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LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE SILEONI APRE IL XX CONGRESSO NAZIONALE FABI

di Redazione

(da www.fabi.it)

“Oggi è indispensabile che le banche voltino pagina definitivamente”. Con queste parole il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, ha aperto i lavori del XX Congresso Nazionale FABI.
 
Una relazione introduttiva ampia, articolata, che non ha risparmiato aspre critiche al sistema bancario attuale, colpevole di “personalizzare i guadagni, attraverso gli alti stipendi dei manager, di socializzare le perdite”, tramite provvedimenti governativi che fanno pagare ai cittadini gli errori gestionali dei vertici, e di voler ridurre i costi sempre ricorrendo alla mannaia dei tagli al personale.
 
“Certi stipendi di certi manager stridono violentemente con il buonsenso, con le difficoltà economiche della povera gente, e stridono vergognosamente rispetto ai tagli dei posti di lavoro degli ultimi anni”, ha attaccato Sileoni.
 
Dal 2000 al 2020 i posti di lavoro persi nel settore toccheranno, infatti quota 68mila. E anche sul fronte delle sofferenze, ha ricordato Sileoni, la situazione non va meglio. Il sistema italiano ha accumulato crediti problematici “che hanno inciso, sul totale dell’attivo, in misura quasi pari a cinque volte rispetto al dato della Francia ed oltre 6 volte il costo registrato in Germania”.
 
Da qui la necessità di inventare un nuovo modello di banca, in grado di recuperare un ruolo sociale “indispensabile per rilanciare il Paese” e criteri di efficienza nella gestione del credito, presidiare il territorio, mantenere posti di lavoro, rispondendo con intelligenza alle sfide del mercato e della modernità.
 
C’è bisogno, ha argomentato il Segretario Generale “di una banca che sia in rapporto più stretto e organico con l’industria”, ma senza coltivare il disegno regressivo e perdente di un capitalismo di relazione, in virtù del quale “sono stati consegnati 8 miliardi di euro di affidamenti a Zalesky, Ligresti e Zunino, il 10% cioè dei crediti totali alle imprese destinati ad alimentare la montagna di sofferenze”.
 
Serve una banca nuova, diversa, che orienti il proprio modello di business verso “servizi ad alto valore aggiunto di consulenza alle imprese, tagliati sulle esigenze dei clienti”, che “riporti i giovani allo sportello”, che “tuteli i salari dei dipendenti”, che punti su “prodotti innovativi ad elevato contenuto etico, economico e sociale”, che si muova in anticipo e affronti i colossi digitali sul loro stesso campo “quello della raccolta ed elaborazione dati”.
 
“Anche la gestione dei portafogli deteriorati potrebbe rappresentare, contrariamente al passato, un’area di business, nella quale allocare personale di grande qualità, in grado di gestire tematiche della vita di una banca e dei suoi clienti”.
 
No categorico, invece, all’ipotesi bad bank. “La discarica delle sofferenze, invocata da più parti, può anche rappresentare il pericolo di una strage d’imprese”.
 
Sileoni ha parlato a una platea di oltre 2mila delegati sindacali, interrotto per ben 39 volte da fragorosi applausi. Ha lanciato messaggi chiari al Presidente dell’ABI Patuelli, invocando la necessità di tornare a quel positivo clima di concertazione tra le parti, interrotto con la disdetta anticipata del contratto nazionale, poi stralciata dall’ABI a seguito dello sciopero nazionale del 31 ottobre.
 
Ma, a margine, sono emerse anche considerazioni sulla nuova piattaforma contrattuale, che dovrà essere presentata a breve dalle organizzazioni sindacali. Sileoni ne riassume obiettivi e caratteristiche: “Il suo primo cardine dovrà essere rappresentato dalla difesa dell’occupazione”.
 
Una piattaforma che sarà incentrata sulla proposta di un nuovo modello di banca, in base al quale “non solo aumenterebbero i ricavi, ma si creerebbero nel tempo almeno altri 20mila posti di lavoro” e che dovrà “potenziare le procedure di controllo, di discussione, di vincolo per rendere più difficili tutti i processi di espulsione, sia di manodopera sia di attività”.
 
“L’argomento esternalizzazioni”, ha proseguito Sileoni, “può rappresentare un’incognita se non strettamente regolamentato, proprio per evitare che le stesse diventino strumento per espulsioni consistenti di lavoratori e conseguente restringimento dell’area contrattuale”.
 
“Quanto alle garanzie all’interno del prossimo Contratto Nazionale”, ha concluso il Segretario Generale della FABI, “un apposito capitolo dovrebbe prevedere che, per tutti i lavoratori coinvolti, e per i futuri assunti, sia applicato il Contratto Collettivo Nazionale ABI”.
 
Subito dopo Sileoni, sono intervenuti Antonio Patuelli, Presidente dell’ABI, e Alessandro Azzi, Presidente di Federcasse.
 
In particolare Patuelli si è scagliato contro il sistema di tassazione che penalizzerebbe particolarmente gli istituti del Paese.
 
Patuelli non è voluto entrare nel merito della relazione del Segretario Generale Sileoni, che ha attaccato più volte sia l’ABI sia i vertici bancari, ma ha “apprezzato” le parole del leader della FABI quando ha riconosciuto il suo impegno nella difesa delle banche italiane, ormai da qualche anno sotto attacco.
 
Mentre Azzi ha sottolineato che le BCC sono gli istituti “che più hanno sostenuto l’economia reale e che proprio per questo adesso, vista la situazione economica, si trovano a fare i conti con un peggioramento della qualità degli attivi”.
 
Tanti gli interventi sul palco della sala congressi dell’Hotel Ergife: da quello dell’Amministratore Delegato di MPS, Fabrizio Viola, a quelli dei rappresentanti delle altre Organizzazioni Sindacali del credito e del mondo delle banche.
 

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