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MPS, "ORA SARÀ MURO CONTRO MURO". LA DICHIARAZIONE DI SILEONI RIPRESA DAI PRINCIPALI QUOTIDIANI NAZIONALI

di Redazione

IL SOLE 24 ORE, martedì 2 ottobre 2012

Credito. La banca verrà ceduta mantenendo la sua quota in Bankitalia ma potrà arrivare un conguaglio entro 10 anni – Mps-CrAsti, c’è l’intesa per Biver – Nessun accordo con i sindacati per la dismissione delle attività di back-office – LA FONDAZIONE – A settembre il primo azionista ha venduto l’1,4% con un incasso di 41,5 milioni «per salvaguardare l’equilibrio finanziario»

Cesare Peruzzi

SIENA. Dal nostro inviato – Montepaschi trova l’accordo con Cassa di Risparmio di Asti per mandare in porto la cessione del 60,4% di Biverbanca. Il gruppo senese annuncia anche la chiusura senza un’intesa della procedura di confronto con il sindacato su esternalizzazioni, esuberi e integrativo aziendale. Intanto, la Fondazione Mps cede l’1,41% di Banca Mps e incamera 41,5 milioni, per «salvaguardare il proprio equilibrio finanziario».

Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, presidente e amministratore delegato della banca di Rocca Salimbeni, ieri in conferenza stampa a Siena dopo aver incontrato le categorie economiche locali, parlano dell’affare Biver come di un «tassello importante nel programma di cessione di asset previsto dal piano industriale» e si dicono «certi che sarà raggiunto l’obiettivo di riduzione strutturale dei costi». Così come si dichiarano fiduciosi che, una volta arrivato il parere con le indicazioni di Bruxelles, «l’emissione di 3,4 miliardi di Monti-bond potrà realizzarsi entro l’anno».

L’accordo con Asti (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì) accantona l’ipotesi di scissione della quota detenuta da Biver in Bankitalia (2,1%). Al suo posto, sarà integrato il prezzo della transazione (fino a un massimo di 100 milioni), purché nei dieci anni successivi al closing sia possibile valorizzare la partecipazione e metterla a patrimonio di vigilanza. Se queste condizioni si realizzeranno nei tre anni, l’integrazione di prezzo potrà essere sostituita dal trasferimento di quote del pacchetto Bankitalia. Con questa mossa, Siena esce dallo scacco delle Fondazioni di Biella e Vercelli e chiude una partita importante: incassa tra 2 e 300 milioni e “dimagrisce” di 700 dipendenti.

Ma col sindacato è muro contro muro. Non c’è accordo e la banca fa sapere di voler procedere alla cessione dell’attività di back office. «Il tempo per raggiungere un’intesa si sta esaurendo», dice Viola, mentre il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, attribuisce tutta la «responsabilità della rottura all’azienda», impegnata nel ruolo di «apripista dell’intero sistema sul fronte delle esternalizzazioni».

Sulla delega ad aumentare il capitale per un miliardo, che l’assemblea di Mps darà al cda il 9 ottobre, Profumo spiega che il passaggio era ineludibile (per avere il via libera dell’Eba sui parametri patrimoniali) e la «modalità tecnica sarà vantaggiosa per tutta la base azionaria». Al momento di procedere all’aumento, dopo il 2014, dice il presidente, «valuteremo anche la compatibilità del limite al 4% del diritto di voto», che oggi riguarda tutti tranne la Fondazione. Il cui leader, Gabriello Mancini, sottolinea come il documento programmatico triennale «sia stato approvato venerdì scorso all’unanimità, dopo un intenso lavoro che ha impegnato l’organo d’indirizzo». Senza spaccature.

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LIBERO-NEWS, martedì 2 ottobre 2012

Montepaschi va allo scontro con i sindacati «Ora con il Gruppo Mps saràmuro contro muro perché esternalizzare significa trasferire alle aziende che subentrano i licenziamenti». Così ieri Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della Fabi, il sindacato dimaggioranza dei bancari, ha commentato la chiusura senza accordo della procedura sulla riorganizzazione del Gruppo Mps.

«Premesso che il termine della procedura deve essere sancito ufficialmente da un documento, la rottura va addebitata esclusivamente al gruppo Mps, che intende fare da apripista a livello di sistema per esternalizzare le lavorazioni e i lavoratori che il gruppo ritiene in esubero», puntualizza. «Se passasse questo disegno sarebbe l’inizio della fine della categoria perchè ogni gruppo esternalizzerebbe migliaia di lavoratori», prosegue Sileoni.

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LA REPUBBLICA, martedì 2 ottobre 2012

Sciopero in arrivo per l’esternalizzazione del consorzio servizi. Ceduto il 60% di Biverbanca ad Asti – Mps rompe con i sindacati sui tagli

ANDREA GRECO

MILANO — Mps chiude il dossier Biverbanca ma vede riaprirsi quello sull’esternazionalizzazione di 1.600 lavoratori. Le rappresentanze sindacali gridano allo sfascio e annunciano scioperi contro la cessione delle attività di back office (consorzio servizi, rete e società di gruppo) già annunciata nel piano di riassetto per risparmiare 2.400 buste paga; la banca spera di chiudere a giorni con la “cessione” dei soli dipendenti del consorzio servizi (1.600), ma è pronta a procedere senza accordo con lavoratori.

Alla scadenza della procedura non c’è stata fumata bianca. I sindacati avevano proposto misure volontarie per risparmiare i 90 milioni preventivati dall’azienda, ma le loro ipotesi colmavano metà della somma. E la controproposta del Monte, di limitare le esternazionalizzazioni ai 1.600 dei servizi, sono state rigettate. Il segretario Fabi, Lando Sileoni, ha detto: «Colpa di Mps, che intende fare da apripista per esternalizzare lavorazioni e lavoratori che ritiene in esubero. Se passa il disegno è l’inizio della fine della categoria, con migliaia di esternalizzati in ogni gruppo». Sileoni cita «le ambizioni di chi vuole ritornare nel giro che conta calpestando i diritti dei lavoratori », allusione al presidente di Mps, Alessandro Profumo.

Un tassello invece sistemato, verso il piano 2015, è la cessione del 60,4% di Biverbanca a 203 milioni, abbozzata a giugno con Cassa di risparmio di Asti ma che s’era arenata per la perplessità degli altri soci sulla scissione pro quota del 2,1% dei titoli Bankitalia detenuti dal gruppo di Biella-Vercelli. Ieri gli astigiani hanno accettato le modifiche del Monte, che lasciano a Biver tutta la quota della vigilanza, salvo riavere fino a 100 milioni di euro se entro un decennio legislatore e Tesoro compissero il riassetto degli assetti proprietari di Via Nazionale, e ne sortisse una rivalutazione. Oltre all’incasso, che può avvenire anche in quote Bankitalia, Mps riduce il personale di 700 unità.

Sullo sfondo resta l’instabile azionariato: ieri fondazione Mps ha detto di avere ceduto sul mercato, a settembre, metà del 2,85% della banca «libera da vincoli» (le resta il 33,5%), per rimpinguare liquidità e risorse «nel medio termine ». Incasso 41 milioni, e una ventina di minusvalenze.

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CORRIERE DELLA SERA, martedì 2 ottobre 2012

Fondazione Mps va sotto il 35% Profumo apre sul tetto ai privati

MILANO — La Fondazione Mps ha venduto in settembre l’1,4% della banca ed è scesa al 34,9% nel capitale. L’istituto ha inoltre comunicato ieri l’accordo con Cr Asti per la cessione di Biver. E il presidente Alessandro Profumo annuncia: potremo valutare la rimozione del tetto al diritto di voto del 4%. Si chiude però senza un accordo il confronto fra Siena e sindacati.

L’ente di Palazzo Sansedoni ha dunque reso noto ieri la vendita sul mercato dell’1,4% del capitale della banca, operazione che ha consentito un incasso di oltre 40 milioni e che, viene spiegato, ha per obiettivo «la costituzione di un adeguato livello di liquidità, in modo da salvaguardare l’equilibrio finanziario dell’ente nel medio termine». Si tratta di circa la metà della tranche pari al 2,8% libera da pegno che la fondazione ha già deliberato di vendere «in condizioni di mercato favorevoli» con la prospettiva di scendere al 33,5% nel capitale dell’istituto. Quota destinata a ridursi ulteriormente con l’aumento da 1 miliardo riservato a nuovi investitori, la cui delega verrà attribuita nell’assemblea del 9 ottobre. Profumo ieri ha detto che la banca colloca «l’operazione nell’arco di piano, ma non in tempi ravvicinati. In quel momento si valuterà anche in che forma tecnica realizzarlo». Eventualmente, nel caso «fossero presenti sottoscrittori oltre il 4% si farà una valutazione sul limite al voto e l’azionista di maggioranza sarà coinvolto nella discussione».

Il Montepaschi ha poi comunicato ieri che è stato raggiunto l’accordo con la Cr Asti per la cessione del 60% di Biverbanca (l’altro 40% è delle casse di Vercelli e Biella). Siena rinuncia alla scissione della quota in Banca d’Italia detenuta dall’istituto piemontese, pari al 2,1%. Il prezzo non cambia (203 milioni) rispetto a quanto già pattuito ma l’acquirente si impegna a pagare un’integrazione massima di 100 milioni entro il decimo anno dal closing nel caso, grazie a «determinati eventi di natura legislativa o regolamentare», si realizzi «un incremento del valore rispetto a quello di carico e si permetta la computabilità per i requisiti di vigilanza».

Si è chiusa invece senza un accordo la procedura di confronto con sindacati in particolare sulle esternalizzazioni. La Fabi parla di «muro contro muro». Profumo invece ha detto che sul tema dei costi la banca è «assolutamente certa» di «portare a casa gli obiettivi proposti». E l’amministratore delegato Fabrizio Viola ritiene «che i tempi stiano maturando per una qualche forma di situazione che consentirà di andare avanti». Sergio Bocconi

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MF-MILANO FINANZA, martedì 2 ottobre 2012

A settembre palazzo sansedoni ha ceduto sul mercato un altro 1,4% della banca senese – La Fondazione Mps vende ancora Già disponibile per la vendita una quota analoga, libera da pegno. Si discute sulla soglia del 4% in assemblea Arriva finalmente l’accordo su Biverbanca, ma con i sindacati è ancora fumata nera sul piano industriale

di Luca Gualtieri

Dopo una pausa di cinque mesi la Fondazione Monte dei Paschi riprende a vendere e riduce la partecipazione nella banca senese dal 36,3 al 34,9%. Come anticipato la scorsa settimana da MF-Milano Finanza, a settembre Palazzo Sansedoni ha accelerato sul programma di dismissioni, mettendo sul mercato il 2,85% del Monte libero da pegno.

Di questa quota è già stato venduto l’1,41% per 41,54 milioni, mentre il resto potrebbe trovare un compratore molto presto, forse entro ottobre. Ma non finisce qui. La partecipazione di Palazzo Sansedoni si diluirà ancora, quando verrà esercitata la delega per l’aumento di capitale da 1 miliardo. Trova conferma la strategia messa in atto dalla Fondazione all’inizio dell’anno, quando il 12,5% messo sul mercato venne sistematicamente frazionato tra una pletora di nuovi azionisti. Con quella mossa l’ente guidato da Gabriello Mancini si garantì la presa sulla banca, evitando che un nuovo socio forte imponesse paletti rigidi in termini di governance. Un’ulteriore garanzia per la Fondazione è rappresentata dal tetto del diritto di voto in assemblea al 4%, anche per azionisti in possesso di quote superiori. Se da un lato questa misura difende lo status quo, dall’altro potrebbe scoraggiare potenziali investitori in vista dell’aumento di capitale.

Ma Alessandro Profumo, presidente di Mps, non esclude novità su questo punto: «Se si avessero sottoscrittori che superano il limite del 4%, si faranno valutazioni sul limite stesso». L’obiettivo del presidente è chiaro: fare spazio a nuovi investitori, mettendo in discussione la governance attuale della banca. Sempre ieri Profumo ha poi rassicurato che «la modalità tecnica dell’aumento è vantaggiosa per tutta la base azionaria: evitare l’esercizio del diritto di opzione non danneggia i piccoli azionisti perché l’aumento avviene a prezzo di mercato».

Sempre ieri Mps ha raggiunto l’accordo sulla cessione del 60% di Biverbanca. Nel dettaglio Siena ha rinunciato alla scissione della quota di partecipazione in Banca d’Italia in dote alla Biverbanca e ha modificato con il compratore, la Cassa di Asti, i termini del contratto di cessione. L’acquirente si impegna a versare un’integrazione del prezzo di compravendita che non potrà superare un massimo di 100 milioni, da pagarsi entro il decimo anno dal closing dell’operazione «al verificarsi di determinati eventi di natura legislativa o regolamentare», hanno spiegato Rocca Salimbeni e Cassa Asti.

Sul fronte sindacale, si è chiuso senza accordo la trattativa sul piano industriale di Mps. Parti sociali e azienda non hanno trovato l’intesa sul nodo del personale che, secondo il piano, dovrà uscire dal perimetro del gruppo.

Altro tema caldo per Siena è il percorso autorizzativo dei nuovi Tremonti Bond che Mps intende emettere per finanziare il piano industriale e mantenere corretti parametri patrimoniali. Il verdetto della Commissione europea è atteso entro la fine dell’anno, come ha dichiarato ieri l’amministratore delegato, Fabrizio Viola. «Siamo in attesa di conoscere l’esito di questo processo non semplicissimo», ha dichiarato Viola.

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Finanza&Mercati, martedì 2 ottobre 2012

 Mps, ok alla cessione Biverbanca – Ma è fumata nera coi sindacati sul taglio dei costi previsti dal business plan Intanto la Fondazione ha venduto un altro 1,41% nel capitale della banca

di Redazione del 02-10-2012

Banca Mps trova l’accordo per cedere Biverbanca a Cassa di risparmio di Asti. Fumata nera, invece,sulla trattativa sul piano industriale del gruppo bancario guidato da Fabrizio Viola. Sindacati e azienda non hanno trovato l’intesa sul nodo del personale che, secondo il piano, dovrà uscire dal perimetro del gruppo (circa 1.600 addetti).

Sull’intesa raggiunta con CariAsti per la cessione di Biverbanca, invece, l’istituto di credito senese ha rinunciato alla scissione della quota di partecipazione in Banca d’Italia in dote alla Biverbanca e modifica con il compratore, la Cassa di Asti, i termini del contratto di cessione della controllata con sede a Biella. «L’acquirente si impegna a pagare un’integrazione del prezzo di compravendita che non potrà superare un massimo di 100 milioni da pagarsi entro il decimo anno dal closing dell’operazione «al verificarsi di determinati eventi di natura legislativa e/o regolamentare» sottolinea in una nota congiunta Rocca Salimbeni e Cassa Asti. L’accordo per la cessione a Cassa Asti della quota di controllo di Biver (60,4% del capitale) è diventato quindi efficace con l’addendum al contratto dopo la delibera fatta dal cda di Cr Asti.

L’integrazione sul prezzo di vendita fino al massimo di 100 milioni avverrà se le eventuali modifiche legislative e/o regolamentari consentiranno «un incremento del valore della partecipazione in banca d’Italia (quote che rappresentano il 2,1% del capitale di via nazionale) rispetto al valore di carico e ne permettano la computabilità ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali di vigilanza».

L’ad Viola aveva spiegato che la cessione di Biverbanca, rappresenta «un tassello importante del programma di cessione di asset e darà il proprio contributo al completamento del piano Eba». Banca Mps ha anche confermato che sta riavviando il processo per la cessione del ramo leasing previsto dal piano industriale e che, con il mandato affidato a Rothschild, era stato anticipato la settimana scorsa da fonti vicine al dossier. Il ramo leasing vale circa 5 miliardi di impieghi sui 147 circa del gruppo (dati 2011) con 94 milioni di ricavi e 7 milioni di utile netto. Ad esso fanno capo 170 degli oltre 31.000 dipendenti del gruppo Mps.

Nel frattempo la Fondazione Mps cede ancora una quota nel capitale della banca cedendo l’1,41% arrivando così a una partecipazione al sotto il 35% del capitale. La motivazione della cessione è «la costituzione di un adeguato livello di liquidità in modo da salvaguardare l’equilibrio finanziario dell’ente nel medio termine» ha precisato l’ente di palazzo Sansedoni.

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IL GIORNALE, martedì 2 ottobre 2012

Mps, Biverbanca a Cr Asti Ma sul piano industriale fumata nera con i sindacati

Massimo Restelli – Mar, 02/10/2012 – 07:24

Monte Paschi vende Biverbanca alla Cassa di Risparmio di Asti accettando di dimezzare la propria presenza in Bankitalia dal 4,6% al 2,5%, ma la trattativa con i sindacati sul piano industriale frana. Ieri all’auditorium di viale Mazzini l’ultimo abboccamento, poi il verdetto: i 50 giorni della vertenza si sono chiusi senza alcun accordo. Il Monte mantiene un atteggiamento di disponibilità, nell’auspicio che la trattativa riparta con una proroga, ma già ieri sera a Siena i sindacati stavano preparando la guerra e altre giornate di sciopero. Lo scontro ruota attorno alle 2.300 esternalizzazioni previste dal piano industriale disegnato dall’ad Fabrizio Viola per risanare Rocca Salimbeni.A comunicare la fumata nera è stata in una lettera ai dipendenti la stessa responsabile delle risorse umane Ilaria Dalla Riva evidenziando l’«indisponibilità pregiudiziale del sindacato» a qualsiasi forma di esternalizzazione. Ogni mediazione è quindi fallita, compresa l’idea di ricorrere al Fondo esuberi per 900-1.000 addetti così da ridurre le forze da esternalizzare (una parte dei prepensionati sarebbero infatti nel «Consorzio»); Siena aveva poi prospettato di riportare in casa alcune attività cedute dalla precedente gestione. A questo punto – scrive Ilaria Dalla Riva – Mps procederà nel progetto originario di escludere dal proprio perimetro l’intero back office e disdice il contratto integrativo (Cia). Siena non intende comunque forzare la mano e quindi non avvia la procedura (40 giorni), nella speranza che il confronto riparta. «Ora sarà muro contro muro» perché esternalizzare «significa trasferire alle aziende che subentrano i licenziamenti», attacca però il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni. Se «passasse questo disegno – prosegue – sarebbe la fine della categoria perché ogni gruppo esternalizzerebbe migliaia di lavoratori».Quanto invece a Biverbanca, l’accordo prevede ora che Mps trasferisca a Cr Asti anche la rispettiva quota di Bankitalia (2,1%). Siena, oltre ai 203 milioni pattuiti, riceverà quondi in dieci anni una «integrazione» fino a 100 milioni, calcolata anche in base al valore dalle quote della Vigilanza. Il Monte scende quindi dal quinto all’ottavo posto nel libro soci di Palazzo Koch, dietro alla stessa Asti. Intanto, Viola e il presidente Alessandro Profumo hanno incontrato lo ?zoccolo duro? dei propri clienti, le imprese della Provincia, assicurando che Mps «porterà a casa gli obiettivi» sui costi.Infine al piano superiore, la Fondazione Mps è scesa al 35% di Rocca Salimbeni, cedendo un altro 1,4% a inizio settembre. E Profumo ha aperto alla possibilità di rivedere il tetto del diritto di voto attualmente in vigore per i soci privati del Monte (4%).

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LA STAMPA martedì 2 ottobre 2012

SANSEDONI VENDE L’1,4% – Mps, ad Asti il 60% di Biver Saltal’intesa coi sindacati

[L. FOR.]

TORINO – Monte dei Paschi chiude la cessione della Biverbanca a Cr Asti rinunciando alla quota di Banca d’Italia, ma non c’è accordo con i sindacati sul piano industriale, le esternalizzazioni e il contratto integrativo. Dura la reazione della Fabi che parla di «muro contro muro». Intanto la Fondazione ha reso noto di aver venduto, nelle prime due settimane di settembre, l’1,41% di azioni Mps, con un ricavo di 41,5 milioni. Il presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola hanno incontrato a Siena lo zoccolo duro dei clienti, il mondo dell’impresa della Provincia. «Non siamo Mandrake – scherza Profumo – ma ora si inizia a lavorare perché noi viviamo di come vanno i nostri clienti».

Entro l’anno Mps conta di avere la risposta dell’Ue sui Monti-Bond da 3,4 miliardi verso la quale c’è un moderato ottimismo, riavvia la procedura per la dismissione del ramo leasing e cede per 203 milioni il 60,4% di Biverbanca alla Cr Asti («un tassello importante» lo definisce Viola) sbloccando l’impasse con le fondazioni azioniste (Biella e Vercelli) sulla quota del 2,1% della Banca d’Italia detenuta dall’istituto piemontese. Sulla riorganizzazione interna prevista dal piano industriale, la banca si dice disponibile a trovare una soluzione su integrativo e esternalizzazioni ma, in mancanza di una intesa, andrà avanti a cedere le attività back office (circa 1600 secondo fonti sindacali) e la chiudere 400 filiali.

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IL TEMPO martedì 2 ottobre 2012

Riassetto Vertici fiduciosi sul sì dell’Ue ai Monti Bond. Muro contro muro con i sindacati sulle esternalizzazioni – MontePaschi chiude la cessione Biverbanca –

Mps chiude la cessione della Biverbanca a Cr Asti rinunciando alla quota di Banca d’Italia, termina il confronto con i sindacati e va avanti su esternalizzazioni e contratto integrativo provocando la reazione della Fabi che parla di «muro contro muro».

Il presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola incontrano a Siena lo zoccolo duro dei propri clienti, il mondo dell’impresa della Provincia, e assicurano «che sui costi porteremo a casa gli obiettivi». Non siamo Mandrake scherza Profumo ma ora si «inizia a lavorare» perché «noi viviamo di come vanno i nostri clienti» ed e« nostro interesse». Il gruppo senese va avanti poi nel piano Ebe per soddisfare i requisiti richiesti dall’autorità europea. Entro l’anno conta di avere la risposta dell’Ue sui Monti Bond da 3,4 miliardi verso la quale c’è un moderato ottimismo, riavvia la procedura per la dismissione del ramo leasing e cede per 203 milioni il 60,4% di Biverbanca alla Cr Asti («un tassello importante» lo definisce Viola) sbloccando l’impasse con le fondazioni azioniste (Biella e Vercelli) sulla quota del 2,1% della Banca d’Italia detenuta dall’istituto piemontese. Mps non la scorporerà a fronte di un’integrazione del prezzo (massimi 100 milioni di pagarsi in 10 anni). Oltre all’incasso il gruppo ridurrà così il personale di 700 unità. E proprio sulla riorganizzazione interna prevista dal piano industriale, le trattative con i sindacati si sono chiuse senza accordi. La Banca sottolinea di rimanere disponibile a trovare una soluzione su integrativo e esternalizzazioni ma, in mancanza di una intesa, andrà avanti (nei termini di legge) a cedere le attività back office (circa 1600 secondo fonti sindacali) e la chiudere 400 filiali. Il Monte ribadisce che tutti i 4640 lavoratori in esubero da qui al 2015 saranno ricollocati e riqualificati ma secondo il segretario generale Fabi Lando Sileoni «esternalizzare vuole dire trasferire alle aziende che subentrano i licenziamenti» e attacca ai vertici di Mps «le ambizioni di chi vuole rientrare nel giro che conta calpestando i diritti dei lavoratori». Intanto la Fondazione Mps è scesa al 35% dopo aver ceduto l’1,4%.

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da IL CITTADINO New.it via Nextmags.com 1 10 2012

Mps-sindacati: la trattativa è interrotta – La reazione della Fabi: “Diritti dei lavoratori calpestati”

SIENA. Si è chiusa senza alcun accordo la procedura prevista dal contratto nazionale di lavoro sulle  ricadute sul personale del piano industriale. Lo comunica in una nota Ilaria Dalla Riva responsabile del settore risorse umane della banca: ” La procedura, che aveva per oggetto i sotto elencati progetti, è purtroppo terminata senza l’accordo con il sindacato”.

I temi in discussione riguardavano la chiusura di 400 filiali, la riorganizzazione della capoguppo e delle aree territorialidella direzione operativa di rete, della direzione territoriale di mercato.

 “Anche se il Piano Industriale di Gruppo prevedeva – scrive Dalla Riva – una riduzione complessiva (entro il 2015) del numero degli addetti di 4.640 unità, questi progetti non produrranno alcuna ricaduta sui livelli occupazionali. Grazie alla riqualificazione e riconversione professionale, tutte le risorse saranno impegnate in altrettanti progetti (Front Line Commerciale, potenziamento delle Filiali, Presidio del Credito, Credito problematico). La Banca prende atto che allo stato attuale permane un’indisponibilità pregiudiziale del Sindacato ad affrontare il nuovo scenario. Permane, infatti, una netta contrarietà sindacale a qualsiasi forma di esternalizzazione, se pur parziale e con adeguate garanzie occupazionali. Pertanto la proposta maturata durante il confronto non può realizzarsi, poiché mancherebbe di una parte significativa di quella riduzione strutturale di costo indicata dal Piano Industriale”.

La responsabile delle risorse umane precisa che “l’azienda auspica che si possano creare le condizioni per proseguire responsabilmente il confronto e giungere ad un accordo in materia. Allo stato attuale non possiamo che procedere con il progetto iniziale di esternalizzazione di tutte le attività di Back Office, che si realizzerà nei modi e tempi previsti dalle procedure di legge e di contratto”.

“Sul progetto di esternalizzazione “Back Office”, stante la disponibilità della Banca ad esaminare proposte alternative per la riduzione strutturale del costo del lavoro, l’Azienda ha accolto positivamente la proposta sindacale di finanziare con iniziative “one off” l’attivazione del Fondo di Sostegno al Reddito, che consentirebbe a molti colleghi di poter andare in pensione oltre che contribuire alla riduzione strutturale del  costo del lavoro. La Banca, constatando che il Fondo da solo non è sufficiente a cogliere gli obiettivi di saving indicati dal Piano Industriale, ha proposto al Sindacato di riportare all’interno del perimetro del Gruppo attività che nel tempo erano state assegnate ad operatori esterni, e ridurre il numero delle risorse coinvolte nel progetto di esternalizzazione “Back Office”, limitando il processo di esternalizzazione. Ovviamente la Banca ha rinnovato la disponibilità a ricercare congiuntamente le migliori garanzie per il passaggio dei dipendenti interessati”.

“Le soluzioni prospettate avrebbero il merito di limitare il numero dei dipendenti coinvolti nel processo di outsourcing, di assecondare le aspettative di “pensionamento” di alcuni, e soprattutto consentirebbero quelle riduzioni strutturali del costo del lavoro indicate dal Piano Industriale. Ovviamente – sottolinea ancora Dalla Riva – l’intera impalcatura progettuale si basa sul presupposto che tutte le iniziative siano tra loro correlate ed inscindibili. La Banca prende atto che allo stato attuale permane un’indisponibilità pregiudiziale del Sindacato ad affrontare il nuovo scenario. Permane, infatti, una netta contrarietà sindacale a qualsiasi forma di esternalizzazione, se pur parziale e con adeguate garanzie occupazionali. Pertanto la proposta maturata durante il confronto non può realizzarsi, poiché mancherebbe di una parte significativa di quella riduzione strutturale di costo indicata dal Piano Industriale.

L’Azienda auspica che si possano creare le condizioni per proseguire responsabilmente il confronto e giungere ad un accordo in materia. Allo stato attuale non possiamo che procedere con il progetto iniziale di esternalizzazione di tutte le attività di Back Office (Consorzio, Rete e Società del Gruppo), che si realizzerà nei modi e tempi previsti dalle procedure di legge e di contratto”.

Per quanto riguarda il Contratto Integrativo Aziendale, la sua disdetta produrrà efficacia a partire dal 1 novembre. Da quella data troverà applicazione un Regolamento Aziendale con le condizioni economiche e di lavoro di maggior favore, rispetto al CCNL, applicate ai dipendenti.

Sarà cura della Banca informare anticipatamente tutti i dipendenti sui contenuti del nuovo Regolamento Aziendale.

La reazione del sindacato nazional FABI

”Ora con il Gruppo Mps sarà muro contro muro perché esternalizzare significa trasferire alle aziende che subentrano i licenziamenti – ha dichiarato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi -. Premesso che il termine della procedura deve essere sancito ufficialmente da un documento, la rottura va addebitata esclusivamente al gruppo Mps, che intende fare da apripista a livello di sistema per esternalizzare le lavorazioni e i lavoratori che il gruppo ritiene in esubero”.

”Se passasse questo disegno sarebbe l’inizio della fine della categoria perché ogni gruppo esternalizzerebbe migliaia di lavoratori in aperta contraddizione con quanto stabilito dal contratto nazionale recentemente firmato da Abi e sindacati, che invece prevede di portare all’interno del perimetro bancario le attività e i lavoratori precedentemente esternalizzati. Ho l’impressione che dietro le vicende Mps si nascondano le ambizioni di chi vuole ritornare nel giro che conta calpestando i diritti dei lavoratori”, ha concluso Sileoni.

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IL MONDO  /  finanza  / 01 Ottobre 2012

Mps: Sileoni (Fabi), calpestati diritti lavoratori. Ora muro contro muro

Roma, 1 ott – ” Ora con il Gruppo Mps sara’ muro contro muro perche’ esternalizzare significa trasferire alle aziende che subentrano i licenziamenti”, cosi Lando Sileoni, Segretario Generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei bancari, commenta la chiusura senza accordo della procedura sulla riorganizzazione del Gruppo Mps.”Premesso che il termine della procedura deve essere sancito ufficialmente da un documento, la rottura va addebitata esclusivamente al gruppo Mps, che intende fare da apripista a livello di sistema per esternalizzare le lavorazioni e i lavoratori che il gruppo ritiene in esubero”, spiega il numero uno della Fabi.

”Se passasse questo disegno sarebbe l’inizio della fine della categoria perche’ ogni gruppo esternalizzerebbe migliaia di lavoratori in aperta contraddizione con quanto stabilito dal contratto nazionale recentemente firmato da Abi e sindacati che invece prevede di portare all’interno del perimetro bancario le attivita’ e i lavoratori precedentemente esternalizzati. Ho l’impressione che dietro le vicende Mps si nascondano le ambizioni di chi vuole ritornare nel giro che conta calpestando i diritti dei lavoratori”, conclude Sileoni.

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Corriere Veneto, martedì 2 ottobre 2012

Fondazione Mps va sotto il 35% Profumo apre sul tetto ai privati

La Fondazione Mps ha venduto in settembre l’1,4% della banca ed è scesa al 34,9% nel capitale. L’istituto ha inoltre comunicato ieri l’accordo con Cr Asti per la cessione di Biver. E il presidente Alessandro Profumo annuncia: potremo valutare la rimozione del tetto al diritto di voto del 4%. Si chiude però senza un accordo il confronto fra Siena e sindacati.

L’ente di Palazzo Sansedoni ha dunque reso noto ieri la vendita sul mercato dell’1,4% del capitale della banca, operazione che ha consentito un incasso di oltre 40 milioni e che, viene spiegato, ha per obiettivo «la costituzione di un adeguato livello di liquidità, in modo da salvaguardare l’equilibrio finanziario dell’ente nel medio termine». Si tratta di circa la metà della tranche pari al 2,8% libera da pegno che la fondazione ha già deliberato di vendere «in condizioni di mercato favorevoli» con la prospettiva di scendere al 33,5% nel capitale dell’istituto. Quota destinata a ridursi ulteriormente con l’aumento da 1 miliardo riservato a nuovi investitori, la cui delega verrà attribuita nell’assemblea del 9 ottobre. Profumo ieri ha detto che la banca colloca «l’operazione nell’arco di piano, ma non in tempi ravvicinati. In quel momento si valuterà anche in che forma tecnica realizzarlo». Eventualmente, nel caso «fossero presenti sottoscrittori oltre il 4% si farà una valutazione sul limite al voto e l’azionista di maggioranza sarà coinvolto nella discussione».

Il Montepaschi ha poi comunicato ieri che è stato raggiunto l’accordo con la Cr Asti per la cessione del 60% di Biverbanca (l’altro 40% è delle casse di Vercelli e Biella). Siena rinuncia alla scissione della quota in Banca d’Italia detenuta dall’istituto piemontese, pari al 2,1%. Il prezzo non cambia (203 milioni) rispetto a quanto già pattuito ma l’acquirente si impegna a pagare un’integrazione massima di 100 milioni entro il decimo anno dal closing nel caso, grazie a «determinati eventi di natura legislativa o regolamentare», si realizzi «un incremento del valore rispetto a quello di carico e si permetta la computabilità per i requisiti di vigilanza».

Si è chiusa invece senza un accordo la procedura di confronto con sindacati in particolare sulle esternalizzazioni. La Fabi parla di «muro contro muro». Profumo invece ha detto che sul tema dei costi la banca è «assolutamente certa» di «portare a casa gli obiettivi proposti». E l’amministratore delegato Fabrizio Viola ritiene «che i tempi stiano maturando per una qualche forma di situazione che consentirà di andare avanti». Sergio Bocconi

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