A margine dell’assemblea dei soci del Banco Popolare, il leader della FABI chiarisce: “Nessuna posizione prevenuta, ma vogliamo sapere perché trattativa Ubi-Bpm è fallita. Ce lo chiedono lavoratori e associazioni del territorio. Su prossime fusioni bene monito di Renzi”
Il leader della FABI, Lando Maria Sileoni, è intervenuto a margine dell’assemblea dei soci del Banco Popolare per ribadire la linea dell’organizzazione rispetto a un’eventuale fusione Banco Popolare-Bpm.
“Noi della FABI non abbiamo posizioni prevenute”, ha detto, “sull’aggregazione daremo un giudizio definitivo solo una volta conosciuto il piano industriale.
Pretendiamo, però, di sapere ufficialmente quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative Ubi-Bpm. Ce lo chiedono i lavoratori della stessa Bpm e le associazioni dello storico gruppo bancario milanese”.
Ma il segretario generale è anche tornato su quanto dichiarato ieri dal premier Matteo Renzi a proposito delle fusioni. “Il richiamo del Presidente Matteo Renzi al rispetto delle persone, dei lavoratori bancari e quindi senza “licenziamenti di massa e cose del genere” rappresenta un significativo monito e un fondamentale passo in avanti nella gestione delle fusioni bancarie”, ha sottolineato Sileoni.
“Spero che la dichiarazione di ieri del Presidente del consiglio metta definitivamente la parola fine alle speculazioni in atto rispetto al tema occupazionale delle banche.
In troppi sono alla finestra per tentare di approfittare della situazione e del difficile momento del settore per raggiungere l’obiettivo di rilevanti tagli di personale all’interno delle aziende. Deve essere chiaro che al primo licenziamento e alla prima demagogica strumentalizzazione delle prossime fusioni scenderemo in piazza con scioperi e bloccheremo il settore.
Fino a oggi le organizzazioni sindacali del credito hanno gestito gli esuberi e le eccedenze di personale all’interno dei piani industriali attraverso prepensionamenti volontari, in cambio di stabilizzazioni di giovani o di nuove assunzione nel rapporto 1:4”, ha concluso.
Milano 19/3/16