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LE BANCHE ROTTAMANO 1500 SPORTELLI, SILEONI: "TAGLI NON RILANCIANO IL SETTORE" – TUTTA LA STAMPA

di Redazione

LA REPUBBLICA Economia & Finanza 21 aprile 2014

Banche, lo sportello è da rottamare: nei prossimi anni chiuderanno 1.500 filiali – L’esigenza di far scendere i costi e la graduale affermazione dei canali alternativi – in primo luogo Internet – cambiano il rapporto tra clienti e istituti di credito. Dal 2007 a oggi gli sportelli sono scesi 32.800 a 31.900 e guardando i piani industriali dei maggiori gruppi la cura dimagrante andrà avanti. Le banche estere: “L’Italia non attrae”

Banche, lo sportello è da rottamare: nei prossimi anni chiuderanno 1.500 filiali 

MILANO – Le operazioni di cassa si spostano sui siti internet delle grandi banche, se non addirittura sugli smartphone dei clienti, così il bancario della filiale si deve reinventare. L’evoluzione tecnologica colpisce anche gli istituti di credito e i servizi erogati dal loro personale di “front office”, cioè coloro che si rapportano direttamente con la clientela nelle filiali tradizionali. Basta pensare a quante operazioni eravamo abituati a eseguire “fisicamente” presso gli sportelli e ora si sono smaterializzate; se a questo si unisce l’evoluzione degli strumenti di pagamento – con i vecchi assegni, ad esempio, destinati alla pensione – si capisce come stia cambiando il rapporto tra istituti e consumatori.

E allora le banche spingono l’acceleratore sulla rottamazione degli sportelli, iniziata già da qualche anno sotto la spinta della crisi e delle transazioni online. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altri 1.500, considerando solo i grandi istituti. Le filiali cambieranno: meno operazioni di cassa e più consulenza – dagli investimenti alla gestione del risparmio – sono le parole d’ordine. A ciò si affianca la necessità dei vertici delle banche di ridurre i costi, con gli inevitabili sacrifici richiesti alla categoria dei bancari. Uno scenario criticato da Lando Sileoni, segretario generale del sindacato autonomo Fabi: “La strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli e sull’outsourcing di attività non hanno portato a un rilancio del settore”. Meglio piuttosto “abbandonare le vecchie politiche e ampliare la gamma dei serivizi puntando anche sulla consulenza assicurativa, pensionistica e fiscale”.

Ecco dunque i dati, che si ricavano dalla Banca d’Italia e dall’analisi di oltre 600 istituti: dal 2007 il sistema bancario italiano ha perso circa 800 sportelli passando da circa 32.800 a 31.900. Il calo è stato più forte soprattutto per le spa situate per lo più nei centri urbani e che hanno fatto massiccio ricorso alle tecnologie di banca on line, mentre quelle popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri o in quelli rurali e con una clientela più avanti negli anni, stanno cercando di mantenere la rete magari riducendo gli spazi e il personale impiegato.

Sono dunque lontani i tempi nei quali le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi Antitrust a colpi di offerte milionarie valutando ogni singolo sportello centinaia di migliaia di euro con l’ausilio di perizie e analisi di società di consulenza. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’introduzione delle nuove tecnologie hanno reso quelle analisi preistoria. Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta: “I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento bollette – spiega un banchiere all’Ansa – non sono più disposti a fare file e operano da casa o dall’ufficio con pc e smartphone o anche dall’Atm ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse o percepite tali vogliono ancora parlare con qualcuno”.

Da qui al 2017 così Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4100 a 3300 sportelli (erano 6100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sulle attuali 4100 e Mps 200 degli attuali 2300. Una ritirata che si nota già nei centri urbani costellati di filiali vuote o riconvertite in altri esercizi commerciali. Lo scoglio per chiudere la filiale alle volte è rappresentato dagli alti costi di riconversione: togliere i vetri blindati costa infatti diverse migliaia di euro così come rimuovere il caveau, oppure dalla rescissione dei contratti di affitto. Per questo a volte si vedono negozi ed esercizi commerciali che mantengono le vetrine e i serramenti del precedente utilizzo.

Mentre le banche italiane fanno i conti con questa realtà, dalle banche estere – ma che operano in Italia – arriva un’indicazione poco incoraggiante per l’attrattività del Belpaese nei confronti dei capitali esteri. Sono l’eccesso di normative, la burocrazia e il peso del fisco gli ostacoli più percepiti, secondo un’indagine condotta da Aibe, Associazione italiana banche estere e Ispo sul grado di percezione dell’Italia presso importanti operatori internazionali con attese di investimenti di medio e lungo periodo. La criticità del Sistema Italia scaturisce dalla misurazione dell’indice Aibe-Index che è oggi a 33,2 su una scala da 0 a 100 (dove 0 indica l’assenza di attrattività e 100 il grado massimo).

Gli intervistati collocano l’Italia nella parte bassa della graduatoria di attrazione dei capitali esteri, con Russia, Spagna e Francia, che occupano le ultime posizioni. Paesi, questi quattro, in cui il saldo tra attrattività e non attrattività è per tutti negativo. Mentre ai vertici si posizionano Stati Uniti, Germania e Cina, seguiti da Gran Bretagna, India e Brasile, per i quali il saldo è positivo.

(21 aprile 2014) © Riproduzione riservata

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IL GIORNALE martedì 22 aprile 2014

Vince la banca online Sportelli da rottamare

Sofia Fraschini  – Mar, 22/04/2014 – 07:17

Uno dei tanti esempi del processo in atto ormai da qualche anno e che vede, giorno dopo giorno, diminuire da Nord a Sud, la presenza degli sportelli bancari in Italia. Con la crisi e l’affermarsi delle operazioni online, la rottamazione avviata dagli stessi istituti non accenna a fermarsi e, secondo Bankitalia, dopo gli 800 sportelli persi dal 2007 a oggi (da 32.800 a 31.900), nei prossimi anni «l’ecatombe» riguarderà altri 1.500 front office solo tra le grandi banche. Basti pensare che entro il 2017 Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4.100 a 3.300 sportelli (erano 6.100 nel 2007), Unicredit di ridurne 500 entro il 2018 (dagli attuali 4.100) e Mps 200 sugli attuali 2.300. Una ritirata che finora è stata massiccia soprattutto per coloro che hanno fatto ricorso alle tecnologie online, mentre le popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri e con una clientela più avanti negli anni, tengono ancora, magari riducendo gli spazi e il personale impiegato. La tendenza, però, è ormai in atto e anche guardando ai piani industriali delle grandi banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps) si ricava un cambio di rotta qualitativo: meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza.

«I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento delle bollette – spiega un banchiere – non sono più disposti a fare file, e operano da casa o dall’ufficio con il pc e lo smartphone, ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse vogliono ancora parlare con qualcuno». «Le strategie fin qui attuate dalle banche italiane, e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli, e sull’outsourcing di attività, non hanno portato a un rilancio del settore», il commento di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. «Per questo, come sindacato, vogliamo impostare il confronto sul rinnovo del contratto di categoria proponendo un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando occupazione e posti di lavoro, e che rafforzi i suoi legami con le imprese del territorio. È necessario – ha quindi proposto Sileoni – che le banche amplino la gamma di servizi, puntando, oltre che sulla tradizionale attività creditizia, anche sull’offerta di consulenze specializzata anche in materia assicurativa, pensionistica e fiscale».

Insomma, lo sportello bancario come concepito oggi è in via di estinzione e deve cambiare pelle. Ma le banche per ora si muovono a piccoli passi, magari intervenendo sui giorni e sugli orari di apertura per raccogliere clientela. Sembrano un ricordo lontano le battaglie a colpi di offerte milionarie con cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi di antitrust.

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LIBERO martedì 22 aprile 2014

La  banca  cambia  pelle  Chiudono  1500  filiali  Dal  2007  sono  sparite  800  agenzie,  ma  la  rivoluzione  non  è  finita  In  futuro  meno  operazioni  allo  sportello  e  più  spazio  ai  consulenti

ATTILIO  BARBIERI

Dopo  il  boom  che  nel  ventennio  dagli  inizi  degli  anni  Ottanta  alla  metà  dei  Novanta,  quando  gli  sportelli  bancari  raddoppiarono,  ora  gli  isituti  sono  impegnati  nella  rottamazione  delle  filiali.  Dal  2007  in  poi  ne  hanno  chiuse  circa  800,  ma  il  bello  (si  fa  per  dire)  deve  ancora  venire.  Nei  prossimi  tre  anni,  infatti,  dovrebbero  scomparirne  altre  1500,  inghiottite  dalle  politiche  di  taglio  ai  costi  e  di  austerity  abbriacciate  un  po’  da  tutti  gli  operatori  tradizionali  del  credito.  Il  conto  però,  è  approssimato  per  difetto:  includendo  nel  computo  anche  le  banche  locali  e  quelle  di  minori  dimensioni,  le  sedi  sacrificate  salgono  a  1800.  Per  fermarci  alle  big  – classificazione  in  cui  Bankitalia  include  Spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo  – i  numeri  assoluti  non  lasciano  spazio  alla  fantasia:  nel  2007  gli  sportelli  erano  circa  32. 800,  ora  sono  scesi  a  31. 900,  in  vase  ai  dati  che  si  ricavano  dai  documenti  di  Bankitalia.  Le  banche  spingono  l’ acceleratore  sulla  rottamazione  degli  sportelli,  iniziata  già  da  qualche  anno  sotto  la  spinta  della  crisi  e  delle  transazioni  online.  Dopo  i  circa  800  persi  dal  2007,  nei  prossimi  anni  è  prevista  la  chiusura  di  circa  altri  1. 500  filiali,  considerando  solo  i  grandi  istituti.  Sono  questi  gli  aggiornamenti  dei  piani  industriali  dei  14  principali  istituti  di  credito.  E  non  è  una  sorpresa:  dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 800  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia.  La  scure  sulle  filiali  cala  un  po’  in  tutte  le  grandi  banche.  Intesa,  ad  esempio,  prevede  di  scendere  da  4100  a  3300.  Si  badi  che  l’ istituto  guidato  da  Giaqnni  Bazoli  ne  contava  ben  6100  nel  2007.  Unicredit  prevede  di  sacrificare  500  sportelli  sui  4100  attuali  entro  il  2018.  Montepaschi  farà  a  meno  di  200  sportelli  sui  2300  in  attività.  La  ritirata  è  chiaramente  visibile  nei  centri  urbani,  dove  molte  vetrine  occupate  da  decenni  da  agenzie  bancarie  sono  chiuse  oppure  ospitano  attività  di  altro  genere.  Ma  anche  cittadine  di  provincia  e  paesini  sono  stati  toccati  dal  fenomeno.  Una  parte  dei  processi  di  ristrutturazione  è  senza  dubbio  legata  alla  disintermediazione  presso  le  strutture  fisiche,  dovuta  alla  diffisione  della  banca  online.  Anche  negli  isituti  meno  propensi  all’ innovazione  che  hanno  mantenuto  il  modello  tradizionale,  impostato  sul  contatto  fisico  con  la  clientela,  il  numero  di  operazioni  eseguirte  direttamente  da  casa  attraverso  le  connessioni  internet  sicure  oppure  dagli  sportyelli  bancomat  è  in  rapido  aumento.  Oltre  due  clienti  su  tre  fra  gli  under  50  sono  soliti  operare  da  remoto,  con  l’ home  banking.  La  percentuale  cala  all’ aumentare  dell’ età,  ma  se  si  eccettuano  i  pensionati  tra  la  popolazione  attiva  la  tendenza  è  quella  di  operare  sempre  meno  allo  sportello  e  sempre  di  più  da  casa.  Complice  anche  la  diffisione  del  commercio  elettronioco  che  ha  stimolato  giovani  e  anziani  a  dotarsi  di  strumenti  di  pagamento  come  le  carte  ricaricabili  e  quelle  virtuali,  generate  di  volta  in  volta  al  momento  dell’ acquisto,  il  legame  fisico  con  il  propriop  istituto  di  credito  è  andato  rarefacendosi  negli  ultimi  anni.  Paiono  lontanissimi  gli  anni  in  cui  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  concorrenti,  magari  costrette  a  lasciarle  dalle  decisioni  dell’ Antitrust.  La  crisi  economica,  il  crollo  del  mercato  immobiliare  e  l’ introduzione  delle  nuove  tecnologie  hanno  relegato  la  coersa  allo  sportello  nella  preistoria.  Direttori  di  filiali  itineranti,  che  ne  guidano  magari  anche  otto  o  dieci,  specialisti  dedicati  alle  diverse  funzioni  raggiungibili  magari  10  ore  al  giorno  per  almeno  sei  giorni  la  settimana:  la  «remotizzazione»  di  molte  funzioni  che  per  tr  5  adizione  venivano  delegate  alle  filiali,  ciontribnuiiosce  qa  ridisegnare  la  geografia  del  credito  nel  nostro  Paese.  E  il  fenomeno  è  in  atto  già  da  alcuni  anni.  I  sidacati  dei  bancari  sono  costantemente  in  allarme.  «Finché  si  parla  di  efficientamento  possiamo  starci,  ma  questa  politica  di  tagli  lineari  farà  perdere  il  contatto  con  il  territorio  e  con  le  famiglie»,  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  la  sigla  più  rappresentativa  del  settore.  «Fino  ad  ora  la  chiusura  degli  sportelli  ha  prodotto  degli  esuberi  per  il  personale  di  banca.  Noi  vogliamo  impostare  il  confronto  sul  rinnovo  del  contratto  di  categoria  proponendo  un  nuovo  modello  di  banca.  È  vero»,  aggiunge  Sileoni,  «le  operazioni  bancarie  allo  sportello  sono  diminuire  del  40%  negli  ultimi  due  anni  ma  gli  istituti  devono  abbandonare  le  vecchie  politiche  e  ampliare  la  gamma  di  servizi,  con  una  consulenza  specializzata».  In  realtà  questo  sono  in  molti  a  farlo.  Utilizzando  però  gruppi  di  professionisti  che  non  stanno  in  filiale.

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CORRIERE DELLA SERA martedì 22 aprile 2014

Le banche rottamano gli sportelli

MILANO —Un numero vale più di tutti: le operazioni bancarie allo sportello sono diminuire del 40% negli ultimi due anni. Che sia tutta colpa dell’homebanking con le transazioni online, non vi è certezza. Quel che è certo è che le banche stanno spingendo l’acceleratore sulla rottamazione degli sportelli. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altre 1.500 filiali, considerando solo i grandi istituti. Sono questi gli aggiornamenti dei piani industriali delle 14 principali banche nazionali. Dal 2007 il sistema bancario italiano è passato da circa 32.800 a 31.900 sportelli secondo i dati di Banca d’Italia. «È vero — spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari — le operazioni bancarie allo sportello sono diminuire del 40% ma la strategia dei tagli non ha portato rilanci del settore. Bisogna spingere sulla riconversione del personale con nuove attività, nuovi mestieri e un nuovo modello di banca». Corinna De Cesare © RIPRODUZIONE RISERVATA

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IL TEMPO martedì 22 aprile 2014

Le  banche  rottamano  gli  sportelli –  sindacato  Fabi:  i  tagli  lineari  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore

Banche  in  cura  dimagrante.  La  crisi  morde  il  mondo  del  credito  e  si  pone  con  maggiore  urgenza  la  necessità  di  far  scendere  i  costi.  Di  qui  la  strategia  di  ridimensionare  la  rete  delle  filiali  anche  sull’ onda  del  passaggio  online  di  molti  servizi.  Dopo  la  chiusura  di  circa  800  sportelli  dal  2007  a  oggi,  nei  prossimi  anni  è  prevista  la  soppressione  di  circa  altri  1. 500,  considerando  solo  i  grandi  istituti.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro.  Le  filiali  cambieranno:  meno  operazioni  di  cassa  e  più  consulenza  – dagli  investimenti  alla  gestione  del  risparmio  – sono  le  parole  d’ ordine.  A  ciò  si  affianca  la  necessità  dei  vertici  delle  banche  di  ridurre  i  costi,  con  gli  inevitabili  sacrifici  richiesti  alla  categoria  dei  bancari.  Uno  scenario  criticato  da  Lando  Sileoni,  segretario  generale  del  sindacato  autonomo  Fabi.  «Le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  Segretario  generale  della  Fabi,  sindacato  di  maggioranza  dei  lavoratori  bancari.  «Per  questo  vogliamo  impostare  il  confronto  sul  rinnovo  del  contratto  di  categoria  proponendo  un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese  del  territorio».

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LEGGO martedì 22 aprile 2014

Dal  2007  a  oggi  chiusi  800  punti.  Alitalia,  oggi  cda  della  verità  Banche  da  rottamare  Addio  a  1. 500  sportelli  Filiali  leggere,  meno  cassa  e  più  consulenza

Marco Pasciuti

La  crisi  continua  a  mordere  e  le  transazioni  online  ad  aumentare,  così  le  banche  spingono  l’ acceleratore  sulla  rottamazione  degli  sportelli.  In  base  a  quanto  si  legge  nei  loro  piani  industriali,  i  grandi  istituti  prevedono  un  taglio  di  1. 500  filiali  dopo  averne  perse  già  800  dal  2007:  secondo  dati  della  Banca  d’ Italia,  che  fotografano  la  situazione  di  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo,  in  7  anni  gli  sportelli  sono  passati  da  circa  32. 800  a  31. 900.  Sono  lontani  i  tempi  in  cui  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  a  colpi  di  offerte  milionarie.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  cassa  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  Così  da  qui  al  2017  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4. 100  a  3. 300  sportelli  (erano  6. 100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sulle  attuali  4. 100  e  Mps  200  degli  attuali  2. 300.  Una  ritirata  che  si  nota  già  nei  centri  urbani,  costellati  di  filiali  vuote  o  riconvertite  in  altri  tipi  di  esercizi  commerciali.  I  sindacati  attaccano:  «Le  strategie,  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’  outsourcing  di  attività,  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»  spiega  Lando  Maria  Sileoni,  Segretario  generale  della  Fabi  che  chiede  «un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese».  Ma  il  futuro  pare  già  scritto:  la  filiale  che  verrà  avrà  meno  sportelli  e  più  uffici  di  consulenza.  Sempre  in  tema  di  ridimensionamenti,  oggi  alle  15  è  in  programma  il  cda  di  Alitalia,  che  dovrà  fare  chiarezza  su  diversi  punti.  I  1. 900  esuberi  già  metabolizzati  dai  sindacati  non  bastano.  Forse  non  saranno  3. 000,  ma  probabilmente  fra  i  2. 500  e  i  2. 700.  Con  le  banche  socie,  poi,  si  dovrà  trovare  una  soluzione  soddisfacente  in  materia  di  ristrutturazione  del  debito,  nonostante  le  ritrosia  alla  cancellazione  e  alla  conversione  in  azioni.  E  il  Governo,  oltre  ad  offrire  sponda  ai  lavoratori  in  uscita,  dovrà  fare  la  sua  parte  sul  caso  Malpensa  e  sulla  necessità  di  puntare  sulle  rotte  intercontinentali,  tagliando  il  cosiddetto  medio  raggio.

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AVVENIRE martedì 22 aprile 2014

Banche,  saltano  1. 500  filiali  «Un  posto  su  5  non  c’ è  più»  Dal  2000  al  2020  tagli  per  70  mila  persone

DIEGO MOTTA

MILANO –   Un posto  su  cinque  in  banca  non  c’ è  più.  Se  l’ è  portato  via  la  Grande  Crisi,  ma  non  solo.  In  Italia  siamo  a  poco  più  di  metà  del  guado:  dal  2000  al  2013  gli  istituti  di  credito  hanno  tagliato  ben  48  mila  unità  occupazionali.  Dal  2013  al  2020,  stando  ai  piani  di  razionalizzazione  annunciati  dai  “big”  del  credito  e  rilanciati  dai  sindacati  dei  bancari,  altre  20  mila  persone  sono  a  rischio.  In  tutto,  in  un  ventennio  sono  spariti  poco  meno  di  70  mila  posti  su  un  totale  di  350  mila:  uno  su  cinque,  appunto.  A  farne  le  conseguenze  anche  gli  sportelli,  una  volta  presidi  indispensabili  sul  territorio,  oggi  ancora  vitali  ma  meno  strategici  di  un  tempo:  circa  1. 500  filiali  nei  prossimi  mesi  saranno  di  troppo.  A  chiudere  saranno  gli  sportelli,  penalizzati  dai  piani  di  ristrutturazione  che  prevedono  invece  più  spazi  per  la  consulenza  diretta  alla  clientela.  «È  uno  stillicidio,  un  cantiere  perennemente  aperto  che  non  sembra  volersi  chiudere  mai»  spiega  Lando  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  che  con  105  mila  iscritti  rappresenta  il  più  grande  sindacato  dei  bancari.  Il  problema  riguarda  soprattutto  i  grandi  gruppi,  da  Intesa  Sanpaolo  a  Unicredit  fino  a  Mps  e  Ubi,  che  hanno  in  previsione  tagli  al  personale  nei  prossimi  anni.  «Nelle  banche  più  piccole,  a  partire  dalle  Popolari,  le  riorganizzazioni  interne  sono  assai  più  limitate»  continua  Sileoni.  A  fine  maggio  partiranno  le  trattative  per  il  rinnovo  del  contratto  nazionale  ed  è  inutile  dire  che  il  negoziato  appare  in  salita.  Due  dati  sovrastano  al  momento  la  partita  contrattuale:  i  205  miliardi  di  sofferenze  che  pesano  sul  credito  made  in  Italy  e  più  in  generale  sulla  ripresa  dell’ economia  nazionale  e  il  recente  raddoppio  della  tassazione  sulle  plusvalenze  legate  alla  valorizzazione  delle  quote  in  Bankitalia  decisa  dal  governo  Renzi.  «È  possibile  che  gli  istituti  cerchino  di  scaricare  i  maggiori  costi  che  verranno  chiamati  a  sostenere  su  questo  punto,  sul  rinnovo  del  contratto»  osserva  la  Fabi,  mentre  per  Emilio  Contrasto,  presidente  di  Unisin  Falcri,  «alla  fine  si  tenterà  di  spostare  i  maggiori  oneri  sulla  clientela  e  sui  lavoratori.  Noi  ovviamente  non  lo  permetteremo».  Da  parte  sua,  Abi  ha  ricordato  come  l’ attività  delle  banche  non  debba  essere  ostacolata  e  resa  più  difficile  da  «norme  ingiuste  e  discriminatorie».  Quel  che  al  momento  però  interessa  di  più  ai  lavoratori  del  settore  bancario  è  il  futuro  delle  operazioni  gestite  all’ interno  delle  filiali:  il  modello  della  banca  online  è  in  crescita  da  oltre  un  decennio,  mentre  le  operazioni  allo  sportello  sono  crollate  del  40%.  «Per  voltare  pagina,  metteremo  in  campo  una  serie  di  proposte  chiare,  con  l’ obiettivo  di  recuperare  all’ interno  lavori  e  professionalità  che  le  banche  hanno  col  tempo  esternalizzato,  pagando  costi  molto  alti»  annuncia  Sileoni.  I  settori  su  cui  si  punta  per  rilanciare  opportunità  occupazionali  sono  quelli  del  recupero  crediti,  delle  consulenze  legali,  della  fiscalità  e  della  previdenza.

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IL GAZZETTINO, L’UNIONE SARDA martedì 22 aprile 2014

La  banca  rottama  lo  sportello –  I  piani  industriali  dei  grandi  isituti  prevedono  un  taglio  secco  di  1500  filiali  nei  prossimi  anni

ROMA  – Le  banche  accelerano  sulla  ‘rottamazione’  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono  una  riduzione  di  circa  1500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  perso  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  così  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  evince  un  cambio  di  rotta.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  – spiega  un  banchiere  – non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  per  questo  attrezzare  con  qualche  filiale  ‘fisica’».  Attaccano  i  sindacati:  «le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  Segretario  generale  della  Fabi  che  chiede  «un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese  del  territorio».  Da  qui  al  2017  così  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4100  a  3300  sportelli  (erano  6100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  Va  invece  a  marcia  lenta  il  Banco  Popolare  il  cui  piano  prevede  solo  70  sportelli  in  meno.  Inoltre  l’ ondata  di  fusioni  e  acquisizioni  che  sta  investendo  le  banche  medie,  molte  delle  quali  commissariate  o  in  difficoltà,  potrebbe  portare  una  ulteriore  riduzione  della  rete.  La  ‘ritirata’  delle  banche  si  nota  già  nei  centri  urbani  costellati  di  filiali  vuote  dove  spicca  il  cartello  ‘vendesi’  o  ‘affittasi’  o  riconvertite  in  altri  esercizi  commerciali.  Lo  scoglio  per  chiudere  la  filiale  alle  volte  è  rappresentato  dagli  alti  costi  di  riconversione:  togliere  i  vetri  blindati  costa  infatti  diverse  migliaia  di  euro  così  come  rimuovere  il  caveau,  oppure  dalla  rescissione  dei  contratti  di  affitto.  Per  questo  a  volte  si  vedono  negozi  ed  esercizi  commerciali  che  mantengono  le  vetrine  e  i  serramenti  del  precedente  utilizzo.  La  filiale  del  ‘futuro’  ha  così  meno  sportelli  di  cassa  e  più  uffici  di  consulenza.  Sarà  più  vasta  se  di  una  banca  grande  e  frutto  dell’ accorpamento  di  due  o  tre  mentre  più  piccola  ma  con  meno  impiegati  se  di  un  istituto  di  minori  dimensioni.

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L’ECO DI BERGAMO martedì 22 aprile 2014

Banche,  1. 500  filiali  verso  la  rottamazione  Sindacati:  è  un  errore

Dopo  quelli  degli  anni  scorsi,  le  banche  starebbero  per  spingere l’ acceleratore sulla rottamazione degli sportelli. Un taglio  iniziato già nel  2007  sotto la spinta  della  crisi  e  della  crescita  delle  transazioni  sul  web.  Dopo  i  circa  800  persi  dal  2007,  nei  prossimi  anni è prevista la chiusura di circa  altri  1. 500,  considerando  solo  i  grandi  istituti.  Le  filiali  cambieranno con meno cassa e più consulenza ma i sindacati non ci stanno.

«Lestrategiefinquiattuatedallebancheitalianeeincentratesoltantosuuntagliolinearedelcosto  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore. Per questo vogliamo impostare  il  confronto  sul  rinnovo  del  contratto  di  lavoro  proponendo  un  nuovo modello di banca», afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  sindacato  di  maggioranza  dei  lavoratori  bancari. Dal  2007  il sistema bancario  italiano  ha  perso  circa  800  sportelli,  passando  da  circa  32. 800  a  31. 900  secondo i dati che si ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono oltre  600  banchefrasocietà  per  azioni  (spa),  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  spa  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di banca online mentre quelle popolari  o  le  Banche  di  credito  cooperativo, radicate nei piccoli centri o in quelli rurali e con una clientela  più  avanti  negli  anni,  stanno  cercando di mantenere la rete magari riducendo gli spazi delle varie  sedi.  Analizzando  i  piani  industriali  dei  grandi  istituti  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  rileva  un  cambio di rotta verso uno sportello con  meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza, che  resta indispensabile per siglare un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per le operazioni giornaliere come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  delle  bollette  ­ spiega  un  banchiere­ non sono più disposti  a  fare  file  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio con il pc ma per accendere  un mutuo o realizzare operazioni  complesse o percepite tali si recano  in  banca».  Un’ analisi  contesta  dal  sindacato.

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IL RESTO DEL CARLINO, LA NAZIONE, IL GIORNO, LA CITTA’, IL GAZZETTINO (TUTTE LE EDIZIONI) martedì 22 aprile 2014 – Le  banche  rottamano  gli  sportelli  Pronto  il  taglio  di  1. 500  filiali

ROMA – LE  BANCHE  accelerano  sulla  `rottamazione’  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono,  secondo  quanto  risulta  dai  loro  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1. 500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  persi  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  `alla  cassa’  e  più  alla  consulenza.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  così  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  della  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  Spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  online  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni,  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  `cassa’  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  — spiega  un  banchiere  — non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm,  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno».  Attaccano  i  sindacati:  «Le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»,  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi.

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IL GIORNALE DI BRESCIA martedì 22 aprile 2014

Le  banche  rottamano  gli  sportelli  Gli  istituti  di  credito  accelerano  sulla  dismissione  delle  succursali:  sono  31. 900,  erano  32. 800  nel  2007.  Presto  la  chiusura  di  altri  1. 500  uffici  bancari

ROMA  Le  banche  spingono  l’ acceleratore  sulla  rottamazione  degli  sportelli,  iniziata  già  da  qualche  anno  sotto  la  spinta  della  crisi  e  delle  transazioni  online.  Dopo  le  circa  800  perse  dal  2007,  nei  prossimi  anni  è  prevista  la  chiusura  di  circa  altre  1. 500  succursali  di  banche,  considerando  solo  i  grandi  istituti.  Le  filiali,  inoltre,  cambieranno  con  meno  cassa  e  più  consulenza.  Il  sistema  bancario  è  passato  dai  32. 800  sportelli  del  2007  a  circa  31. 900  di  oggi,  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  e  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  spa  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni,  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie,  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  La  crisi  economica,  il  crollo  del  mercato  immobiliare  e  l’ introduzione  delle  nuove  tecnologie  hanno  reso  quelle  analisi  preistoria.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  banche  (Unicredit,  Intesa,  Mps,  Ubi)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  «cassa»  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  Da  qui  al  2017,  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4. 100  a  3. 300  sportelli  (erano  6. 100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4. 100  e  Mps  200  degli  attuali  2. 300.  Una  «ritirata»  che  si  nota  già  nei  centri  urbani  costellati  di  filiali  vuote  o  riconvertite  in  altri  esercizi  commerciali.  Lo  scoglio  per  chiudere  la  filiale  alle  volte  è  rappresentato  dagli  alti  costi  di  riconversione:  togliere  i  vetri  blindati  costa  infatti  diverse  migliaia  di  euro  così  come  rimuovere  il  caveau,  oppure  dalla  rescissione  dei  contratti  di  affitto.  Per  questo  a  volte  si  vedono  negozi  ed  esercizi  commerciali  che  mantengono  le  vetrine  e  i  serramenti  del  precedente  utilizzo.  La  filiale  del  «futuro»  ha  così  meno  sportelli  di  cassa  e  più  uffici  di  consulenza.  Sarà  più  vasta  se  di  una  banca  grande  e  frutto  dell’ accorpamento  di  due  o  tre  mentre  più  piccola  ma  con  meno  impiegati  se  di  un  istituto  di  minori  dimensioni.  Il  sindacato  è  comunque  critico  sulle  scelte  degli  istituti  di  credito.  «Le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  – dice  Lando  Maria  Sileoni, segretario  Fabi  – e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore».

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LA PROVINCIA (TUTTE LE EDIZIONI) martedì 22 aprile 2014

Banche,  1. 500  filiali  verso  la  rottamazione  Sindacati:  è  un  errore

banche  starebbero  per  spingere l’ acceleratore sulla rottamazione degli sportelli. Un taglio  iniziato già nel  2007  sotto la spinta  della  crisi  e  della  crescita  delle  transazioni  sul  web.  Dopo  i  circa  800  persi  dal  2007,  nei  prossimi  anni è prevista lachiusura di circa  altri  1. 500,  considerando  solo  i  grandi  istituti.  Le  filiali  cambieranno con meno cassa e più consulenza ma i sindacati non ci stanno.  «Le strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore. Perq uesto vogliamo impostare  il  confronto  sul  rinnovo  del  contratto  di  lavoro  proponendo  un  nuovo modello di banca», afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  sindacato  di  maggioranza  dei  lavoratori  bancari. Dal  2007  il sistema bancario  italiano  ha  perso  circa  800  sportelli,  passando  da  circa  32. 800  a  31. 900  secondo i dati che si ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono oltre  600  banche fra società  per  azioni  (spa),  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  spa  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di banca online mentre quelle popolari  o  le  Banche  di  credito  cooperativo, radicate nei piccoli centri o in quelli rurali e con una clientela  più  avanti  negli  anni,  stanno  cercando di mantenere la rete magari riducendo gli spazi delle varie  sedi.  Analizzando  i  piani  industriali  dei  grandi  istituti  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  rileva  un  cambio di rotta verso uno sportello con  meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza, che  resta in dispensabile per siglare un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per le operazioni giornaliere come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  delle  bollette  ­ spiega  un  banchiere­ non sono più disposti  a  fare  file  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio con il pc ma per accendere  un mutuo o realizzare operazioni  complesse o percepite tali si recano  in  banca».  Un’analisi  contesta  dal  sindacato. 

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IL CORRIERE DELLO SPORT martedì 22 aprile 2014

NEI PROSSIMI ANNI  SPINTE  DA  CRISI  E  WEB – Le  banche  tagliano  gli  sportelli  Verso – 1.500 filiali

Se  le  operazioni  di  cassa  si  spostano  sempre  più  online,  allora  tocca  al  bancario  di  filiale  reinventarsi.  La  tecnologia  colpisce,  infatti,  i  servizi  erogati  dal  loro  personale  di  «front  office»  e  per  questo  ora  le  banche  accelerano  sulla  rottamazione  degli  sportelli,  iniziata  già  da  qualche  anno  sotto  la  spinta  della  crisi  e  delle  transazioni  via  web.  Dopo  i  circa  800  persi  dal  2007,  nei  prossimi  anni  è  prevista  la  chiusura  di  circa  altri  1. 500,  considerando  solo  i  grandi  isti  tuti.  E,  in  generale,  le  filiali  cambieranno  pelle:  meno  operazioni  di  cassa  e  più  consulenza.  A  ciò,  si  aggiunge  la  necessità  dei  vertici  di  ridur  re  i  costi,  con  inevitabili  sacrifici  per  i  bancari  Operazioni  bancarie  in  una  filiale  a  Roma  ANSA  ed  ecco,  dunque,  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  e  dal  l’ analisi  di  oltre  600  istituti:  dal  2007  il  sistema  bancario  è  passato  da  circa  32. 800  a  31. 900.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  al  web.  Nel  dettaglio,  da  qui  al  2017  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4100  a  3300  sportelli  (erano  6100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurne  500  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  Uno  scenario  criticato  da  Lando  Sileoni,  segretario  generale  del  sindacato  autonomo  Fabi:  «La  strategie  fin  qui  attuate  incentrate  sul  taglio  del  co  sto  del  lavoro  e  l’ outsourcing  non  hanno  porta  to  a  un  rilancio».  E,  intanto,  dalle  banche  estere  che  operano  in  Italia  arriva  un’ indicazione  poco  incoraggiante  per  «l’ attrattività»  del  Belpaese  nei  confronti  dei  capitali  esteri:  l’ eccesso  di  normative,  la  burocrazia  e  il  fisco  sono  gli  osta  coli  più  percepiti,  secondo  un’ indagine  Aibe,  Associazione  italiana  banche  estere,  e  dell’ Ispo.

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IL CORRIERE MERCANTILE martedì 22 aprile 2014

Taglio  dei  costi,  le  banche  rottamano  gli  sportelli  Ne  saranno  soppressi  1. 500.  Gli  istituti  puntano  sulla  consulenza

ROMA.  Le  banche  accelerano  sulla  rottamazione  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono,  secondo  quanto  risulta  dai  loro  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1. 500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  perso  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  «alla  cassa»  e  più  alla  consulenza.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  così  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  La  crisi  economica,  il  crollo  del  mercato  immobiliare  e  l’ introduzione  delle  nuove  tecnologie  hanno  reso  quelle  analisi  preistoria.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  «cassa»  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  ­ spiega  un  banchiere  ­ non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  per  questo  attrezzare  con  qualche  filiale  fisica.  Attaccano  i  sindacati:  «Le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»,  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi  che  chiede  «un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese  del  territorio».  Da  qui  al  2017  così  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4. 100  a  3300  sportelli  (erano  6. 100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  Va  invece  a  marcia  lenta  il  Banco  Popolare  il  cui  piano  prevede  solo  70  sportelli  in  meno.  Inoltre  l’ ondata  di  fusioni  e  acquisizioni  che  sta  investendo  le  banche  medie,  molte  delle  quali  commissariate  o  in  difficoltà,  potrebbe  portare  una  ulteriore  riduzione  della  rete.  La  «ritirata»  delle  banche  si  nota  già  nei  centri  urbani  costellati  di  filiali  vuote  dove  spicca  il  cartello  «vendesi»  o  «affittasi»  o  riconvertite  in  altri  esercizi  commerciali.  Lo  scoglio  per  chiudere  la  filiale  alle  volte  è  rappresentato  dagli  alti  costi  di  riconversione:  togliere  i  vetri  blindati  costa  infatti  diverse  migliaia  di  euro  così  come  rimuovere  il  caveau,  oppure  dalla  rescissione  dei  contratti  di  affitto.  Per  questo  a  volte  si  vedono  negozi  ed  esercizi  commerciali  che  mantengono  le  vetrine  e  i  serramenti  del  precedente  utilizzo.  La  filiale  del  «futuro»  ha  così  meno  sportelli  di  cassa  e  più  uffici  di  consulenza.  Sarà  più  vasta  se  di  una  banca  grande  e  frutto  dell’ accorpamento  di  due  o  tre  mentre  più  piccola  ma  con  meno  impiegati  se  di  un  istituto  di  minori  dimensioni.  Andrea  D’ ORTENZIO

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IL PICCOLO martedì 22 aprile 2014

Le  banche  “rottamano”  1500  sportelli  Entro  il  2017  la  rete  delle  filiali  verrà  riorganizzata  puntando  più  sulla  consulenza  che  sulle  operazioni  di  cassa

ROMA – Le  banche  accelerano  sulla  “rottamazione”  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono,  secondo  quanto  risulta  dai  loro  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’  inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  perso  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  alla  cassa  e  più  alla  consulenza.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  così  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  – spiega  un  banchiere  – non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’  ufficio  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  per  questo  attrezzare  con  qualche  filiale  “fisica”.  Attaccano  i  sindacati:  «le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi  che  chiede  «un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese  del  territorio».  Da  qui  al  2017  così  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4100  a  3300  sportelli  (erano  6100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  Va  invece  a  marcia  lenta  il  Banco  Popolare  il  cui  piano  prevede  solo  70  sportelli  in  meno.

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LA SICILIA martedì 22 aprile 2014

Le  banche  rottamano  1. 500  filiali  Dal  2007  già  chiusi  800  sportelli,  i  sindacati:  coi  tagli  non  si  rilancia  il  settore

ROMA.  Le  banche  accelerano  sulla  “rottamazione”  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono,  secondo  quanto  risulta  dai  loro  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  persi  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  alla  cassa  e  più  alla  consulenza.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  è  passato  da  circa  32. 700  sportello  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line,  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc  (specializzate  nel  credito  alle  coop),  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  spazi  e  personale.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  casse  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  “I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  – spiega  un  banchiere  – non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  per  questo  attrezzare  con  qualche  filiale  “fisica”.  Attaccano  i  sindacati:  “Le  strategie  fin  qui  attuate  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore”,  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  Fabi,  il  quale  chiede  “un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese  del  territorio”.  Da  qui  al  2017,  per  esempio,  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4100  a  3300  sportelli  (erano 6100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  Va  invece  a  marcia  lenta  il  Banco  Popolare  il  cui  piano  prevede  solo  70  sportelli  in  meno.  Inoltre  l’ ondata  di  fusioni  e  acquisizioni  che  sta  investendo  le  banche  medie,  molte  delle  quali  commissariate  o  in  difficoltà,  potrebbe  portare  un’ ulteriore  riduzione  della  rete.  La  ritirata  delle  banche  si  nota  già  nei  centri  urbani  costellati  di  filiali  vuote  dove  spicca  il  cartello  “vendesi”  o  “affittasi”.  Lo  scoglio  per  chiudere  la  filiale  alle  volte  è  rappresentato  dagli  alti  costi  di  riconversione:  togliere  i  vetri  blindati  costa  infatti  diverse  migliaia  di  euro  così  come  rimuovere  il  caveau,  oppure  dalla  rescissione  dei  contratti  di  affitto.  Per  questo  a  volte  si  vedono  negozi  ed  esercizi  commerciali  che  mantengono  le  vetrine  e  i  serramenti  del  precedente  utilizzo.  ANDREA  D’ ORTENZIO

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IL CORRIERE DELL’UMBRIA martedì 22 aprile 2014

L’austerity  colpisce  anche  le  banche,  verso  la  chiusura  1. 500  filiali

ROMA – Le  banche  spingono  l’ acceleratore  sulla  rottamazione  degli  sportelli,  iniziata  già  da  qualche  anno  sotto  la  spinta  della  crisi  e  delle  transazioni  online.  Dopo  i  circa  800  persi  dal  2007,  nei  prossimi  anni  è  prevista  la  chiusura  di  circa  altri  1. 500  filiali,  considerando  solo  i  grandi  istituti.  Sono  questi  gli  aggiornamenti  dei  piani  industriali  dei  14  principali  istituti  di  credito.  E  non  è  una  sorpresa:  dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 800  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  Spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  La  crisi  economica,  il  crollo  del  mercato  immobiliare  e  l’ introduzione  delle  nuove  tecnologie  hanno  reso  quelle  analisi  preistoria.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  banche  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  «cassa»  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  Da  qui  al  2017  così  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4100  a  3300  sportelli  (erano  6100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sulle  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  «Finché  si  parla  di  efficientamento  possiamo  starci,  ma  questa  politica  di  tagli  lineari  farà  perdere  il  contatto  con  il  territorio  e  con  le  famiglie».  Così  ha  commentato  i  dati  Lando  Maria  Sileoni,  Segretario  generale  della  Fabi,  sindacato  di  maggioranza  dei  lavoratori  bancari.

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LIBERTA’ martedì 22 aprile 2014

Banche, taglio  di  1. 500  sportelli  Le  tecnologie  cambiano  i  piani  industriali  dei  grandi  istituti

ROMA  – Le  banche  accelerano  sulla  “rottamazione”  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono,  secondo  quanto  risulta  dai  loro  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1. 500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  perse  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  “alla  cassa”  e  più  alla  consulenza.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  così  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  Spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  La  crisi  economica,  il  crollo  del  mercato  immobiliare  e  l’ introduzione  delle  nuove  tecnologie  hanno  reso  quelle  analisi  preistoria.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  cassa  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  – spiega  un  banchiere  – non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  per  questo  attrezzare  con  qualche  filiale  “fisica”.  Attaccano  i  sindacati:  «Le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»,  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi.  Da  qui  al  2017  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4. 100  a  3. 300  sportelli  (erano  6. 100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4. 100  e  Mps  200  degli  attuali  2. 300.  Va  invece  a  marcia  lenta  il  Banco  popolare  il  cui  piano  prevede  solo  70  sportelli  in  meno.  Inoltre  l’ ondata  di  fusioni  e  acquisizioni  che  sta  investendo  le  banche  medie,  molte  delle  quali  commissariate  o  in  difficoltà,  potrebbe  portare  una  ulteriore  riduzione  della  rete.  Andrea  D’ Ortenzio

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L’ARENA, IL GIORNALE DI VICENZA martedì 22 aprile 2014

CREDITO. Dal 2007 il sistema ha perso 800 sportelli e i piani industriali dei maggiori istituti confermano la tendenza Banche in cura dimagrante, in vista il taglio di 1.500 filiali – In pochi anni le nuove strutture saranno meno dedicate alle operazioni di cassa e di più alle attività di consulenza

ROMA – Le banche accelerano la rottamazione degli sportelli. Nei prossimi anni solo i grandi istituti prevedono, a quanto risulta dai piani industriali, una riduzione di circa 1.500 filiali dopo che il sistema nel complesso, dall’inizio della crisi nel 2007, ne ha persi 800. L’uso massiccio di tecnologia, la crisi e la caduta del mercato immobiliare hanno indotto a ridurre la rete e modificare la filiale che sarà sempre meno dedicata alla cassa e più alla consulenza.

Il sistema bancario è passato da circa 32.700 a 31.900 secondo i dati che si ricavano dalla Banca d’Italia e che comprendono oltre 600 banche fra spa, popolari e banche di credito cooperativo. Il calo è stato più forte per le spa, per lo più nei centri urbani e che hanno fatto massiccio ricorso a tecnologia di banca on line mentre le popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri e in quelli rurali e con una clientela più avanti negli anni cercano di mantenere la rete magari riducendo spazi e personale.

Sono lontani i tempi nei quali le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi Antitrust a colpi di offerte milionarie valutando ogni sportello centinaia di migliaia di euro con l’ausilio di perizie e analisi di società di consulenza.

Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta verso uno sportello meno orientato a operazioni tradizionali di cassa e più alla consulenza, indispensabile per un mutuo o un finanziamento a un’impresa. «I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratti conto o pagamento bollette», afferma un banchiere, «non sono più disposti a fare la fila e operano da casa o dall’ufficio con pc e smartphone o dall’Atm, ma per accendere un mutuo o per operazioni complesse o percepite tali vogliono parlare con qualcuno. Anche le banche on line si sono dovute attrezzare con qualche filiale fisica».

Ma per i sindacati «le strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate solo su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli e sull’outsourcing di attività non hanno portato a un rilancio» afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi che chiede «un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando occupazione e posti di lavoro e che rafforzi i legami con le imprese del territorio».

Da qui al 2017, Intesa prevede di passare da 4.100 a 3,300 sportelli (6.100 nel 2007), Unicredit di ridurre di 500 da qui al 2018 sugli attuali 4.100 e Mps 200 degli attuali 2.300. Marcia lenta per il Banco Popolare il cui piano prevede 70 sportelli in meno. L’ondata di fusioni e acquisizioni che sta investendo le banche medie, molte delle quali commissariate o in difficoltà, potrebbe portare un’ulteriore riduzione.

La ritirata si nota già nei centri urbani costellati di filiali vuote dove spicca il cartello vendesi o affittasi o riconvertite in altri esercizi commerciali. Lo scoglio per chiudere la filiale è rappresentato dagli alti costi di riconversione: togliere i vetri blindati costa migliaia di euro così come rimuovere il caveau e pesa la rescissione dei contratti di affitto.

Per questo in alcuni casi si vedono negozi ed esercizi commerciali che mantengono le vetrine e i serramenti del precedente uso.

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BRESCIA OGGI martedì 22 aprile 2014

Banche  in  cura  dimagrante,  in  vista  il  taglio  di  1. 500  filiali – In  pochi  anni  le  nuove  strutture  saranno  meno  dedicate  alle  operazioni  di  cassa  e  di  più  alle  attività  di  consulenza

Le  banche  accelerano  la  rottamazione  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  solo  i  grandi  istituti  prevedono,  a  quanto  risulta  dai  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1. 500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  persi  800.  L’ uso  massiccio  di  tecnologia,  la  crisi  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  alla  cassa  e  più  alla  consulenza.  Il  sistema  bancario  è  passato  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  e  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  per  le  spa,  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  a  tecnologia  di  banca  on  line  mentre  le  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  e  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  cercano  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  spazi  e  personale.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  meno  orientato  a  operazioni  tradizionali  di  cassa  e  più  alla  consulenza,  indispensabile  per  un  mutuo  o  un  finanziamento  a  un’ impresa.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratti  conto  o  pagamento  bollette»,  afferma  un  banchiere,  «non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio  con  pc  e  smartphone  o  dall’ Atm,  ma  per  accendere  un  mutuo  o  per  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  attrezzare  con  qualche  filiale  fisica».  Ma  per  i  sindacati  «le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  solo  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio»  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi  che  chiede  «un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  legami  con  le  imprese  del  territorio».  Da  qui  al  2017,  Intesa  prevede  di  passare  da  4. 100  a  3, 300  sportelli  (6. 100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  di  500  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4. 100  e  Mps  200  degli  attuali  2. 300.  Marcia  lenta  per  il  Banco  Popolare  il  cui  piano  prevede  70  sportelli  in  meno.  L’ ondata  di  fusioni  e  acquisizioni  che  sta  investendo  le  banche  medie,  molte  delle  quali  commissariate  o  in  difficoltà,  potrebbe  portare  un’ ulteriore  riduzione.  La  ritirata  si  nota  già  nei  centri  urbani  costellati  di  filiali  vuote  dove  spicca  il  cartello  vendesi  o  affittasi  o  riconvertite  in  altri  esercizi  commerciali.  Lo  scoglio  per  chiudere  la  filiale  è  rappresentato  dagli  alti  costi  di  riconversione:  togliere  i  vetri  blindati  costa  migliaia  di  euro  così  come  rimuovere  il  caveau  e  pesa  la  rescissione  dei  contratti  di  affitto.  Per  questo  in  alcuni  casi  si  vedono  negozi  ed  esercizi  commerciali  che  mantengono  le  vetrine  e  i  serramenti  del  precedente  uso.

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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (TUTTE LE EDIZIONI) martedì 22 aprile 2014

Taglio  dei  costi,  le  banche  rottamano  gli  sportelli  Ne  saranno  soppressi  1. 500.  Gli  istituti  puntano  sulla  consulenza

ROMA.  Le  banche  accelerano  sulla  rottamazione  degli  sportelli.  Nei  prossimi  anni  le  sole  grandi  banche  prevedono,  secondo  quanto  risulta  dai  loro  piani  industriali,  una  riduzione  di  circa  1. 500  filiali  dopo  che  il  sistema  nel  suo  complesso,  dall’ inizio  della  crisi  nel  2007,  ne  ha  già  perso  800.  L’ uso  massiccio  delle  tecnologie,  la  crisi  economica  e  la  caduta  del  mercato  immobiliare  hanno  indotto  gli  istituti  di  credito  a  ridurre  la  rete  e  modificare  la  filiale  che  sarà  sempre  meno  dedicata  «alla  cassa»  e  più  alla  consulenza.  Dal  2007  il  sistema  bancario  italiano  ha  perso  così  circa  800  sportelli  passando  da  circa  32. 700  a  31. 900  secondo  i  dati  che  si  ricavano  dalla  Banca  d’ Italia  che  comprendono  oltre  600  banche  fra  spa,  popolari  e  banche  di  credito  cooperativo.  Il  calo  è  stato  più  forte  soprattutto  per  le  Spa,  situate  per  lo  più  nei  centri  urbani  e  che  hanno  fatto  massiccio  ricorso  alle  tecnologie  di  banca  on  line  mentre  quelle  popolari  o  le  Bcc,  radicate  nei  piccoli  centri  o  in  quelli  rurali  e  con  una  clientela  più  avanti  negli  anni  stanno  cercando  di  mantenere  la  rete  magari  riducendo  gli  spazi  e  il  personale  impiegato.  Sono  lontani  i  tempi  nei  quali  le  banche  si  contendevano  le  filiali  dismesse  dalle  rivali  per  motivi  Antitrust  a  colpi  di  offerte  milionarie  valutando  ogni  singolo  sportello  centinaia  di  migliaia  di  euro  con  l’ ausilio  di  perizie  e  analisi  di  società  di  consulenza.  La  crisi  economica,  il  crollo  del  mercato  immobiliare  e  l’ introduzione  delle  nuove  tecnologie  hanno  reso  quelle  analisi  preistoria.  Analizzando  i  piani  industriali  delle  grandi  (Unicredit,  Intesa,  Mps)  si  ricava  un  cambio  di  rotta  verso  uno  sportello  con  meno  operazioni  di  tipo  tradizionale  di  «cassa»  e  più  consulenza,  che  resta  indispensabile  per  siglare  un  mutuo  o  stipulare  un  finanziamento  per  un’ impresa.  «I  clienti  per  le  operazioni  giornaliere  come  bonifici,  estratto  conto  o  pagamento  bollette  ­ spiega  un  banchiere  ­ non  sono  più  disposti  a  fare  la  fila  e  operano  da  casa  o  dall’ ufficio  con  pc  e  smartphone  o  anche  dall’ Atm  ma  per  accendere  un  mutuo  o  realizzare  operazioni  complesse  o  percepite  tali  vogliono  ancora  parlare  con  qualcuno.  Anche  le  banche  on  line  si  sono  dovute  per  questo  attrezzare  con  qualche  filiale  fisica.  Attaccano  i  sindacati:  «Le  strategie  fin  qui  attuate  dalle  banche  italiane  e  incentrate  soltanto  su  un  taglio  lineare  del  costo  del  lavoro  e  degli  sportelli  e  sull’ outsourcing  di  attività  non  hanno  portato  a  un  rilancio  del  settore»,  afferma  Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi  che  chiede  «un  nuovo  modello  di  banca,  che  generi  profitti,  creando  occupazione  e  posti  di  lavoro  e  che  rafforzi  i  suoi  legami  con  le  imprese  del  territorio».  Da  qui  al  2017  così  Intesa  Sanpaolo  prevede  di  passare  da  4. 100  a  3300  sportelli  (erano  6. 100  nel  2007),  Unicredit  di  ridurre  500  sportelli  da  qui  al  2018  sugli  attuali  4100  e  Mps  200  degli  attuali  2300.  Va  invece  a  marcia  lenta  il  Banco  Popolare  il  cui  piano  prevede  solo  70  sportelli  in  meno.  Inoltre  l’ ondata  di  fusioni  e  acquisizioni  che  sta  investendo  le  banche  medie,  molte  delle  quali  commissariate  o  in  difficoltà,  potrebbe  portare  una  ulteriore  riduzione  della  rete.  La  «ritirata»  delle  banche  si  nota  già  nei  centri  urbani  costellati  di  filiali  vuote  dove  spicca  il  cartello  «vendesi»  o  «affittasi»  o  riconvertite  in  altri  esercizi  commerciali.  Lo  scoglio  per  chiudere  la  filiale  alle  volte  è  rappresentato  dagli  alti  costi  di  riconversione:  togliere  i  vetri  blindati  costa  infatti  diverse  migliaia  di  euro  così  come  rimuovere  il  caveau,  oppure  dalla  rescissione  dei  contratti  di  affitto.  Per  questo  a  volte  si  vedono  negozi  ed  esercizi  commerciali  che  mantengono  le  vetrine  e  i  serramenti  del  precedente  utilizzo.  La  filiale  del  «futuro»  ha  così  meno  sportelli  di  cassa  e  più  uffici  di  consulenza.  Sarà  più  vasta  se  di  una  banca  grande  e  frutto  dell’ accorpamento  di  due  o  tre  mentre  più  piccola  ma  con  meno  impiegati  se  di  un  istituto  di  minori  dimensioni.  Andrea  D’ ORTENZIO

 

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