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BPM, Giarda: "Riforma sì, a piccole dosi" (da Il Messaggero, mercoledì 22 gennaio 2013)

di Redazione

IL MESSAGGERO mercoledì 22 gennaio 2014

Giarda: «Riforma sì, a piccole dosi – Il presidente del cds di Bpm: coniugare soci storici e di capitale

ROMA «Per costruire una proposta di modifica della governance ci vuole un po’ di saggezza». Piero Giarda presenta subito il bigliettino da visita del mandato alla presidenza del consiglio di sorveglianza (cds) della Popolare di Milano. Il professore della Cattolica, più volte ex sottosegretario e ministro, è a Roma presso la sede dell’ Ifel, una fondazione collegata all’ Anci che si occupa di finanza locale.

A un mese esatto dalla sua elezione, voluta soprattutto dai segretari nazionali dei sindacati, stakeholder storici di Piazza Meda, in particolare dal leader della Fabi Lando Sileoni, Giarda spiega di voler procedere con i piedi piombo per revisionare il modello di governo societario: la proposta spetta al consiglio di gestione (cdg) che, ieri, si è insediato con l’ attribuzione delle deleghe a Giuseppe Castagna nominato anche direttore generale. L’ obiettivo è non scardinare la cooperativa e nemmeno mettere mano al duale. Giarda è come un fiume carsico e lo si evince da questa intervista al Messaggero, la prima rilasciata dopo la composizione degli organi.

Varare il cdg è stato un parto travagliato, perchè?

«Ci mancava certezza sulla disponibilità delle quote rosa, non eravamo sicuri che Paola De Martini avesse i requisiti per far parte del consiglio di gestione».

Ma De Martini è spuntata quando è tramontata la candidatura di Maria Luisa Di Battista, docente universitario?

«Non so come sia uscito quest’ altro nome, non mi risulta. De Martini è una prima linea di Luxottica, quotata a New York e rispetta il requisito di essere un riporto diretto all’ ad nella versione rilevante per il Nyse. Per questo abbiamo dovuto chiarire che, da membro di direzione, ha i requisiti richiesti dallo statuto».

Per la scelta del timoniere invece, è vero che lei preferiva Fabrizio Viola?

«Domanda impertinente! Mi ero inizialmente immaginato due candidati: Castagna e Viola. Poi, anche per le vicende riguardanti Banca Mps, mi sono concentrato su Castagna con cui abbiamo, a seguito di alcuni incontri, concluso l’ accordo che ha portato alla decisione di giovedì- venerdì scorso».

Sulla scelta del cdg ha influito Investindustrial di Andrea Bonomi: vi siete trovati d’ accordo su tutto?

«Ho avuto con Bonomi un lungo colloquio mercoledì 8, quasi tre ore. Ciascuno ha messo sul tappeto i propri punti di vista su banche, economia, cooperative e spa, su tutto, tranne che la politica. In quell’ occasione non ha espresso indicazioni sui nomi: professore faccia lei, mi ha detto. Credo abbia voluto esprimere un apprezzamento».

Avete parlato di sicuro della governance da rivedere?

«Abbiamo discusso in generale sul fatto che io sono un riformista, mentre lui sarebbe più portato a interventi secchi: un professore verso un manager. Abbiamo discusso insieme che, sull’ ipotesi di introduzione del voto a distanza nella primavera del 2013, era stato forse troppo interventista e che questo approccio non aveva dato frutti. Forse, sarebbe stato meglio cercare di modificare la governance con maggiore gradualità e non in modo tagliente».

E’ arrivato il suo ok sui nomi?

«Dall’ andamento del colloquio ho dedotto implicitamente una disponibilità ad andare avanti e anche una qualche comune infelicità con più di una norma dello statuto».

Dalla fretta con la quale Bonomi voleva cambiare la Bpm, che insegnamento ha tratto?

«Il progetto di popolare bilanciata deve appoggiarsi su una gradualità che cerchi, come a modo suo lo statuto attuale già prevede, di contemperare il voto capitario con il voto proporzionato al capitale. Se la banca ricorre al mercato, non può che accettarne le regole».

La riforma della governance va fatta in tempi stretti perchè a breve partirà l’ aumento di capitale da 500 milioni insieme al nuovo piano industriale.

«E’ impensabile si possa fare un’ assemblea straordinaria subito avendone fatta già un mese fa; il momento giusto per rivisitare lo statuto sarà il giorno dell’ assemblea ordinaria di aprile 2014».

Che fa, non recepisce i suggerimenti di Bankitalia che prescrivono organi snelli?

«Sarà il cdg a valutare come e quando farli, la gradualità con la quale ridurre il cds a 13 membri».

Lei ha detto che farà di tutto per non cambiare lo statuto: ha cambiato idea?

«E’ chiaro che l’ aumento di capitale richiede qualche intervento sulla governance e sullo statuto: i potenziali investitori con i quali ho parlato confermano tutti questa necessità. Quali che fossero i punti di vista personali, il collocamento dell’ aumento di capitale sul mercato si fa con regole di mercato».

Bankitalia non gradisce il duale, ritiene vada superato?

«In astratto è possibile, in pratica penso potrà avvenire quando Bpm avrà dimostrato di tornare ad essere una banca normale con stabilità di governo e con relazioni industriali improntate alla normale dialettica tra sindacato e management».

Agli investitori che sottoscriveranno l’ aumento qualche garanzia dovrà darla, non crede?

«Una prima piccola riforma è stata fatta, il cdg durerà tre anni, un periodo slegato dalla durata del cds. Il suggerimento è venuto dagli incontri con i nostri azionisti più importanti, Bonomi, Mincione e Credit Mutuel. Gestire il piano industriale che Bpm dovrà preparare nei prossimi mesi per solo due anni, forse meno sarebbe stato molto limitativo. La decisione sulla legittimità della decisione era stata certificata dal parere di primari studi professionali acquisiti nel corso della gestione precedente. Altri interventi sulla governance saranno attuati con revisioni mirate dello statuto».

Il piano industriale sarà stand alone? Prevede aggregazioni?

«La risposta è scritta in modo esplicito nel programma con cui mi sono presentato ai soci: non prevedo aggregazioni. Il piano è però nelle responsabilità del cdg. Se richiesto, ribadirò la mia idea: guardo a una Bpm stabile, solida nel patrimonio, capace di produrre reddito, per i suoi azionisti e per l’ occupazione».

Rosario Dimito

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