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FONDO ESUBERI: RITORNO AL PASSATO

di Redazione

Il sistema bancario può contare, dall’aprile 2000, su un Fondo di categoria, completamente autofinanziato, equiparabile, nella sua logica di funzionamento, a un avanzato ammortizzatore sociale.

Il Fondo, nel trascorso decennio, si è rivelato un efficace strumento di difesa dei lavoratori, di fronte ai fenomeni determinati dalle cicliche crisi economiche e dalle relative tensioni occupazionali.

Evitando, quindi, facili celebrazioni alla sua efficacia, è giusto riconoscere alle Parti sociali (ed in primo luogo alle Organizzazioni Sindacali) l’aver saputo dare, con netto anticipo, una soluzione ai problemi che, sul versante dell’impiego, avrebbero colpito la categoria.

Occorre riconoscere che, in genere, il Fondo di Solidarietà ha dato assicurazioni al reddito, garantendo la continuità retributiva ai lavoratori e, contemporaneamente, attraverso gli accordi di volta in volta sottoscritti, ha consentito di negoziare l’ingresso concertato nelle banche di più giovani risorse, in modo da avviare e pilotare processi di ricambio generazionale.

Nei maggiori Gruppi bancari, poi, il Fondo ha costituito un ponte verso la pensione ed un passaggio agevolato tra cessazione del lavoro e quiescenza. Queste oggettive considerazioni non vanno mai dimenticate, specie di fronte alle sbrigative valutazioni di coloro che oggi intenderebbero criticare i cambiamenti regolamentari introdotti dalle parti con l’accordo dello scorso 8 Luglio.

Il nuovo accordo ha, infatti, previsto una contenuta diminuzione dell’assegno straordinario, rispetto a quanto attualmente riconosciuto, abbinandola al reddito complessivo percepito dal singolo lavoratore.

Ricordiamo, però, che è andato a buon fine l’intento, prioritario, di mantenere e salvaguardare, nella sua integrità, un elemento fondamentale come la volontarietà dell’adesione, volontarietà che manterrà sempre la sua posizione preferenziale.

Di più. Il nuovo accordo non prevede alcun ricorso, come originariamente preteso dall’Abi, all’utilizzo dell’indennità di Disoccupazione, misura sociale che resta fuori dal perimetro negoziale.

Ancora. Il nuovo accordo prevede la possibilità di utilizzare contratti di solidarietà, a seconda delle circostanze, “difensivi” o “espansivi”, così da poter modulare, in caso di necessità, il ricorso ad assunzioni stabili, combinandole con eventuali riduzioni orarie. La copertura temporale del Fondo (60mesi) considera, poi, il periodo di incertezza legato alle cosiddette “finestre”.

Infine, fatto politico assai rilevante, l’Abi ha ritirato la disdetta dell’accordo, riconoscendo la validità di uno strumento unico nel panorama delle Relazioni industriali italiane, interamente supportato da condizioni di autofinanziamento.

Ha ragione il Presidente dell’Abi, Mussari, quando sostiene che il nostro Fondo è l’unico interamente finanziato dalle aziende, anche rispetto al panorama europeo. Il realismo nelle valutazioni tecniche e politiche deve, quindi, ispirare le più serene e obiettive valutazioni conclusive.

Garantiamo, per quanto ci riguarda, che non ci fermeremo e saremo molto attenti e tenaci nel rivendicare l’applicazione dell’accordo (che richiederà un passaggio ministeriale attuativo) nelle sue forme più puntuali ed innovative.

Starà anche alla nostra azione ottenere risultati e tutele in linea con le aspettative reali dei lavoratori, già a partire dal rinnovo del CCNL. L’aver scongiurato l’introduzione nel nostro settore dell’indennità di Disoccupazione, che avrebbe obbligato 30.000 lavoratori bancari al prepensionamento, è un successo della nostra organizzazione e dell’intero movimento sindacale italiano del credito.

Voglio ringraziare i Segretari Nazionali e i Segretari Generali delle altre organizzazioni sindacali per il risultato che abbiamo fortemente voluto e ottenuto. L’accordo firmato l’8 luglio, dopo 12 mesi di incontri e trattative, si sarebbe potuto raggiungere in largo anticipo, se solo la nostra controparte, l’Abi, non avesse ostinatamente e superficialmente tentato di forzare la mano, indirizzando tutte le sue energie nel tentativo di introdurre, nel nostro settore, l’indennità di Disoccupazione.

Se avessimo ceduto, sarebbe stata una vera sciagura per l’intera categoria. Mi auguro che gli incontri e gli scontri con i rappresentanti delle banche, avvenuti in questi ultimi mesi, servano da monito alla troppa arroganza di certi personaggi.

 

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