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CONGRESSI PROVINCIALI FABI, IL SEGRETARIO GENERALE SILEONI INCONTRA I DIRIGENTI SINDACALI UMBRI

di Redazione

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Ponte San Giovanni – Perugia, giovedì 10 ottobre.

Oltre 100 i dirigenti sindacali FABI  presenti a questo nuovo appuntamento congressuale,  momento fondamentale per la democrazia interna del sindacato.

Protagonista è la regione Umbria, rappresentata dal SAB di Perugia e Terni, che ha convocato oggi il suo 12° Congresso Provinciale.

La vasta e attenta platea presente in sala comprende, oltre ai responsabili del Sab umbro, numerosi dirigenti FABI provenienti da Roma, Rimini, Grosseto, Udine, Verona, Treviso.

Per la Segreteria Nazionale FABI, il Segretario Mauro Morelli e il Segretario Generale Lando Maria Sileoni.

È il Coordinatore del SAB locale, Corrado Galli, a dare il via ai lavori, ricordando lo stato di difficoltà in cui oggi versa l’economia umbra, che vede pesantemente in crisi tutti i suoi settori, compresi turismo ed editoria, un tempo trainanti.

“La regione si sta desertificando – questo il “grido” di Galli – e vede scomparire, giorno dopo giorno, tutte quelle attività creditizie che rappresentavano il volano dell’economia regionale.”

L’Umbria sta subendo una vera e propria stretta al credito che sta soffocando sempre di più le piccole imprese, un tempo floride e tipiche di questo territorio.

La situazione negativa delle imprese umbre va, naturalmente, di pari passo con le difficoltà del sistema bancario.

Tutti gli istituti bancari locali stanno subendo una progressiva riduzione degli sportelli, continui trasferimenti del personale, incessante perdita del rapporto tra banche locali e territorio, anche a causa di centri decisionali sempre più distanti. E, va da sé, caduta libera delle prospettive professionali dei lavoratori del settore.

Particolarmente atteso l’intervento del Segretario Generale Lando Maria Sileoni, che non ha deluso le aspettative: con la consueta passione e l’ormai  riconosciuta  potenza comunicativa, Sileoni ha esordito ricordando la delicata situazione del settore del credito dopo la disdetta del Contratto Nazionale di categoria da parte dell’ABI.

L’importanza, quindi, di avere un contratto per non cadere nell’anarchia più completa.

Rimanere senza contratto significa annullare, con un colpo di spugna, tutte le tutele conquistate, negli anni, in ambito normativo ed economico.

Significa mettere a rischio gli ammortizzatori sociali di categoria, gli strumenti contrattuali previsti per gestire le ristrutturazioni, gli inquadramenti e i percorsi di carriera: in poche parole, tutti i principali diritti acquisiti dei lavoratori.

Lo sciopero del 31 ottobre significa, in definitiva, combattere per la sopravvivenza della categoria.

“Dobbiamo ricordare” continua Sileoni “che nell’attuale situazione complessiva non si salva nessuno, siamo tutti coinvolti: siamo sotto attacco. Andiamo allo sciopero perché vogliamo un contratto. Senza contratto, la categoria è allo sbando”.

“L’unico strumento che oggi abbiamo, per far sentire la nostra voce, è il dissenso. Teniamolo sempre a mente: il destino della categoria passa esclusivamente attraverso le nostre scelte.

La FABI, primo sindacato dei bancari, ha questa precisa e irrevocabile responsabilità”.

“Il 31 ottobre, se daremo una risposta forte e convinta, avremo la possibilità di riaprire le trattative: sederci intorno ad un tavolo e rimettere in discussione l’ottusa posizione di ABI, espressa attraverso la disdetta del contratto nazionale”.

E sulla necessità di un nuovo modello di banca: “Il modello attuale di banca è ormai superato. È il momento di pensare a un nuovo modello di banca: una banca che stia sul territorio, una banca attenta, una banca più moderna, etica e che risponda alle esigenze del territorio, dei cittadini, dei lavoratori.”

La conclusione di Sileoni: “Abbiamo due obiettivi da non mancare: mantenere i 309mila lavoratori del settore e ottenere un contratto nazionale”.

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