Home Rassegna Stampa A settembre palazzo sansedoni ha ceduto sul mercato un altro 1,4% della banca senese – La Fondazione Mps vende ancora Già disponibile per la vendita una quota analoga, libera da pegno. Si discute sulla soglia del 4% in assemblea Arriva finalmente l'accordo su Biverbanca, ma con i sindacati è ancora fumata nera sul piano industriale (da MF-MILANO FINANZA, martedì 2 ottobre 2012)

A settembre palazzo sansedoni ha ceduto sul mercato un altro 1,4% della banca senese – La Fondazione Mps vende ancora Già disponibile per la vendita una quota analoga, libera da pegno. Si discute sulla soglia del 4% in assemblea Arriva finalmente l'accordo su Biverbanca, ma con i sindacati è ancora fumata nera sul piano industriale (da MF-MILANO FINANZA, martedì 2 ottobre 2012)

di Redazione

– di Luca Gualtieri –

Dopo una pausa di cinque mesi la Fondazione Monte dei Paschi riprende a vendere e riduce la partecipazione nella banca senese dal 36,3 al 34,9%. Come anticipato la scorsa settimana da MF-Milano Finanza, a settembre Palazzo Sansedoni ha accelerato sul programma di dismissioni, mettendo sul mercato il 2,85% del Monte libero da pegno.

Di questa quota è già stato venduto l’1,41% per 41,54 milioni, mentre il resto potrebbe trovare un compratore molto presto, forse entro ottobre. Ma non finisce qui. La partecipazione di Palazzo Sansedoni si diluirà ancora, quando verrà esercitata la delega per l’aumento di capitale da 1 miliardo. Trova conferma la strategia messa in atto dalla Fondazione all’inizio dell’anno, quando il 12,5% messo sul mercato venne sistematicamente frazionato tra una pletora di nuovi azionisti. Con quella mossa l’ente guidato da Gabriello Mancini si garantì la presa sulla banca, evitando che un nuovo socio forte imponesse paletti rigidi in termini di governance. Un’ulteriore garanzia per la Fondazione è rappresentata dal tetto del diritto di voto in assemblea al 4%, anche per azionisti in possesso di quote superiori. Se da un lato questa misura difende lo status quo, dall’altro potrebbe scoraggiare potenziali investitori in vista dell’aumento di capitale.

Ma Alessandro Profumo, presidente di Mps, non esclude novità su questo punto: «Se si avessero sottoscrittori che superano il limite del 4%, si faranno valutazioni sul limite stesso». L’obiettivo del presidente è chiaro: fare spazio a nuovi investitori, mettendo in discussione la governance attuale della banca. Sempre ieri Profumo ha poi rassicurato che «la modalità tecnica dell’aumento è vantaggiosa per tutta la base azionaria: evitare l’esercizio del diritto di opzione non danneggia i piccoli azionisti perché l’aumento avviene a prezzo di mercato».

Sempre ieri Mps ha raggiunto l’accordo sulla cessione del 60% di Biverbanca. Nel dettaglio Siena ha rinunciato alla scissione della quota di partecipazione in Banca d’Italia in dote alla Biverbanca e ha modificato con il compratore, la Cassa di Asti, i termini del contratto di cessione. L’acquirente si impegna a versare un’integrazione del prezzo di compravendita che non potrà superare un massimo di 100 milioni, da pagarsi entro il decimo anno dal closing dell’operazione «al verificarsi di determinati eventi di natura legislativa o regolamentare», hanno spiegato Rocca Salimbeni e Cassa Asti.

Sul fronte sindacale, si è chiuso senza accordo la trattativa sul piano industriale di Mps. Parti sociali e azienda non hanno trovato l’intesa sul nodo del personale che, secondo il piano, dovrà uscire dal perimetro del gruppo.

Altro tema caldo per Siena è il percorso autorizzativo dei nuovi Tremonti Bond che Mps intende emettere per finanziare il piano industriale e mantenere corretti parametri patrimoniali. Il verdetto della Commissione europea è atteso entro la fine dell’anno, come ha dichiarato ieri l’amministratore delegato, Fabrizio Viola. «Siamo in attesa di conoscere l’esito di questo processo non semplicissimo», ha dichiarato Viola.

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