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PIANO MPS, LA FABI SULLA STAMPA

di Redazione

Il programma di ristrutturazione della banca senese piace ai sindacati. Il Segretario Generale Sileoni: “Bene l’intervento del Governo. Gli esuberi saranno gestiti attraverso il fondo di solidarietà e solo su base volontaria”. Le dichiarazioni su quotidiani nazionali, locali e siti finanziari

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La Stampa, giovedì 06 luglio 2017

Intervista a Lando Sileoni – “Abbiamo evitato i licenziamenti La Ue aveva chiesto 10 mila tagli”

Lando Sileoni, segretario generale della Fabi è soddisfatto dell’accordo per gli esuberi Mps. «Per diversi motivi – spiega il numero uno del principale sindacato dei bancari -. Abbiamo evitato i licenziamenti che non è stato un regalo di Morelli, ma il risultato di una serie di pressioni nostre: eravamo pronti a bloccare il settore. Morelli però è stato bravo, il suo lavoro ha ridotto del 50% gli esuberi perché la richiesta della Ue era di 10 mila esuberi». Quanto costa questo accordo? «Un lavoratore che sta sul fondo esuberi dei bancari per 5 anni costa 200 mila euro. Però vorrei sottolineare che nel piano industriale ci sono altri due passaggi fondamentali. Il giusto riconoscimento degli stipendi dei manager con la fissazione di un tetto massimo e le 500 assunzioni, un risultato importante». Qualche giorno fa c’è stato l’accordo per le banche venete. Soddisfatto anche di quello? «In 15 giorni sono stati risolti i due più grandi problemi del sistema, con esuberi tutti volontari. L’intervento dello stato è stato determinante in entrambi i casi. Ma adesso mi aspetto un intervento anche per clienti e azionisti, Intesa e lo Stato fanno ancora in tempo a farlo». II ministro Padoan ha detto che con questo sono finiti gli interventi, è d’accordo? «Io andrei cauto perché ci sono ancora casi a rischio, anche se medio piccoli». II settore si è fortemente ridimensionato. Quanti bancari sono usciti dal marcato? «Circa 40 mila negli ultimi 10 anni con prepensionamenti volontari. Altri 25 mila, sempre volontari, entro il 2021 per effetto di accordi presi nell’ultimo anno». E per il futuro cosa prevede? «Un aspetto fondamentale è come le banche gestiranno la digitalizzazione. Se diventa solo taglio dei costi non può funzionare. Se non cambia la testa di quei dirigenti che scrivono la politica organizzativa delle banche è un problema. Se chi dirige le banche pensa che l’unica soluzione è il taglio costi non c’è modello che tenga. L’altro rischio è che con il completamento della riforma e la trasformazione delle Bcc in società per azioni i fondi internazionali faranno shopping in Italia». Perché dovrebbe essere un rischio? «Perché spariranno le direzioni generali, i centri informatici e i servizi e in Italia resteranno solo sportelli». Si aspetta altri interventi del governo sul tema degli esuberi? «No perché hanno fatto uno sforzo importante. Sono stati stanziati oltre 800 milioni sul fondo esuberi, poi gli interventi su venete e Mps. Però sarei più cauto a dire che abbiamo risolto tutti i problemi». [G. PAO.]

 

Avvenire 06/07/2017

Mps, ecco la cura dopo l’intervento: via 5.500 esuberi – E. Fat.

L’altra faccia del salvataggio di Monte Paschi sono 5.500 esuberi (su 25mila dipendenti) e il taglio di 600 filiali su 2mila. Dopo il via libera della Ue e l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante che mira a ripristinare un percorso di crescita», ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli, che ieri in conferenza stampa a Milano ha presentato il piano di ristrutturazione dell’istituto, il cui ritorno in Borsa è atteso per l’autunno. Oltre al Tesoro, che dovrà cedere la sua quota (in cui investe 5,4 miliardi) prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un indice Cet1(il patrimonio di miglior qualità) al 14%. II piano include anche la vendita della quasi totalità delle sofferenze, che ammontano a 28,6 miliardi lordi. Un ruolo decisivo lo avrà il fondo Atlante II, che ne rileverà una buona parte per 5,5 miliardi (pari al 21% del loro valore lordo), oltre al95%dei titoli mezzanine e junior. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero peri quali sarà attivato il fondo di solidarietà – il piano quinquennale prevede comunque anche 500 assunzioni – il salvataggio di Mps sarà pagato dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita (lo Stato ha destinato 1,5 miliardi). Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «Il mio stipendio sarà di 466mila euro –ha detto Morelli-, con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». Il piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha specificato l’ad, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Il piano è stato promosso anche dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -, 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali». Intanto, a 10 giorni dall’altro salvataggio, quello per le banche venete (con la liquidazione accompagnata dall’aiuto di Stato), l’Eba, l’autorità bancaria europea, lancia l’allarme su un caso che rischia di creare disparità tra i creditori all’interno dei Paesi Ue. E si registra anche l’affondo di Deutsche Bank, che vede nelle decisioni applicate alle banche italiane una «mina» per l’Unione bancaria. In questo caso infatti «sembra essere emersa la possibilità che l’interesse pubblico sia valutato in modo diverso a livello europeo e nazionale» e «questo potenzialmente apre la strada alla possibilità che diverse preferenze emergano a livello nazionale sull’utilizzo di meccanismo di supporto pubblico», ha detto in audizione alla commissione Finanze del Senato il presidente Eba, Andrea Enrìa, rilevando che «non sembra aver tenuto» il principio-chiave del “no creditor worse of’ (secondo cui nessun creditore deve trovarsi in peggiori condizioni nella risoluzione rispetto alla liquidazione). Nelle stesse ore il capo economista di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, ha puntato il dito contro la «scappatoia per aggirare la direttiva Brni» che ha introdotto il bail-in.

 

Corriere della Sera 06/07/2017

Mps, tagliati 5.500 posti e 600 filiali A settembre il ritorno a Piazza Affari – Massaro Fabrizio

MILANO Marco Morelli non lo nasconde: il salvataggio di Mps «l’abbiamo portato a termine ma non era affatto scontato che finisse così». Presentando il piano di ristrutturazione approvato martedì dalla Commissione europea con il via libera fino a 5,4 miliardi di «Ricapitalizzazione precauzionale», cioè di aiuti di Stato, il primo pensiero dell’amministratore delegato è per i dipendenti: «La banca ha dimostrato di sapere reagire e gestire un periodo complicatissimo, non credo che ci siano esempi in Europa di grandi aziende nelle quali siano accaduti eventi come quello che Mps ha vissuto, negli ultimi nove mesi ma anche da più tempo». Non hanno aiutato le nuove regole europee sulle banche: «Abbiamo vissuto scene da pronto soccorso, gestito un’emergenza continua, arrivavano richieste da soggetti molto diversi (Ue e Bce innanzitutto, ndr), ognuno dei quali poneva termini molto stretti per dare risposte. È un processo molto articolato, pesante, che deve mediare istanze molto differenti, come concorrenza e coefficienti patrimoniali. Se funziona o meno val la pena di dirlo fra un po’ di tempo». Ormai è passata. Adesso la banca, continua Morelli, «può riappropriarsi delle quote di mercato e delle masse che ha perso. I nostri concorrenti hanno approfittato per prendersi clienti e depositi anche con mezzi non convenzionali, diffondendo informazioni non particolarmente corrette», con il risultato di un calo di 26 miliardi nella raccolta commerciale nel 2016. Il piano quinquennale concordato con Bruxelles è «prudenziale, con target realistici»: utile netto di 1,2 miliardi al 2021, redditività superiore al 10%, patrimonio solido (cet 1 al 14,7%), soprattutto grazie ai risparmi di costi, con 5.500 dipendenti in meno in totale e 600 filiali chiuse. Nel dettaglio, 4.800 uscite saranno prepensionamenti coperti con il Fondo di solidarietà, 450 sono legate alla cessione o chiusura di attività (le banche estere), 750 sono turnover fisiologico a fronte dei quali sono previste 500 nuove assunzioni. «Consideriamo positivo l’intervento dello Stato perché ha evitato il peggio», ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni. «Chiediamo che il piano sia gestito in maniera morbida e condivisa attraverso uscite volontarie». Una spinta fondamentale al piano arriverà dalla pulizia radicale delle sofferenze, con 26,1 miliardi di euro che passano al Fondo Atlante al 21% del valore nominale («la più grande cartolarizzazione in Europa» secondo il ceo di Quaestio sgr, Paolo Petrignani, gestore di Atlante) e altri 2,5 miliardi di npl da cedere per altre vie. Al tandem Quaestio-Cerved passerà anche la piattaforma di Mps per la gestione degli npl, Juliet: ieri è stato siglato l’accordo per una trattativa in esclusiva. Sul fronte industriale si punterà alla digitalizzazione sfruttando l’esperienza della banca online Widiba, che avrà un ruolo «fondamentale». Rispanni di costi ci saranno anche dal taglio degli stipendi dei primi 5 top manager, non oltre dieci volte la media dei dipendenti, a 46o mila euro lordi. Per Morelli la riduzione sarà del 70%. Il primo obiettivo di Mps adesso è il ritorno in Borsa: Morelli lo prevede perla seconda metà di settembre, dopo l’offerta di scambio ai 4o mila obbligazionisti retail che vedranno convertiti i loro bond subordinati per 1,5 miliardi di euro in azioni. Se aderissero tutti i risparmiatori coinvolti, il Tesoro si ritroverà ad avere il 70% circa di Mps (dall’iniziale quota del 53-54%). Il resto sarà in mano agli investitori istituzionali detentori di bond subordinati, tra i quali Generali («avrà un ruolo importante», ha detto Morelli, visto che convertirà al 75% bond per 400 milioni nominali). Ai vecchi soci resterà appena il 2-4% del capitale. Fabrizio Massaro • La parola AIUTI DI STATO Per aiuto di Stato si intende qualsiasi trasferimento di risorse pubbliche a favore di alcune imprese o produzioni che, attribuendo un vantaggio economico selettivo, falsa o minaccia di falsare la concorrenza. Tranne in alcuni casi, gli aiuti di Stato sono vietati dalla norme dell’Unione europea. L’Antitrust Ue ha dato tuttavia il via libera agli aiuti di Stato per Mps perché previsti dalle norme europee sulla «ricapitalizzazione precauzionale» delle banche in crisi

 

Il Messaggero Veneto 06/07/2017

Arrivano i tagli per Montepaschi

ROMA L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3, 6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolariz7i 7ione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8, 1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -. Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi».

 

Gazzetta di Mantova 06/07/2017

Arrivano i tagli per Montepaschi

ROMA L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3, 6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8, 1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -. Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi».

 

La Provincia Pavese 06/07/2017

Arrivano i tagli per Montepaschi

ROMA L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3, 6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizza7ione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartol izzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -. Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi».

 

Alto Adige 06/07/2017

Salvataggio Mps, piano da 5.500 esuberi di Giampaolo Grassi

MILANO L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su duemila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’Ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7%eun indice Ceti al 14%. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà «pagato» dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «Il mio stipendio sarà di 466mila euro – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». Il piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha detto l’Ad, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500 ma 4.800 e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali».

 

Centro 06/07/2017

Salvataggio Mps, piano da 5.500 esuberi di Giampaolo Grassi

MILANO L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su duemila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’Ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7% e un indice Ceti al 14%. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà «pagato» dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «Il mio stipendio sarà di 466mi1a euro – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». Il piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha detto l’Ad, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500 ma 4.800 e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali».

 

Tirreno 06/07/2017

Arrivano i tagli per Montepaschi

ROMA L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3, 6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolariz7a7ione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8, 1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -. Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi».

 

 

Giorno – Carlino – Nazione Obiettivo rilancio Mps taglia filiali e dipendenti Morelli: in Borsa a settembre Alessia Gozzi

ROMA DOPO MESI in pronto soccorso, Mps esce «dal reparto di terapia d’urgenza» e si rimette su un «cammino tranquillo e di rilancio». L’amministratore delegato Marco Morelli, presentando il piano di ristrutturazione del Monte, mette l’accento sulla fine dell’emergenza. Un piano che porterà lo Stato entro luglio a essere azionista al 70% e che, come concordato con le autorità europee, prevede anche sacrifici: 5.500 esuberi su 25 mila dipendenti e taglio di 600 filiali su 2 mila. Il salvataggio dell’istituto senese sarà pagato’ dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi all’aumento di capitale da 8,1 miliardi. Solo una parte, circa 40 mila obbligazionisti, avrà un rimborso grazie a un miliardo e mezzo o di risorse pubbliche stanziate dal governo, in caso di misselling (vendita scorretta). In autunno si sapranno i dettagli della transazione proposta dalla Banca. La stretta prevede anche il taglio del compenso dei manager, con lo stipendio di Morelli che sarà ridotto del 70% a 466 mila euro, e zero dividendi per cinque anni, cioè per tutta la durata del piano come stabiliscono le regole sulla ricapitalizzazione preventiva. L’AUTUNNO sarà un mese chiave anche perché il Mps tornerà a Piazza Affari. Gli obiettivi al 2012, invece, prevedono un utile netto superiore agli 1,2 miliardi dopo il profondo rosso del 2016, un Roe (redditività del capitale proprio) pari al 10,7% e un indice Ceti (cioè la patrimonializzazione) al 14%. Altro piatto forte del piano è la cessione delle sofferenze per 28,6 miliardi lordi che, entro dicembre saranno ceduti a una società veicolo. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro (il 21% del loro valore lordo) mentre il resto attraverso procedure dedicate. In particolare, il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto al fondo e i titoli senior, meno rischiosi, finiranno invece sul mercato con le garanzie pubbliche (Gacs). Sul fronte occupazionale, Morelli sottolinea che saranno fatte anche 500 assunzioni e che il piano non prevede licenziamenti. Dei 5.500 dipendenti in meno, 4.800 usciranno attraverso l’attivazione del fondo di solidarietà, 450 attraverso la cessione o la chiusura di attività e i restanti 750 con il turn over fisiologico, cioè i pensionamenti. Una ristrutturazione che mira a far recuperare redditività al Monte rendendolo appetibile a nuovi investitori per sostituire il Tesoro, la cui uscita è prevista entro il 2021, dunque al massimo a a fine Piano. Una scadenza che però dipende molto dall’umore dei mercati e dai risultati di attuazione del piano. Nel primo trimestre dell’anno la banca ha comunque recuperato circa 5 miliardi di raccolta diretta (depositi), un segnale incoraggiante, così come il fatto che nelle prime settimane di giugno il numero dei nuovi conti aperti abbia superato quelli estinti. Il piano prevede anche un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi con Bruxelles ma, sottolinea l’ad, «non lo definirei un commissariamento». DISCO verde dai sindacati, che la mettono così: il piano «ha evitato il peggio — dice Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali». Tira un sospiro di sollievo anche il sindaco di Siena: «L’incendio sulla Rocca si è spento».

 

 

Secolo XIX 06/07/2017 Mps, dopo il salvataggio arrivano 5.500 esuberi

GIAMPAOLO GRASSI

MILANO. L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25 mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2 mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7% e un indice Ceti al 14%. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 miIioni.Il95%dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40 mila risparmiatori, potrà essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «II mio stipendio sarà di 466 mila euro – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». Il piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha detto l’A.d, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali». BY NC N DALCUNI DIRITTI RISERVATI

 

 

Gazzetta del Mezzogiorno 06/07/2017

Salvataggi Mps, via 600 filiali piano con 5.500 esuberi – Grassi Giampaolo

MILANO. L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25 mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2 mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7% e un indice Cal al 14%. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21 % del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà «pagato» dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «II mio stipendio sarà di 466 mila euro – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». II piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha detto l’A.d, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuto. II piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio-ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi- Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali».

 

Gazzetta di Modena-Reggio-Nuova Ferrara 06/07/2017

Arrivano i tagli per Montepaschi – …

ROMA L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3, 6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8, 1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi -. Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi».

 

Giorno – Carlino – Nazione 06/07/2017

Obiettivo rilancio Mps taglia filiali e dipendenti Morelli: in Borsa a settembre – Gozzi Alessia

ROMA DOPO MESI in pronto soccorso, Mps esce «dal reparto di terapia d’urgenza» e si rimette su un «cammino tranquillo e di rilancio». L’amministratore delegato Marco Morelli, presentando il piano di ristrutturazione del Monte, mette l’accento sulla fine dell’emergenza. Un piano che porterà lo Stato entro luglio a essere azionista al 70% e che, come concordato con le autorità europee, prevede anche sacrifici: 5.500 esuberi su 25 mila dipendenti e taglio di 600 filiali su 2 mila. Il salvataggio dell’istituto senese sarà pagato’ dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi all’aumento di capitale da 8,1 miliardi. Solo una parte, circa 40 mila obbligazionisti, avrà un rimborso grazie a un miliardo e mezzo o di risorse pubbliche stanziate dal governo, in caso di misselling (vendita scorretta). In autunno si sapranno i dettagli della transazione proposta dalla Banca. La stretta prevede anche il taglio del compenso dei manager, con lo stipendio di Morelli che sarà ridotto del 70% a 466 mila euro, e zero dividendi per cinque anni, cioè per tutta la durata del piano come stabiliscono le regole sulla ricapitalizzazione preventiva. L’AUTUNNO sarà un mese chiave anche perché il Mps tornerà a Piazza Affari. Gli obiettivi al 2012, invece, prevedono un utile netto superiore agli 1,2 miliardi dopo il profondo rosso del 2016, un Roe (redditività del capitale proprio) pari al 10,7% e un indice Ceti (cioè la patrimonializzazione) al 14%. Altro piatto forte del piano è la cessione delle sofferenze per 28,6 miliardi lordi che, entro dicembre saranno ceduti a una società veicolo. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro (il 21% del loro valore lordo) mentre il resto attraverso procedure dedicate. In particolare, il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto al fondo e i titoli senior, meno rischiosi, finiranno invece sul mercato con le garanzie pubbliche (Gacs). Sul fronte occupazionale, Morelli sottolinea che saranno fatte anche 500 assunzioni e che il piano non prevede licenziamenti. Dei 5.500 dipendenti in meno, 4.800 usciranno attraverso l’attivazione del fondo di solidarietà, 450 attraverso la cessione o la chiusura di attività e i restanti 750 con il turn over fisiologico, cioè i pensionamenti. Una ristrutturazione che mira a far recuperare redditività al Monte rendendolo appetibile a nuovi investitori per sostituire il Tesoro, la cui uscita è prevista entro il 2021, dunque al massimo a a fine Piano. Una scadenza che però dipende molto dall’umore dei mercati e dai risultati di attuazione del piano. Nel primo trimestre dell’anno la banca ha comunque recuperato circa 5 miliardi di raccolta diretta (depositi), un segnale incoraggiante, così come il fatto che nelle prime settimane di giugno il numero dei nuovi conti aperti abbia superato quelli estinti. Il piano prevede anche un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi con Bruxelles ma, sottolinea l’ad, «non lo definirei un commissariamento». DISCO verde dai sindacati, che la mettono così: il piano «ha evitato il peggio — dice Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali». Tira un sospiro di sollievo anche il sindaco di Siena: «L’incendio sulla Rocca si è spento». L’aumento di capitale 8,1 miliardi di cui 3,4 miliardi Tesoro 4,3 miliardi azionisti e obbligazionisti I tagli: 5.500 dipendenti, 600 filiali Le sofferenze: ceduti 28,6 miliardi lordi Gli investimenti: 900 milioni

 

La Verità 06/07/2017

Già esodati 34.000 bancari, altri 20.000 a rischio – Baldini Gianluca

Si è provato di tutto: dal bail in passando per la ricapitalizzazione precauzionale fino alla cessione di banche in crisi al prezzo di un caffè. Fatto sta che il modello di business delle banche (italiane, ma non solo) così come lo conosciamo oggi, fa acqua da tutte le parti. Non è solo una questione di malagestio o di connivenze con il mondo della politica. Oggi allo sportello ci si va sempre meno, Internet ha soppiantato le funzioni di migliaia di bancari e così succede che ogni anno i sindacati, col coltello tra i denti, si trovino costretti ad arginare un’emorragia di lavoratori senza precedenti. Secondo i dati del maggior sindacato della categoria, la Fabi (Federazione autonoma dei bancari italiani), il settore, dal 2013 al 31 marzo 2016, ha perso per strada 11.988 lavoratori. Un numero che si aggiunge (sempre dati Fabi) ai 22.252 dipendenti delle principali banche italiane che non avranno più il loro lavoro entro il 2020. A questi, poi, vanno aggiunti altri 1520.000 persone in uscita dagli istituti minori. L’unica consolazione, è che, nel quadriennio 2016-2020, a fronte di un’uscita di oltre 22.000 persone, sono previste nuove assunzioni per 3570 unità. Pallottoliere alla mano, entro il 2020 oltre 50.000 persone dovranno cambiare lavoro. Non male se si considera che questo risultato è stato ottenuto dopo tutte le fatiche causate per arginare i danni causati dalla crisi di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cariferrara, da quella di Mps e dal tracollo di Veneto banca e Banca popolare di Vicenza. Solo tra Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi e Mps perderanno il posto 17.550 persone, una piccola cittadina di provincia. L’istituto guidato da Carlo Messina che di recente ha rilevato i due istituti venete in crisi ha già fatto sapere che lascerà a casa 3.900 persone. Anche la banca guidata dal ceo Jean Pierre Mustier taglierà circa 3900 persone. Se non altro, però, UniCredit ha fatto sapere anche che assumerà 2.000 persone. Per Ubi i tagli sono molto ingenti, visto che ha rilevato la good bank di Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti: si tratta di 4250 entro quattro anni. Più drammatico, visto la crisi in cui si trova da anni, il caso del Monte dei Paschi di Siena (la cui ricapitalizzazione è stata approvata dall’Ue il 4luglio scorso). ll gruppo guidato dall’ad Marco Morelli manderà a casa 5.500 persone e assumerà 500 nuove leve. Numeri da capogiro, certo, ma che avrebbero potuto essere ancora più alti. Tanto che il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, si è detto soddisfatto dei risultati. «Consideriamo positivo l’intervento dello Stato nel gruppo Mps perché ha evitato il peggio, scongiurando una crisi che avrebbe avuto drammatiche ripercussioni sui dipendenti, sui risparmiatori, sulle economie dei territori e su tutto il sistema bancario. Gli esuberi del gruppo non sono 5.500, come dichiarato dalla banca, ma 4.800 e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano già previste da precedenti accordi sindacali», specifica. Nel caso di Mps, c’è però ancora da risolvere la questione dei dipendenti esteri, non soggetti al fondo esuberi. «A preoccupare, in particolare, è proprio il nodo che riguarda le posizioni dei dipendenti oltre confine», ha sottolineato Sara Barberotti, segreteria nazionale di First Cisl. Le 45o uscite da chiusura attività, non a caso, corrispondono proprio al perimetro delle filiali estere. «All’estero non esiste il fondo esuberi così come noi lo concepiamo e come lo stiamo utilizzando in Italia. Quindi, sull’estero avremo un problema», ha detto la sindacalista. Tra le banche che lasceranno a casa migliaia di persone c’è anche Banco Bpm, istituto alle prese con una profonda ristrutturazione, data dal recente matrimonio tra la Banca popolare di Milano e il Banco popolare. In questo caso gli esuberi ammontano a 1800 unità, cui però si devono aggiungere 400 nuove assunzioni. Tra tutte queste banche in crisi, però, c’è n’è anche qualcuna che assume più di quanto non licenzi. È il caso di Cariparma che tra il 2016 e il 2019 mostra 300 esuberi e 600 nuove assunzioni. In questo caso, il saldo è positivo per 300 unità. Sempre meglio di niente. RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Messaggero 06/07/2017

Mps, 5.500 esuberi e 600 filiali in meno – r.dim.

ROMA La nuova vita del Montepaschi pubblico, rilanciato dalla ricapitalizzazione precauzionale da 8,1 miliardi passa attraverso una cura dimagrante al 2021 di 5.500 dipendenti in uscita, dei quali 4.800 con il fondo esuberi, 450 con la vendita di attività estere, 750 rientranti nel turnover; la chiusura di 600 filiali che riducono la rete a 1.400 sportelli, il ridimensionamento delle strutture di governo commerciale (Aree Territoriali e Direzioni Territoriali Mercato) e la rifondazione del modello di business. «E’ una svolta importante, una pietra miliare che mira a ripristinare un percorso di crescita per Mps», ha detto l’ad Marco Morelli ieri a Milano presentando al mercato il nuovo piano di ristrutturazione approvato il giorno prima dalla Commissione Ue che ha messo il bollino sugli aiuti di Stato per 5,4 miliardi da parte del Mef e al burden sharing per 4,3 miliardi, in un’operazione dove è previsto il rimborso degli obbligazionisti retail per 1,5 miliardi. Si ricordi che è la terza svolta per Siena, dopo i Tremonti bond e la bocciatura agli stress test. «Abbiamo vissuto in una specie di pronto soccorso che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Con questa manovra di efficientamento, la banca conta di raggiungere un utile netto al 2021 superiore a 1,2 miliardi, con un roe pari al 10,7%. Un perno del piano è la dismissione degli npl al 31 dicembre 2016 per 28,6 miliardi lordi con un ruolo-chiave di Atlante, che acquisterà il 95% delle tranches equity e mezzanine della cartolarizzazione per 1,6 miliardi (la senior per 3,3 verrà collocata sul mercato con la gacs) più altri 2,5 miliardi fuori. Quaestio, gestore di Atlante, ha anche siglato una partnership strategica di special servicing con la Cerved sulla piattaforma Juliet nell’ambito della gestione dei crediti deteriorati. LE GAMBE Il piano poggia su quattro pilastri. La focalizzazione sulla clientela retail e small business «grazie ad un nuovo modello di business semplificato e altamente digitalizzato», come si legge in una nota del gruppo. «Focus sull’efficienza», che promette di portare a un target di cost/income ratio inferiore al 51% nel 2021 e ad una riallocazione alle attività commerciali delle risorse impegnate in attività amministrative per un risparmio di 1,5 miliardi; gestione del rischio di credito radicalmente migliorata, con una nuova struttura organizzativa del chief lending ofcer che consentirà di rafforzare i processi di presidio; infine rafforzamento patrimoniale con un Cetl maggiore del 14% e di liquidità. La manovra rispecchia l’indicazione ricevuta dalla Bce il 19 giugno di mantenere uno srep (indice patrimoniale rispetto ai rischi) dell’11% dal 2018. Dal prossimo anno l’indice principale Cet 1 sarà del 9,44%. La Ue ha imposto un tetto alle remunerazioni del top management e finché ci sono gli aiuti di Stato è vietato dare dividendi. «Il mio stipendio massimo sarà di 466 mila euro lordi con una riduzione del 70%» ha detto Morelli, «sul fatto che in un piano pluriennale di ristrutturazione non esista una forma di incentivazione per manager e dipendenti io ho la mia opinione, ma accetto». Morelli ha precisato che l’ingresso del Mef avverrà a fine mese mentre il ritorno in Borsa in autunno. «Positivo l’intervento dello Stato perché ha evitato il peggio», commenta Lando Sileoni, leader Fabi. RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Mf 06/07/2017

Mps in borsa a settembre – Mps torna in borsa a settembre – Gualtieri Luca

Il nuovo Monte dei Paschi tornerà in borsa nella seconda metà di settembre, dopo essere stato ricapitalizzato dal Tesoro per 5,4 miliardi a cavallo dell’estate. Il ritorno sul listino milanese sarà preceduto da un road show per illustrare alla comunità finanziaria i contenuti del piano di ristrutturazione. Il flottante si attesterà al 30%, una soglia curiosamente non lontana da quel 22% che la Rocca registrava dopo il collocamento del 1999. Solo che questa volta il primo azionista non sarà la Fondazione Mps, ma Via XX Settembre. E questa la tabella di marcia che attende la banca senese dopo il via libera delle autorità europee al salvataggio. Le linee generali del piano, del resto, sono state illustrate ieri a Milano dall’amministratore delegato Marco Morelli, affiancato dal rigoroso cfo Francesco Mele. In prima fila durante la conferenza c’era anche la responsabile delle risorse umane, Ilaria Dalla Riva, che nei prossimi mesi sarà forse chiamata a gestire il delicato piano di ristrutturazione della banca. «Monte dei Paschi è tornata in pista, con una struttura operativa molto efficiente e un top management molto impegnato», ha spiegato l’ad. Il piano stima di realizzare entro il 2021 un utile netto superiore a 1,2 miliardi con un roe del 10,7% un ratio patrimoniale Ceti al 14,7%, un rapporto crediti/depositi inferiore al 90% e un liquidity coverage ratio sopra il 150%. Particolare attenzione andrà al contenimento dei costi con l’obiettivo di un cost/ income al 51% nel 2021, livello che, se raggiunto, posizionerà il Monte nella zona di eccellenza delle banche europee. Per raggiungere questo target, però, il piano prevede 5.500 esuberi entro il 2021, di cui 4.800 uscite attraverso l’attivazione del fondo di solidarietà, 450 per la cessione o la chiusura di attività e 750 per turnover fisiologico. A bilanciare parzialmente i tagli, sono previste circa 500 nuove assunzioni. Incassato l’ok dalle autorità europee, la prossima tappa per la banca senese sarà il rafforzamento patrimoniale da 8,1 miliardi. L’importo dell’operazione è sceso per ragioni tecniche rispetto agli 8,8 miliardi indicati dalla Bce nel dicembre scorso: l’importo massimo di aiuti di Stato è stato infatti fissato da DgComp in 5,4 miliardi, di cui 3,9 miliardi a servizio dell’aumento di capitale. Questa cifra, sommata al burden sharing da 4,3 miliardi derivante dalla conversione dei subordinati, ha pertanto determinato gli 8,1 miliardi di nuovo fabbisogno. Se insomma l’ammontare dello shortfall è figlio di logiche contorte, concretamente l’aumento servirà per ricostituire il patrimonio dopo la perdita da 3,9 miliardi derivante dalla cessione dei crediti deteriorati. Resta confermato lo schema di condivisione degli oneri fissato dalla legge Salva Risparmio del febbraio scorso che il governo dovrebbe confermare con il decreto in arrivo. I più rischiosi titoli Tier 1 saranno convertiti in azioni al 75% del valore nominale, mentre i Tier 2 (posseduti principalmente dal retail) al 100%. Le azioni di nuova emissione, frutto della conversione di strumenti subordinati e assegnate a controparti retail, saranno acquistate dal Tesoro su richiesta dei possessori. In cambio i risparmiatori riceveranno bond senior per un controvalore pari al minore tra il valore di conversione e quello di acquisto. Quanto alla futura squadra di vertice, Morelli ha preferito non sbilanciarsi: «Io resto ad, ma un ad non si autonomina, lo scelgono gli azionisti. Ora c’è un nuovo azionista, il Tesoro, e la decisione spetta a lui». Positivo intanto il giudizio dei sindacati alla strategia: «Si è evitato il peggio. Adesso chiediamo che il piano sia gestito in maniera morbida e condivisa attraverso uscite volontarie e condivisa attraverso uscite volontarie», ha dichiarato il segretario generale della Fabi Lando Sileoni. (riproduzione riservata)

 

Mf 06/07/2017

Ma è ancora presto per brindare al nuovo Montepaschi – De Mattia Angelo

A proposito del via libera della Commissione Ue alla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi dovremmo dire che nunc est bibendum? No, è troppo presto per affermare che si sia trattato di un’effettiva svolta per il sistema bancario italiano. Certo, si è evitato il peggio, si è iniziato a riparare i danni, ma l’essersi sottratti a una navigazione tra Scilla e Cariddi non significa che ora si navigherà, da parte del più antico istituto al mondo e del settore bancario, in acque tranquille e nelle migliori condizioni della nave e dell’equipaggio. E troppo presto e da miles gloriosus affermare che ormai tutte le difficoltà sono alle spalle. Si pub piuttosto respirare e prepararsi con minore preoccupazione agli impegni non secondari che si prospettano, a partire dalla gestione degli esuberi che, per i 4.800 ora coinvolti, come ha precisato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, andrà affrontata in un contesto di condivisione e di volontarietà. Questa gestione andrà poi inquadrata nella riorganizzazione e nella nuova impostazione strategica mirata a privilegiare la clientela al dettaglio e le piccole e medie imprese, secondo il piano industriale sul quale sarà necessaria, su queste colonne, un’approfondita analisi. Ma è l’intera vicenda del salvataggio e del rilancio del Monte dei Paschi che in chiave critica deve essere riesaminata, partendo dall’improvvido affidamento della sorte dell’istituto da parte del governo, un anno fa, a Jp Morgan e alla sostituzione dell’amministratore delegato Fabrizio Viola (che aveva dato un apporto fondamentale al rilancio della banca) e giungendo alle gravi incertezze sull’aumento di capitale, con il dilemma, sempre a opera dell’esecutivo, se vararlo prima o dopo il referendum costituzionale. Dopo sei mesi di confronti, discussioni, scambi di documentazioni con Bruxelles e Francoforte, mentre l’ammontare della ricapitalizzazione richiesta passava da 5 a 8 miliardi inopinatamente con una decisione priva di adeguate motivazioni della Vigilanza unica, un esito diverso dell’estenuante e rigoristico esame da parte della Direzione Competition della Commissione Ue sarebbe stato assolutamente grave. Certo, va sottolineato che l’approdo è a una forma di ricapitalizzazione (ricavabile dalla Direttiva Brrd e comportante il burden sharing) che viene per la prima volta applicata ammettendo l’intervento pubblico in via precauzionale. Per il Monte (che si era opposto a Mussolini che avrebbe voluto statizzarlo, anche se le nomine del vertice furono comunque attribuite al Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio, al quale restarono assegnate per tutto il periodo precedente la riforma della banca pubblica degli iniziali anni 90) la partecipazione che assumerà il Tesoro intorno al 70% appare quasi una nemesi storica che colpisce gli errori gravemente compiuti fino al 2007-2008 e culminati con l’improvvida acquisizione dell’Antonveneta. Sponsor vari, purtroppo anche romani, hanno agevolato negli anni il compimento di tali errori, che ora costituiscono un duro monito per il futuro. Il percorso da compiere è ancora impegnativo. Lunga è la strada per Tipperary. Fondamentale sarà il tipo di gestione della partecipazione del Tesoro, nei modi, nei tempi della detenzione, nella scelta dei manager, nei controlli dell’avanzamento del processo di rilancio. Un’accezione di senesità (non quale quella che si era affermata spesso in un deleterio intreccio tra le istanze finanziarie e quelle della politica, bensì adeguata ai tempi )potrà essere salvaguardata per i valori che essa contiene. Saranno necessarie una forte solidarietà e una piena, corretta partecipazione delle forze politiche, economiche e sociali alla ripresa dell’istituto perché rapidamente superi la convalescenza e torni a essere, sia pure con indirizzi strategici diversi dal passato, un importante attore del mercato. (riproduzione riservata)

 

Nuova Sardegna 06/07/2017

Salvataggio Mps, piano da 5.500 esuberi – Grassi Giampaolo

MILANO L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su duemila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’Ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7% e un indice Ceti al 14%. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà «pagato» dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40mila risparmiatori, potrà essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «Il mio stipendio sarà di 466mila euro – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». Il piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha detto l’Ad, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500 ma 4.800 e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali».

 

Piccolo 06/07/2017

La “scure” del piano Mps Via 600 filiali e 5.500 esuberi – Dell’Olio Luigi

MILANO Definito il nuovo piano industriale, in Mps si fanno i conti con gli esuberi: il salvataggio da qui al 2021 ne comporta 5.500 su 25mila dipendenti (450 legati alla cessione-chiusura di attività e 750 da turnover fisiologico) e il taglio di 600 filiali su 2mila. Ma l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps Marco Morelli – una pietra miliare che mira a ripristinare un percorso di crescita». E «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto oltre i 1,2 miliardi di euro. Delle sofferenze pari a 28,6 miliardi lordi, 26,1 verranno dismessi con cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II. Altri 2,5 miliardi saranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre il portafoglio di sofferenze verrà trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa 1 e junior per 686 milioni. Il 95% dei mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che investirà 1,6 miliardi. I titoli senior andranno sul mercato. A “pagare” il salvataggio di Mps oltre ai dipendenti saranno gli azionisti e i titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4.3 miliardi a raggiungere gli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40 mila risparmiatori, potrà essere risarcita: lo Stato ha previsto 1,5 miliardi. Saranno ridotti di molto anche gli stipendi dei manager: «Il mio stipendio sarà di 466 mila euro – ha annunciato Morelli – con una riduzione del 70%». Tomando agli esuberi – ma il piano prevede anche 500 assunzioni – ieri si è tenuto il primo incontro tra vertici e sindacati nazionali. E «oggi toccherà ai sindacati territoriali», racconta Guido Fasano, responsabile Fabi a Udine e membro della segreteria nazionale Fabi per Mps. Ma le trattative partiranno dopo meta luglio, «quando vi saranno maggiori elementi di dettaglio». «Nel merito si entrerà più avanti», conferma Enrico Ghirlanda, del coordinamento First Cisl del Gruppo Mps. Nei limiti delle disponibilità (oggi scarse), le fuoriuscite andranno in porto tramite il fondo di categoria, con un’offerta a coloro che secondo i requisiti ordinari andranno in pensione tra 5 anni. Significa che non è possibile fare oggi una stima della platea di dipendenti regionali interessati dall’offerta. Oggi in Fvg vi sono 51 portelli Mps (in buona parte eredità dell’acquisizione di Antonveneta), con poco meno di 500 dipendenti su un totale di 25mila a livello di gruppo. Visto che la proporzione è del 2% rispetto al dato nazionale, e considerate le premesse sui criteri di identificazione dei prepensionandi, a spanne in regione gli esuberi potrebbero essere pochi. «Nell ‘ultima tornata di prepensionamenti, il Triveneto ha visto solo 38 uscite su 600 a livello nazionale», ricorda Ghirlanda. «Un dato frutto del fatto che in questo territorio la età media dei bancari del gruppo Mps è molto bassa». Né è in vista una mobilità spinta: «Gli organici in Veneto e Fvg non sono folti», aggiunge il sindacalista First Cisl, «quindi, anche se vi saranno alcune filiali che chiuderanno i battenti, è facile immaginare spostamenti su sportelli distanti pochi chilometri». Ghirlanda invita a non drammatizzare i dati del piano industriale. «Le cifre diffuse trascurano il fatto che già a ottobre era stato approvato un piano industriale. Rispetto ad allora vengono previste 100 filiali in più da chiudere e 1.600 posti di lavoro in meno, ma l’orizzonte del nuovo piano si allunga al 2021, per cui c’è da essere fiduciosi sulla possibilità di trovare soluzioni condivise». Per la Uilca il piano contiene elementi «molto importanti sotto il profilo della redditività prospettica e del recupero dell’efficienza commerciale della banca».

 

Prealpina 05/07/2017

La banca nuova fra redditi e territorio – …

Evitando di far credere che il problema del sistema bancario possa essere soltanto riconducibile al fatto che i tassi sono molto bassi da tempo e che vi è una crisi sull’intero sistema economico nazionale ma non solo, le aziende di credito oggi hanno diverse problematicità. La priorità del sistema bancario è oggi rappresentata dal recupero del rapporto di fiducia con la clientela, con le famiglie e con le imprese». Sono parole di Alessandro Frontini, coordinatore varesino di Fabi, il sindacato dei bancari, che guarda con una certa preoccupazione alle crepe del settore, a livello locale e globale. «Le banche per centrare l’obbiettivo dovrebbero cambiare radicalmente passo rispetto al recente passato, non solo nella loro organizzazione ma anche per attuare la più assoluta e limpida trasparenza – prosegue l’esperto -. Il sistema del credito scosso dai recenti scandali e da alcune gestioni azzardate, non tutte fortunatamente, pone un problema a 360 gradi su come poter meglio intervenire per impedire questo tipo di situazioni e quindi prevenirle, evitando oltretutto che a farne le spese siano i correntisti. Oppure, a problema in corso, i dipendenti che subiscono piani industriali tutti orientati al taglio del costo e quindi del costo più visibile e certo: quello del personale. Oggi il sistema bancario italiano è un gigante con però una testa politica non così lungimirante e innovativa e con poco coraggio. Visto lo stato di salute del nostro sistema, con situazioni preoccupanti delle quali in modo anche molto risoluto si sta interessando la Bce, occorrerebbe per tutti partire da semplici punti per evitare soluzioni da lacrime e sangue». Ed ecco dunque i punti fondamentali secondo l’esponente dei lavoratori del settore: una gestione del credito molto più oculata rispetto al passato («la maggior parte dei crediti con problematiche riguardano concessioni ai grandi gruppi industriali deliberate direttamente dai Consigli di Amministrazione») che valorizzi di più i territori di appartenenza e le piccole aziende ad esso collegate. «Fondamentale qui è il ruolo delle Banche di credito cooperativo e delle banche popolari (sperando che le riforme in Spa non cambino il modo di fare banca di queste ultime)». E ancora: occorre «una riorganizzazione interna a livello di gruppo dirigente/manager: obbiettivi meno a breve termine e con emolumenti dei manager che non siano esclusivamente legati agli obbiettivi quantitativi ma anche soprattutto a quelli qualitativi (anche su questo versante vi sono stati parecchi problemi legati a come sono stati “piazzati” alcuni prodotti perché serviva fare numero al quale era poi legato un premio). Occorre una riorganizzazione che preveda anche delle innovazioni tecnologiche che contemplino non la sostituzione dell’uomo con una macchina ma che liberino attività, magari nuove, magari recuperate dall’esterno per accogliere il cliente a tutto tondo nella risoluzione dei propri problemi. In poche parole il settore che vive momenti di tensione su alcuni territori specifici (come in Veneto) e su banche storiche (Mps) deve cercare di guardare oltre i propri confini per riuscire a centrare obbiettivi fondamentali se si vuole dare nuova linfa rispetto al passato. L’aumento della redditività dev’essere associata alla vicinanza rispetto ai territori che non devono essere abbandonati».

 

Sicilia 06/07/2017

Mps, 5.500 esuberi e 600 filiali chiuse – Grassi Giampaolo

MILANO. L’altra faccia del salvataggio di Montepaschi sono 5.500 esuberi su 25 mila dipendenti e il taglio di 600 filiali su 2 mila. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test, però, l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli – una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Grazie a un investimento complessivo da 5,4 miliardi, entro la fine del mese il Tesoro sarà primo azionista della banca. Oltre al ministero, che dovrà dismettere la sua quota prima del 2021, «una presenza importante» l’avrà Generali, titolare di subordinati per 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Il ritorno di Mps in Piazza Affari è atteso in autunno. Per quel che riguarda gli obiettivi, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di giuro, con un Roe pari al 10,7%e un indice mid Cet1 al 14%. Altro capitolo è quello delle sofferenze, che nel complesso ammontano a 28,6 miliardi lordi. Di questi, 26,1 verranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Altri 2,5 miliardi verranno ceduti con procedure dedicate. La cessione con cartolarizzazione si chiuderà entro giugno 2018. Prima di dicembre, il portafoglio di sofferenze verra trasferito a una società veicolo, che emetterà titoli senior per circa 3,7 miliardi, mezzanine per circa un miliardo e junior per 686 milioni. Il 95% dei titoli mezzanine e junior sarà ceduto ad Atlante II che, quindi, investirà 1,6 miliardi. I titoli senior finiranno invece sul mercato, con le garanzie di Stato (Gacs). Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà “pagato” dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi di rafforzamento di capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40 mila risparmiatori, potra essere risarcita: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno pesanti ritocchi. «Il mio stipendio sarà di 466 mila curo – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%. Però, ho confermato il mio impegno a prescindere dal trattamento economico, anche se il mio mandato è a disposizione in qualsiasi momento». Il piano prevede pure un organo di controllo che verifichi il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Ue. «Non lo definirei un commissariamento», ha detto l’A.d, che ha definito gli ultimi mesi di lavoro «una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti». Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali».

 

 

Tempo 06/07/2017

Mps è salvo, ma il prezzo è alto 5500 esuberi e 600 filiali chiuse – Caleri Filippo

C’è un prezzo alto da pagare per salvare il Monte dei Paschi di Siena. Non solo soldi ma anche posti di lavoro da tagliare. Tanti. Nel piano che ha approvato la ricapitalizzazione c’è infatti la cifra degli esuberi, 5.500 su 25 mila dipendenti, insieme al taglio di 600 filiali su 2 mila. Insomma risparmio e banca salvi ma lavoratori a casa. Anche se come assicurato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non ci saranno licenziamenti ma una gestione degli esuberi con gli ammortizzatori sociali. Le prospettive di recupero comunque ci sono. Dopo il colpo subito nel luglio 2016 con l’esito disastroso degli stress test l’ingresso dello Stato al 70% nel capitale della banca senese «è una svolta importante – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli presentando il dettaglio del piano- una pietra miliare, che mira a ripristinare un percorso di crescita». Oltre al ministero dell’Economia che dovrà uscire dal capitale della banca a prima del 2021, c’è anche una seconda presenza importante e cioè il gruppo Generali, titolare di titoli subordinati per un controvalore di 400 milioni, che verranno convertiti in azioni. Previsto anche il ritorno del titolo in Piazza Affari atteso in autunno dopo la sospensione degli ultimi mesi per evitare le oscillazioni monstre alle quali l’azione era soggetta. Quanto ai nuovi target, dopo aver chiuso il 2016 con un buco da 3,6 miliardi, il nuovo piano prevede che al 2021 la banca raggiunga un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7% e un indice Ceti al 14%. Risultati che saranno raggiunti grazie allo sgravio del fardello delle sofferenze dai bilanci. Oggi il loro importo lordo è di 28,6 miliardi lordi. Di questi, circa 26 saranno dismessi attraverso la cartolarizzazione e l’intervento di Atlante II, a un prezzo complessivo di 5,5 miliardi di euro, pari al 21% del loro valore lordo. Oltre ai dipendenti in esubero – il piano prevede comunque anche 500 assunzioni e l’attivazione del fondo di solidarietà – il salvataggio di Mps sarà pagato dagli azionisti e dai titolari di bond subordinati, che contribuiranno con 4,3 miliardi di euro al raggiungimento degli 8,1 miliardi previsti per rafforzare il capitale. Una parte degli obbligazionisti, circa 40 mila risparmiatori, otterrà comunque un risarcimento: per questa operazione, lo Stato ha messo in conto 1,5 miliardi. Anche i compensi dei manager subiranno un ridimensionamento. «Il mio stipendio sarà di 466 mila euro – ha detto Morelli – con una riduzione del 70%» Il piano è stato promosso dai sindacati. «Ha evitato il peggio – ha detto Lando Maria Sileoni, della Fabi – Gli esuberi non sono 5.500, ma4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano previste da precedenti accordi sindacali».

 

Unione Sarda 06/07/2017

Mps, dopo il salvataggio è arrivata l’ora dei tagli – …

SIENA. Una pesantissima cura dimagrante per Monte dei Paschi di Siena come contropartita del via libera concesso dall’Unione europea al salvataggio della banca. Un intervento da oltre 8 miliardi di euro, 5,4 dei quali dello Stato, in cambio di una drastica riduzione dell’organico, con un piano quadriennale: saranno 5.500 le uscite dei dipendenti e 600 le filiali che dovranno chiudere entro il 2021. La previsione è che per quella data l’istituto avrà un utile netto di 1,2 miliardi. IL SINDACATO. Soddisfatto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato dei bancari: «Consideriamo positivo l’intervento dello Stato nel gruppo Mps perché ha evitato il peggio, scongiurando una crisi che avrebbe avuto drammatiche ripercussioni su dipendenti, risparmiatori, economie dei territori e sull’intero sistema bancario. Gli esuberi non sono 5.500, come dichiarato dalla banca, ma 4.800, e gli sportelli da chiudere non sono 600 ma 430, in quanto 700 uscite e la chiusura di 170 sportelli erano già previste da precedenti accordi sindacali». LE REAZIONI. «L’approvazione del piano di ristrutturazione – ha detto la parlamentare senese del Pd Susanna Cenni – è un buon segnale per il futuro e la messa in sicurezza dell’istituto bancario. In questi mesi va riconosciuto il grande impegno del Governo e del Mef che si sono spesi per garantire la tenuta del sistema bancario. L’aiuto di Stato è positivo solo se sarà lo strumento per il recupero della piena autonomia della Banca e della sua capacità di stare sui mercati». L’AMMINISTRATORE. «Sarà un processo lento e non potrebbe essere diversamente, non ci saranno cambiamenti immediati. Ma è un percorso che è stato intrapreso – ha commentato Marco Morelli, amministratore delegato di Monte dei Paschi, presentando il Piano di ristrutturazione 2017-2021, approvato dalla Commissione Ue – dopo un negoziato lungo, difficoltoso e oneroso con tutta una serie di organismi e autorità». IL CODACONS. «Se fosse stato attuato prima, il piano di salvataggio di Monte dei Paschi avrebbe risparmiato perdite miliardarie ad azionisti e collettività». Ha scritto in una nota il Codacons. «Da anni chiedevamo l’intervento del Tesoro sulla banca senese come unica possibilità di salvezza dell’istituto. Siamo stati ascoltati». RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

AGENZIAIMPRESS.IT 05/07/2017

Il piano svelato. Mps, 600 filiali da chiudere e 5500 esuberi senza licenziamenti. Sindacati soddisfatti

«È una svolta importante, una pietra miliare che mira a ripristinare un percorso di crescita per Mps» ha spiegato Morelli aggiungendo che «sarà un processo lento, non ci saranno cambiamenti immediati». Un piano che deve funzionare perché come ha sottolineato l’amministratore delegato «non c’è un piano B. Acquisizioni, fusioni, soluzioni strategiche sono una cosa che spettano agli azionisti. Il management sarà concentrato sul raggiungimento dei risultati. Sono fiducioso che il piano sia fattibile». «Quello che il management di questo gruppo ha passato in questi mesi è senza precedenti: abbiamo vissuto in una specie di pronto soccorso, che ha dovuto affrontare emergenze ogni cinque minuti. La banca ha reagito benissimo, agendo nel modo migliore e in maniera efficace. quello che ha vissuto la banca è una cosa mai sentita – ha spiegato Morelli – anche rispetto alla pressione dei media, del mercato, dei concorrenti, che hanno tratto vantaggio dalla nostra situazione. Ora Mps cammina sulle proprie gambe». In programma 500 nuove assunzioni Delle 5.500 uscite, 450 sono legate alla cessione-chiusura di attività, 750 derivanti da turnover fisiologico. Previste poi circa 500 nuove assunzioni. Il piano di uscite determinerà costi straordinari per circa 1,15 miliardi complessivi nell’arco del piano. Nel piano è prevista l’ulteriore ottimizzazione delle altre spese amministrative, che scenderanno del 26% (da circa 0,8 miliardi nel 2016, a meno di 0,6 miliardi di euro nel 2021) e qualificheranno la banca tra i migliori operatori del settore in termini di gestione e ottimizzazione dei costi. Il lancio di un programma digitale di gruppo, grazie ad investimenti infrastrutturali di tipo tecnologico e facendo leva sulle capacità sviluppate da Widiba, consentirà di ridurre l’assorbimento di risorse: su processi ‘manuali’ dal 34% del 2016 a meno del 20% nel 2021. Sindacati soddisfatti: «Nostra richiesta esaudita» E mentre domani, a Siena, in seduta plenaria il piano di risanamento sarà illustrato ai sindacati, oggi l’Uilca attraverso il suo segretario generale Massimo Masi ha precisato che «nei 4.800 esuberi citati dalla banca sono inclusi anche i 600 già usciti a maggio, gli esuberi reali sono quindi 4.200». Soddisfatti Fisac Cgil e Fabi: «La nostra richiesta era quella di poter affrontare la partita sugli esuberi solo con il fondo di solidarietà su base volontaria, è stata esaudita visti i numeri di cui si parla» ha detto Antonio Damiani (Fisac Cgil). «È evidente che la situazione del Monte si avvia con questo piano, ci auguriamo in maniera definitiva a uscire dal tunnel» è stata la dichiarazione di Franco Casini della Fabi. «C’è un messaggio che deve passare chiaro e deve tranquillizzare i colleghi, non ci saranno licenziamenti e chi entrerà nel fondo lo farà su base volontaria». Il monito di First Cisl: «Sulle uscite estere avremo un problema» A gettare un’ombra su tutto l’ottimismo manifestato, la First Cisl secondo cui «sull’estero avremo un problema». Le 450 uscite legate alla cessione e chiusura attività, infatti, corrisponderebbero ai dipendenti delle filiali estere: «All’estero non esiste il fondo esuberi come noi lo concepiamo e come lo stiamo usando in Italia su base volontaria anche in questo piano» dichiara Sara Barberotti della segreteria generale First Cisl.

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IT.REUTERS.COM 05/07/2017

Mps, da sindacati giudizio positivo piano, serve più coinvolgimento dipendenti – …

MILANO (Reuters) – I principali sindacati bancari danno un giudizio sostanzialmente positivo al piano di rilancio di Monte dei Paschi, che prevede, tra le altre cose, 5.500 uscite di personale volontarie tra il 2017 e il 2021, ma chiedono un coinvolgimento maggiore dei lavoratori nella gestione. “Consideriamo positivo l’intervento dello Stato nel gruppo Mps perché ha evitato il peggio, scongiurando una crisi che avrebbe avuto drammatiche ripercussioni sui dipendenti, sui risparmiatori, sulle economie dei territori e su tutto il sistema bancario”, dice in una nota Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, primo sindacato dei bancari. “Il rilancio deve passare ora attraverso il coinvolgimento di tutti i lavoratori a ogni livello e puntare finalmente a un aumento dei ricavi e non più a un taglio dei costi”, aggiunge Sileoni. Ieri l’Unione europea ha approvato la ricapitalizzazione precauzionale di Mps con lo stato che alla fine del mese entrerà nel capitale con 5,4 miliardi di euro e salirà fino al 70% della banca. Entro il 2021 ci sarà un ridimensionamento di tutte le strutture Mps che porterà a 4.800 uscite coperte attivando il Fondo di solidarietà, 450 uscite legate alla cessione/chiusura di attività, 750 uscite derivanti da turnover fisiologico e circa 500 nuove assunzioni. Stamattina il Ceo di Mps Marco Morelli ha incontrato i sindacati sul tema. “I contenuti del piano, molto importanti sotto il profilo della redditività prospettica e del recupero dell’efficienza commerciale della banca, andranno inseriti all’interno di un percorso negoziale complessivo, basato su un confronto chiaro, costante e approfondito con il sindacato”, commentano in una nota Massimo Masi e Carlo Magni, rispettivamente segretario generale e segretario responsabile della Uilca. “Se Mps ci coinvolgerà, sarà possibile per le lavoratrici e i lavoratori accettare la sfida contenuta nel piano di ristrutturazione per i prossimi anni, nella consapevolezza tuttavia che il percorso delineato non sarà semplice e nemmeno indolore”, proseguono Masi e Magni. Uilca individua tra gli elementi positivi del piano di rilancio di Mps l’introduzione di un tetto retributivo per l’alta dirigenza corrispondente a 10 volte il salario medio dei dipendenti della banca, in conformità con quanto già chiesto dai sindacati anche in occasione dell’ultima assemblea. Anche Giulio Romani di First Cisl ritiene che il piano abbia “elementi di notevole positività nell’utilizzo del fondo di solidarietà per la gestione degli esuberi e nel contenimento dei compensi dell’Ad Morelli”. “Siamo preoccupati — prosegue Romani — per la chiusura di 600 filiali, perché in questi anni difficili la vera forza della banca si è dimostrata essere la rete, che ha tenuto perfino al di sopra dell’immaginabile a fronte dei disastri provocati dai vertici e che ora ha necessità di immediati investimenti informatici e di prodotti e servizi dal forte contenuto innovativo, oltre che di un rinnovato impegno di tutti i lavoratori, di cui siamo certi”.

 

MILANOFINANZA.IT 05/07/2017

  1. Mps: no esternalizzazioni in piano, sindacati soddisfatti –

MILANO (MF-DJ)–“Le uscite sono tutte su base volontaria; non ci sono in questo piano esternalizzazioni. C’e’ un messaggio chiaro e che deve rassicurare i colleghi. Non ci saranno licenziamenti in questo piano e chi entrera’ nel fondo lo fara’ su base volontaria”. Lo ha spiegato Franco Casini, della segreteria nazionale della Fabi, uscendo dall’incontro milanese nel corso del quale l’a.d. di B.Mps , Marco Morelli, ha presentato il piano di ristrutturazione ai sindacati. “E’ evidente che la situazione del Monte si avvia con questo piano, ci auguriamo in maniera definitiva, a uscire dal tunnel”. “La nostra richiesta era di poter affrontare la partita sugli esuberi solo attraverso il Fondo di solidarieta’ su base volontaria; una richiesta che vediamo esaudita visti i numeri di cui si parla nel piano quinquennale”, ha aggiunto Antonio Damiani , di Fisac-Cgil. claudia.cervini@mfdowjones.it (fine) MF-DJ NEWS

 

QUINEWSSIENA.IT 05/07/2017

I sindacati su Mps, richieste esaudite – …

SIENA — “La nostra richiesta era quella di poter affrontare la partita sugli esuberi solo con il fondo di solidarietà su base volontaria, e’ stata esaudita visti i numeri di cui si parla”. E’ il primo commento di Antonio Damiani, della Fisac Cgil, dopo l’incontro con l’ad di Mps Marco Morelli. “E’ evidente che la situazione del Monte si avvia con questo piano, ci auguriamo in maniera definitiva a uscire dal tunnel” ha aggiunto Franco Casini della Fabi. Le uscite “sono tutte su base volontaria, non ci sono in questo piano esternalizzazioni. Questo è un altro punto positivo che incontra il nostro favore”, ha ribadito Casini. “C’e’ un messaggio che deve passare chiaro e deve tranquillizzare i colleghi, non ci saranno licenziamenti e chi entrerà nel fondo lo farà su base volontaria”.

 

TG24.SKY.IT 05/07/2017

Mps, presentato piano Ue: previsti tagli e 5.500 esuberi | Sky TG24 – …

Presentato il piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi di Siena, approvato dall’Ue. Il piano copre il periodo 2017-2021 e prevede, tra l’altro, una riduzione di personale di 5.500 unità e la chiusura di circa 600 filiali (delle attuali 2mila). Sindacati soddisfatti per il sì alla richiesta di volontarietà sugli esuberi. Prevista anche la cessione al fondo Atlante 2 delle tranche junior e mezzanine delle sofferenze. Al 2021, l’utile netto di Mps dovrebbe essere superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7 per cento. Probabile il ritorno in Borsa in autunno. L’ad Marco Morelli ha commentato: “È una svolta importante, una pietra miliare per ripristinare un percorso di crescita per Mps”. I ridimensionamenti Gli esuberi nel gruppo Mps, previsti dal piano a causa del ridimensionamento di tutte le strutture, sono circa 5.500. Di questi: 4.800 attraverso l’attivazione del Fondo di solidarietà, 450 legati alla cessione/chiusura di attività, 750 derivanti da turnover fisiologico. Previste anche 500 nuove assunzioni. Il piano di uscite determinerà costi straordinari per circa 1,15 miliardi. Nel piano è prevista l’ottimizzazione delle altre spese amministrative, che scenderanno del 26 per cento (da circa 0,8 miliardi nel 2016, a meno di 0,6 miliardi di euro nel 2021). La cessione al fondo Atlante 2 Il piano di ristrutturazione di Mps prevede anche la cessione al fondo Atlante 2 delle tranche junior e mezzanine delle sofferenze, ad un prezzo pari al 21 per cento del loro valore lordo. In tutto, le sofferenze lorde da dismettere da parte del gruppo ammontano a 28,6 miliardi lordi, di cui 26,1 miliardi attraverso la cartolarizzazione più un portafoglio di 2,5mld costituito da crediti unsecured attraverso procedure dedicate. Il prezzo di cessione dell’intero portafoglio di sofferenze sarà di 5,5 miliardi di euro, a fronte di un valore netto contabile al 31 dicembre 2016 di circa 9,4 miliardi di euro. Quaestio Capital Management Sgr, per conto del Fondo Atlante 2, ha firmato l’accordo vincolante con Mps. L’intervento del Fondo Atlante 2 consisterà nell’acquisto del 95 per cento delle tranche junior e mezzanine emesse da un veicolo di cartolarizzazione che acquisirà il portafoglio di sofferenze di Mps. La tranche senior verrà trattenuta da Mps e venduta in seguito all’ottenimento del rating e delle Gacs. Il ritorno in Borsa In autunno, poi, è probabile che Mps torni ad essere quotata in Piazza Affari. L’indiscrezione ha trovato una conferma indiretta da quanto detto in conference call dall’ad Marco Morelli. “La riammissione spetta a Consob – ha spiegato –. Dovrà essere emesso un prospetto. Mi aspetto che Consob valuterà la possibilità di ammettere le azioni a listino nel momento in cui il prospetto verrà reso disponibile, alla fine di settembre”. Il controllo dell’Ue A verificare il rispetto degli impegni presi da Mps con l’Unione europea sarà un organo di controllo terzo, un Monitoring Trustee. Fra gli impegni ci sono quelli legati alla cessione di attività non strategiche, come banche estere, di una parte del patrimonio immobiliare e la dismissione di una lista di partecipazioni societarie, senza che ciò pregiudichi la posizione di capitale della banca. C’è poi il divieto di effettuare acquisizioni. Morelli: “Svolta importante” “È una svolta importante, una pietra miliare che mira a ripristinare un percorso di crescita per Mps”, ha commentato l’ad di Mps Marco Morelli durante la presentazione del piano agli analisti. “Sarà un processo lento, non ci saranno cambiamenti immediati”, ha aggiunto. Lo scopo, ha spiegato, è “creare un gruppo bancario sostenibile e redditizio”. Entro la “fine di luglio il governo approverà il decreto attuativo per l’iniezione di capitale e uno per il ristoro e la conversione forzosa” dei bond subordinati, ha detto ancora Morelli. Che ha concluso: “Non c’è un piano B. Acquisizioni, fusioni, soluzioni strategiche sono una cosa che spettano agli azionisti. Il management sarà concentrato sul raggiungimento dei risultati. Sono fiducioso che il piano sia fattibile”. Sindacati soddisfatti – Soddisfatti del piano anche i sindacati. “La nostra richiesta era quella di poter affrontare la partita sugli esuberi solo con il fondo di solidarietà su base volontaria, è stata esaudita visti i numeri di cui si parla”, ha detto Antonio Damiani (Fisac Cgil) uscendo dall’incontro con Morelli. “È evidente che la situazione del Monte si avvia con questo piano, ci auguriamo in maniera definitiva, a uscire dal tunnel”, ha aggiunto Franco Casini della Fabi. Le uscite “sono tutte su base volontaria, non ci sono in questo piano esternalizzazioni. Questo è un altro punto positivo che incontra il nostro favore”, ha ribadito Casini. Che ha aggiunto: “C’è un messaggio che deve passare chiaro e deve tranquillizzare i colleghi, non ci saranno licenziamenti e chi entrerà nel fondo lo farà su base volontaria”. Sara Barberotti, della segreteria generale First Cisl, però avverte: le 450 uscite “legate alla cessione/chiusura attività” corrispondono ai dipendenti delle filiali estere e, anche se Mps sostiene che il piano non prevede licenziamenti, “sull’estero avremo un problema”. “Se Mps ci coinvolgerà, sarà possibile per le lavoratrici e i lavoratori accettare la sfida contenuta nel piano di ristrutturazione per i prossimi anni, nella consapevolezza tuttavia che il percorso delineato non sarà semplice e nemmeno indolore”, ha detto invece il segretario generale della Uilca, Massimo Masi. Domani il piano sarà presentato in plenaria ai sindacati a Siena.

 

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