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CONTRATTO, ABI CONVOCA I SINDACATI

di Redazione

Lunedì previsto a Roma un nuovo incontro tra le parti per cercare di arrivare a un’intesa sul contratto e sulla disapplicazione che dovrebbe scattare dal 31 marzo. Leggi il retroscena su Mf e Sole 24 Ore

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MF-MILANO FINANZA, venerdì 27 marzo 2015

Contratto bancari al rush finale – La disponibilità del governo a mediare ha favorito la ripresa del confronto. In ballo c’è il rafforzamento del fondo di garanzia, che interverrebbe in caso di nuovi esuberi. Il nuovo Ccnl potrebbe durare di più

di Mauro Romano  

Dopo la drammatizzazione, come succede spesso nelle trattative sindacali, si torna a discutere in extremis. Un fitto lavorio dietro le quinte ha permesso di superare l’interruzione del confronto sul contratto nazionale dei bancari, deciso lunedì scorso dai sindacati dopo che il capo della delegazione dell’Abi, Alessandro Profumo, aveva spiegato di non poter prendere impegni sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali nel settore (309 mila addetti).

sileoniMFCosì ieri è stato annunciato un nuovo incontro tra le parti per lunedì prossimo, penultimo giorno utile per evitare la disapplicazione del vecchio contratto, che per l’Abi, in assenza d’intesa, scatterebbe da mercoledì 1° aprile. A questo punto è probabile che da lunedì inizi una seduta no-stop, visto che, al di là delle dichiarazioni, le distanze tra banche e sindacati non sono più così marcate. Le prime hanno accettato di sgombrare il tavolo da due degli ostacoli principali, ossia l’idea di ridimensionare notevolmente sia gli attuali livelli d’inquadramento (volevano scendere da 13 a 6) sia il perimetro contrattuale (le nuove regole si applicheranno a tutti i dipendenti, anche nel caso in cui il ramo d’azienda durante la durata del contratto venga esternalizzato). I sindacati a loro volta hanno già dato la disponibilità ad allungare la durata del contratto di sei mesi, ai quali se ne potrebbero aggiungere altri sei se le banche accetteranno di alzare la proposta di aumento contrattuale (al momento è di 80 euro a regime, ma secondo le imprese all’interno vi dovrebbero essere conteggiati anche gli scatti e l’adeguamento del Tfr). Anche la questione della salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, in realtà, non impedisce un accordo. I sindacati sanno bene che il processo di consolidamento del settore delle banche popolari comporterà notevoli esuberi. Per questo la drammatizzazione dello scorso lunedì serviva anche a coinvolgere in qualche modo il governo e la disponibilità manifestata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha avuto il suo peso nella ripresa delle trattative. L’idea è rafforzare la dotazione dei meccanismi di sostegno per crisi e ristrutturazioni, come il fondo di solidarietà della categoria, che potrebbe essere alimentato anche attraverso qualche forma di defiscalizzazione. Non a caso il segretario della Fabi Lando Maria Sileoni due giorni fa ha citato i risparmi fiscali che le banche otterranno dalla nuova normativa sull’Irap. L’intenzione generale comunque è di trovare finalmente l’intesa. (riproduzione riservata)

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IL SOLE 24 ORE venerdì 27 marzo 2015

Abi richiama i sindacati al tavolo per trovare un’intesa

Abi conferma l’incontro con i sindacati del 30 marzo, data già prevista nelle agende delle parti. Dopo la riflessione all’interno delle organizzazioni sindacali e delle banche stesse ieri mattina dal Casl è partita la lettera con cui viene confermato a Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl Credito, Dircredito, Sinfub e Unisin, l’incontro di lunedì prossimo, rimasto in bilico dopo l’interruzione del negoziato all’inizio di questa settimana. I sindacati martedì hanno alzato i toni con l’annuncio di due scioperi e una manifestazione, mentre i banchieri hanno cercato di smorzarli e di invitare alla ragionevolezza.

Non che vi sia un argomento che ha fatto spostare in avanti la situazione, da ieri c’è però maggiore disponibilità delle parti a fare uno sforzo per trovare soluzioni, soprattutto dopo che il governo ha fatto capire che preferirebbe rimanere fuori dalla partita. Le parole del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sono chiare. Soprattutto perché se il governo dovesse intervenire in uno dei primi contratti che vengono rinnovati quest’anno si creerebbe un precedente, con il rischio poi di dover intervenire in altre vertenze.

Le evoluzioni di questi giorni non hanno cancellato le distanze tra Abi e i sindacati ma è chiaro che di fronte a un quadro che sta cambiando c’è più interesse da parte di tutti a fare il contratto. Da un lato ci sono le banche con i grandi gruppi che vorrebbero rinnovare il contratto – anche se non a ogni costo -, i sindacati che ugualmente comprendono la necessità di rinnovare il contratto soprattutto perché con la disapplicazione verrebbe persa l’area contrattuale e infine c’è il governo che preferirebbe rimanere fuori dalla partita. Ieri il presidente del Casl, Alessandro Profumo, ha ribadito che «c’è tempo fino al 31 marzo» per fare il contratto.

Le compensazioni possibili sui diversi temi sono ancora nel calcolatore, alla ricerca di un difficile equilibrio. Sull’occupazione i sindacati chiedono ad Abi un impegno sui singoli temi, come l’occupazione dei giovani, le newco e le esternalizzazioni, sull’area contrattuale garanzie più alte per appalti e newco, sugli inquadramenti garanzie sulla fungibilità. La parte economica verrà decisa una volta chiaro il quadro delle compensazioni della parte normativa. Allo stato attuale sembra verosimile una forchetta tra il 2,80 e il 3,10% di aumento, a patto però che si trovi la quadra sulla parte normativa e sul modello di banca. Con una scadenza del contratto posticipata di 6 mesi, al 31 dicembre 2017. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei

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MF-MILANO FINANZA venerdì 27 marzo 2015

Abi e sindacati evitino oltranzismi fuori luogo

Contrarian

Siamo a una svolta nei rapporti tra sindacati e banchieri? Dopo l’interruzione delle trattative tra l’Abi e le varie sigle per il rinnovo del contratto di lavoro dei 300 mila bancari, con il seguito di due giornate di sciopero da fissare, ieri è giunta la notizia che comunque le parti si incontreranno lunedì 30 marzo.

L’incontro, penserebbe un pessimista, potrebbe essere limitato a valutare le reciproche posizioni sull’ipotesi di disapplicazione del vigente contratto collettivo, che l’Abi si è riservata, a partire dal prossimo 1° aprile. Ma più proficuamente la riunione potrebbe essere destinata alla ripresa del negoziato sui punti descritti nel Contrarian di ieri, al fine di tentare uno sblocco della trattativa e imboccare una fase che, magari fermando gli orologi, conduca a un’intesa. Prevarrebbe così il «ragionare e ragionare» al quale opportunamente si è appellato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. Contatti informali fra le parti avrebbero lasciato intravedere che una svolta nel negoziato sarebbe possibile. Ma l’invito di Patuelli dovrà riguardare, innanzitutto, una parte sicuramente minoritaria di banchieri ai quali forse piacerebbe che il negoziato naufragasse o, meglio ancora, che avesse un esito a loro favorevole, piegando le resistenze sindacali. Le quali, quando esercitate su basi non sostenibili, dovrebbero essere abbandonate in nome della ragione, ma non certo quando si manifestano nell’equilibrata difesa delle aspettative e prima ancora dei diritti dei lavoratori. Comunque le organizzazioni sindacali farebbero bene a non sottrarsi alla sfida della meritocrazia, quando è veramente tale, e a prendere, loro, la bandiera del merito, che non significa disattendere le ragioni dell’esperienza maturata con l’anzianità. Oggi le capacità di un banchiere non si dimostrano pensando di imboccare la via più comoda, nei processi di razionalizzazione e revisione organizzativa e funzionale. Quella, cioè, di mettere tutto o molto a carico della negoziazione di un nuovo contratto. Troppo facile, anche se la cosa può avere conseguenze imprevedibili. In una sorta di spending review bancaria, scrupolosa attenzione andrebbe esercitata a 360 gradi, senza escludere strategie e innovazioni. Se manca questa attitudine e si pensa, anche per antiche reminiscenze di compiti esercitati, di condurre una battaglia in stile vetero-confindustriale in una vicenda importante, ma pur sempre circoscritta, allora c’è da dubitare sul fatto che tali banchieri in posizione minoritaria siano in sintonia con lo spirito del tempo. Che se ha sciolto alcuni lacci e lacciuoli non postula certo una mancata valorizzazione del capitale umano o il ritorno a schemi di 20 anni fa. Pragmatismo, realismo, condivisione di compatibilità, visione degli interessi non solo di categoria ma generali riguardano tutti, datori di lavoro e sindacato. E sarebbe grave se, a questo punto, ripresi i contatti, la vertenza dovesse tornare in alto mare: c’è una prova che entrambe le parti debbono dare al Paese, ed è quella di riuscire a superare le difficoltà del confronto, trovare l’intesa e mettersi poi al lavoro, ciascuno per la propria parte, per migliorare a tutti i livelli l’esercizio delle funzioni istituzionali della banca, a favore di imprese e famiglie. Alessandro Profumo, che guida la delegazione Abi, con la sua eccezionale esperienza e professionalità queste cose le sa benissimo: sarebbe una notizia come quella dell’uomo che morde il cane se egli si facesse frenare da posizioni retrive o revansciste.

 

 

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