Home Articoli CONGRESSI PROVINCIALI FABI, SILEONI INCONTRA I DIRIGENTI SINDACALI DI RAGUSA (da www.fabi.it)

CONGRESSI PROVINCIALI FABI, SILEONI INCONTRA I DIRIGENTI SINDACALI DI RAGUSA (da www.fabi.it)

di Redazione
da www.fabi.it
“Il futuro che ci aspetta non ci coglierà di sorpresa”. Il padrone di casa, Gianni Di Gennaro introduce così i lavori dell’ XI Congresso Provinciale di Ragusa. Un Coordinatore, in questo caso, che non parla solo da ex bancario e da sindacalista, ma anche da esodato e, proprio con questa consapevolezza, sottolinea l’importanza di difendere il lavoro e le tutele fondamentali e di farlo, soprattutto, all’interno di un sindacato come la FABI. Un’organizzazione leader nel settore del credito, che “cresce ogni giorno e convince i lavoratori con una gestione, quella di Sileoni, di rara lungimiranza politica. Un mix di impegno, professionalità, coerenza e determinazione – ha detto Di Gennaro – che pone questo sindacato, nelle condizioni di non avere termini di paragone a livello sia nazionale che locale”.
Per il Coordinatore di Ragusa non ci sono dubbi. La FABI è l’unico avamposto e baluardo rimasto a tutela di un Contratto disdettato, ma ancora in vigore e di una categoria mai come ora in difficoltà, tuttavia, attenta e partecipe a ciò che accade. Ne è una dimostrazione il Congresso Provinciale della FABI di Ragusa, animato da interventi, relazioni e riflessioni di sindacalisti e bancari che si sono succeduti sul palco nel rosso vivo del bellissimo Circolo di Conversazione del quartiere Ibla, il cuore antico della città. In queste sale dove hanno girato importanti film di mafia, scene di “Divorzio all’italiana”, del “Commissario Montalbano” e famose pubblicità, va in scena anche la FABI con tutta la sua determinazione e la volontà di cambiare il sistema.
“Abbiamo sempre criticato gli stipendi dei manager – ha detto il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni – perché con quello che prende uno di loro si potrebbero assumere 400 giovani. Ma il vero problema è che questi signori, prima assunti per fare utili per gli azionisti, sono poi strapagati dalla Fondazioni per uscire di scena, quando diventano scomodi, perché non seguono più le linee della proprietà”.
Ma la FABI non sta a guardare ed è diventata un punto di riferimento così importante nel panorama bancario italiano “che lo stesso Antonio Patuelli, in televisione da Lilli Gruber su Otto e mezzo – ha detto Sileoni – è stato incalzato dalla giornalista, che, citando proprio la FABI, ha affrontato il tema delle sofferenze bancarie sollevato dal nostro sindacato, dati Bankitalia alla mano. Sta emergendo finalmente quello che sosteniamo da tempo: il vero cancro del sistema bancario sono le sofferenze create dal top management, non per far credito a famiglie o a piccole imprese, ma per favorire i soliti noti e gli amici degli amici, anche se non davano garanzie”.
Il leader della FABI ha spiegato alla platea di circa 100 delegati e sindacalisti, che la categoria è stata attaccata. La soluzione non può essere quella di sedersi ad un tavolo, almeno fino a quando i banchieri non capiranno che non possono ricattare i lavoratori. “La situazione è gravissima – ha concluso Sileoni – ma è finito il tempo dell’attesa. Stare alla finestra non paga più, bisogna rimboccarsi le maniche e scendere in campo. Dobbiamo conquistarci il nuovo Contratto”.
Con la stessa determinazione ha preso poi la parola Gianni di Gennaro: “I prossimi quattro anni – ha spiegato – ci vedranno impegnati più che mai nella missione sindacale; ci serviranno per impedire i licenziamenti di massa, per denunciare l’avidità dei banchieri, che concepiscono giornalmente tagli sul personale, ma non mollano un solo centesimo dei loro compensi milionari; per denunciare i comportamenti delle banche, che cedono crediti a società di recupero, a volte a meno del 10%”.
 Una difesa, quella della FABI, attenta anche alla clientela che rappresenta il bene primario delle banche. E poi, fondamentale, la tutela del lavoro che, come riporta il tema di questo congresso provinciale, “non è una merce”.
 “È in gioco la dignità stessa della persona – ha esordito Paola Corallo Segretaria Provinciale FABI Ragusa – il lavoro è correlato all’autostima, alla posizione sociale, alla vita familiare.
 Una relazione molto concreta quella della Corallo che ha parlato anche del sistema produttivo e della sua estrema frammentazione, spiegando che dislocare gli anelli della catena in posti lontani tra loro non serve solo per approfittare dei minor costi di manodopera e lavorazione, ma anche per indebolire l’attività dell’organizzazione sindacale che in questo modo non riesce a svilupparsi in maniera massiccia e compatta. Questo nuovo modello produttivo influisce molto negativamente sulla legislazione del lavoro e porta ad una fortissima deresponsabilizzazione dell’impresa. Poi il passaggio chiave della relazione: “se il lavoro è considerato merce e, quindi, separato dalla persona – ha detto la Corallo –  viene scambiato, venduto o acquistato sul mercato come un qualsiasi altro prodotto, prescindendo dai costi umani dell’operazione, primo tra tutti l’aumento dissennato della flessibilità, che non è solo flessibilità di occupazione, ma anche di prestazione, con la conseguente precarizzazione dell’intera esistenza”.
 In questi termini “la disdetta del Contratto dei bancari – ha concluso la Corallo – rappresenta solo un ulteriore tassello di un processo di deterioramento della qualità della nostra vita. È, quindi, giunto il momento di recuperare le ragioni del primo comma della Dichiarazione di Filadelfia del 1944: il lavoro non è una merce”.

You may also like

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.