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CONTRATTO BANCARI E CONGRESSO NAZIONALE FABI: MF-MILANO FINANZA INTERVISTA SILEONI

di Redazione

MF-MILANO FINANZA, venerdì 7 marzo 2014

Il segretario generale del principale sindacato dei bancari si prepara a un nuovo mandato. Lunedì via al congresso – Sileoni (Fabi): un nuovo modello per le banche italiane

di Claudia Cervini

Si apre a Roma lunedì il XX Congresso nazionale della Fabi, che si svolgerà all’Ergife Palace Hotel dal 10 al 14 marzo, e chiamerà a raccolta oltre 2 mila dirigenti sindacali da tutta Italia. Lando Maria Sileoni dovrebbe essere confermato segretario generale per il secondo mandato. Sileoni gode di un consenso molto ampio all’interno dell’organizzazione. Con lui la Fabi ha, infatti, consolidato la sua leadership politica all’interno del settore.

Domanda. Pensa di essere confermato per i prossimi quattro anni?

Risposta. Me lo auguro, anche se è un lavoro massacrante. Oggi la Fabi occupa un ruolo centrale nelle aziende, nei gruppi bancari e in Abi, grazie al lavoro svolto in questi quattro anni dal comitato direttivo centrale e dalla segreteria. Al termine della relazione, riconsegnerò le chiavi della Fabi a tutti i delegati, che non hanno mai sbagliato un colpo. Sono certo che sarà così anche questa volta.

D. A che punto è la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale?

R. La stiamo preparando insieme alle altre sigle. Sarà una piattaforma snella e dovrà essere approvata dalle assemblee dei lavoratori, probabilmente entro aprile. Al congresso presenteremo proposte per un nuovo modello di banca, che punterà a tre obiettivi: aumentare i ricavi, garantire aumenti ai lavoratori e creare posti di lavoro.

D. Il motivo di questa proposta?

R. Il settore deve voltare pagina. È troppo ancorato a modelli superati, che non garantiscono più i livelli occupazionali. O accettiamo un confronto in Abi basato solo sul taglio dei costi, oppure cerchiamo un nuovo concetto di banca che conquisti spazi in altri ambiti. Penso alle consulenze che le imprese affidano solo a commercialisti, fiscalisti e a studi legali, oppure alle professioni lasciate in mano alle Poste. Quanto alle esternalizzazioni, vogliamo che le attuali previsioni contrattuali siano migliorate, prevedendo maggiore trasparenza e vincoli per le banche.

D. Quanti lavoratori hanno lasciato il settore in questi ultimi anni?

R. Circa 48 mila sono usciti con prepensionamenti e pensionamenti volontari dal 2000. Dal 2013 al 2020 ne usciranno altri 19.800. Il barile è stato raschiato fino in fondo. E se non avessimo avuto il fondo esuberi sarebbe stato un disastro. Grazie al lavoro del sindacato, abbiamo evitato i licenziamenti, garantendo nuova occupazione, prepensionamenti volontari e la stabilizzazione dei precari. Abbiamo infine scongiurato la rottamazione obbligatoria di circa 35 mila lavoratori 55 enni, che le banche avevano la pretesa di prepensionare con un assegno economico pari solo al 60% dell’ultima retribuzione.

D. La comunicazione è diventata uno strumento di politica sindacale o solo un modo per ottenere visibilità?

R. Se fossimo stati bravi soltanto nella comunicazione, senza una posizione politica sui singoli argomenti, non avremmo avuto il consenso degli iscritti e dei bancari. Io penso che talvolta sia molto più efficace una comunicazione mirata che uno sciopero.

D. Riconosce qualche errore?

R. Certamente sì. Nessuno però, controparte compresa, può attribuirci una sola scelta sbagliata nei confronti dei lavoratori. Le faccio un esempio: i sindacati furono criticati quando sottoscrissero l’ultimo rinnovo del contratto nazionale. Senza una nostra visione responsabile oggi la categoria non avrebbe neanche un contratto. Il prossimo sarà un rinnovo difficilissimo, ma sono convinto che alla fine ce la faremo.

D. L’Abi sostiene che il sindacato dovrà scegliere tra moderazione salariale o occupazione. Cosa risponde?

R. Mi piacerebbe sapere se questo teorema politico vale anche per i dirigenti e per i banchieri, poi vorrei capire quando, secondo l’Abi, le banche saranno capaci di garantire un giusto salario per i dipendenti e nuovi posti di lavoro. Pensiamo ci siano le condizioni per recuperare l’inflazione pregressa, reale e attesa, e, attraverso un nuovo modello di banca, garantire nuova occupazione. (riproduzione riservata)

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