi più un confronto eccessivamente prolungato a ogni costo”. Il braccio di ferro tra Abi e sindacati è quindi destinato a continuare.

MF – MILANO FINANZA NEWS Venerdì 30 gennaio 2015

Sciopero bancari: oggi il 95% degli sportelli chiusi. Accuse all’Abi

(AGI) – Milano, 30 gen. – L’adesione allo sciopero dei lavoratori bancari, proclamato da tutte le sigle sindacali per protestare contro la disdetta del contratto nazionale annunciata dall’Abi, e’ stata pari al 90% e il 95% degli sportelli sul territorio nazionale sono rimasti chiusi. Sono i dati forniti dalla Fabi il cui segretario generale, Lando Sileoni, era in piazza a Milano insieme al leader della Cgil Susanna Camusso. Sono venticinquemila i bancari che hanno manifestato nelle piazze, secondo il principale sindacato di categoria. “L’Abi – afferma Sileoni – si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani. Manca una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no, attuata fino a oggi, produrra’ nuovi scioperi e nuove manifestazioni se entro due settimane banche non cambieranno radicalmente.

IL GAZZETTINO venerdì 30 gennaio 2015, 14:53 

Banche, oggi sciopero: sportelli chiusi, 30mila in piazza

Bancari con le braccia incrociate per uno sciopero nazionale che oggi ha provocato la chiusura di molti sportelli in tutta Italia. 

La protesta, proclamata dai maggiori sindacati dei bancari, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl, Fabi, Uilca, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin, è stato indetta per protestare contro l’Abi (L’Associazione bancaria italiana) sul mancato rinnovo (e la disdetta) del contratto collettivo dal prossimo mese di aprile.

Secondo le prime stime gli scioperanti che hanno aderito alle manifestazioni per il rinnovo del contratto dei bancari sarebbero circa 30 mila. È quanto riferiscono alcuni organizzatori dei sindacati ricordando che solo su Milano in piazza sono scese oltre 7 mila persone. Le altre città che aderiscono alla protesta sono Roma, Palermo e Ravenna, quest’ultima città di provenienza dell’attuale presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.

Secondo il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, si tratta di un “grande successo” che “dimostra, ancora una volta, che il disegno dell’Abi di destrutturare il contratto è fallito”. “La percentuale di adesione che sfiora il 90%, superiore allo scorso sciopero del 31 ottobre 2013, e il numero elevato di filiali chiuse – aggiunge Masi – dimostrano che Abi deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione”.

«La data del 31 marzo indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto, non giustificandosi più un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo», afferma l’Abi nel giorno dello sciopero, sottolineando «nuovamente la volontà di arrivare ad un rinnovo» del contratto «che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione».

IL MESSAGGERO.IT venerdì 30 Gen 2015 11:19 –

Banche, oggi sciopero: sportelli chiusi, 30mila in piazza – Immagine Banche, oggi sciopero: sportelli chiusi, 30mila in piazza 

Bancari con le braccia incrociate per uno sciopero nazionale che oggi ha provocato la chiusura di molti sportelli in tutta Italia. 

La protesta, proclamata dai maggiori sindacati dei bancari, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl, Fabi, Uilca, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin, è stato indetta per protestare contro l’Abi (L’Associazione bancaria italiana) sul mancato rinnovo (e la disdetta) del contratto collettivo dal prossimo mese di aprile.

Secondo le prime stime gli scioperanti che hanno aderito alle manifestazioni per il rinnovo del contratto dei bancari sarebbero circa 30 mila. È quanto riferiscono alcuni organizzatori dei sindacati ricordando che solo su Milano in piazza sono scese oltre 7 mila persone. Le altre città che aderiscono alla protesta sono Roma, Palermo e Ravenna, quest’ultima città di provenienza dell’attuale presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.

Secondo il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, si tratta di un “grande successo” che “dimostra, ancora una volta, che il disegno dell’Abi di destrutturare il contratto è fallito”. “La percentuale di adesione che sfiora il 90%, superiore allo scorso sciopero del 31 ottobre 2013, e il numero elevato di filiali chiuse – aggiunge Masi – dimostrano che Abi deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione”.

«La data del 31 marzo indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto, non giustificandosi più un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo», afferma l’Abi nel giorno dello sciopero, sottolineando «nuovamente la volontà di arrivare ad un rinnovo» del contratto «che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione».

LA REPUBBLICA.TV venerdì 30 gennaio 2015

Sciopero bancari, Fabi: “Persi in 15 anni 68mila posti di lavoro”

In centinaia i bancari da tutta la Lombardia si sono radunati a Milano davanti alla sede dell’Abi per lo sciopero della categoria: “Non siamo dei privilegiati, i bancari non sono i banchieri – ha dichiarato Lando Sileoni, segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani – oggi scioperiamo anche per difendere gli altri lavoratori che difendono i contratti nazionali”

 (di Francesco Gilioli e Silvia Valenti)

VICENZA PIU’ Venerdì 30 gennaio 2015 16:31

Sciopero dei bancari, Xausa (Fabi): vanno smontati privilegi dei banchieri – Giuliano Xausa, Segretario Nazionale Fabi, il sindacato maggiormente rappresentativo nel settore del credito racconta la giornata di sciopero del 30 gennaio dei bancari veneti

Emma Reda 

Oltre un migliaio di bancari Veneti sono scesi in piazza oggi a Ravenna, dove si è tenuta una delle quattro manifestazioni organizzate in tutta Italia, per rivendicare il diritto di un Contratto nazionale. Contratto improvvidamente disdettato da ABI. Mentre i dati dello sciopero evidenziano un’adesione della quasi totalità dei lavoratori.  

Siamo stati costretti a scendere in piazza non per avere dei privilegi, casomai per dichiarare con forza che vanno smontati quelli dei banchieri, ma per avere un Contratto che garantisca e tuteli l’Occupazione, che mantenga il potere d’acquisto delle retribuzioni, che privilegi l’area contrattuale e la formazione, e che sostenga un nuovo modello di banca più vicino alle famiglie e alle piccole imprese. 

Secondo il sindacato, ABI, da parte sua, rifiuta il dialogo e mira a promuovere contratti aziendali che creerebbero bancari di serie A e bancari di serie B, sempre più legati a politiche di reddito e lontani dalle esigenze della clientela.

Diciamo No alla destrutturazione del Contratto Nazionale. Abbiamo anche lanciato un appello come Segreterie Nazionali al Presidente Renzi e ai presidenti di ABI e Federcasse perché vengano riviste al più presto le inaccettabili pregiudiziali di controparte che impediscono il negoziato. 

Solo pensare di affrontare eventuali problematiche legate al recentissimo decreto sulle Banche Popolari delle quali ben tre su dieci hanno sede nel Veneto, problematiche legate a probabile sovracapacità produttiva, mobilità o integrazione tra banche, senza un Contratto Nazionale sarebbe pura follia.

Sì 24.it venerdì 30 gennaio 2015

Sciopero dei bancari, adesione al 90% – L’Abi: “Costi del lavoro insostenibili”

di Redazione. Categoria: Cronaca, Economia

Sportelli chiusi in tutta Italia per sciopero e bancari in piazza per le manifestazioni di protesta organizzate in tutta Italia. È il giorno dello sciopero generale indetto dai sindacati confederali di categoria per chiedere il rinnovo del contratto nazionale e per protestare contro la disdetta dei contratti collettivi decisa unilateralmente dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, a partire dal primo aprile.

L’astensione al lavoro riguarda i 309mila dipendenti delle aziende del credito, compresi apprendisti e lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Cortei con i comizi dei leader sindacali sono stati organizzati a Milano, Roma, Palermo e Ravenna.

L’adesione allo sciopero sarebbe del 90%, secondo Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. ”Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi’, ha detto il leader della Cgil Susanna Camusso.

Secondo le prime stime gli scioperanti che hanno aderito alle manifestazioni per il rinnovo del contratto dei bancari sarebbero circa 30 mila. Lo riferiscono alcuni organizzatori dei sindacati ricordando che solo su Milano in piazza sono scese oltre 7 mila persone. Le altre città che aderiscono alla protesta sono Roma, Palermo e Ravenna, quest’ultima città di provenienza dell’attuale presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.

In una nota, l’Abi ha spiegato che i costi del lavoro sono diventati insostenibili, a causa di un quadro congiunturale fragile, con un calo della redditività e con le nuove norme che richiedono nuovi sforzi di patrimonializzazione. Pertanto, l’Abi sottolinea la volontà di arrivare a un rinnovo del contratto nazionale che concili un recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e tutela dei salari dall’inflazione. L’associazione ha fissato il termine del 31 marzo per arrivare a un accordo coi sindacati.

Ad allarmare i sindacati, ci sono anche gli effetti del decreto di riforma delle banche popolari che, secondo Assopopolari, determinerà’ tagli ai costi per il personale pari a oltre 1,5 miliardi di euro con una perdita di circa 20mila posti di lavoro, che si aggiungerebbero ai 40.000 già persi dal 2.000 a oggi, secondo i dati forniti da Fisac Cgil.

AGI 30 GEN 2015 15:12

Banche: Xausa (Fabi), ci aspettiamo riapertura trattative

 (AGI) – Ravenna, 30 gen. – “Ci aspettiamo che adesso si riaprano le trattative e che si possa iniziare a trattare seriamente con la controparte”: cosi’ il segretario nazionale Fabi Giuliano Xausa, al termine della manifestazione dei bancari che ha radunato in mattinata a Ravenna, in piazza del Popolo, oltre 5000 persone secondo le stime del sindacato. La manifestazione raccoglieva i bancari di quattro regione, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria. “La manifestazione e’ andata bene, la piazza era piena, direi che soprattutto davanti a Patuelli ci siamo fatti sentire….- ha commentato Xausa, riferendosi al passaggio del corteo davanti alla Cassa di Risparmio di Ravenna – vogliamo il nostro contratto, abbiamo bisogno di recuperarlo per forza per questa categoria e per tutti i lavoratori”. (AGI) Ari

GUIDA SICILIA venerdì 30 gennaio 2015

Banche: Sileoni (Fabi), Unicredit spinge per contratto aziendale di gruppo 

“Noi abbiamo la sensazione che l’Abi non esista”. Uno dei piu’ grandi gruppi bancari italiani, Unicredit, “spinge per avere il proprio contratto aziendale di gruppo”. Lo dice Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, a margine del corteo dei bancari che si stanno concentrando davanti alla sede dell’Abi. Il fatto che Unicredit stia spingendo in quella direzione, non comporta necessariamente che lascera’ l’Abi, “ma e’ chiaro che ci stanno provando. Questo lo sappiamo con certezza. Facciamo nome e cognome di chi vuole creare un precedente, perche’ se passa il principio che il contratto nazionale non vale piu’ niente, questo accadra’ anche per altre categorie”, aggiunge citando il precedente di Unipol Sai che ha lasciato l’Ania. – 

ADNKRONOS venerdì 30 gennaio 2015

Bancari protestano per contratto, Camusso: “Abi cambi o nuovi scioperi”

Con la crisi i banchieri hanno continuato ad “arricchirsi”, lasciando “in difficolta’” i bancari, in lotta per rinnovare il contratto di lavoro. Con questo leit motiv si svolge a Milano e in altre tre grandi città italiane (Palermo, Roma e Ravenna) il corteo dei bancari oggi in sciopero per il rinnovo del contratto nazionale. Le parole del segretario della Cgil Susanna Camusso si uniscono a quelle del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui l’adesione allo sciopero dei bancari per il rinnovo del contratto nazionale “e’ altissima, attorno al 90%”. (Foto – Video)

La posizione del segretario della Cgil, mentre sfila per le vie di Milano, è netta: “Se l’Abi non cambia linea” sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari ”continueremo gli scioperi”. Nel capoluogo lombardo i manifestanti sono alcune migliaia e hanno marciato sulle note dei 99 Posse e dei Fratelli di Soledad. Molte le bandiere dei sindacati, dalla Fisac Cgil, alla Fabi e alla Uilca.

L’hashtag della manifestazione dei bancari di oggi, a distanza di 15 mesi dall’ultimo sciopero del settore, è #sonobancario. Dal 1 gennaio 2015 sono circa 309mila i dipendenti delle banche italiane si trovano senza contratto nazionale: le sigle sono sul piede di guerra dopo la decisione dell’associazione delle banche (Abi) “di dare disdetta unilaterale e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal primo aprile di quest’anno”.

In questi mesi la trattativa si è arenata e, se non verrà trovato un accordo, “dal primo aprile – ha spiegato qualche giorno fa il segretario generale della Fisac Agostino Megale – seguirà la disapplicazione del contratto con la conseguenza che verranno a mancare le regole essenziali e si creerà una dimensione assimilabile al ‘fai da te'”.

TRADERLINK Venerdì 30/01/2015 15:01

Bancari in ripiegamento nel pomeriggio

Al contrario guadagnano terreno Bpm (+2,23%), Banco Popolare (+1,51%), FinecoBank (+0,55%), mentre resta sotto il riferimento Mediobanca (-0,19%). E’ intonato negativamente tutto il comparto bancario europeo, con l’Euro Stxx Banks in calo dello 0,54 per cento. Diverse tensioni percorrono i mercati finanziari, a partire da quelle con matrice in Russia e in Ucraina.

La *Banca centrale della Russia *ha abbassato il tasso d’interesse dal 17 al 15% causando un’ulteriore svalutazione del rublo. Secondo l’istituto il rallentamento dell’economia russa sta comprimendo l’inflazione e quindi consente un annullamento della decisione dello scorso 15 dicembre (quando appunto il tasso d’interesse fu portato al 17%).

Secondo la Banca centrale russa l’inflazione sarà inferiore al 10% questo gennaio. 

La Russia è inoltre collegata in questi giorni a un altro scottante dossier europeo, quello delle difficili trattative tra Atene e Bruxelles. Il nuovo primo ministro greco Alexis Tsipras ha infatti rotto il fronte europeo a favore di nuove sanzioni contro la Russia, dicendosi contrario nonostante l’escalation delle violenze recenti in Ucraina.

Nel caso delle banche italiane non mancano però anche le tensioni interne. Oggi lo *sciopero generale *dei bancari sul nuovo contratto avrebbe raccolto più del 90% delle adesioni ottenendo la chiusura del 95% degli sportelli (stime del sindacato bancario Fabi). Il leader della Cgil Susanna Camusso ha approfittato dell’occasione epr chiedere un cambiamento del decreto governativo che impone alle prime dieci banche popolari italiani la trasformazione in società per azioni.

Chi invece ha difeso il nuovo decreto del governo è stato Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo che parla di “intervento di grande portata” e non vede nell’intervento un attacco al modello popolare.  (GD) Autore: Financial Trend Analysis Fonte: News Trend Online

ANSA Venerdì 30 gennaio 201515:21News

Banche: Fabi, adesione sciopero 90% – Sileoni, la politica del no produrrà nuove astensioni dal lavoro

Redazione ANSAMILANO

 (ANSA) – MILANO, 30 GEN – Lo sciopero dei lavoratori bancari contro la disdetta del contratto nazionale ha avuto un’adesione pari al 90%, con il 95% degli sportelli chiusi. Lo afferma la Federazione autonoma bancari italiana (Fabi), con il suo segretario Lando Maria Sileoni che commenta: “L’Abi si comporta come Ponzio Pilato, non affronta i problemi e se ne lava le mani: la politica del no produrrà nuovi scioperi se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”, conclude Sileoni.

CONTROLACRISI.com 30 gennaio 2015

Sciopero dei bancari, riescono in pieno la protesta e le mobilitazioni. Solidarietà Prc 

Banche chiuse e sportelli serrati, con un’adesione allo sciopero superiore alle attese, con un dato che va oltre il 90%, ben oltre il dato registrato nello sciopero del 31 ottobre del 2013. L’azione di sciopero promossa per oggi da Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin dietro le parole ‘#sonobancario al servizio del paese’ contro la disdetta unilaterale del contratto da parte di Abi e per il diritto al rinnovo ha colpito nel segno. Molto partecipate anche le quattro manifestazioni: dalle stime del sindacato emerge che “erano presenti in piazza a Milano circa 10 mila manifestanti, 6 mila a Ravenna, circa 3 mila a Roma e oltre 2 mila a Palermo. Piazze strapiene con una presenza complessiva di oltre 20 mila lavoratrici e lavoratori bancari”, fa sapere la Fisac.

Nel corso del suo intervento dal palco di Ravenna, il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, ha sostenuto, in merito alle misure messe in campo dalla Bce, che “per sostenere questo percorso di crescita sara’ indispensabile sostenere i consumi, aiutando i redditi attraverso il rinnovo dei contratti, ma anche rilanciando gli investimenti”. Da qui l’invito alle banche “a mettersi al servizio del Paese. Se davvero, infatti, come ha sostenuto Abi pochi giorni fa, che queste misure rappresenterebbero un argine alla crisi, le banche dovrebbero smetterla di attaccare il contratto nazionale di lavoro: il contratto e’ la dignita’ del lavoro, bisogna smetterla di aggredirlo”. Per il leader dei bancari della Cgil “la dignita’ del lavoro e’ fondata sul contratto nazionale, per questo – avvisa – se c’e’ qualche gruppo che sta lavorando per far saltare il contratto nazionale, trovera’ un contrasto ancora piu’ netto di quello realizzato oggi, perche’ il contratto non solo lo vogliamo difendere ma lo vogliamo rinnovare”.

Quanto invece al tema delle diseguaglianze tra banchieri e bancari, Megale ha risposto all’appunto fatto dall’associazione bancaria dei giorni scorsi: “Quei dati riguardavano i primi cinque grandi gruppi ma – ha aggiunto – voglio riconfermare con forza che la forbice delle diseguaglianze e’ troppo grande. Un dato che dimostra come non possano i banchieri non voler rinnovare, e anzi disdire, il contratto, con i salari dei bancari fermi al 2000 e i loro compensi cresciuti in questi anni esponenzialmente”. Ecco perche’, ha continuato, “se nelle prossime due settimane Abi non cambia, unitariamente proclameremo

un ulteriore sciopero della categoria con la mobilitazione in tutti i gruppi e in tutti i territori”. 

Nei giorni scorsi, la Fisac Cgil ha scritto una lettera aperta al Presidente del consiglio Renzi e all’Abi per sottolineare contrarieta’ al decreto sulle Popolari da trasformare in Spa. Sullo sciopero è intervenuto anche il segretario del Prc Paolo Ferrero con la seguente dichiarazione. 

«Bene lo sciopero dei bancari che si è svolto oggi, con una massiccia adesione, in tutta Italia. Stiamo coi bancari e contro i banchieri: è infatti intollerabile che proprio in un settore in cui ci sono così tanti speculatori e persone che vengono liquidate a suon di centinaia di migliaia di euro, ci siano lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto nazionale. La nostra solidarietà ai bancari scesi in piazza oggi in tutto il Paese». 

REUTERS.com venerdì 30 gennaio 2015 14:29

Banche, per sindacati 90% adesioni a sciopero, pronti a proseguire

MILANO (Reuters) – Lo sciopero dei bancari proclamato per oggi per il rinnovo del contratto ha registrato una adesione vicina al 90%, secondo i sindacati, con una partecipazione di piazza nelle città di Milano, Palermo, Roma e Ravenna di 30.000 persone.

“La percentuale di adesione che sfiora il 90%, superiore allo scorso sciopero del 31 ottobre 2013, e il numero elevato di filiali chiuse, dimostrano che Abi deve tornare al tavolo delle trattative togliendo le pregiudiziali su eliminazione scatti, ricalcolo Tfr, area contrattuale, inquadramenti e aumenti salariali legati all’inflazione”, annuncia in una nota il segretario generale della Uilca Massimo Masi.

La stessa stima è stata diffusa anche dal Fabi, il primo sindacato di categoria.

Lo scorso 25 novembre i sindacati hanno rotto la trattativa per il rinnovo del contratto a seguito della volontà dell’Abi di cancellare dal contratto gli incrementi automatici del salario, previsti con gli scatti di anzianità e con le voci di calcolo del Tfr, di non concedere il recupero dell’inflazione e dare maggiore peso alla contrattazione aziendale di secondo livello.

L’Associazione delle banche ha deciso di disdettare il contratto al 31 dicembre ma si è detta disponibile a trattare fino al 31 marzo 2015.

Anche stamani l’Abi ha ribadito le sue ragioni riconducendole al quadro congiunturale fragile e ai cambiamenti normativi che richiedono alle banche ulteriori sforzi di patrimonializzazione incompatibili con “ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, che non sono sostenibili per il settore”.

MINACCIA NUOVI SCIOPERI, RISCHIO ACCORDI AZIENDALI 

Nel corso della manifestazione a Milano il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha affermato che i lavoratori del settore bancario sono pronti a proseguire con la mobilitazione e gli scioperi se l’Abi non cambierà la propria posizione sul contratto.   Continua…

Inoltre, chiamando all’unità dei sindacati, ha detto che “se l’Abi continua con questo atteggiamento bisognerà decidere come coinvolgere il governo e noi di Cgil, Cisl e Uil lo faremo”.

Nel corso della manifestazione il segretario generale della Fabi Lando Sileoni ha inoltre sottolineato il rischio che alcuni gruppi bancari possano chiudere accordi aziendali in sostituzione dei contratti nazionali. 

“Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista. Unicredit spinge per avere un contratto aziendale di gruppo”, ha detto il sindacalista.  (Andrea Mandalà)

da RADIOCOR via BORSA ITALIANA 30/01/2015 – 16:38

Banche: Sileoni (Fabi), ‘Abi come Ponzio Pilato, se ne lava le mani’

‘Nuovi scioperi se non cambia radicalmente atteggiamento’ (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 30 gen – “Lo sciopero generale dei lavoratori del credito di oggi e’ stato un enorme successo, sia in termini di consenso, sia in termini di efficacia. Ha scioperato oltre il 90% della categoria e oltre il 95% degli sportelli e’ rimasto chiuso”. Lo ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, principale sindacato dei bancari. “L’Abi si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani. Manca – ha aggiunto Sileoni – una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no, attuata fino a oggi, produrra’ nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”, ha concluso il leader Fabi. com-red

VITERBO NEWS24 30 GENNAIO 2015 18:02

Lando Sileoni in piazza a Milano – Il segretario generale Fabi ha sfilato accanto alla Camusso 

VITERBO – Oltre diecimila persone hanno partecipato alla manifestazione a piazza della Scala, Milano, nell’ambito dello sciopero generale unitario che ha visto chiusi gli sportelli bancari e i lavoratori in strada a protestare.

Obiettivo il rinnovo del contratto collettivo di lavoro, in aperta contestazione con la scelta dell’Associazione bancaria italiana di disdire i contratti collettivi a partire dal 1 aprile 2015.

In tanti hanno protestato non solo a Milano, ma anche a Ravenna, Roma e Palermo. In Piemonte, accanto alla leader Cgil Susanna Camusso, c’era anche il viterbese Lando Sileoni, segretario generale del sindacato Fabi. 

Nel mirino delle critiche, l’incapacità dei banchieri di ritrovare un rapporto di fiducia con i cittadini, soprattutto quelli nella fascia più giovane, e affrontare in maniera efficace il difficile contesto economico.

TISCALI ECONOMIA 30 gennaio 2015

Protesta dei bancari. Camusso: ancora scioperi se Abi non cambia idea. Sulla stessa linea Barbagallo 

‘Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi”. Così il leader della Cgil Susanna Camusso a Milano durante la manifestazione per lo sciopero dei bancari che chiedono il rinnovo del contratto nazionale. ”Le categorie ci hanno ragionato e discusso, lo diremo oggi in tutte le piazze’ ha aggiunto la leader sindacale. 

Barbagallo, lotte crescenti se Abi non fa contratti – Se l’Associazione dei Bancari Italiani non vorrà fare contratti nel settore “le promettiamo lotte crescenti” ha a sua volta annunciato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, a margine dell’assemblea della Uil Emilia Romagna. “Oggi c’è lo sciopero generale dei bancari – ha osservato -: e l’Abi si deve mettere in testa che i contratti bisogna farli e – ha concluso – se non vorrà farli le promettiamo lotte crescenti”.

Fabi: con sciopero sportelli chiusi in tutta Italia – Sportelli chiusi in tutta Italia e adesione allo sciopero al 90%. A fornire i primi numeri sullo sciopero dei bancari per il rinnovo del contratto nazionale è il segretario nazionale della Fabi, Lando Sileoni, che ha manifestato a Milano al fianco del leader della Cgil Susanna Camusso. ”In piazza della Scala ci saranno 7 mila persone, sono partiti circa 130 pullman”, ha detto il sindacalista. ”Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista. Unicredit – ha detto il sindacalista – spinge per avere un contratto aziendale di gruppo”.

IL VELINO 30 gennaio 2015 16:31

Sciopero bancari, Fabi: Abi si comporta come Ponzio Pilato, non affronta i problemi 

Sciopero bancari, Fabi: Abi si comporta come Ponzio Pilato, non affronta i problemi 

Lo sciopero dei lavoratori bancari, proclamato oggi da tutte le organizzazioni sindacali di settore contro la disdetta del contratto nazionale, ha avuto un’adesione pari al 90% e il 95% degli sportelli chiusi. Contemporaneamente si sono svolte quattro grandi manifestazioni a Milano, Ravenna, Palermo e Roma, che hanno portato in piazza un totale di circa 25mila bancari. La piazza più gremita è stata quella di Milano, con un corteo che è partito alle 9 30 da via Olona, davanti alla sede ABI, per raggiungere intorno alle 12 piazza della Scala, dove il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, e il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso hanno tenuto un comizio, più volte interrotto da applausi. “Lo sciopero generale di oggi è stato un enorme successo, sia in termini di consenso, sia in termini di efficacia. Ha scioperato oltre il 90% della categoria e oltre il 95% degli sportelli è rimasto chiuso”, ha dichiarato Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, principale sindacato di categoria. “L’Abi si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani Manca una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”.

PUGLIA TV venerdì 30 gennaio 2015, 14:53 

Sciopero bancari: presidio in Piazza Vittoria

Le Organizzazioni Sindacali Territoriali di Brindisi hanno realizzato un Presidio in Piazza Vittoria a Brindisi per sensibilizzare la cittadinanza sullo sciopero dei bancari che non coinvolge solo gli addetti ai lavori, ma tutto il territorio. I Banchieri, infatti, vogliono solo tagliare i costi, in questo caso del personale, impoverendo i territori dell’importante funzione anche sociale dei bancari che lavorano per la crescita del territorio: per le famiglie e per le imprese. Con lo sciopero e le manifestazioni tenute su diverse piazze del Paese abbiamo riscontrato interesse da parte della cittadinanza la quale ha compreso non solo le motivazioni dei lavoratori bancari legate alla difesa del contratto di lavoro (disdettato dai banchieri) e del salario, ma anche per la difesa di un rapporto tra banca e Paese. A tal fine le organizzazioni hanno proposto un nuovo modello di banca per il Paese e la sua economia, soprattutto in questo momento difficile per tutte le famiglie e le imprese. Al presidio hanno partecipato molti lavoratori bancari , dimostrando di essere una categoria di lavoratori sensibile ai problemi che attanagliano il nostro Paese. I Bancari con questo sciopero hanno voluto rimarcare l’importanza del rinnovo del contratto nell’interesse collettivo del Paese. 

RADIOCOR 30-01-15 14:59:28

Banche: Sileoni (Fabi), ‘Abi come Ponzio Pilato, se ne lava le mani’

‘Nuovi scioperi se non cambia radicalmente atteggiamento’ (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 30 gen – “Lo sciopero generale dei lavoratori del credito di oggi e’ stato un enorme successo, sia in termini di consenso, sia in termini di efficacia. Ha scioperato oltre il 90% della categoria e oltre il 95% degli sportelli e’ rimasto chiuso”. Lo ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, principale sindacato dei bancari. “L’Abi si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani. Manca – ha aggiunto Sileoni – una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no, attuata fino a oggi, produrra’ nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”, ha concluso il leader Fabi. com-red

VARESENEWS NEWS 29 gennaio 2015

I bancari scendono in piazza: “Non siamo avidi banchieri”

Il sindacato del credito si ricompatta dopo la disdetta unilaterale del contratto da parte dell’Abi. In quindicimila protesteranno contro la decisione. «Si tratta di uno strappo storico, il bancario “debole” avrà conseguenze anche sulla clientela» 

I bancari vanno ai materassi, cioè alla guerra. Venerdì 30 gennaio almeno 15mila lavoratori del credito scenderanno in piazza a Milano, Roma, Ravenna e Palermo (#sonobancario) contro i banchieri e la decisione della loro associazione, l’Abi (Associazione bancaria italiana), di disdire unilateralmente il contratto collettivo nazionale a partire dal primo aprile. 

 Il primo effetto sortito dalla decisione di Antonio Patuelli, presidente di Abi, e soci è aver ricompattato il fronte sindacale, dopo la rottura dei tavoli di trattativa nel 2009. Il 30 gennaio 2015 sarà dunque ricordato come una giornata storica per il sindacato di settore di nuovo unito e senza defezioni. «Forse quando la Fisac Cgil rompeva i tavoli delle trattative qualche ragione ce l’aveva» dice con un pizzico di ironia Ludovico Reverberi.

 La lista delle sigle è lunga e comprende: Fabi, Fisac Cgil , Fiba Cisl, Uilca, Dircredito, Unisin, Sinfub e Ugl credito. Nonostante questo fronte sindacale unito, l’Abi non si smuove dalle sue posizioni e dall’alternativa stringente o l’occupazione o il salario, pur sapendo che le due questioni non sono per niente alternative. «È la prima volta nella storia che c’è una disdetta unilaterale» dice Mario Caspani (Unisin). Atteggiamento che Francesco Clerici (Fisac Cgil) non esita a definire «arrogante sia per il metodo che per le pregiudiziali poste al sindacato».

La disdetta unilaterale in effetti non lascia alcun margine di manovra al sindacato se non appunto la mobilitazione generale. Lo strappo storico dei banchieri, secondo Filippo Pinzone (Fiba Cisl), ha ragioni precise: «Avere mano libera su tutto, dalle cessioni dei rami d’azienda fino alle delocalizzazioni. Inoltre lasciare il bancario senza tutele vuol dire ricattarlo, soprattutto se costretto a vendere titoli tossici». «La tendenza – precisa Mario Pittarello (Uilca) – è esternalizzare più lavorazioni possibili, bloccare gli stipendi, tranne naturalmente quelli dei top manager spesso causa dei disastri finanziari».

«Il bancario povero e senza tutele», come lo definisce Alberto Mostacciuolo (Fabi), non può essere un elemento di garanzia per la clientela perché non garantisce alcuna professionalità. «Già oggi chi entra in banca – dice il sindacalista – ha il 20% in meno di stipendio. Con la disdetta del contratto la situazione è destinata a degenerare ulteriormente».

È chiaro che in questa partita delicatissima è venuta meno la fiducia nella controparte. Lo slogan scelto per la mobilitazione, “siamo bancari non avidi banchieri”, la dice lunga sulla distanza che c’è tra i due interlocutori. La difficoltà delle banche in questa fase è legata «alla scarsa marginalità, a una discutibile qualità del credito e anche a modelli obsoleti» spiega Alessandro Frontini (Fabi). E i rapporti consolidati sul territorio non sembrano in grado di invertire questa tendenza. «Ci sono gruppi bancari che nelle trattative con noi mostrano il volto buono e quando sono a Roma ci sparano contro» sottolinea Alberto Zonca (Uilca). 

 Il clima politico generale e il modello delle decisioni prese unilateralmente, così in voga in questa fase, non aiuta il confronto tra le parti. «I nostri segretari generali – spiega Rosalina Di Spirito (Fabi) – hanno scritto a Patuelli, al presidente di Federcasse e al Presidente del Consiglio per spiegare i motivi della nostra protesta. Tutelare la professionalità del bancario significa tutelare anche il cliente perché si introduce il concetto della priorità etica su tutto il resto. L’effetto della decisione dell’Abi sarà la disgregazione completa del mondo del credito e questo non farà bene nemmeno al Paese perché le banche hanno una funzione sociale».

«Il sindacato – conclude Pierpaolo Ferri (Fabi) – ha fatto delle proposte per far recuperare redditività alle banche a partire dalla riqualificazione del personale in assistenza alla clientela, ma l’Abi proprio non ci sente».  m.m.

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