Home Articoli STANGATA SULLE BANCHE – SILEONI "IL GOVERNO CI RIPENSI" – L'APPELLO DEL NUMERO UNO FABI SUI PRINCIPALI ORGANI DI STAMPA

STANGATA SULLE BANCHE – SILEONI "IL GOVERNO CI RIPENSI" – L'APPELLO DEL NUMERO UNO FABI SUI PRINCIPALI ORGANI DI STAMPA

di Redazione

MF-MILANO FINANZA, giovedì 10 aprile 2014

Banche e bancari contro il Def – L’aumento della tassazione sulla rivalutazione delle quote in Bankitalia rischia di compromettere i rapporti tra il governo Renzi e le aziende di credito, indispensabili per il pagamento dei debiti della Pa 

di Andrea Di Biase       

La stangata fiscale del governo Renzi sulla rivalutazione delle quote nella Banca d’Italia, che porterà l’aliquota sulle plusvalenze dal 12 al 26%, ha scatenato la reazione delle banche italiane. L’Abi, oltre a sottolineare la propria contrarietà al provvedimento definito «miope» e «inaccettabile», sta già valutando di impugnare il decreto legge che renderà operativa la misura prevista dal Def. 

Un’operazione che secondo i calcoli del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, permetterà al Tesoro di recuperare fino ad un miliardo di euro ma che ai due principali azionisti di Bankitalia, Intesa Sanpaolo e UniCredit, costerà fino a mezzo miliardo di tasse in più in bilancio. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha chiesto «un confronto, un ragionamento» in vista del varo del decreto la settimana prossima, anche perché se la misura fosse confermata i rapporti tra le banche e l’esecutivo potrebbero risultare compromessi proprio alla vigilia del provvedimento sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, in cui gli istituti di credito avranno un ruolo centrale. 

Anche il dg dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha sottolineato come il provvedimento sia «illogico» per diverse ragioni, in primis «perché non tiene conto del ruolo delle banche in questo momento per far ripartire la ripresa». «Un miliardo di liquidità sottratta alle banche», ha spiegato, «è un miliardo di liquidità sottratta a finanziamenti a imprese e famiglie». Critici anche gli analisti di Mediobanca che, in un report dedicato alle misure contenute nel Def, hanno espresso le proprie preoccupazioni circa l’atteggiamento del governo sul carico fiscale delle banche. «È un dato di fatto», scrivono gli esperti, «che dopo aver aumentato l’Ires al 36% per l’anno 2013, il governo sta ancora utilizzando le banche per finanziare la riduzione della pressione fiscale». «A nostro avviso», osservano gli analisti di Piazzetta Cuccia, «in un anno dominato dalla revisione della qualità del credito, aumentando l’incertezza sulla normativa fiscale le banche non saranno incentivate a far fluire il credito verso l’economia reale in un modo più agevole». Come stima preliminare, Mediobanca calcola che la maggior pressione fiscale impatterà rispettivamente per il 16% e per il 7% sull’utile per azione di quest’anno di Intesa Sanpaolo e di Unicredit: 360 milioni e 160 milioni rispettivamente. Ma critiche alla manovra sono arrivate anche dal numero uno dalla Fabi, Lando Sileoni. La decisione del governo, secondo il sindacalista, «crea non pochi problemi al settore del credito», «siamo preoccupati che una tale soluzione possa mettere ancora più in difficoltà il settore, con conseguenze che ricadrebbero inevitabilmente sui lavoratori bancari; ancora di più alla luce del rinnovo del contratto nazionale che entra in una fase decisiva». Ma il premier, al momento, non sembra affatto turbato dalle rimostranze dei banchieri. «Chi non ha mai pagato deve pagare un po’ e chi ha pagato è giusto inizi a riscuotere», ha detto in conferenza stampa al Vinitaly a Verona. «Proviamo a chiedere un sacrificio» anche alle «banche che hanno usufruito dell’operazione Bankitalia». Il riferimento è proprio alla rivalutazione delle quote di Palazzo Koch, che ha avuto impatti positivi sui conti delle banche. (riproduzione riservata) 

 

CORRIERE DELLA SERA, giovedì 10 aprile 2014

Le banche: prelievo ingiusto, ci penalizza in Europa – Per Intesa stimato un aggravio superiore ai 300 milioni, 190 per Unicredit 

DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON — Nella capitale Usa le banche italiane ricevono il riconoscimento del Fondo monetario. «Sono ben preparate ad affrontare una lenta ripresa. Hanno fatto un buon lavoro sul rafforzamento del capitale e sugli accantonamenti e questa è una buona notizia» ha detto José Vinals, responsabile del Dipartimento mercato dei capitali. «Le autorità italiane hanno preso importanti misure per portare le banche in una posizione molto solida». Certo bisogna aspettare l’esito della verifica sugli attivi di bilancio della Bce «per vedere se ci sarà dell’altro da fare. Ma il cammino intrapreso è positivo» ha aggiunto Vinals che pure ha segnalato come le banche europee abbiano raddoppiato, dal 2009 ad oggi, l’ammontare dei crediti difficili, non rimborsati, arrivati a toccare gli 800 miliardi di euro. 

 In Italia però le parole lusinghiere del Fondo, cadono quasi nel vuoto. Tra le banche infatti sale la tensione e avanzano le proteste per l’aggravio — dal 12% al 24% o 26% — dell’imposta sulle plusvalenze ottenute con la rivalutazione, per 7,5 miliardi complessivi, delle quote di Bankitalia per finanziare una parte del taglio del cuneo fiscale. E sono proteste — che vedono aziende e sindacati dalla stessa parte — finalizzate a convincere il governo a tornare sui suoi passi prima di mettere la norma nero su bianco. La tassazione aggiuntiva vale, al massimo dell’aliquota prevista, un miliardo e 50 milioni e ricade sulle 50 banche — nel panorama di 700 istituti di credito — partecipanti al capitale della Banca d’Italia che hanno peraltro via via versato al fisco il prelievo del 12% per la contabilizzazione in bilancio della rivalutazione delle quote possedute, ossia tra 850 e 900 milioni. 

«Quando mi ha comunicato la decisione, ho detto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che si era dimenticato del fatto che le banche stanno già pagando un’addizionale straordinaria Ires dell’8,5% oltre ad anticipare il 130% — una cosa mai vista — dell’imposta. Se il governo vuole insistere sulla maggiorazione dell’imposta sulle plusvalenze, deve togliere quanto meno l’addizionale» ripete il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. Il quale aggiunge: «Noi vogliamo ragionare, non siamo capricciosi, ma non si possono cambiare le regole in corsa. E soprattutto non si possono cambiare le norme sul fisco che influendo sui bilanci, incidono anche sulle verifiche in corso da parte della Bce, in vista della vigilanza unica europea, senza contare che la modifica varrebbe solo per gli istituti italiani e sarebbe quindi una penalizzazione nel confronto internazionale». Insomma «anche le banche giocano con la maglia azzurra della nazionale italiana nella partita dell’Europa!» si sfoga Patuelli che ricorda gli aumenti di capitale in cantiere dei principali istituti . 

 Sulle difficoltà del settore convergono anche le contestazioni dei lavoratori. «La decisione del governo crea non pochi problemi» dice Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato più rappresentativo dei bancari, sottolineando le «inevitabili conseguenze che ricadranno sui lavoratori, in fase di rinnovo del proprio contratto di categoria: auspichiamo un ripensamento da parte del governo». Protestano anche le compagnie assicuratrici, Generali in testa, partecipanti al capitale di Bankitalia «c’è sorpresa e anche sconcerto per una decisione che interviene sui bilanci che sono stati approvati dai consigli di amministrazione», dice il direttore generale di Ania, Dario Focarelli. Intanto dagli analisti arrivano le prime stime: Intesa Sanpaolo, primo azionista di Bankitalia, che ha rivalutato la quota per 2,2 miliardi di euro potrebbe subire un aggravio superiore ai 300 milioni, UniCredit, secondo azionista, tra i 182 e 190 milioni. Stefania Tamburello

IL SOLE 24 ORE, giovedì 10 aprile 2014

«Serve un tavolo sugli esuberi dei dirigenti» TENSIONI SUL CCNL I sindacati chiedono tempo per fare le assemblee, Abi risponde ricordando gli impegni presi Salta l’incontro del 14 aprile 

Cristina Casadei

Non solo c’è una strada diversa dal licenziamento individuale dei dirigenti nelle banche, ma la «linea unilaterale che ha determinato l’allontanamento di un consistente numero di dirigenti attraverso licenziamenti individuali ispirati a criteri discrezionali, certamente non è in linea con l’indirizzo della Corte di Giustizia europea». In una lettera a Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, Maurizio Arena, segretario generale del Dircredito – il sindacato dei dirigenti bancari – richiama l’attenzione sulle dinamiche gestionali che riguardano i dirigenti nel gruppo Unicredit. Allo stesso modo, in una seconda missiva, Arena si rivolge al presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo, facendo presente il clima di forte apprensione che si è creato tra i colleghi dirigenti, «privi di un quadro chiaro e trasparente». Di qui la richiesta a Unicredit e Mps di aprire un tavolo negoziale per gestire attraverso un percorso condiviso e meno traumatico il tema del middle management dove sono stati individuati numerosi esuberi. Come ha fatto Intesa Sanpaolo dove «nelle scorse settimane è stato firmato un accordo che consentirà l’uscita di 170 dirigenti, agevolando la ricollocazione a quanti di questi non hanno la possibilità di accedere alla pensione o alle prestazioni del fondo di settore», ricorda la missiva.

Che si tratti di dirigenti, o di aree professionali, nei gruppi bancari così come in Abi il confronto col sindacato è teso. Ancor più dopo la cancellazione dell’incontro tra le parti del 14 aprile. Il mese di tempo in più per sottoporre la piattaforma del contratto alle assemblee dei bancari chiesto dai sindacati ad Abi è stato accolto con un certo nervosismo come si evince dalla risposta ai segretari generali delle sette sigle del direttore generale di Abi Giovanni Sabatini. Se a parole esprime «la preoccupazione che si riduca il tempo per una trattativa che si presenta comunque complessa», nella lettera scrive che le banche si riservano «ogni valutazione in ordine alla coerenza con gli impegni assunti» con il verbale di accordo del dicembre scorso. Equilibri difficili per i tempi, ma ancor più per le risorse, ai minimi storici, soprattutto dopo la decisione del Governo di aumentare la tassazione sulle plusvalenze delle quote di Bankitalia possedute dalle banche. Per il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, «spostare risorse sui redditi bassi in un Paese con una disoccupazione oltre il 12%, per aumentare i consumi, è la strada giusta, ma nel contempo può mettere ancor più in difficoltà il settore con conseguenze che ricadrebbero sui bancari. Ancora di più alla luce del rinnovo del contratto che entra in una fase decisiva». © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’UNITÀ, giovedì 10 aprile 2014

Sul  Def  via  libera  del  Fmi  ma  il  debito  preoccupa  l’ Ue – Italia  promossa  da  Bruxelles  e  dal  Fondo  Sindacati  soddisfatti  degli  sgravi  Irpef  ma  sui  tagli  si  deve  ancora  fare  chiarezza  Sanità:  medici  e  dirigenti  si  mobilitano 

BIANCA  DI  GIOVANNI

Italia  va  nella  giusta  direzione.  È  una  promozione  in  piena  regola  quella  del  Fondo  monetario  internazionale  sul  Def  appena  varato  dall’ esecutivo  Renzi.  I  tecnici  di  Washington  apprezzano  la  scelta  di  riequilibrare  il  bilancio  attraverso  la  revisione  della  spesa  e  contemporaneamente  ridurre  il  costo  del  lavoro.  Secondo  il  direttore  del  dipartimento  degli  Affari  fiscali  del  Fondo,  Sanjeev  Gupta  l’ Italia  deve  comunque  «continuare  a  fare  progressi  nei  tempi  giusti  verso  l’ obiettivo  del  pareggio  strutturale».  TAPPE  ALLUNGATE  Il  fatto  è  che  le  tappe  verso  il  pareggio  del  bilancio  corrente  si  sono  dilatate:  Renzi  ha  rinviato  l’ obiettivo  di  un  anno  dal  2015  al  2016.  Per  questo  le  reazioni  di  Bruxelles  sono  improntate  alla  cautela.  Roma  che  «deve  raggiungere  il  pareggio  in  termini  strutturali  per  ridurre  il  debito  pubblico»,  è  il  messaggio  del  commissario  agli  affari  monetari  Olli  Rehn.  Il  quale  non  a  caso  punta  il  dito  sul  «fardello»  del  debito,  che  dall’ anno  prossimo  dovrà  scendere  stabilmente  rispetto  al  Pil.  Invece  quest’ anno  sale,  anche  se  di  qualche  decimale.  In  ogni  caso  il  premier  assicura  che  non  è  in  vista  alcuna  manovra  correttiva,  replicando  a  distanza  a  Stefano  Fassina.  Il  nodo  del  risanamento  dovrà  essere  sciolto  presto  nelle  sedi  europee.  La  Commissione  già  tre  mesi  fa  giudicava  l’ aggiustamento  prospettato  da  Enrico  Letta  insufficiente.  Ma  stavolta  l’ esecutivo  italiano  gode  di  un  vantaggio:  la  scadenza  politica  di  fine  maggio.  L’ aria  in  Europa  sta  cambiando  e  il  fronte  del  rigore  potrebbe  mostrare  incrinature  vistose  nel  momento  in  cui  proprio  l’ Italia  presiederà  l’ Unione  nel  secondo  semestre  del  2014.  Inoltre  Renzi  ha  inviato  ai  «guardiani»  di  Bruxelles  un  corposo  piano  di  riforme,  che  diventano  il  cuore  della  strategia  di  crescita.  Insomma,  con  il  sostegno  ai  redditi  bassi,  l’ apertura  del  mercato  e  l’ efficienza  della  Pa  si  punta  a  sostenere  la  crescita  e  quindi  a  ridimensionare  il  peso  del  debito.  Così  bene  gli  interventi  per  riformare  lo  Stato,  bene  coprire  gli  80  euro  per  i  lavoratori  dipendenti  a  basso  reddito  con  i  tagli  della  «spending  review»,  dice  la  Commissione.  Positive  le  reazioni  delle  parti  sociali,  anche  se  con  molti  distinguo.  Per  Susanna  Camusso  nel  Def  «ci  sono  delle  scelte  che  abbiamo  condiviso  come  quella  di  mettere  un  criterio,  un  tetto,  alle  retribuzioni  dei  grandi  manager,  perché  la  diseguaglianza  era  diventata  insopportabile.  Ci  riserviamo  comunque  un  esame  più  attento  però  il  nucleo  fondamentale,  che  è  il  mantenimento  dell’ impegno  che  era  stato  assunto  con  la  restituzione  fiscale,  lo  abbiamo  sempre  salutato  con  favore  e  continuiamo  a  confermare  essere  una  scelta  giusta».  Raffaele  Bonanni  saluta  con  favore  la  manovra  sull’ Irpef,  ma  chiede  più  impegno  per  lo  sviluppo,  ovvero  più  investimenti  pubblici.  A  fare  paura  tuttavia  sono  i  tagli,  che  si  conosceranno  in  dettaglio  solo  la  prossima  settimana,  quando  sarà  varato  il  decreto  attuativo  dell’ intervento  in  busta  paga.  La  sanità  è  già  in  rivolta.  I  medici  e  i  dirigenti  annunciano  la  mobilitazione  per  via  delle  decisioni  sul  taglio  degli  stipendi,  e  chiedono  chiarezza  sull’ effettiva  portata  dei  tagli  di  spesa.  In  realtà  l’ intervento  sul  comparto  salute  preoccupa  anche  Camusso,  che  pensa  ai  servizi  da  assicurare  ai  cittadini.  La  ministra  Beatrice  Lorenzin  ha  sempre  detto  che  non  sarebbe  stato  toccato  il  fondo  nazionale  ripartito  tra  le  Regioni,  ma  in  diverse  riunioni  tecniche  con  gli  assessori  regionali  il  «fantasma»  dei  tagli  è  spuntato  di  nuovo.  Se  fosse  vero,  l’ effetto  sulle  famiglie  sarebbe  contrario  a  quello  che  si  vuole  ottenere  garantendo  fino  a  80  euro  in  più  in  busta  paga.  Anche  tra  le  imprese  si  registrano  luci  e  ombre.  Confindustria  ritiene  «un  passo  troppo  timido»  il  taglio  dell’ Irap  (5%  quest’ anno,  10%  a  regime)  definendolo  «un  primo  segnale».  Rete  imprese  Italia  parla  di  «svolta  positiva»,  anche  se  le  piccole  imprese  chiedono  più  sforzi  per  il  taglio  del  cuneo.  Una  bocciatura  su  tutta  la  linea  viene  naturalmente  dalle  banche,  che  sono  chiamate  a  pagare  un  miliardo  in  più  di  tasse  per  coprire  lo  sgravio  Irpef.  L’ Abi  parla  di  mossa  sbagliata,  in  un  momento  in  cui  ci  sono  difficoltà  a  finanziare  le  imprese.  E  non  solo:  all’ orizzonte  c’ è  anche  il  test  della  bce  sulla  solidità  dei  bilanci.  «Quando  gli  esami  sono  iniziati  – dichiara  il  presidente  Abi  Antonio  Patuelli  – le  regole  del  gioco  in  un  solo  paese,  l’ Italia,  non  possono  e  non  devono  essere  cambiate,  perché  penalizzano  solo  i  giocatori  italiani».  Preoccupati  anche  i  lavoratori  del  comparto,  che  devono  affrontare  profonde  ristrutturazioni  e  nel  momento  in  cui  si  entra  nelle  fasi  decisive  del  rinnovo  del  contratto  dei  bancari.  Proprio  ieri  Fisac  e  fabi  hanno  comunicato  alla  controparte  che  utilizzeranno  un  altro  mese,  per  sottoporre  la  piattaforma  del  contratto  dei  bancari  alla  valutazione  delle  assemblee  dei  lavoratori.  Una  decisione  che  non  è  piaciuta  affatto  alle  banche.  Che  a  questo  punto  faranno  pesare  nella  trattativa  i  nuovi  oneri  fiscali  appena  introdotti  dal  governo. 

 

IL MESSAGGERO, giovedì 10 aprile 2014

Le  banche  in  trincea  sull’ inasprimento  della  tassa  Bankitalia  `Patuelli:  «Scelta  inaccettabile  giuridicamente  perchè  retroattiva  e  porta  al  26%  l’ aliquota  sulle  plusvalenze

R O  M  A  Banche  sul  piede  di  guerra  contro  l’ inasprimento  dell’ aliquota  dal  12  al  26%  sulla  rivalutazione  delle  quote  in  Bankitalia  disposto  nel  decreto  taglia- irpef  del  governo,  collegato  al  def.  Una  stangata  da  un  miliardo  che  manda  su  tutte  le  furie  i  banchieri  pronti  a  passare  al  contrattacco,  compreso  il  ricorso  alla  Corte  Costituzionale  o  alla  Ue.  «È  una  mossa  miope»  attacca  Antonio  Patuelli,  presidente  dell’ Abi,  conversando  con  il  Messaggero.  «Scelta  inaccettabile,  anche  dal  punto  di  vista  giuridico,  perché  retroattiva  visto  che  va  a  modificare  l’ aliquota  del  12%  inserita  come  norma  generale  per  tutte  le  plusvalenze  nella  legge  di  stabilità  approvata  lo  scorso  anno.  Sembra  che  il  nuovo  governo  si  sia  dimenticato  di  quello  che  ha  fatto  quello  precedente».  Le  banche  hanno  già  fatto  i  primi  calcoli:  Intesa  Sanpaolo,  che  a  livello  di  gruppo  è  il  primo  socio  di  via  Nazionale  con  il  42%,  ha  stimato  un  costo  aggiuntivo  di  circa  450  milioni,  rispetto  ai  350  da  versare  se  l’ aliquota  fosse  rimasta  al  12%.  TASSE  PIÙ  ALTE  DEL  10%  Gli  istituti  sono  infuriati  se  si  pensa  che  fino  allo  scorso  anno  avevano  un  livello  di  tassazione  di  10  punti  percentuali  superiore  alla  media  europea,  senza  considerare  l’ addizionale  ires  dell’ 8, 5%  di  tre  mesi  fa  e  la  nuova  batosta  contenuta  nella  stangata  di  primavera  organizzata  per  ridurre  la  tassazione  delle  buste  paga  fino  a  25  mila  euro.  «Abbiamo  subìto  anche  un’ imposta  straordinaria  sui  redditi  delle  banche  del  2013,  addirittura  pari  a  otto  punti  e  mezzo  -prosegue  Patuelli  -. La  rivalutazione  delle  quote  della  Banca  d’ Italia,  peraltro,  era  un  atto  dovuto:  l’ Italia  era  l’ unico  Paese  ancora  fermo  a  valori  prebellici,  ed  è  stata  già  tassata  con  l’ aliquota  ordinaria».  Monta  la  rabbia  dei  banchieri  perchè  si  sentono  assediati.  «Serve  una  tregua  fiscale  perché  non  si  possono  cambiare  le  regole  mentre  la  partita  è  già  in  corso»,  continua  il  leader  dell’ Abi.  C’ è  in  pieno  svolgimento  l’ asset  quality  review,  cioè  la  revisione  degli  attivi  in  vista  della  Vigilanza  unica:  un  processo  che  sta  opprimendo  le  banche  costringendole  a  svalutazioni  esagerate.  In  mattinata  il  dg  dell’ Abi  Giovanni  Sabatini,  parlando  in  un  convegno,  ha  ventilato  la  possibilità  di  fare  ricorso:  «Vediamo  quando  uscirà  la  norma»,  ha  detto,  «è  un  provvedimento  illogico:  non  tiene  conto  del  ruolo  delle  banche,  in  questo  momento  per  far  ripartire  la  ripresa»,  sottrae  «un  miliardo  di  liquidità  ai  finanziamenti  a  imprese  e  famiglie».  «Noi  vorremmo  un  confronto  di  ragionamento,  in  questi  pochi  giorni  che  sussistono»,  aggiunge  Patuelli  riferendosi  alla  presentazione  del  decreto  fissata  il  18  aprile.  «Il  governo  ha  solo  fatto  un  annuncio.  Spero  che  di  qui  ad  allora  ci  sia  modo  di  ragionare:  su  un  punto  soprattutto,  ovvero  che  con  un  provvedimento  del  genere  si  andrebbero  a  colpire  banche  che  quest’ anno  sono  sottoposte  agli  stress  test  e  all’ asset  quality  review.  Una  contraddizione  maggiore  di  questa  non  c’ è:  le  banche  italiane  sono  chiamate  ad  un  passaggio  delicato  e  l’ Italia  cosa  inventa?  L’ anno  delle  mazzate,  nuove  tasse  e  addizionali  anche  fuori  termine  massimo».  Secondo  Lando  Sileoni,  leader  Fabi,  «l’ aumento  della  tassazione  avrà  un  effetto  negativo  sui  bancari  in  fase  di  rinnovo  del  contratto».  Rosario  Dimito 

 

LA STAMPA, giovedì 10 aprile 2014

Purtroppo  il  sistema  fiscale  italiano  conferma  la  sua  caratteristica  scorrettezza…».  In  ambienti  bancari  – mentre  l’ Abi  già  studia  ricorsi  – si  mastica  amaro  il  giorno  dopo  l’ approvazione  del  Def  con  cui  il  governo  Renzi  conta  di  raccogliere  dagli  istituti  un  miliardo  di  tasse  in  più  dalla  rivalutazione  delle  quote  di  Banca  d’ Italia.  Gli  strali  sono  in  parte  rivolti  alla  probabile  retroattività  della  nuova  aliquota  del  26%  anziché  il  12%.  Toccherà  pagare  ancora  sui  benefici  già  riportati  a  bilancio,  senza  attendere  la  vendita  di  quanto  va  oltre  il  3%  e  che  difficilmente  darà  grandi  plusvalenze.  Sotto  accusa,  non  c’ è  solo  la  famosa  certezza  del  diritto,  questa  volta  in  chiave  fiscale.  Il  sistema  bancario  valuta  già  ricorsi  e  contenziosi  sia  alla  Corte  Costituzionale  sia  alla  Corte  di  giustizia  europea.  La  misura  viene  anzitutto  considerata  dalle  banche  «discriminatoria»:  il  12%  prima  applicato  era  la  stessa  aliquota  prevista  nella  Legge  di  Stabilità  per  la  rivalutazione  degli  altri  beni  di  impresa.  La  variazione  dell’ aliquota  al  26%,  invece,  riguarda  solo  le  quote  di  Bankitalia.  Gli  istituti  inoltre  ritengono  che  la  mossa  possa  essere  considerata  come  un  sistema  per  finanziare  in  modo  occulto  il  Tesoro,  mentre  il  Trattato  con  la  Bce  vieta  di  porre  a  carico  delle  banche  un  finanziamento  al  Tesoro.  Il  caso,  insomma,  rischia  di  complicarsi.  Tutto  nasce  con  il  precedente  governo  e  la  rivalutazione  del  capitale  di  Bankitalia  che,  dal  1936,  era  fissato  in  156  mila  euro.  Attualizzando  i  valori,  le  banche  «partecipanti»  al  capitale  di  Via  Nazionale  si  sono  ritrovate  tutte  insieme  un  «tesoretto»  da  7, 5  miliardi.  A  cui  sulle  prime  è  stata  applicato  il  12%  per  un  gettito  da  900  milioni;  oggi  si  aggiunge 

 un  miliardo  passando  al  26%.  La  metà  del  surplus  sarà  a  carico  dei  due  principali  «soci»:  Intesa  Sanpaolo  e  Mediobanca.  Ma  intanto  le  banche  incassano,  sia  pure  contabilmente.  In  un  anno  come  il  2013,  caratterizzato  da  grandi  pulizie  nei  bilanci,  l’ impatto  dell’ operazione  Bankitalia  si  è  fatto  sentire,  pur  controbilanciato  dalle  ingenti  svalutazioni. Intesa 

Sanpaolo,  per  esempio,  ha  registrato  4, 55  miliardi  di  rosso,  ma  il  beneficio  delle  quote  Bankitalia  (42, 4%)  sul  conto  economico  è  stato  di  2, 56  miliardi.  Con  l’ aliquota  che  passerà  al  26%,  ai  307  milioni  già  contabilizzati  per  il  Fisco  si  aggiungeranno  altri  360  milioni,  con  un  impatto  del  16%  degli  utili  attesi  per  il  2014  dagli  analisti  di  Mediobanca,  tecnicamente  dovuto  a  una  «sopravvenienza  passiva»  per  l’ incremento  dell’ aliquota.  Lo  stesso  accadrà  per  Unicredit,  con  un  impatto  sul  7%  dei  profitti  per  azione  attesi  per  quest’ anno.  Nel  2013  ha  perso  14  miliardi,  ma  la  rivalutazione  del  22, 1%  di  Bankitalia  ha  giovato  per  1, 4  miliardi.  Ha  già  contabilizzato  circa  168  milioni  di  tasse,  ne  dovrà  aggiungere  altri  196.  Tra  gli  altri  Carige  dovrà  aggiungere  circa  30  milioni,  Generali  (dopo  l’ Abi  anche  l’ Ania  tramite  il  dg  Dario  Focarelli  ha  espresso  «sorpresa  e  anche  sconcerto…»  ) dovrà  sborsare  50  milioni  in  più  al  Fisco,  dopo  una  plusvalenza  da  290  milioni.  Per  gli  analisti  di  Equita  l’ operazione  «non  è  un  segnale  rassicurante  per  le  banche  da  parte  di  un  governo  che  sembrava  avviato  a  una  stagione  meno  conflittuale  con  il  settore».  La  Fabi  teme  ricadute  sui  lavoratori  anche  «alla  luce  del  rinnovo  del  contratto  nazionale”.

 

IL GIORNO – IL RESTO in evidenza su tutte le edizioni del RESTO DEL CARLINO, IL GIORNO, LA NAZIONE, QUOTIDIANO NAZIONALE, giovedì 10 aprile 2014

IL  SINDACATO  FABI  critica  la  decisione  dal  Governo:  l’ aumento  della  tassazione  sulle  plusvalenze  delle  quote  Bankitalia  crea  non  pochi  problemi  al  settore  del  credito 

 

MF-MILANO FINANZA, giovedì 10 aprile 2014

Banche, 3 mila assunti in vista grazie al Fondo 

di Claudia Cervini       

In mezzo alla crisi arriva un segnale incoraggiante per il settore bancario. Il Fondo per la Nuova Occupazione (organismo paritetico tra organizzazioni sindacali e Abi, voluto con il rinnovo del contratto nazionale del 2012 e nato allo scopo di sostenere l’occupazione nel settore del credito) ha autorizzato un primo finanziamento per 900 assunzioni o stabilizzazioni, di cui il 55% donne, effettuate da 33 aziende bancarie. 

Le assunzioni di lavoratori e lavoratrici provenienti dalle regioni del Sud (14%) e di disabili (14,5%) hanno inoltre beneficiato di un contributo maggiorato del 20%. Il finanziamento autorizzato, di oltre 7 milioni di euro, rappresenta soltanto una prima tranche, mentre ulteriori domande verranno prese in esame nelle prossime riunioni del comitato di gestione. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, entro maggio le stabilizzazioni saliranno a 3 mila. «Non possiamo che dirci soddisfatti di questo primo risultato», ha commentato Franco Casini, segretario nazionale organizzativo Fabi. «Il Fondo dimostra di essere diventato pienamente operativo e si conferma un importante strumento per tutelare l’occupazione nel settore». 

Intanto ieri Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, è intervenuto sul tema del rinnovo del contratto nazionale dei bancari su cui è in corso una serrata trattativa. «Mi pare che le posizioni siano ancora distanti», ha dichiarato. «La volontà di arrivare al rinnovo del contratto c’è tutta, ma occorre trovare un punto di equilibrio». Sabatini ha spiegato anche che l’incontro programmato per il 14 aprile «su richiesta dei sindacati, che stanno elaborando la loro piattaforma, è stato rinviato». (riproduzione riservata) 

 

ASCA, 09-04-14 15:31:30

Def: Fabi, rivalutazione quote Bankitalia ricadrà su lavoratori banche

Def: Fabi, rivalutazione quote Bankitalia ricadra’ su lavoratori banche (ASCA) – Roma, 9 apr 2014 – ”La decisione annunciata dal Governo di aumentare la tassazione sulle plusvalenze delle quote di Bankitalia possedute dalle banche crea non pochi problemi al settore del credito”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato piu’ rappresentativo dei lavoratori bancari. ”Siamo convinti – aggiunge Sileoni – che spostare risorse economiche sui redditi bassi in un Paese con disoccupazione a oltre il 12%, per aumentare i consumi, sia la strada giusta, ma al contempo siamo preoccupati che una tale soluzione possa mettere ancora di piu’ in difficolta’ il settore con conseguenze che ricadrebbero inevitabilmente sui lavoratori bancari; ancora di piu’ alla luce del rinnovo del contratto nazionale che entra in una fase decisiva”. ”Inoltre – prosegue Sileoni -, vogliamo segnalare che la proposta del Governo potrebbe generare effetti penalizzanti per l’intero ‘sistema economico’ italiano: incertezza degli investitori internazionali sullo Stato di diritto nel nostro Paese, aumento della sfiducia dei mercati rispetto alla competitivita’ del sistema bancario italiano gia’ messa a dura prova dagli stress test in atto, difficolta’ degli istituti di credito interessati a trovare le risorse necessarie agli aumenti di capitale”. ”Il giudizio negativo sul sistema bancario italiano – conclude il segretaril generale della Fabi – metterebbe a repentaglio la ripresa dell’economia reale e il rafforzamento delle banche. Pertanto, auspichiamo un ripensamento da parte del Governo affinche’ si impegni a ricercare soluzioni diverse”. com-sen/ 091504 APR 14 NNNN 

 

AGI, 09-04-14

Def: Fabi, aumento tassazione per banche ricadrà su lavoratori 

(AGI) – Roma, 9 apr. – “La decisione annunciata dal Governo di aumentare la tassazione sulle plusvalenze delle quote di Bankitalia possedute dalle banche crea non pochi problemi al settore del credito”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi sottolineando che la decisione ricadra’ inevitabilmente su lavoratori bancari, in fase di rinnovo del proprio contratto di categoria. (AGI) Red/Gio (Segue) 091516 APR 14 NNNN

 

AGI, 09 04 2014

Def: Fabi, aumento tassazione per banche ricadrà su lavoratori (2)

Def: Fabi, aumento tassazione per banche ricadra’ su lavoratori (2) (AGI) – Roma, 9 apr. – “Siamo convinti – osserva Sileoni – che spostare risorse economiche sui redditi bassi in un Paese con disoccupazione a oltre il 12%, per aumentare i consumi, sia la strada giusta, ma al contempo siamo preoccupati che una tale soluzione possa mettere ancora di piu’ in difficolta’ il settore con conseguenze che ricadrebbero inevitabilmente sui lavoratori bancari; ancora di piu’ alla luce del rinnovo del contratto nazionale che entra in una fase decisiva. Inoltre, vogliamo segnalare che la proposta del Governo potrebbe generare effetti penalizzanti per l’intero ‘sistema economico’ italiano: incertezza degli investitori internazionali sullo Stato di diritto nel nostro Paese, aumento della sfiducia dei mercati rispetto alla competitivita’ del sistema bancario italiano gia’ messa a dura prova dagli stress test in atto, difficolta’ degli istituti di credito interessati a trovare le risorse necessarie agli aumenti di capitale. Il giudizio negativo sul sistema bancario italiano metterebbe a repentaglio la ripresa dell’economia reale e il rafforzamento delle banche. Pertanto – conclude il sindacalista – auspichiamo un ripensamento da parte del Governo affinche’ si impegni a ricercare soluzioni diverse”. (AGI) Red/Gio 091516 APR 14 NNNN

 

ADNKRONOS, 09-04-14

DEF: SILEONI (FABI), AUMENTO TASSAZIONE SU BANCHE RICADRA’ SU LAVORATORI POTREBBE AVERE EFFETTI PENALIZZANTI PER L’INTERO SISTEMA ECONOMICO. 

Roma, 9 apr. (Adnkronos) – ”La decisione annunciata dal Governo di aumentare la tassazione sulle plusvalenze delle quote di Bankitalia possedute dalle banche crea non pochi problemi al settore del credito”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato piu’ rappresentativo dei lavoratori bancari. ”Siamo convinti che spostare risorse economiche sui redditi bassi in un Paese con disoccupazione a oltre il 12%, per aumentare i consumi, sia la strada giusta, ma al contempo siamo preoccupati che una tale soluzione possa mettere ancora di piu’ in difficolta’ il settore con conseguenze che ricadrebbero inevitabilmente sui lavoratori bancari; ancora di piu’ alla luce del rinnovo del contratto nazionale che entra in una fase decisiva”, continua Sileoni. ”Inoltre, vogliamo segnalare che la proposta del Governo potrebbe generare effetti penalizzanti per l’intero ‘sistema economico’ italiano: incertezza degli investitori internazionali sullo Stato di diritto nel nostro Paese, aumento della sfiducia dei mercati rispetto alla competitivita’ del sistema bancario italiano gia’ messa a dura prova dagli stress test in atto, difficolta’ degli istituti di credito interessati a trovare le risorse necessarie agli aumenti di capitale -conclude Sileoni-.Il giudizio negativo sul sistema bancario italiano metterebbe a repentaglio la ripresa dell’economia reale e il rafforzamento delle banche.Pertanto, auspichiamo un ripensamento da parte del Governo affinche’ si impegni a ricercare soluzioni diverse”. (Sec/Col/Adnkronos) 09-APR-14 15:26 NNNN 

 

Routers, mercoledì 9 aprile 2014 15:28

-Banche,no reazioni annuncio aliquote Bankitalia,prime stime aggravio (Aggiunge commenti Patuelli e Sileoni)

MILANO, 9 aprile (Reuters) – Dopo un iniziale sbandamento, le banche italiane si muovono in ordine sparso in Borsa e sembrano non reagire all’annuncio fatto ieri dal premier Matteo Renzi sull’aumento dell’aliquota relativa alla rivalutazione delle quote in Bankitalia, anche se gli analisti hanno già stimato l’impatto in termini patrimoniali e di maggiori imposte.

Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, intanto ha dichiarato che l’aumento dell’aliquota evidenzia “profili di illegittimità” e l’associazione valuterà l’eventualità di fare ricorso una volta varato il provvedimento.

“E’ anche un provvedimento che ha un profilo di illegittimità, perché prevede un’aliquota differenziata sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, rispetto alle aliquote applicate alle altre rivalutazioni volontarie in base alla norma della legge di Stabilità dell’anno scorso”, ha detto Sabatini. “E’ una distinzione non giustificata”.

Il presidente dell’associazione, Antonio Patuelli, chiede invece un confronto in vista del varo del decreto sulle misure di copertura del taglio Irpef in agenda il 18 aprile. “Quando gli esami sono iniziati le regole del gioco in un solo paese non possono e non debbono essere cambiate perché penalizzano solo i giocatori italiani”, spiega al Gr2 Rai. “Noi vorremmo un confronto di ragionamento in questi pochi giorni che sussistono”.

Anche i sindacati esprimono preoccupazione: “Il Governo ci ripensi”, scrive in una nota il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni. “Siamo preoccupati che una tale soluzione possa mettere ancora di più in difficoltà il settore con conseguenze che ricadrebbero inevitabilmente sui lavoratori bancari, ancor più alla luce del rinnovo del contratto nazionale che entra in una fase decisiva”.

Secondo una fonte governativa l’aliquota potrebbe raddoppiare dall’attuale 12% al 24-26% nell’ambito dei provvedimenti a copertura del taglio Irpef sui redditi più bassi di 6,7 miliardi per il 2014

“Ne potrebbe risentire la percezione presso gli investitori istituzionali dei rischi regolatori sul settore finanziario domestico”, si legge nel daily report di Icbpi.

Secondo Equita “dal punto di vista quantitativo l’aumento dell’aliquota non cambia sostanzialmente gli effetti dell’operazione”. Il broker calcola l’impatto sul beneficio patrimoniale delle singola banche e stima che per Intesa Sanpaolo scenda a 77 punti base da 86, per UniCredit a 32 da 35, per Monte dei Paschi a 9 da 10 e per Carige a 99 da 110.

In termini di maggiori imposte a carico delle banche, alcuni analisti stimano per Intesa un aggravio tra 333 e 360 milioni, mentre per UniCredit sarebbe tra 182 e 190 milioni. Icbpi stima per Monte Paschi un aggravio di 24 milioni di euro.

 In borsa è un report di Goldman Sachs in realtà a guidare le danze. Ciò spiega la debolezza di UniCredit e Popolare Milano, in calo rispettivamente dell’1,22% e del 3,27% dopo che entrambe sono state bocciate a ‘neutral’.

Le altre si muovono al rialzo con Intesa Sanpaolo, che sfiora il +1%, dopo che in meno di 24 ore ha portato a casa il miglioramento dell’outlook di Moody’s e il ‘buy’ di Goldman Sachs. Lo stoxx dei bancari italiani è piatto, intorno alle 15,20, mentre quello europeo sale dello 0,60%.

Discorso a parte per Carige che cede il 5,45% dopo che Moody’s ha tagliato il rating ‘Caa1’ segnalando un rischio elevato per il superamento degli esercizi Bce. – (Gianluca Semeraro, Andrea Mandalà

 

DA RADIOCOR via Borsa Italiana, 09-04-14 15:31:30

Banche: Sileoni (Fabi), aumento tassazione ricadra’ su lavoratori

Su plusvalenze quote Bankitalia. Governo ci ripensi (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 09 apr – La decisione annunciata dal Governo di aumentare la tassazione sulle plusvalenze delle quote di Banca d’Italia possedute dalle banche “crea non pochi problemi al settore del credito”. E’ quanto dichiara Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato piu’ rappresentativo dei lavoratori bancari, in una nota nella quale si sottolinea come la decisione “ricadra’ inevitabilmente sui lavoratori bancari, in fase di rinnovo del proprio contratto di categoria, e potrebbe avere effetti penalizzanti per l’intero sistema economico”. Pertanto, si legge nella nota, “auspichiamo un ripensamento da parte del Governo affinche’ si impegni a ricercare soluzioni diverse”. com-mir-(RADIOCOR) 09-04-14 15:31:30 (0372) 5 NNNN

 

You may also like

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.