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IL PIANO MPS E LA PROTESTA IN BPVI, LA FABI SULLA STAMPA

di Redazione
I giornali nazionali e locali riportano la posizione della FABI in merito alla presentazione del Piano industriale del Monte dei Paschi di Siena, con le dichiarazioni del leader Sileoni e del Segretario nazionale Casini. A Vicenza, la protesta davanti alla direzione della Banca Popolare.
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Corriere del Veneto Edizione di Venezia e Mestre 26/10/2016

«Riunioni, telefonate, email così i manager di PopVicenza ci obbligavano a vendere»

– Priante Andrea

VICENZA C’erano le telefonate. «Sempre più frequenti…». E le riunioni dei capiarea. «Tutti nella stessa sala, a sentirsi dire che le azioni andavano vendute». E qualche volta le indicazioni arrivavano via e-mail. «Ma capitava di rado, forse per non lasciare traccia. Quasi sempre l’ordine veniva impartito a voce…». Funzionava così, negli uffici della Banca Popolare di Vicenza. Le voci si accavallano, davanti all’ingresso della sede centrale dell’istituto di credito travolto da una crisi senza precedenti, trascinato a fondo da un sistema che, secondo la procura di Vicenza, si reggeva su irregolarità. Al centro delle indagini ci sono (soprattutto) le operazioni «baciate», cioè la concessione di finanziamenti destinati all’acquisto di azioni. Un meccanismo che per anni avrebbe consentito di «dopare» i conti della banca. Ma di chi era la colpa? La guardia di finanza ha messo nel mirino l’ex presidente Gianni Zonin e diversi componenti del vecchio Consiglio di amministrazione. Ma da mesi gli interrogatori si sono estesi anche ai funzionari di banca. C’è da capire chi abbia dato l’ordine di vendere le azioni e quanti, all’interno della Popolare, fossero a conoscenza del rischio che tale acquisto comportava. E con i 2omila soci che hanno perso tutto, il clima di caccia alle streghe ha finito per coinvolgere anche i dipendenti. «Ma noi eravamo l’ultimo anello della catena e agivamo sotto forti pressioni commerciali», racconta Gabriele Tambussi, 36 anni. Da otto anni lavora in una filiale BpVi di Pavia ed è rappresentante dell’Unisin, una delle sigle sindacali che ieri mattina hanno manifestato davanti alla sede centrale dell’istituto, a due passi dal centro storico di Vicenza. Un sit-in per chiedere chiarezza, dopo le indiscrezioni delle ultime settimane. I dubbi non riguardano soltanto l’ipotesi di una fusione con Veneto Banca, ma soprattutto il prossimo piano industriale con il rischio che gli eventuali esuberi si traducano in una parola che il settore bancario non ha mai neppure osato pronunciare: licenziamenti. Davanti agli uffici si sono quindi ritrovati i rappresentanti di Fabi, First-Cisl, Unisin e Fisac-Cgil, per chiedere «interventi forti da parte delle istituzioni: il settore deve fare sistema per evitare che la crisi delle banche generi conseguenze devastanti sull’intera economia italiana». Per i sindacati di settore, «i dipendenti non devono diventare il capro espiatorio di tutti i mali del Gruppo. Vicenza non farà da apripista a tentativi di tagli selvaggi e di risparmi a scapito dei lavoratori. Ora aspettiamo le decisioni del Cda (fissato per oggi, ndr.) e il piano industriale». Ma dietro a striscioni, bandiere e slogan (uno su tutti: «Siamo bancari e non banchieri»), ci sono le storie di chi ieri ha partecipato al presidio. Molti di loro sono anche soci, altri hanno convinto parenti e amici ad acquistare i titoli. «Dei 5.500 dipendenti della Popolare, 2.600 sono anche azionisti. E visto che non siamo masochisti, mi pare ovvio che agivamo in buona fede», spiega Arturo Albertini, pure lui dell’Unisin. È arrivato da Brescia, dove la BpVi acquistò decine di sportelli del Gruppo Ubi. «Anch’io sono tra quelli che ha comprato azioni e le ho proposte ad alcuni familiari. Sembrava un investimento sicuro, ci mettevo la faccia…». Albertini e i suoi colleghi lo ripetono allo sfinimento: solo i vertici conoscevano il vero stato in cui versava l’istituto di credito. «Ho 63 anni e sono bancario da 43: dieci come vicedirettore e diciannove da direttore. Si proponeva l’acquisto come investimento alternativo. C’era molta pressione, alcuni dirigenti e capi-area forse hanno spinto un po’ troppo…». Gino Parisotto, della Fisac Cgil, da 38 anni è in Popolare di Vicenza: «Ci sentiamo traditi dal vecchio management. Provo rabbia perché qualcuno sta tentando di farci passare come i principali responsabili di quanto accaduto, scaricando le responsabilità sui dipendenti. Si lavora in un clima di sospetti e accuse…». I sindacalisti raccontano di bancari minacciati dai clienti o insultati per la strada. «E sempre peggio. Ma noi credevamo nella Popolare e agivamo sulla base di direttive: ci dicevano che la banca doveva crescere, aumentare la propria base…», ricorda Helga Boscato, rappresentante Fabi, da 23 anni in BpVi. «C’erano grandi pressioni – rincara Mauro Turatello (Fabi) – arrivavano perfino alle minacce: o vendete o sarete trasferiti. Ma a rassicurarci era anche il fatto che la Banca d’Italia e la Consob avevano sempre portato a termine le loro ispezioni senza trovare nulla di irregolare». La voce del presidio vuole servire da monito all’attuale management della Banca: «Noi non siamo complici, ma vittime». ***

Corriere della Sera 26/10/2016

Aumento Mps entro l’anno, giù in Borsa – F. Mas.

«Abbiamo dormito poco in questi ultimi giorno, si lascia scappare Marco Morelli, amministratore delegato di Mps in conferenza stampa. In effetti il board ha lavorato fino a tarda notte lunedì per approvare piano industriale e rafforzamento patrimoniale in modo da poter terminare il salvataggio da 5 miliardi di euro entro l’anno, se non ci saranno turbolenze sui mercati legati a un eventuale «no» al referendum del 4 dicembre, tali da far saltare il consorzio di garanzia. Su Siena il mercato è sempre in agitazione: ieri il titolo ha oscillato dal 20% della mattina al -15% della chiusura a 0,30 euro, dopo il l00% dell’ultima settimana. Ai nuovi azionisti e ai detentori di bond subordinati verrà offerto una banca nuova, ripulita dai crediti in sofferenza (npl). Sarà un Mps che farà credito affidandosi sempre di più ai sistemi automatizzati, per evitare i prestiti «di favore» che hanno portato alle enormi perdite di questi anni. E che amplierà l’approccio internet grazie all’esperienza maturata in soli 18 mesi dalla neonata banca online del gruppo, Widiba. L’obiettivo economico è di 41 miliardi di utili al 2019 con redditività all’11%. Per riuscirci Morelli taglierà 500 filiali (dalle attuali 2000) e 2.600 dipendenti utilizzando 550 milioni del Fondo di solidarietà. Previste anche 300 assunzioni, e questo ha spinto i leader sindacali Lando Sileoni (Fabi), Massimo Masi (Uilca) e Giulio Romani (First Cisl) a dare fiducia a Morelli. Il ceo dovrà adesso affrontare la partita finanziaria, insieme con il nuovo cfo Francesco Mele. L’iter per la cessione dei 27,7 miliardi di npl è già partito, e questo si riflette nella trimestrale chiusa con 849 milioni di perdite dopo 750 milioni di rettifiche. Ma perché la cartolarizzazione abbia successo serve che ci sia la copertura, cioè i 5 miliardi di nuovo patrimonio. Nel suo roadshow organizzato dalle banche Jp Morgan e Mediobanca Morelli volerà anche nel Golfo per incontrare i fondi sovrani di Qatar, Kuwait e Abu Dhabi, potenziali soci stabili contattati da Jp Morgan. II manager • II consigliere delegato del Monte dei Paschi di Siena, Marco Morelli, da circa un mese al vertice dell’istituto Primo appuntamento ufficiale: l’assemblea del 24 novembre. Da lì partirà la conversione volontaria dei 5 miliardi di bond subordinati, anche in mano ai risparmiatori; sulla base di quanto recuperato tra conversione e anchor investor si fisserà l’aumento di capitale vero e proprio, verosimilmente senza diritto di opzione. Sul piano alternativo di Corrado Passera, Morelli ieri è stato generico: «Massima apertura a considerare chiunque possa dare un contributo». Ma l’impianto generale resta quello di luglio, approvato dalla Bce. Ieri un appoggio è venuto dal ministro dell’Economia: il piano «è importante». Per Pier Carlo Padoan, che a Politics è tomato sull’uscita dell’ex ceo Fabrizio Viola, «è chiaro che un azionista importante come il Tesoro debba avere, come avuto, rapporti con il top management della banca. Ci siamo sentiti con il dottor Viola e valutato cosa fosse meglio per la banca. Francamente sentire parlare di accuse mi sembra ridicolo». • II consiglio di amministrazione ha approvato l’aumento di capitale F. Mas.

 

Corriere Fiorentino 26/10/2016

Il piano per il Monte: in tre anni 2.600 uscite e 500 filiali in meno – Monte, 2.600 esuberi in tre anni E 500 filiali in meno in tutta Italia – Ognibene Silvia

SIENA II nuovo piano industriale del Monte dei Paschi passa dalla chiusura di 500 filiali (su 2000) e dall’uscita di 2.600 lavoratori entro il 2019. Rocca Salimbeni si focalizzerà sull’attività bancaria per i clienti privati (puntando sui 4,7 milioni attuali) e sullo «small business». Il rilancio poggia quindi su una riduzione di organico di circa il lo per cento, comunicata ieri mattina ai sindacati prima che al mercato, incassando una reazione di apertura e spirito collaborativo. Il nuovo piano industriale «si focalizzerà su una maggiore efficienza mediante la riduzione di circa 2.600 dipendenti, lo spostamento sempre maggiore dei restanti alle attività commerciali e la chiusura di circa 500 filiali», ha spiegato la banca. In questo modo il costo del personale scenderà di circa il 9 per cento a 1,5 miliardi di euro nel 2019 da 1,6 miliardi di euro del 2016. Non si tratta di licenziamenti: la riduzione dei dipendenti avverrà mediante un turnover naturale e l’attivazione del fondo di solidarietà e sono previste 300 nuove assunzioni. I sindacati hanno mostrato fiducia verso il nuovo amministratore delegato, Marco Morelli, e la sua strategia: «Abbiamo espresso a Morelli la nostra disponibilità ad un confronto serrato e costruttivo che potrà essere avviato solo dopo la conclusione delle operazioni di aumento di capitale e la definitiva stesura del progetto di cartolarizzazione dei crediti deteriorati», spiega il segretario Uilca, Carlo Magni. Secondo la Fisac Cgil «non va sottovalutato l’apprezzamento per i 300 nuovi assunti, dopo anni in cui si è discusso solo di esuberi e di sacrifici». Alla riorganizzazione del personale, quindi, si metterà mano a partire dall’inizio del 2017, se tutto andrà come Morelli ha pianificato: aumento di capitale fino a 5 miliardi e de-consolidamento di oltre 27 miliardi di sofferenze entro l’anno. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso. Le uscite dovranno essere gestite attraverso prepensionamenti volontari e incentivati e la stessa semplificazione organizzativa del gruppo lascia ben sperare», ha aggiunto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Infatti, un altro dei pilastri sui quali si regge il piano, che punta ad un utile oltre il miliardo nel 2019, è la profonda revisione del modello organizzativo: semplificazione, con solo cinque responsabili di funzione che riportano direttamente all’Ad, e maggiore efficienza. L’organigramma di Mps prevede un «chiaro processo di assegnazione delle responsabilità, si sa con certezza chi fa cosa», ha spiegato Morelli illustrando il piano agli analisti. Mps avrà un nuovo modello organizzativo che «velocizza i processi decisionali e consente all’Ad di focalizzarsi sulla definizione delle strategie e sulla gestione dei rischi», ha aggiunto. L’assemblea degli azionisti, che dovrà nominare anche il nuovo presidente, è fissata per il 24 novembre, mentre «l’aumento potrebbe essere lanciato nei primi 7-8 giorni di dicembre». «Vediamo come va a finire, mi pare una situazione molto delicata», commenta il presidente della Regione, Enrico Rossi, che ha aggiunto: «Ovviamente mi auguro che il problema si risolva». Il mercato, dopo una galoppata durata cinque sedute, dopo l’annuncio dei numeri del piano ha frenato e il titolo ieri ha chiuso la seduta in calo di quasi il 15 per cento. Silvia Ognibene

 

Gazzetta del Mezzogiorno 26/10/2016

Mps, nel piano Morelli 1,1 miliardi di utili – Algisi Paolo

MILANO. Un obiettivo di 1,1 miliardi di utile nel 2019, da conseguire anche attraverso il taglio di 2.600 dipendenti e 500 filiali, con l’obiettivo di garantire una redditività del capitale dell’11% e di conseguire una solida posizione sia patrimoniale (con un indicatore Ceti al 13,5%) che di liquidità (liquidity coverage ratio del 140%). Se tutto andrà bene, a partire dal difficile aumento di capitale da 5 miliardi che servirà a deconsolidare 27,6 miliardi di sofferenze e ad alzare al 42% la copertura sui crediti deteriorati ancora in portafoglio, sarà questa la nuova banca che l’a.d Marco Morelli promette di «vendere» agli investitori nel corso del road show che inizierà oggi. «E’ un piano che ha assunzioni abbastanza conservative sia dal punto di vista dei ricavi che dei costi, e ovviamente basato sul lavoro molto importante di ridefinizione dell’approccio commerciale» ha detto Morelli, sottolineando che l’obiettivo è riportare Mps ad essere una banca con «un ruolo rilevante sul territorio nazionale». Per rilanciare l’attività Mps accelererà la digitalizzazione e si focalizzerà sui clienti retail (spingendo sull’on-line), le pmi e i clienti facoltosi, a cui si dedicheranno invece i gestori. I ricavi sono visti in crescita a 4,5 miliardi (5%) nel 2019 ma con un «upside» potenziale di 1 miliardo se Mps riuscirà ad adeguarsi alle migliori competitor sul mercato, mentre le perdite su crediti scenderanno da 1,5 a 0,5 miliardi, anche grazie a una più attenta gestione del rischio, e i costi operativi dell’8% a 2,2 miliardi. I 2.900 esuberi saranno in parte mitigati da 300 assunzioni. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso» ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che le uscite andranno gestite con «prepensionamenti volontari e incentivati». Anche dalla Uilca e dalla First-Cisl sono arrivate parole di incoraggiamento a Morelli, nella consapevolezza che dalla partita su Mps dipende «la stabilità dell’intero settore». A fine piano, grazie alla pulizia dei crediti deteriorati, il loro peso sul totale del portafoglio scenderà dal 34,9% al 16%. II lavoro è già iniziato nell’ultime trimestre, con 750 milioni di rettifiche che hanno portato i conti dei nove mesi in rosso per 849 milioni. Lo spettro del bail-in ha anche fatto perdere 6,6 miliardi di raccolta, in scia alle turbolenze dei mercati e alla pubblicazione degli stress test tra luglio e agosto, portando i deflussi del 2016 a 14 miliardi (-11,6%). Tra le novità emerse ieri l’offerta da 520 milioni di Icbpi per il business del Merchant Acquiring (carte di credito e sistemi di pagamento), con cui Mps tratterà in esclusiva fino a fine anno. In Borsa Mps ha vissuto una seduta di grande volatilità. Dopo una partenza a razzo il titolo ha invertito bruscamente la rotta, complice anche il 100% messo a segno nelle sedute precedenti, chiudendo con un tonfo del 15% a 0,29 euro dopo continue sospensioni. «Non mi sento di fare nessun commento sul titolo, mi sto occupando della banca» ha detto Morelli. Per il broker Findentiis le azioni sono sopravvalutate in quanto Mps, capitalizzando un miliardo, esprime un multiplo di 0,6 volte il patrimonio netto. «II rialzo del titolo è ingiustificato» si legge in una nota in cui si sottolinea che «il tema chiave di questo piano è che ancora non conosciamo chi sottoscriverà l’aumento da 5 miliardi. Paolo Algisi ***

 

Gazzetta di Parma 26/10/2016

Morelli rilancia Mps: 1,1 mld di utile nel 2019 – Algisi Paolo

Un obiettivo di 1,1 miliardi di utile nel 2019, da conseguire anche attraverso il taglio di 2.600 dipendenti e 500 filiali, con l’obiettivo di garantire una redditività del capitale dell’11% e di conseguire una solida posizione sia patrimoniale (con un indicatore Ceti al 13,5%) che di liquidità (liquidity coverage ratio del 140%). Se tutto andrà bene, a partire dal difficile aumento di capitale da 5 miliardi che servirà a deconsolidare 27,6 miliardi di sofferenze e ad alzare al 42% la copertura sui crediti deteriorati ancora in portafoglio, sarà questa la nuova banca che l’ad Marco Morelli promette di «vendere» agli investitori nel corso del road show che inizia oggi. «E’ un piano che ha assunzioni abbastanza conservative sia dal punto di vista dei ricavi che dei costi, e basato sul lavoro importante di ridefinizione dell’approccio commerciale» ha detto Morelli, sottolineando che l’obiettivo è riportare Mps ad mere una banca con «un ruolo rilevante sul territorio nazionale». Per rilanciare l’attività Mps accelererà una digitalizzazione e si focalizzerà sui clienti retail (spingendo sull’on-line), le pmi e i clienti facoltosi, a cui si dedicheranno invece i gestori. I ricavi sono visti in crescita a 4,5 miliardi (5%) nel 2019 ma con un «upside» potenziale di 1 miliardo se Mps riuscirà ad adeguarsi alle migliori competitor, mentre le perdite su crediti scenderanno da 1,5 a 0,5 miliardi, anche grazie a una più attenta gestione del rischio, e i costi operativi dell’8% a 2,2 miliardi. I 2.900 esuberi saranno in parte mitigati da 300 assunzioni. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso» ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che le uscite andranno gestite con «prepensionamenti volontari e incentivati». Anche dalla Uilca e dalla First-Cisl sono arrivate parole di incoraggiamento a Morelli, nella consapevolezza che dalla partita su Mps dipende «la stabilità dell’intero settore». A fine piano, grazie alla pulizia dei crediti deteriorati, il loro peso sul totale del portafoglio scenderà dal 34,9% al 16%. II lavoro è già iniziato nell’ultime trimestre, con 750 milioni di rettifiche che hanno portato i conti dei nove mesi in rosso per 849 milioni. Lo spettro del bail-in ha anche fatto perdere 6,6 miliardi di raccolta, in scia alle turbolenze dei mercati e alla pubblicazione degli stress test tra luglio e agosto, portando i deflussi del 2016 a 14 miliardi (-11,6%). Tra le novità emerse ieri l’offerta da 520 milioni di Icbpi per il business del Merchant Acquiring (carte di credito e sistemi di pagamento), con cui Mps tratterà in esclusiva fino a fine anno. In Borsa Mps ha vissuto una seduta di grande volatilità. Dopo una partenza a razzo il titolo ha invertito bruscamente la rotta, complice anche il 100% messo a segno nelle sedute precedenti, chiudendo con un tonfo del 15% a 0,29 euro. «Non mi sento di fare nessun commento sul titolo, mi sto occupando della banca» ha detto Morelli. Per il broker Findendis le azioni sono sopravvalutate in quanto Mps, capitalizzando un miliardo, esprime un multiplo di 0,6 volte il patrimonio netto. «II rialzo del titolo è ingiustificato» si legge in una nota, e si sottolinea che il team chiave è che non conosciamo chi sottoscriverà l’aumento da 5 miliardi».

 

Giornale 26/10/2016

Aumento Mps appeso al referendum – Restelli Massimo

Il Monte Paschi accelera la caccia del cavaliere bianco disposto a fare da «perno» del maxi-rafforzamento patrimoniale da 5 miliardi, atteso al via il 7-8 dicembre. Un passo considerato fondamentale per avviare il percorso ufficializzato ieri dall’ad Marco Morelli insieme al nuovo piano industriale che promette 1,1 miliardi di utili al 2019, accanto alla chiusura di 500 filiali e 2.600 esuberi. L’impegno dell’anchor investor potrebbe essere di 1-1,5 miliardi, cui sommare un paio di miliardi dalla conversione dei bond subordinati e altrettanti di mezzi freschi. L’altra grande incognita è il referendum del 4 dicembre: Morelli ha definito «inutile» commentare l’esito della consultazione popolare, ma la fattibilità dell’intero impianto resta appesa all’impatto del voto sul listino. Come era accaduto con la Brexit, è la cosiddetta clausola di macro condition e «anche noi l’abbiamo», ha confermato l’ad, aggiungendo che la banca pagherà il consorzio di garanzia solo se ci sarà l’operazione. A dicembre si giocherà, quindi, sia la credibilità del governo sia il destino della terza della banca del Paese, di cui lo Stato possiede il 4% come eredità dei Monti bond. Il road show proseguirà a Londra e New York, ma la prima risposta del mercato non è delle migliori. Dopo uno strappo di oltre il 20%, il titolo ha infatti cambiato direzione proprio mentre Morelli illustrava il piano e poi ha chiuso in calo del 14,99% a 0,29 euro tra volumi pari al 12% del capitale. Gli investitori, hedge fund in testa, hanno iniziato a monetizzare i guadagni (Mps è raddoppiato in pochi giorni) mentre nelle sale operative si affaccia qualche perplessità sull’avanzamento dell’iter di risanamento della banca. Mps ha chiuso i nove mesi con un inaspettato rosso di 849 milioni, dopo un’altra pulizia di bilancio per 750 milioni; giù i ricavi (-16,6%). La road map senese prevede l’assemblea dei soci il 24 novembre, con una probabile raccolta delle deleghe di voto per garantire il quorum. Subito dopo ci sarà la conversione volontaria del debito subordinato e quindi la ricapitalizzazione e la cessione di 27 miliardi di sofferenze. Le azioni saranno raggruppate 100 a 1 e non ci sarà il diritto d’opzione. I vecchi azionisti avranno solo una prelazione, come fosse uri Ipo. Non ci saranno corsie preferenziali per analizzare i conti, ha poi assicurato Morelli, dando un’indiretta risposta a Corrado Passera sostenitore di un «piano B» per il rilancio. Gli investitori sono chiamati a puntare sulla Rocca sulla scorta del nuovo piano industriale che punta su una ma a ore spinta commerciale e sulla multicanalità: nel 2018 i conti dovrebbero tornare in utile per un miliardo, quindi 1,1 miliardi l’anno successivo a fronte di ricavi per 4,5 miliardi (5%) e a un Cet 1 al 13,5%. I costi scenderanno a 2,2 miliardi (-8%), con la riduzione da 2mila a 1.500 filiali e il taglio di 2.600 addetti, oltre il 10% dell’organico (25mila). Mps sarà tra le prime a sfruttare i 670 milioni di aiuti che il governo stanzia in Finanziaria, ma verserà anch’essa 550 milioni sul Fondo esuberi. Previste poi 300 assunzioni. Le uscite «dovranno essere tutte volontarie e incentivate», ha detto il capo della Fabi Lando Maria Sileoni. intanto l’Icbpi ha presentato un’offerta per comprare, per 520 milioni, le attività di gestione dei pagamenti delle carte di credito.

 

Giornale di Vicenza 26/10/2016

«Se con la fusione siamo appetibili pronti a parlarne» – Bassan Roberta

«La fusione tra BpVi e Veneto Banca sarebbe un disastro dal punto di vista occupazionale, mi viene male alpensiero di un centinaio di filiali da chiudere, perché sovrapposte sulla stessa piazza. Mion ci ha detto chiaramente che nessuno metterà un centesimo sulle due banche, se quindi la fusione è l’unica strada per far sì che qualcuno possa valutarne l’acquisizione, allora siamo pronti a parlarne». Sul tema nozze con l’altra ex Popolare salvata da Atlante i sindacati avevano fin qui alzato le barriere. Ieri, alla vigilia del Cdadi BpVi, Mauro Turatello, coordinatore Fabi, ha cominciato ad abbattere lo steccato della fusione tra le due banche che condividono lo stesso proprietario. E lo ha fatto nel mezzo della prima manifestazione davanti al quartier generale che i sindacalisti di vecchia data ricordino, presenti un centinaio di attivisti di Fabi, First Cisl, Cgil Fisac, Unisin da tutta Italia, preceduta da un’assemblea in sala Pavesi «con 250 persone, per la prima volta una partecipazione così ampia», un terzo dei dipendenti del centro direzionale, servizi del back office, Immobiliare stampa che fanno capo a via Framarin. Con loro anche la Uilca che ha tenuto la sua assemblea l’altro ieri e ieri ha partecipato alla manifestazione «per condividere – haspiegato Luca Lambrocco – un percorso comune senza divisioni, ma con intenti unitari per pesare di più in sede di trattativa». LAVORO. A tenere banco diversi temi con il filo conduttore della difesa dei dipendenti. A cominciare dal posto di lavoro minato da un piano industriale «che ancora non c’è» su cui «siipotizza un taglio di 1.400.500 persone, in realtà «per dimenticare i veri problemi dalle sofferenze, agli immorali compensi dei top manager, alle litigation con i soci, agli elevati costi amministrativi e delle consulenze, al ritardo vergognoso nell’azione di responsabilità». «Senza il costo del personale – evidenziano – la semestrale avrebbe chiuso in perdita comunque di 600 milioni (su -795 milioni), quindi il problema non siamo noi». FACCIA. Oltre alla difesa del posto di lavoro c’è quello della faccia: «Manifestiamo anche per avvicinarci alla gente e dire che siamo bancari e non banchieri, noi stessi siamo vittime e traditi tre volte: abbiamo perso i nostri risparmi perché avevamo comprato azioni, rischiamo il posto di lavoro e continuiamo ad avere pressioni commerciali. Ieri per vendere le azioni e oggi per vendere altri prodotti, non da ultimi i finanziamenti alle imprese con l’ultima operazione commerciale. Per questo diciamo al vicedirettore generale vicario Iacopo De Francisco che sostiene il buon clima in banca, che non è affatto vero» LICENZIAMENTI Il timore poi, esprimono Helga Boscato (Fabi) e Paolo Ghezzi (First/-Cisl), è che BpVi possa fare da «apripista» nel settore bancario a licenziamenti collettivi: «Con il fondo esuberi siamo in grado di favorire l’uscita di 6-700 colleghi in 5 anni, per il resto non vogliamo sentire parlare di legge 223 sui licenziamenti collettivi o di Naspi, che nel nostro settore non esiste». FUSIONE Alle barriere su vari temi fa da contraltare l’apertura su un tabù, la fusione con Veneto Banca. Unisin a metà ottobre aveva annunciato l’apertura di un tavolo comune con i sindacalisti di Montebelluna, con l’obiettivo di fare una squadra unica. Ieri, dopo aver auspicato sinergie, ha fatto capolino anche la parola nozze. •

 

Italia Oggi 26/10/2016

I sindacati fiduciosi: positive le assunzioni – …

«Siamo fiduciosi nel nuovo corso di Mps, anche perché il gruppo non poteva diventare un ring dove si combatteva per fini che esulavano dal rilancio dell’azienda. II fatto che siano previste nuove assunzioni è di buon auspicio. Le uscite dovranno invece essere gestite attraverso prepensionamenti volontari e incentivati e la stessa semplificazione organizzativa del gruppo lascia ben sperare»: lo ha affermato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari, a margine dell’incontro che si è svolto ieri mattina con i vertici dell’istituto senese. «La posta in gioco adesso non riguarda solo il rilancio del gruppo, ma la stabilità dell’intero settore e lo stesso mantenimento dell’italianità delle aziende bancarie del nostro paese. Mi auguro inoltre che il governo contribuisca a incrementare le risorse del nostro fondo esuberi». ***

Libertà 26/10/2016

Mps taglia 500 filiali. Via 2.600 dipendenti – Algisi Paolo

MILANO- Un obiettivo di 1,1 miliardi di utile nel 2019, da conseguire anche attraverso il taglio di 2.600 dipendenti e 500 filiali, con l’obiettivo di garantire una redditività del capitale dell’11% e di conseguire una sonda posizione sia patrimoniale (con un indicatore Cet1 al 13,5%) che di liquidità (liquidity coverage ratio del 140%). Se tutto andrà bene, a partire dal difficile aumento di capitale da 5 miliardi che servirà a deconsolidare 27,6 miliardi di sofferenze e ad alzare al 42% la copertura sui crediti deteriorati ancora in portafoglio, sarà questa la nuova banca che l’ad Marco Morelli promette di “vendere” agli investitori nel corso del road show che inizierà oggi. «E’ un piano che ha assunzioni abbastanza conservative sia dal punto di vista dei ricavi che dei costi, e ovviamente basato sul lavoro molto importante di ridefinizione dell’approccio commerciale» ha detto Morelli, sottolineando che l’obiettivo è riportare Mps ad essere una banca con «un ruolo rilevante sul territorio nazionale». Per rilanciare l’attività Mps accelererà la digitalizzazione e si focalizzerà sui clienti retail (spingendo sull’on-line), le pmi e i clienti facoltosi, a cui si dedicheranno invece i gestori. I ricavi sono visti in crescita a 4,5 miliardi ( 5%) nel 2019 ma con un “upside” potenziale di 1 miliardo se Mps riuscirà ad adeguarsi alle migliori competitor sul mercato, mentre le perdite su crediti scenderanno da 1,5 a 0,5 miliardi, anche grazie a una più attenta gestione del rischio, e i costi operativi dell’8% a 2,2 miliardi. I 2.900 esuberi saranno in parte mitigati da 300 assunzioni. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso» ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che le uscite andranno gestite con «prepensionamenti volontari e incentivati». Anche dalla Uilca e dalla First-Cisl sono arrivate parole di incoraggiamento a Morelli, nella consapevolezza che dalla partita su Mps dipende «la stabilità dell’intero settore». A fine piano, grazie alla pulizia dei crediti deteriorati, il loro peso sul totale del portafoglio scenderà dal 34,9% al 16%. Il lavoro è già iniziato nell’ultime trimestre, con 750 milioni di rettifiche che hanno portato i conti dei nove mesi in rosso per 849 milioni. Lo spettro del ball-in ha anche fatto perdere 6,6 miliardi di raccolta, in scia alle turbolenze dei mercati e alla pubblicazione degli stress test tra luglio e agosto, portando i deflussi del 2016 a 14 miliardi (-11,6%). Tra le novità emerse ieri l’offerta da 520 milioni di Icbpi per il business del Merchant acquiring (carte di credito e sistemi di pagamento), con cui Mps tratterà in esclusiva fino a fine anno. In Borsa Mps ha vissuto una seduta di grande volatilità con un tonfo del 15% a 0,29 euro dopo continue sospensioni. «Non mi sento di fare nessun commento sul titolo, mi sto occupando della banca» ha detto Morelli. Paolo Algisi

 

Manifesto 26/10/2016

Morelli resta sul Monte con l’ok dei sindacati – Chiari Riccardo

«Siamo fiduciosi nel nuovo corso di Mps, anche perché il gruppo non poteva diventare un ring dove si combatteva per fini che esulavano dal rilancio dell’azienda». Le parole di Lando Sileoni, leader del sindacato dei bancari Fabi, certificano che il Monte dei Paschi va avanti con il piano Jp Morgan (e governo), e che la tentata scalata a Rocca Salimbeni da parte di Corrado Passera dovrebbe finire in archivio. Il condizionale è comunque d’obbligo, perché l’otto-volante del titolo Mps, con rialzi e ribassi indegni per il terzo gruppo bancario italiano, è destinato a continuare almeno fino al 24 novembre. Giorno in cui l’assemblea degli azionisti dovrà dire una parola definitiva sull’operazione che prevede un aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro. Con in parallelo il «de-consolidamento dal bilancio di 27,6 miliardi di crediti in sofferenza». Ceduti al veicolo di cartolarizzazione Sec.Co a un prezzo di 9,1 miliardi, in altre parole al 33% del valore nominale, e con la contestuale assegnazione delle junior notes agli attuali azionisti del Monte. Nel nuovo piano industriale della banca, almeno dal poco fatto sapere dal nuovo amministratore delegato Marco Morelli, non ci sono grandi novità. Anche per questo le azioni Mps sono finite in asta di volatilità e poi in ribasso (-15%), con il titolo tornato sotto i 30 centesimi dopo che nell’ultima settimana era passato dai 17 ai 34 centesimi. Sempre una miseria, s’intende, visto che nel solo 2016 le azioni hanno perso il 76% del valore. Addirittura hanno perso il 99% dal 2008 ad oggi, nonostante che da allora siano stati pompati ben 16 miliardi di euro in una banca che, per il «sistema», sarebbe stato assai più salutare, così come aveva chiesto già nel 2013 la Sinistra per Siena, nazionalizzare almeno temporaneamente. Dei piani di Corrado Passera qualcosa comunque resta. «Un esercizio potenziale di conversione dei bond – spiega l’ad Morelli – su base volontaria». Una mossa che fa capire quanto lo stesso board del Monte reputi difficoltoso trovare tutti i 5 miliardi della ri-capitalizzazione. Quindi si tende la mano ai grandi investitori perché trasformino le obbligazioni in loro possesso in nuove azioni della banca – che saranno raggruppate nel rapporto di una a cento – in modo da ridurre di circa la metà i capitali «freschi» per la ricapitalizzazione. Comunque vada, l’unica certezza è che sul ponte di comando intende restare, con l’appoggio del governo, Morelli. Che ha avuto anche il via libera dei sindacati interni: il coordinamento sindacale del gruppo Mps registra senza bocciarlo che il piano industriale prevede nel periodo 2017-19 circa 2.900 esuberi,1.400 dei quali restanti dal vecchio piano Viola, «comprensivi delle uscite naturali e del turnover», e circa 300 assunzioni. Chiede comunque «che la gestione degli esuberi avvenga in maniera esclusiva con l’utilizzo del Fondo di sostegno al reddito su base volontaria». Saranno chiusi 500 sportelli su 2.000 complessivi della banca, e sarà varata una riorganizzazione interna di cui il Monte sembra aver gran bisogno: nei primi 9 mesi dell’anno Mps ha registrato infatti 849 milioni di deficit, comprensivi di 750 milioni di rettifiche sui crediti inesigibili. Le ennesime rettifiche, arrivate a ben 2 miliardi nel solo 2016. ***

 

Mattino 26/10/2016

Mps, 2.600 esuberi e 500 filiali da chiudere – r.dim

ROMA. Montepaschi si rifonda con un piano industriale a tre anni basato su una cura dimagrante sui costi, specie quelli del lavoro (-9%) attraverso la fuoriuscita di 2.600 dipendenti (compensata anche da 300 assunzioni, la chiusura di 500 filiali e una prudente (5%O) crescita dei ricavi dovuta alla multicanalità, all’interno di una riorganizzazione anche manageriale (solo 5 i riporti dell’ad) che sia di supporto alla manovra di rafforzamento patrimoniale fino a 5 miliardi in modo da attrarre investitori. E’ l’esito del lungo cda finito a mezzanotte dell’ altro giorno: lunga discussione sulla stesura della delibera relativa alla scindibilità dell’aumento che salvaguardasse il progetto base JpMorgan, lasciandola porta aperta al piano Passera e/o ad altri investitori. Il consiglio ha approvato il business plan al 2019 predisposto da Marco Morelli che ha obiettivi ambiziosi: utile dl 1,1 miliardi, redditività all’11% e ha confermato la vendita di 27,6 miliardi di npl lordi a un veicolo di Atlante. L’assemblea è stata chiamata per il 24 allo scopo di varare l’aumento, assistito da un consorzio bancario di pre garanzia di 12 banche, valido fino al 31 dicembre, con esclusione del diritto di opzione, guidato da JpMorgen e Mediobanca, a cui sono state ridotte le commissioni dal 3,75 al 3%. L’assise, inoltre, dovrà nominare il presidente. «Siamo aperti a qualsiasi manifestazione di interesse e disposti a valutare qualsiasi proposta, nel contesto che abbiamo in mente, cioè ciò che io ho presentato a voi” ha detto Morelli illustrando al mercato l’operazione, con allusione al piano presentato da Corrado Passera e alle altre manifestazioni di interesse: «per simmetria informativa» tutti potranno avere accesso alla due diligence. I conti dei nove mesi chiudono in rosso di 849 milioni a causa di rettifiche per 750 con la conferma dell’adeguamento delle coperture sulle sofferenze al 42%. Dopo una corsa sfrenata del titolo per otto sedute, ieri ha ripiegato, -14,9%. Morelli con il co Francesco Mele è partito per il road show: a Londra questa settimana, a Boston e New York la prossima. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso», ha detto Lando Sileoni, leader Fabi. L’aumento prevede una componente in conversione volontaria dei bond, una componente per cassa riservata «a eventuali corner-stone investors, per l’acquisto di una partecipazione significativa nella banca e un’ulteriore componente per cassa di cui una parte potrà essere destinata agli attuali azionisti con una prelazione. «Siamo tranquilli che questa operazione avrà buon fine» è l’auspicio di Morelli. Il banchiere non si sbilancia sulle modalità di conversione volontaria dei bond per il retail: subordinati prezzano 70-80 cent, il tier a 40 cent. Dopo l’assemblea dovrebbe essere aperta una finestra per la conversione, mentre l’aumento «idealmente partirebbe i primi 7-8 giorni di dicembre». r.dim. ***

 

Messaggero 26/10/2016

Morelli presenta il nuovo Mps, la Borsa frena – r.dim.

ROMA Marco Morelli rifonda Montepaschi con un piano industriale a tre anni basato su una cura dimagrante sui costi, specie quelli del lavoro (-9%) attraverso la fuoriuscita di 2.600 dipendenti, compensata da 300 assunzioni, la chiusura di 500 filiali e una prudente (5%) crescita dei ricavi dovuta alla multicanalità, all’interno di una riorganizzazione anche manageriale (solo 5 i riporti dell’ad) che sia di supporto alla manovra di rafforzamento patrimoniale fino a 5 miliardi in modo da attrarre investitori. E’ questo l’esito del lungo cda finito a mezzanotte tra lunedì e ieri: lunga discussione sulla stesura della delibera relativa alla scindibilità dell’aumento (con l’ausilio degli avvocati Sergio Erede, Giuseppe Lombardi, Francesco Carbonetti) che salvaguardasse il progetto base JpMorgan, lasciando la porta aperta al piano Passera e/o ad altri investitori. Il consiglio ha approvato il business plan al 2019 predisposto da Morelli che ha obiettivi ambiziosi anticipati dal Messaggero: utile di 1,1 miliardi, redditività all’11%, un cost/income al 55%, Cet1 al 13,5% e ha confermato la vendita di 27,6 miliardi di npl lordi (9,1 netti) a un veicolo di Atlante. JpMorgan, Citi e Mediobanca faranno un senior bridge di 5 miliardi e un senior mezzanino di uno in attesa delle gacs. L’assemblea è stata chiamata per il 24 novembre allo scopo di varare l’aumento, assistito da un concorso bancario di pre garanzia di 12 banche, valido fino al 31 dicembre, con esclusione di diritto di opzione, guidato da Jp Morgan e Mediobanca, a cui sono state ridotte le commissioni da 3,75 al 3%. L’Assis inoltre dovrà nominare il presidente e ridurre il capitale da 9 a 7,6 miliardi per le perdite pregresse e raggruppare le azioni (1 a 100). “Siamo aperti a qualsiasi manifestazione d’interesse e disposti a valutare qualsiasi proposta, nel contesto che abbiamo in mente, cioè ciò che io ho presentato a voi”, ha detto ieri Morelli illustrando al mercato l’operazione, con allusione al piano presentato da Corrado passera e le altre manifestazioni d’interesse: “Per simmetria informativa” tutti potranno avere accesso alle due diligente. LA PERDITA – Approvati anche i conti dei nuove mesi chiusi in rosso di 849 milioni a causa di rettifiche per 750 con la conferma dell’adeguamento delle coperture sulle sofferenze al 42%. Dopo una corsa sfrenata del titolo per otto sedute, ieri pur partendo a razzo, le azioni hanno ripiegato chiudendo in discesa 14,9% a 0,29 euro con un valore di 875milioni. Morelli con il c/o Francesco Mele è partito per il road show: a Londra questa settimana, a Boston e New York, la prossima. “Siamo fiduciosi del nuovo corso” ha detto Lando Sileoni, leader FABI. L’aumento prevede una componente in conversione volontaria dei bond, una componente per cassa riservata “a eventuali cornerstone investors” per l’acquisto di una partecipazione significativa nella banca e un’ulteriore componente per cassa di cui una parte potrà essere destinata agli attuali azionisti con una prelazione. secondo le previsioni delle banche, circa due miliardi arriveranno dalla conversione, uno verrebbe sottoscritto da investitori stabili e un paio raccolto sul mercato. Oltre Passera che avrebbe in mano l’interesse di Atlas, Wamburg Pincus e General Atlantic, molto determinato sarebbe Qia, il fondo del Qatar. “Siamo tranquilli che questa operazione andrà a buon fine” è l’auspicio di Morelli, “siamo convinti che i target del piano siano raggiungibili”. Il banchiere non si sbilancia sulle modalità di conversione volontaria dei bond aperte al retail: subordinati prezzano 70/80 cent, il tirl a 40/50 cent. Dopo l’assemblea dovrebbe essere aperta una finestra per la conversione (“a quel punto dovremmo essere ad uno stadio avanzato per valutare l’interesse degli investitori core”), mentre l’aumento “idealmente partirebbe i primi 7/8 giorni di dicembre, se ci sono condizioni di mercato l’obiettivo è quello”. La banca senese ha reso noto di aver ricevuto dal Istituto Centrale Banche Popolare Italiane (ICBPI) un’offerta per le attività di carte di credito Acquiring per un corrispettivo di 520milioni. Infine proseguono i colloqui coi soci per scegliere il presidente al posto di Massimo Tononi a parte l’eventuale candidatura di Passera legata all’ingresso degli investitori da lui portati ci sarebbe Axa molto attiva su Antonino Turicchi. Il prossimo Cda è il 2 novembre per alcune integrazioni dell’Odg dell’assemblea mentre è stato cancellato il board di venerdì 28. r. dim.

 

Messaggero Veneto 26/10/2016

Sindacati contro i vertici di BpVi: no a tagli del personale –

PADOVA Un centinaio di bancari e sindacalisti hanno manifestato ieri mattina davanti alla sede centrale della Banca Popolare di Vicenza. Muniti di cartelli, fischietti e striscioni («Dipendenti vittime come i soci», «siamo bancari, non banchieri») si sono dati appuntamento in via Battaglion Framarin. L’iniziativa era organizzata dai sindacati Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Unisin, Silcea e Uil. Hanno manifestato contro il piano di riduzione del personale in fase di studio da parte dell’ex Popolari, che secondo alcuni potrebbe arrivare a 1.500 esuberi. «Molti dipendenti dopo avere perduto dignità professionale e risparmi fiduciosamente investiti in azioni PopVi – spiega una nota sindacale – vedono a rischio il loro posto di lavoro. Le responsabilità del disastro non possono essere ricondotte ai lavoratori, ma vanno addebitate a chi lo ha effettivamente provocato». L’opinione dei sindacalisti è che se occorre trovare dei responsabili, questi non sono dietro il bancone delle filiali. «I sindacati ribadiscono alla proprietà, al Cda e al top management: no a cure americane owero a tentativi di licenziamenti, facendo del gruppo l’apripista per tutto il resto del settore bancario». E ribadiscono il “no” a tentativi di trattative basate sui tagli del costo del personale senza un piano industriale con prospettive future. Durante la manifestazione di ieri è stata chiesta la «salvaguardia del posto di lavoro». E ancora «esodi su base volontaria che il settore si è sempre autonomamente gestito». Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin chiedono inoltre interventi forti da parte delle istituzioni: «Il settore deve fare sistema per evitare che la crisi delle banche generi conseguenze devastanti sull’intera economia». Ieri il Cda di Cattolica Assicurazioni ha preso atto delle dimissioni della consigliera Anna Tosolini (esponente non indipendente designato da Bpvi). Nel frattempo Veneto Banca prosegue nella scrittura del regolamento per i tavoli di conciliazione. E per alcuni sarebbe auspicabile un confronto con Vicenza per trovare regole simili se non comuni. Moltissimi infatti sono gli azionisti che hanno entrambe le banche in portafoglio. In vista dell’assemblea del 16 novembre, dove si voterà l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici, ieri Veneto Banca ha tenuto un Cda per approfondire la situazione, che verrà resa nota solo il giorno dell’assemblea. *

 

Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 26/10/2016

Bpvi, i bancari contro i licenziamenti – Brillo Nicola

PADOVA Un centinaio di bancari e sindacalisti hanno manifestato ieri mattina davanti alla sede centrale della Banca Popolare di Vicenza. Muniti di cartelli, fischietti e striscioni («Dipendenti vittime come i soci», «siamo bancari, non banchieri») si sono dati appuntamento in via Battaglion Framarin. L’iniziativa era organizzata dai sindacati Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Unisin, Silcea e Uil. Hanno manifestato contro il piano di riduzione del personale in fase di studio da parte dell’ex Popolari, che secondo alcuni potrebbe arrivare a 1.500 esuberi. «Molti dipendenti dopo avere perduto dignita professionale e risparmi fiduciosamente investiti in azioni PopVi – spiega una nota sindacale – vedono a rischio il loro posto di lavoro. Le responsabilità del disastro non possono essere ricondotte ai lavoratori, ma vanno addebitate a chi lo ha effettivamente provocato». L’opinione dei sindacalisti è che se occorre trovare dei responsabili, questi non sono dietro il bancone delle filiali. «I sindacati ribadiscono alla proprietà, al cda e al top management: no a cure americane ovvero a tentativi di licenziamenti, facendo del gruppo l’apripista per tutto il resto del settore bancario». E ribadiscono il “no” anche a tentativi di trattative basate sui tagli del costo del personale senza un piano industriale con prospettive future. Durante la manifestazione di ieri è stata chiesta la «salvaguardia del posto di lavoro». E ancora «esodi su base volontaria che il settore si è sempre autonomamente gestito». Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin chiedono inoltre interventi forti da parte delle istituzioni: «Il settore deve fare sistema per evitare che la crisi delle banche generi conseguenze devastanti sull’intera economia». Ieri il cda di Cattolica Assicurazioni ha preso atto delle dimissioni della consigliera Anna Tosolini (esponente non indipendente designato da Bpvi). Intanto Veneto Banca prosegue nella scrittura del regolamento per i tavoli di conciliazione. E per alcuni sarebbe auspicabile un confronto con Vicenza per trovare regole simili se non comuni. Moltissimi infatti sono gli azionisti che hanno entrambe le banche in portafoglio. In vista dell’assemblea del 16 novembre, dove si voterà l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici, ieri Veneto Banca ha tenuto un cda per approfondire la situazione, che verrà resa nota solo il giorno dell’assemblea. Nicola Brillo

 

Piccolo 26/10/2016

Il piano industriale di Mps prevede 2.600 esuberi – Dell’Olio Luigi

MILANO Il cinismo dei mercati finanziari ha portato più di qualche operatore a bollare come “eccessivamente prudente” il nuovo piano industriale del Montepaschi. Eppure, un aumento di capitale da 5 miliardi di euro non sarà facile da condurre in porto nel clima di incertezza dominante e il costo sociale non sarà di scarso rilievo, con 2.600 esuberi previsti. Con questo ordine di grandezza, infatti, è tutto da capire quante risorse metterà sul piatto l’azienda per evitare un impatto sociale drammatico, soprattutto nelle aree di maggiore presenza del gruppo, vale a dire Italia Centrale e Nord-Est. Ma partiamo dai numeri. Consapevole che una cura di cavallo sarà inevitabile per tenere in piedi la banca, il nuovo management ha messo a punto un piano al 2019 che prevede la chiusura di 500 filiali. Il costo del personale scenderà del 9% a 1,5 miliardi di euro nel 2019 attraverso la riduzione che avverrà sia mediante un turnover naturale, sia facendo ricorso all’attivazione del Fondo di Solidarietà, spiega in una nota l’istituto. Un’apertura in tal senso è arrivata dai sindacati, che tuttavia attendono di vedere le carte prima di esprimere un giudizio definitivo. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso, il gruppo non poteva diventare un ring dove si combatteva per fini che esulavano dal rilancio dell’azienda», ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. L’incontro tra i sindacati e Marco Morelli potrebbe avvenire questa mattina, dopo che ieri è stato a più riprese rinviato per una serie di incontri del nuovo ad. In particolare, il vecchio piano industriale al 2017 ha visto finora 5.500 delle 8mila previste. Ne mancano dunque 2.500 e resta da capire se le 2.600 previste nel piano di ieri prevedano un upgrade di sole 100 uscite nei due anni a seguire o vi sono differenti criteri di calcolo. Di certo, c’è che i rappresentanti dei lavoratori hanno accolto positivamente l’impegno del management a effettuare nuove assunzioni per acquisire competenze che mancano in un settore, come quello creditizio, in rapida trasformazione. Al di là di questo, il piano prevede anche un aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro che dovrà essere deliberato dai soci, convocati in assemblea straordinaria per il prossimo 24 novembre. Il rafforzamento dovrà essere con «esclusione o limitazione del diritto di opzione» e dovrà «esercitarsi entro e non oltre il 30 giugno». L’idea di Morelli, però, è lanciare («se il mercato lo consentirà») l’operazione entro fine anno: «Da oggi iniziamo a incontrare gli investitori», ha sottolineato l’ad. La porta resta socchiusa per Corrado Passera, da tempo al lavoro per un progetto di risanamento alternativo. «Siamo aperti a qualsiasi manifestazione di interesse e disposti a valutare qualsiasi proposta, nel contesto che abbiamo in mente, cioè ciò che io ho presentato a voi». Come a dire che c’è disponibilità ad ascoltare l’ad ceo di Intesa Sanpaolo ed ex-ministro per lo Sviluppo Economico purché cambi rotta, accettando l’impostazione di chi oggi guida il gruppo senese. Il nuovo amministratore delegato, al lavoro da un mese, non si è voluto sbilanciare sul reclutamento di nuovi investitori di peso e questa prudenza ha portato qualcuno a storcere il naso. Anche se probabilmente la presentazione del piano non era proprio il momento adatto per prendere impegni in tal senso. A breve la situazione potrebbe delinearsi meglio anche su questo fronte. LE REAZIONI L’amministratore delegato: «Rafforzamento entro il 30 giugno» II sindacalista Lando Maria Sileoni:«Siamo fiduciosi nel nuovo corso, del resto il gruppo non poteva trasformarsi in una sorta di ring». L’ad Marco Morelli: «II rafforzamento del gruppo dovrà avvenire entro il 30 giugno prossimo e da oggi iniziamo a incontrare gli investitori». Porta socchiusa per Corrado Passera visto che il nuovo management del gruppo MPS si dice aperto a qualsiasi manifestazione d’interesse. ***

 

Quotidiano del Sud 26/10/2016

Per la nuova Mps 1,1 miliardi di utile con il taglio di 2.600 dipendenti e 500 filiali – Algisi Paolo

MILANO – Un obiettivo di 1,1 miliardi di utile nel 2019, da conseguire anche attraverso il taglio di 2.600 dipendenti e 500 filiali, con l’obiettivo di garantire una redditività del capitale dell’ 11 % e di conseguire una solida posizione sia patrimoniale (con un indicatore Ceti al 13,5%) che di liquidità (liquidity coverage ratio del 140%). Se tutto andrà bene, a partire dal difficile aumento di capitale da 5 miliardi che servirà a deconsolidare 27,6 miliardi di sofferenze e ad alzare al 42% la copertura sui crediti deteriorati ancora in portafoglio, sarà questa la nuova banca che l’a.d Marco Morelli promette di “vendere” agli investitori nel corso del road show che inizierà oggi. «E’ un piano che ha assunzioni abbastanza conservative sia dal punto di vista dei ricavi che dei costi, e ovviamente basato sul lavoro molto importante di ridefinizione dell’approccio commerciale» ha detto Morelli, sottolineando che l’obiettivo è riportare Mps ad essere una banca con «un ruolo rilevante sul territorio nazionale». Per rilanciare l’attività Mps accelererà la digitalizzazione e si focalizzerà sui clienti retail (spingendo sul-l’on-line), le pmi e i clienti facoltosi, a cui si dedicheranno invece i gestori. I ricavi sono visti in crescita a 4,5 miliardi ( 5%) nel 2019 ma con un upsidè potenziale di 1 miliardo se Mps riuscirà ad adeguarsi alle migliori competitor sul mercato, mentre le perdite su crediti scenderanno da 1,5 a 0,5 miliardi, anche grazie a una più attenta gestione del rischio, e i costi operativi dell’8% a 2,2 miliardi. I 2.900 esuberi saranno in parte mitigati da 300 assunzioni. Siamo fiduciosi nel nuovo corso» ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che le uscite andranno gestite con «prepensionamenti volontari e incentivati». Anche dalla Uilca e dalla First-Cisl sono arrivate parole di incoraggiamento a Morelli, nella consapevolezza che dalla partita su Mps dipende «la stabilità dell’intero settore». A fine piano, grazie alla pulizia dei crediti deteriorati, il loro peso sul totale del portafoglio scenderà dal 34,9% al 16%. Il lavoro è già iniziato nell’ultime trimestre, con 750 milioni di rettifiche che hanno portato i conti dei nove mesi in rosso per 849 milioni. Lo spettro del bail-in ha anche fatto perdere 6,6 miliardi di raccolta, in scia alle turbolenze dei mercati e alla pubblicazione degli stress test tra luglio e agosto, portando i deflussi del 2016 a 14 miliardi (-11,6%). Tra le novità emerse oggi l’offerta da 520 milioni di Icbpi per il business del Merchant Acquiring (carte di credito e sistemi di pagamento), con cui Mps tratterà in esclusiva fino a fine anno. ***

 

Secolo XIX 26/10/2016

Mps, l’aumento al test referendum – Riccio Sandro – Spini Francesco

Il difficile, per il Monte dei Paschi, comincia adesso. Nel road show, partito a Milano, che proseguirà per tutta la settimana a Londra e quindi negli Stati Uniti, l’ad Marco Morelli dovrà convincere gli investitori che il nuovo piano al 2019 presentato ieri accolto in Borsa con un sonoro 15%, dopo la corsa dei giorni scor si rappresenta davvero «un nuovo punto di partenza» per la banca senese, come in dica il suo titolo. In gioco c’è l’aumento di capitale che a partire dai primi «sette otto giorni di dicembre», dopo il referendum punta a racco gliere fino a 5 miliardi deri vanti in parte dalla conver sione di bond subordinati, in parte dall’intervento di uno o più investitori a ncora («Siamo già stati approcciati da una serie di controparti, qualcuna ha già preso con tatti con gli advisor», ha detto l’ad) e con una parte riservata agli azionisti che avranno una prelazione, ma non un diritto di opzione trattabile sul mercato. L’operazione servirà a liberare la banca da 27,6 miliardi di crediti inesigibili che saranno ceduti a un veicolo di cartolarizzazione (Sec. Co) con l’intervento del Fondo Atlante a un prezzo scontato del 66% a 9,1 miliardi. Al 2019 la banca così ripulita (e da cui l’80% dei nuovi flussi di sofferenze saranno via via ceduti a un vei colo terzo) potrà riaffacciarsi più snella sul mercato, dove conta di arrivare, nel 2019, a utili oltre 1,1 miliardi con una redditività dell’11%. Il piano prevede 2.600 esuberi: 2.450 da far uscire col fondo di solidarietà, 450 di normale turnover, con 300 assunzioni. Ci sarà la chiusura di 500 filiali, con un forte impulso alla digitalizzazione, ai mutui, al risparmio gestito e alle polizze, oltre alle attività per le imprese. Nel confronto banca sindacati, avvenuto alle 7 del mattino, il leader della Fabi, Lando Sileoni che ha espresso fiducia al nuovo corso, ha chiesto a Morelli se il piano «sia da considerarsi definitivo oppure, come in altri casi, potrà subire aggiornamenti anche in base alle condizioni politiche». L’ad «ha risposto che per il momento non sono previsti aggiornamenti, ma che non li può escludere», ha riferito Sileoni. Ai giornalisti l’ad ha spiegato che l’aumento «verrà fatto entro la fine del ’anno purché ci siano condizioni di mercato fattive». Nessun commento diretto sul referendum. Tuttavia nei contratti con il consorzio di banche (guidato da Medio banca e Jp Morgan, che hanno siglato un pre accordo di garanzia) «esiste sempre una clausola di “macro condition”, e anche noi ce l’abbiamo». Resta poi la variabile Corrado Passera e il suo piano alternativo che avrebbe già la disponibilità di alcuni fondi (con Atlas, Warburg Pincus e Bc Partners) disposti a metterci 2,5 mi liardi. «Massima apertura a considerare chiunque possa dare un contributo all’operazione e al rafforzamento patrimoniale della banca», ha detto Morelli. A quanto risulta una fitta corrispondenza andata avanti per giorni fino alla vigilia del cda avrebbe riguardato una serie di vincoli (dal divieto di contattare intermediari come il fondo Atlante al no a un esame dei conti della banca approfondito) posti dai vertici di Mps e, dall’altro lato, la contestazione di tali lacci da parte di Passera e dei suoi legali, secondo cui tali paletti renderebbero impraticabile la sua proposta. Nel corso del lungo cda di lunedì, finito verso l’una di notte, una parte dei «divieti» posti da Mps sarebbero venuti meno. Con un’apertura ulteriore grazie a una modifica dell ’ordine del giorno dell’assemblea convocata per il 24 novembre, che lascerebbe la porta aperta al piano dell’ex ministro, magari in parallelo con quello portato avanti dalla banca.

 

Sicilia 26/10/2016

L’A.d. Morelli presentala “nuova” Mps – Algisi Paolo

UTILE DA 1,1 MLD NEL 2019 TRAMITE TAGLIO DI 500 FILIALI E 2.600 DIPENDENTI L’A.d. Morelli presenta la “nuova” Mps PAOLO ALGISI MILANO. Un obiettivo di 1,1 miliardi di utile nel 2019, da conseguire anche attraverso il taglio di 2.600 dipendenti e 500 filiali, con l’obiettivo di garantire una redditività del capitale del-1’11% e di conseguire una solida posizione sia patrimoniale (con un indicatore Ceti al 13,5%) che di liquidità (liquidity coverage ratio del 140%). Se tutto andrà bene, a partire dal difficile aumento di capitale da 5 miliardi che servira a deconsolidare 27,6 miliardi di sofferenze e ad alzare al 42%la copertura sui crediti deteriorati ancora in portafoglio, sarà questa la nuova banca che l’A.d. Marco Morelli promette di “vendere” agli investitori nel corso del road show che inizierà oggi. g un piano che ha assunzioni abbastanza conservative sia dal punto di vista dei ricavi che dei costi, e ovviamente basato sul lavoro molto importante di ridefinizione dell’approccio commerciale», ha detto Morelli, sottolineando che l’obiettivo è riportare Mps ad essere una banca con gun ruolo rilevante sul territorio nazionale». Per rilanciare l’attività Mps accelererà la digitalizzazione e si focalizzerà sui clienti retail (spingendo sull’online), le pmi e i clienti facoltosi, a cui si dedicheranno invece i gestori. I ricavi sono visti in crescita a 4,5 miliardi ( 5%) ne12019 ma con un “upside ‘ potenziale di 1 miliardo se Mps riuscirà ad adeguarsi alle migliori competitor sul mercato, mentre le perdite su crediti scenderanno da 1,5 a 0,5 miliardi, anche grazie a una più attenta gestione del rischio, e i costi operativi del-l’8%a 2,2 miliardi. 12.900 esuberi saranno mitigati da 300 assunzioni. “Siamo fiduciosi nel nuovo corso», ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che le uscite andranno gestite con gprepensionamenti volontari e incentivati». Anche da Uilca e First-Cisl sono arrivate parole di incoraggiamento a Morelli, nella consapevolezza che dalla partita su Mps dipende «la stabilita dell’intero settore». A fine piano, grazie alla pulizia dei crediti deteriorati, il loro peso sul totale del portafoglio scenderà dal 34,9% al 16%. Il lavoro è già iniziato nell’ultimo trimestre, con 750 milioni di rettifiche che hanno portato i conti dei nove mesi in rosso per 849 milioni. Lo spettro del bail-in ha anche fatto perdere 6,6 miliardi di raccolta, sulla scia delle turbolenze dei mercati e della pubblicazione degli stress test tra luglio e agosto, portando i deflussi del 2016 a 14 miliardi (-11,6%). In Borsa Mps ha vissuto una seduta di grande volatilità. Dopo una partenza a razzo il titolo ha invertito bruscamente la rotta, complice anche il 100% messo a segno nelle sedute precedenti, chiudendo con un tonfo del 1 5% a 0,29 euro dopo continue sospensioni. ***

 

Sole 24 Ore 26/10/2016

Tagliati 2.600 dipendenti, saranno accantonati 550 milioni – Casadei Cristina

Nodo esuberi. Previste 300 assunzioni, i dipendenti Mps scenderanno a 22.600 Tagliati 2.600 dipendenti, saranno accantonati 550 milioni Cristina Casadei — Il ritorno di Mps alle proprie persone avverrà attraverso un piano che il gruppo intende condividere con i sindacati, almeno nella misura in cui gli obiettivi delle parti potranno incontrarsi Tanto la banca è stata chiara sul numero degli esuberi e sulle modalitàdellalorogestione,quantoi sindacati sono disponibili a trattare, fermo restando il rispetto della volontarietà delle uscite. L’amministratore delegato Marco Morelli, ieri, ha incontrato per ben due volte i sindacati. Non è un caso cheprestimoltaattenzione al rapporto con i rappresentanti dei lavoratori perché la riuscita del piano non può certamente dirsi sconnessa dal capitolo risorse umane. Il primo driver di questo capitolo è l’attivazione dell’oneroso fondo di solidarietà (l’ammortizzatore di settore) con relativo accantonamento di 550 milioni di euro. Segue l’uscita di 450 persone dovuta al turnover fisiologico. Infine l’assunzione di 300 giovani per favorire il ricambio generazionale, con conseguente abbassamento dell’età media di un anno e mezzo di qui al 2019. V olendo gestire il piano in un clima di pace sociale, se per il secondo e il terzo driverlabancapotrebbe muoversi unilateralmente,per ilprimo ha bisogno dell’accordo col sindacato. Il piano prevede che gli addetti (full time equivalent) passino dai 25.200 del 2016 ai 22.600 del 2019. Per raggiungere questo obiettivo 2.450 persone dovrebbero uscire attraverso il fondo di solidarietà con una permanenza media di 5 anni e 450 per effetto del turn over fisiologico. Successivamente ne dovrebbero essere assunte 300. Da precisare che le 2.45o uscite comprendono anche la parte residua del precedente piano industriale, pari a circa i.400 che erano giàstateannunciateechedovrebbero essere realizzate entro marzo 2017, previo accordo sindacale. Ammesso che il turn over fiisiologico di qui al 2019 produca 450 uscite, e considerato che 1.400 derivano dal piano precedente, le nuove uscite del piano Morelli sarebberodunquepocopiùdimille. A questa evoluzione numerica corrisponde un’evoluzione del costo del lavoro che passerebbe da 1.618 milioni di euro (2016) a 1466 (2019) con una riduzione di 152 milioni di euro. Oltre al capitolo delle uscite, Morelli ha poi illustrato ai sindacati anche l’investimento su chi resta, con un significativo ritocco all’insù sia per le risorse destinate alla retribuzione variabile, sia per le ore di formazione. L’ammontare delle risorse per il variabile passerà dai 35 milioni di euro del periodo 2012-2015 ai 135 milioni di euro del periodo 2016-2019, mentre le ore di formazione aumenteranno del 4%, passando da 150 (2012-2015) a 160 (2016-2019). Inoltre è stato previsto un investimento sul welfare attraverso il rafforzamento dei sistemi tradizionali e l’adozione di nuove misure, il rafforzamento delle competenze delle persone in linea con l’evoluzione del modello operativo e con l’ausilio di Mps academy, la promozione di una forma mentis orientata all’obiettivo attraverso un nuovo sistema di calcolo per il premio variabile di risultato e infine un percorso di crescita delle persone con piani di sviluppo ad hoc, programmi di job rotation e piani di continuità manageriali. A proposito delgoal oriented mindset i sindacati hanno subito raddrizzatole antenne, ricordando quanto detto e fatto sulle pressioni commerciali, sulla trasparenza e sulla correttezza nel rapporto con la clientela, temi che tra l’altro sono al centro di una trattativa in corso con Abi. Con sfumature diverse i segretari generali delle principali sigle del credito hanno espresso una valutazione positiva sul piano, a patto però che si rispetti il principio della volontarietà delle uscite. Lando Maria Sileoni (Fa-bi), si dice «fiducioso nel nuovo corso di Mps» e osserva che «la posta in gioco adesso non riguarda solo il rilancio del Gruppo, ma la stabilità dell’intero settore e lo stesso mantenimento dell’italianità delle aziende bancarie del nostro Paese». Giulio Romani (First Cisl) parla di «piano di difficile realizzazione, com’è naturale vista la situazione della banca, ma che si prefigge di agire attraverso percorsi condivisi, sia rispetto alla ristrutturazione dell’organizzazione, sia rispetto alla riduzione dei costi». Agostino Megale (Fisac Cgil) sottolinea che «il piano deve mettere in sicurezza e rilanciare la banca ed è importante che questo avvenga gestendo in modo condiviso tutte le scelte». Massimo Masi (Uilca) apprezza «la chiarezza e la trasparenza dell’ad Morelli, che ha indicato come soluzione un percorso condiviso con i sindacati». Adesso i sindacati sono in attesa della lettera di avvio di una procedura la cui gestione spiegherà meglio il titolo del piano: A new starting point. Back to our customer and our people. ***

 

Stampa 26/10/2016

Mps, l’aumento al test referendum – Riccio Sandra – Spini Francesco

Il difficile, per il Monte dei Paschi, comincia adesso. Nel road show, partito a Milano, che proseguirà per tutta la settimana a Londra e quindi negli Stati Uniti, l’ad Marco Morelli dovrà convincere gli investitori che il nuovo piano al 2019 presentato ieri – accolto in Borsa con un sonoro -15%, dopo la corsa dei giorni scorsi – rappresenta davvero «un nuovo punto di partenza» per la banca senese, come indica il suo titolo. In gioco c’è l’aumento di capitale che -a partire dai primi «sette-otto giorni di dicembre», dopo il referendum – punta a raccogliere fmo a 5 miliardi derivanti in parte dalla conversione di bond subordinati, in parte dall’intervento di uno o più investitori-ancora («Siamo già stati approcciati da una serie di controparti», ha detto l’ad) e con una parte riservata agli azionisti che avranno una prelazione, ma non un diritto di opzione trattabile sul mercato. L’operazione servirà a liberare la banca da 27,6 miliardi di crediti inesigibili che saranno ceduti a un veicolo di cartolarizzazione (Sec. Co) con l’intervento del Fondo Atlante a un prezzo scontato del 66% a 9,1 miliardi. Al 2019 la banca così ripulita e rafforzata (va segnalato che Icbpi ha offerto a Mps 520 milioni per le carte di credito e i sistemi di pagamento) potrà riaffacciarsi più snella sul mercato. Ha chiuso i 9 mesi dell’anno in rosso di 849 milioni. Conta di arrivare nel 2019, a utili oltre 1,1 miliardi con una redditività dell’11%. Il piano prevede 2.600 esuberi: 2.900 uscite mitigate da 300 assunzioni. Ci sarà la chiusura di 500 filiali, con un forte impulso alla digitalizzazione, ai mutui, al risparmio gestito e alle polizze, oltre alle attività per le imprese. Nel confronto banca-sindacati, avvenuto alle 7 del mattino, il leader della Fabi, Lando Sileoni – che ha espresso fiducia al nuovo corso -, ha chiesto a Morelli se il piano «sia da considerarsi definitivo oppure, come in altri casi, potrà subire aggiornamenti anche in base alle condizioni politiche». L’ad «ha risposto che per il momento non sono previsti aggiornamenti, ma che non li può escludere», ha riferito Sileoni. Ai giornalisti l’ad ha spiegato che l’aumento «verrà fatto entro la fine dell’anno purché ci siano condizioni di mercato fattive». Nessun commento diretto sul referendum. Tuttavia nei contratti con il consorzio di banche (guidato da Mediobanca e Jp Morgan, che hanno siglato un pre-accordo di garanzia) «esiste sempre una clausola di “macro condition”, e anche noi ce l’abbiamo». In sostanza, se il referendum va male e il mercato accusa il colpo, l’operazione è a rischio. Resta poi la variabile Corrado Passera e il suo piano alternativo con alcuni fondi (Atlas, Warburg Pincus e Bc Partners) disposti a metterci 2,5 miliardi. «Massima apertura a considerare chiunque possa dare un contributo all’operazione e al rafforzamento patrimoniale della banca», ha detto Morelli. A quanto risulta una fitta corrispondenza andata avanti per giorni fino alla vigilia del cda avrebbe riguardato una serie di vincoli (dal divieto di contattare intermediari come il fondo Atlante al no a un esame dei conti della banca approfondito) posti dai vertici di Mps e, dall’altro lato, la contestazione di tali lacci da parte di Passera e dei suoi legali, secondo cui tali paletti renderebbero impraticabile la sua proposta. Nel corso del lungo cda di lune-di, finito verso l’una di notte, una parte dei «divieti» posti da Mps sarebbero venuti meno. Con un’apertura ulteriore grazie a una modifica dell’ordine del giorno dell’assemblea convocata per il 24 novembre, che lascerebbe la porta aperta al piano dell’ex ministro, magari in parallelo con quello portato avanti dalla banca.

 

Tempo 26/10/2016

Il piano per Mps non basta Il titolo affonda e perde il 15% – Caleri Filippo

Qualcosa non ha funzionato nella comunicazione al mercato del piano che l’ad Morelli ha presentato ieri mattina alla comunità finanziaria. Reduce da una corsa in Borsa negli ultimi 5 giorni, che aveva consentito il quasi il raddoppio del valore, ieri è arrivato il dietro front. Al termine della giornata il calo del valore dell’azione è stato pari al 14,99% a 0,29 euro, sotto la soglia di 0,30 euro. Nella stessa giornata è passato di mano l’11,8% del capitale. Eppure ieri doveva essere la giornata che doveva segnare la riscossa dopo il cammino burrascoso degli ultimi anni per la banca senese. Il piano di Morelli ha, infatti, previsto l’uscita complessiva di 2900 persone dalla banca (450 per turnover volontario e 2.450 gestiti con il fondo di solidarietà) e l’assunzione di 300 giovani, la chiusura di 500 filiali, la cessione di 27 miliardi di sofferenze (a fronte di un corrispettivo di 9,1 miliardi) e un aumento di capitale da 5 miliardi. Obiettivi che evidentemente non sono stati apprezzati positivamente dagli analisti nonostante l’obiettivo di 1,1 miliardi di utile nel 2019. In ogni caso se tutto andrà bene, a partire dal difficile aumento di capitale che servirà a deconsolidare 27,6 miliardi di sofferenze e ad alzare al 42% la copertura sui crediti deteriorati ancora in portafoglio, sarà questa la nuova banca che Morelli promette di vendere agli investitori nel corso del road show che inizierà già oggi. L’obiettivo è riportare Mps ad essere una banca con «un ruolo rilevante sul territorio nazionale». Per rilanciare l’attività Mps accelererà la digitalizzazione e si focalizzerà sui clienti retail (spingendola verso un uso massiccio dell’on-line), le pmi e i clienti facoltosi, a cui si dedicheranno invece i gestori. Quanto ai sacrifici chiesti ai dipendenti i 2.900 esuberi saranno in parte controbilanciati da 300 assunzioni. «Siamo fiduciosi nel nuovo corso» ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, sottolineando che le uscite andranno gestite con «prepensionamenti volontari e incentivati». Anche dalla Uilca e dalla First-Cisl sono arrivate parole di incoraggiamento a Morelli, nella consapevolezza che dalla partita su Mps dipende «la stabilità dell’intero settore». L’obiettivo del piano di Morelli prevede una pulizia dei crediti deteriorati che porterà il loro peso sul totale del portafoglio dal 34,9% al 16%. Un ritorno all’ordine di bilancio che è già iniziata nell’ultime trimestre, con 750 milioni di rettifiche che hanno portato i conti dei nove mesi in rosso per 849 milioni. «Non mi sento di fare nessun commento sul titolo, mi sto occupando della banca» ha detto Morelli. Ora parte il road-show che durerà 10-12 giorni per presentare il piano mentre la conversione dei bond si farà «dopo l’assemblea». A quel punto partirà l’aumento «idealmente nei primi 7-8 giorni di dicembre, se ci sono condizioni di mercato» ha concluso Morelli. ***

Conquiste del Lavoro 26/10/2016

Popolare di Vicenza, la protesta sbarca in piazza – C.D’O.

Dopo le proteste di soci e risparmiatori beffati, prima grande manifestazione ieri a difesa dei posti di lavoro dei dipendenti della Banca Popolare di Vicenza. Quasi un centinaio i sindacalisti e gli attivisti riuniti davanti alla sede centrale dell’istituto di credito, in via Battaglion Framarin: una protesta accesa, con cartelli, fischietti e striscioni, organizzata e promossa dagli attivisti sindacali di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Unisin-Silcea a cui si sono aggiunti oggi anche gli iscritti alla Uil. Tra i cartelli esposti si poteva leggere “Dipendenti vittime come i soci”, “Siamo bancari, non banchieri”, “‘Date fiducia di dipendenti”, “Vergogna del Paese”, “Punite i veri colpevoli” e “Il problema è la mala gestione non il costo del personale”. La manifestazione, seguita a distanza da poliziotti e carabinieri, che non sono dovuti intervenire, è stata preceduta da un’assemblea che si è svolta in sala Pavesi, attigua alla direzione generale della Popolare di Vicenza, per concordare le varie forme di protesta. Oltre che a Vicenza sono state indette assemblee su tutto il territorio nazionale. I sindacalisti, che lanciano l’allarme per un rischio esuberi per la sola Popolare di Vicenza di 1500 dipendenti, hanno sottolineato che il cda della Popolare di Vicenza in programma per oggi è stata spostato a domani. C.D’O ***

 

 

Corriere di Siena 26/10/2016

Un piano industriale “Coraggioso ma gestibile” “Accettiamo la sfida, il percorso sarà complesso” – …

SIENA Un piano industriale “coraggioso ma gestibile”. Così il segretario generale della Uilca Massimo Masi commenta il piano del Monte dei Paschi dopo l’incontro con l’ad della banca Marco Morelli. “Ho particolarmente apprezzato la chiarezza e la trasparenza di Morelli che ha indicato come soluzione un percorso condiviso con i sindacati. Accettiamo la sfida – aggiunge Masi – consapevoli che il percorso che ci attende non sarà né facile né agevole, ma confidiamo nelle parole di Morelli di una gestione dei progetti comportanti ricadute sul personale attraverso un confronto chiaro, approfondito e costruttivo”. Per il segretario responsabile del gruppo, Carlo Magni, la sostenibilità sociale del piano è il presupposto per inaugurare un processo negoziale atto a tutelare integralmente le condizioni di lavoro dei dipendenti. “II piano deve mettere in sicurezza e rilanciare la banca ed è importante che questo avvenga, così come è stato indicato, gestendo in modo condiviso tutte le scelte, a partire dalla gestione degli esodi volontari relativi agli esuberi”. Ad affermarlo è il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, in merito all’incontro avuto ieri mattina all’alba con l’ad Manco Morelli. “Per ora ci siamo fatti un’idea, la trattativa vera e propria è tutta da costruire – aggiunge Franco Casini, coordinatore Fabi Mps – il piano sul personale è accettabile, ma è chiaro che noi non accetteremo altre estemalizzazioni nè esodi che non siano volontari”. ***

 

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