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CONTRATTO ABI, È IL TURNO DEGLI INQUADRAMENTI

di Redazione

Prosegue la trattativa sul rinnovo del Contratto Nazionale. Sileoni: “L’esecutivo ABI frena su tutto. È  iniziata la campagna elettorale per il dopo Patuelli. Fanno a gara a chi ce l’ha più duro”

“L’incontro di oggi in ABI ha evidenziato un’ulteriore distanza rispetto alle posizioni politiche di ABI sugli inquadramenti. Abbiamo la certezza che si voglia arrivare a uno scontro, che l’ABI non voglia rinnovare il Contratto Nazionale, anche perché all’interno dello stesso esecutivo ABI è iniziata la campagna elettorale per la successione di Patuelli, il cui mandato è alla scadenza naturale”.
 
Queste le parole di Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, a margine dell’incontro che si è svolto oggi in ABI nell’ambito della trattativa di rinnovo del Contratto Nazionale dei 309mila lavoratori bancari italiani, con all’ordine del giorno il tema degli inquadramenti.
 
“La categoria è vittima di giochi di potere”, ha denunciato Sileoni, “d’interessi trasversali che condizionano l’intero esecutivo ABI, dove prevalgono le posizione integraliste e ottuse e di “chi ce l’ha più duro”.
 
Il sindacato si è riservato di dare una valutazione complessiva della vertenza contrattuale intorno al 20 marzo, quando avremo ben chiare le differenze e le distanze tra le parti.
 
L’Esecutivo ABI ha totalmente fallito nella sua strategia sindacale in quanto, prima che il rinnovo contrattuale, ha come principale obiettivo l’interruzione della crescita dinamica del costo del lavoro, per noi inconcepibile. Su argomenti fondamentali per il settore come il modello di banca, l’area contrattuale, la difesa dell’occupazione, la riforma delle popolari, gli alti stipendi dei manager, le sofferenze bancarie, l’ABI ha latitato nelle risposte, evidenziando l’assenza di una pur minima strategia per uscire, senza traumi, dal difficile momento attuale”.
 
LA POSIZIONE DI ABI. Durante l’incontro, l’ABI ha illustrato il suo progetto di riforma degli inquadramenti dei lavoratori bancari, che dovrebbero passare dagli attuali 13 livelli a 6, con la conservazione di 3 macro aree: una dei quadri direttivi, una del personale delle aree professionali e l’ultima dei dipendenti con ruolo esecutivo.
 
Inoltre, secondo l’ABI, la definizione dei profili professionali dovrebbe essere demandata alla contrattazione di secondo livello, per dare a ogni azienda la possibilità di definire inquadramenti coerenti con la sua organizzazione, mentre il Contratto Nazionale dovrebbe limitarsi a contenere principi generali relativi alle aree di appartenenza die lavoratori.
 
Obiettivo dichiarato dei banchieri: quello di attuare una riforma radicale degli inquadramenti per consentire la massima fungibilità possibile delle mansioni, visto che, secondo loro, ci sarebbe un numero eccessivo di quadri direttivi all’interno delle banche che farebbero lievitare il costo del lavoro. Omettendo, però di dire che quegli stessi lavoratori sono stati promossi quadri direttivi dalle singole aziende.
 
Dunque i banchieri vorrebbero procedere così:
 
Area Manageriale, attuali 4 livelli dei Quadri Direttivi da trasformarsi in 2 soli livelli (5.o e 6.o nuovo livello), con livello retributivo QD3 e QD1, con l’eliminazione dei Ruoli Chiave e, per entrambi, erogazione di assegno ad personam per le differenze retributive;
 
Area Operativa, attuali 4 livelli della 3.a Area Professionale, con livello retributivo da definire a livello nazionale;
 
Area Esecutiva, attuali 5 livelli della 2.a e 1.a Area Professionale, con livello retributivo da definire a livello nazionale.
 
L’AFFONDO DI SILEONI. La proposta dell’ABI è stata smontata punto per punto dal leader della FABI Sileoni, che ha denunciato come la riforma degli inquadramenti illustrata dai banchieri non avrebbe altro fine che quello d’interrompere la crescita dinamica del costo del lavoro. Una posizione inconcepibile per il sindacato, come del resto quella di demandare la definizione dei profili professionali al secondo livello di contrattazione, che comporterebbe minori garanzie per i lavoratori.
 
Sempre in tema di blocco della dinamica del costo del lavoro, Sileoni ha ricordato, dati alla mano, che negli ultimi 14 anni sono cresciuti soltanto gli stipendi dei manager. Mentre i lavoratori bancari hanno perso mediamente 810 euro in termini di potere d’acquisto, gli amministratori delegati dei primi 5 grandi gruppi bancari ne hanno guadagnati 600mila in più, nonostante la crisi, passando dal percepire mediamente i 3,1 milioni del 2000 ai 3,7 milioni del 2014.
 
Infine un avvertimento: se l’ABI disapplicherà il Contratto Nazionale, partiranno le vertenze legali in ogni gruppo e azienda. Quanto all’ipotesi di un accordo tra governo e banche per togliere l’area contrattuale di settore, il leader della FABI si è detto pronto a denunciare il fatto pubblicamente, qualora venisse confermato.
 
“A questo punto”, ha concluso Sileoni, rivolgendosi ai banchieri, “vi chiediamo un atto di trasparenza: rendere pubbliche le retribuzioni dei 35 componenti del Comitato Esecutivo dell’ABI”.
 
Roma 05/03/2015

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