Viterbo – “Anche i lavoratori bancari della Tuscia incroceranno le braccia per tutto il pomeriggio di venerdi 16 dicembre”.
È quanto dichiara Paolo Capotosti, dirigente nazionale della Fabi, il primo sindacato del credito a livello nazionale, protagonista a Viterbo e provincia con oltre 800 iscritti su 1200 lavoratori del settore. “Lo sciopero è stato proclamato a livello nazionale unitariamente dalla Fabi e da tutte le altre organizzazioni sindacali del credito, per protestare contro la manovra Monti.”
L’astensione dal lavoro durerà tutto il pomeriggio del 16 dicembre per i lavoratori full time e part-time che effettuano la pausa pranzo, mentre avrà durata di due ore e quindici minuti per i dipendenti che osservano un orario lavorativo ridotto. La Fabi e gli altri sindacati contestano al governo Monti di aver varato una manovra iniqua e squilibrata. “È un provvedimento – sottolinea la Fabi – disegnato più sul fronte delle tasse che su quello della crescita, della cancellazione delle spese inutili e degli sprechi. Si rischia di ripetere il solito copione, chiedendo a lavoratori e pensionati di sopportare sacrifici immediati per un incerto futuro di investimenti e crescita occupazionale. La manovra assume un carattere squilibrato in particolare per i lavoratori dipendenti e i pensionati, nonché, nel nostro settore, per coloro che accedono al fondo di sostegno del reddito, fondo, occorre ricordarlo, finanziato autonomamente da lavoratori e istituti di credito e che non grava in nessun modo sulla collettività”.
“Sono circa ventimila – continua il sindacato – i lavoratori bancari che, per effetto della riforma delle pensioni contenuta nella manovra rischiano di allungare i loro tempi di permanenza sul fondo oltre i limiti consentiti”.
Per questo Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato del credito, unitamente alle altre sigle, ha inviato ieri un appello al ministro del Lavoro Elsa Fornero affinché i lavoratori coinvolti in processi di ristrutturazione che aderiscono al fondo esuberi totalmente a carico delle parti sociali del settore, vengano esentati dalle nuove norme della manovra, come dovrebbe avvenire per tutti coloro che sono in cassa integrazione o in mobilità.