I sindacati dei bancari all’attacco di Ubi. «Il premio aziendale variabile delle diverse banche e società del gruppo, relativo al 2010, deve essere pagato. I ritardi di Ubi, unico tra i grandi gruppi bancari a non averlo ancora corrisposto, appare francamente poco comprensibile e non mi spiego come non si comprenda da parte dei vertici che tale atteggiamento nuoce alla motivazione dei dipendenti, pregiudicandone il consenso, soprattutto in una fase di cambiamento organizzativo come quella attuale». È duro l’attacco di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), che invita a stretto giro di posta «i vertici dell’istituto a convocare le organizzazioni sindacali per chiudere al più presto la partita». La motivazione dell’esternazione di Sileoni è preso spiegata: «Il comunicato relativo ai conti semestrali di Ubi tra l’altro chiarisce che il gruppo ha accantonato le risorse finanziare per il rinnovo del contratto collettivo nazionale scaduto il dicembre scorso e anche per pagare il sistema incentivante». Esaminando la semestrale, inoltre, l’esponente della Fabi rileva che «l’organico complessivo del gruppo bancario è calato di 714 risorse rispetto al 30 giugno dello scorso anno». Flessione che «va oltre quella definita dagli accordi sindacali sottoscritti nel maggio 2010 (495 risorse) e che denota un’evidente tendenza al ridimensionamento quantitativo della forza lavoro». Comunque il sindacato, conclude Sileoni, «nutre ancora fiducia e considerazione verso i vertici dell’istituto ma ribadisce che senza il contributo di tutti i dipendenti, valorizzandone il ruolo di ciascuno, difficilmente potranno essere raggiunti risultati soddisfacenti».