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CONTRATTO ABI, SFIORATA ROTTURA

di Redazione

I sindacati respingono il tentativo di ABI di inserire TFR e scatti d’anzianità nel calcolo dell’inflazione e chiedono più tutele per i giovani e lavoratori di aziende in crisi. Sileoni: “Confronto proseguito grazie a nostro senso di responsabilità”

“Oggi si è sfiorata la rottura a causa di un’incomprensibile posizione politica delle banche rispetto al congelamento del TFR e degli scatti d’anzianità.
 
Abbiamo rivendicato che non può passare l’idea che con la mano destra le banche pagano l’inflazione e con la sinistra la tolgono”.
 
Questo il commento di Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, a margine dell’incontro in ABI per la ripresa delle trattative sul contratto dei bancari.
 
“Il confronto è comunque proseguito grazie al grande senso di responsabilità dei sindacati, che giudicheranno intorno al 20 marzo lo stato dell’arte della trattativa per prendere poi una decisione definitiva, sia in caso di rottura sia in caso di positiva conclusione del negoziato entro il 31 marzo”, ha spiegato Sileoni.
 
“Abbiamo comunque iniziato l’approfondimento su tutti quegli argomenti e quegli strumenti che devono, dal nostro punto di vista, migliorare le condizioni economiche dei giovani assunti attraverso il Fondo per l’occupazione e contemporaneamente abbiamo rivendicato la necessità di creare ulteriori ammortizzatori sociali a salvaguardia dei dipendenti di quelle aziende eventualmente colpite da gravi crisi economiche. Ribadiamo che non ci spaventa né un eventuale intervento del Governo né un’eventuale disapplicazione del Contratto, che renderebbe il settore come una jungla”, ha concluso il leader della FABI.
 
LA GIORNATA. L’incontro di oggi in ABI si è aperto con la proposta fatta da Alessandro Profumo, a nome dal Comitato Sindacale delle banche, di includere gli scatti d’anzianità e del TFR nel calcolo del recupero dell’inflazione.
 
Un punto sul quale la FABI e gli altri sindacati hanno minacciato di rompere le trattative, visto che legare queste tre voci di costo significherebbe per i lavoratori portare a casa un aumento triennale a regime di 30 euro lordi.
 
Il niet è stato registrato dall’ABI che ha dovuto fare un passo indietro, recependo la posizione del sindacato.
 
Nel pomeriggio, invece, le parti hanno cominciato ad approfondire l’”anima sociale del Contratto”.
 
FONDO OCCUPAZIONE. I sindacati hanno ribadito la necessità di confermare il Fondo per la nuova occupazione, anche per quanto riguarda la contribuzione al 4% dei top manager, e hanno chiesto di aumentarne il potere d’intervento.
 
Il Fondo, nella richiesta dei sindacati, dovrebbe finanziare anche i contratti di solidarietà espansiva, ed essere utilizzato come ammortizzatore sociale a beneficio di tutti quei lavoratori di aziende in odore di fallimento, troppo giovani per accedere al Fondo esuberi.
 
SALARIO D’INGRESSO. I sindacati hanno chiesto una riduzione del gap tra salario d’ingresso dei neoassunti e stipendio a regime, chiedendo di ridurlo dall’attuale 18% all’8%.
 
JOBS ACT. È stato, infine proposto, di limitare gli effetti del Jobs Act soprattutto in caso di trasferimenti di rami d’azienda. In pratica le organizzazioni sindacali vogliono precise garanzie affinché i dipendenti oggetto di cessione mantengano il loro Contratto e non vengano assunti con quello a tutele crescenti. Un argomento che sarà oggetto di discussione nell’incontro dedicato al tema dell’area contrattuale del 10 marzo.
 
Infine sono state calendarizzate le prossime riunioni. Il 5 marzo si parlerà d’inquadramenti, il 10 d’area contrattuale e dal 12 in poi si affronterà il discorso della parte economica.
 
Roma 25/02/2015

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