Home Rassegna Stampa INTERVISTA / Fabi – "No a incentivi fuorvianti" (Plus24, 24 giugno 2010)

INTERVISTA / Fabi – "No a incentivi fuorvianti" (Plus24, 24 giugno 2010)

di Redazione

D. Quali saranno i trend del settore nel periodo di vigenza del prossimo contratto?
R. La tendenza più ripetuta è il ritorno al territorio e al radicamento locale. Non si può non essere d’accordo. Quanto all’organizzazione del lavoro, diciamo basta a modelli organizzativi frammentati, che i clienti non comprendono, che spezzano relazioni e rapporti commerciali. Per cercare il consenso convinto e consapevole del personale serve la contrattazione. Contrastiamo anche la schiavitù dai sistemi informatici, indotta da applicativi e programmi di customer relation che obbligano a mansioni meccaniche.
D. Come vede le posizioni sulla parte economica?
R. La variabile economica è decisiva sia per la retribuzione diretta sia per quella indiretta, collegata a opportunità di carriera e merito. Servono criteri certi:contrasteremo fermamente tentativi di riproporre sistemi incentivanti pensati per cambiare le carte in tavola con algoritmi incomprensibili. I lavoratori devono capire su cosa rispondono e com’è misurata la qualità del lavoro. Le risorse vanno attinte riducendo drasticamente i costi di funzionamento, specie nei grandi gruppi, ridimensionando sedi sfarzose, staff e strutture di contorno, consigli e comitati sovraffollati, posti spartiti come prebende ai notabili.
D. Sul lato normativo, quali saranno i punti caldi?
R. La parte normativa va sincronizzata al mutamento dei tempi. A pieno titolo va ridefinita anche la negoziazione dei meccanismi di incentivazione, legati alle pressioni commerciali. È fondamentale, poi, identificare un percorso professionale di stabilizzazione per i giovani: il senso di appartenenza
aziendale matura con la certezza di non essere strumenti occasionali, perché la precarietà crea rigetto e pulsioni scomposte anche tra i responsabili.
D. Sarà una trattativa lunga?
I tempi sono in funzione della complessità dei temi. Tuttavia sarà decisiva la concreta volontà delle parti e l’autorevolezza e la rappresentatività di entrambe le delegazioni trattanti. Poi influiranno anche i comportamenti: il metodo è decisivo per l’esito. Vanno evitati riti del passato, corsie preferenziali di dialogo, quasi fiumi carsici, pensate per dividere con espedienti da “vecchia politica”. Chi deve capire – sono convinto – capirà.

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