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Rassegna Stampa, martedì 10 maggio 2016

di Redazione

CORRIERE DI VERONA – CORRIERE VENETO (ED. TREVISO E BELLUNO – VICENZA – VENEZIA E MESTRE – PADOVA E ROVIGO), martedì 10 maggio 2016

Le filiali Crediveneto reggono l’urto -Agenzie operative dopo il passaggio-choc a Banca Sviluppo e la liquidazione – Trattativa esuberi, si riparte da zero

MONTAGNANA (PADOVA) – Un sabato e una domenica di full immersion nell’adeguamento della rete degli sportelli alla nuova proprietà ed un lunedì mattina apparentemente identico a tutti gli altri giorni. Il day after di Crediveneto, la Bcc di Montagnana messa in liquidazione tre giorni fa e rilevata da Banca Sviluppo, cioè la struttura bancaria del sistema nazionale del Credito cooperativo, ieri è trascorso senza traumi nonostante la forte accelerazione impressa all’ormai prevedibile percorso, grazie anche ad alcune condizioni favorevoli. La prima è stata senz’altro la non necessità di adeguare il sistema informatico dato che la piattaforma operativa già utilizzata da tempo è quella del network Iccrea. «Dobbiamo solo intervenire su dettagli ininfluenti – ha assicurato ieri il presidente della nuova banca proprietaria della ormai ex Crediveneto, Enrico Falcone non ho segnalazioni di intoppi dalle filiali». Calma apparente, insomma, dopo il weekend di burrasca iniziato con la comunicazione della liquidazione decisa dal ministero per l’Economia su proposta di Banca d’Italia e la conseguente immediata decisione di annullare l’assemblea dei soci prevista domenica a Cerea. L’assise avrebbe del resto dovuto approvare un bilancio che registrava una perdita di 76 milioni, decuplicata in due anni, su un patrimonio al 31 dicembre di poco meno di 120, ossia una situazione oggettivamente insostenibile. L’intervento del sistema attraverso Banca Sviluppo, dunque, era rimasto di fatto l’unica alternativa. La normalità di ieri va in ogni caso considerata nell’ambito puramente tecnico della operatività delle 27 sedi nelle quattro province servite di cui 19 insistono sul Veronese e sei in provincia di Padova. Perché fra gli altri capitoli aperti il più urgente rimane quello del confronto sindacale sugli esuberi già dichiarati. «Ricominceremo la trattativa praticamente da zero – aggiunge Falcone – ma quel numero è una piattaforma di partenza. È il caso ad ogni modo di tenere presente che la nostra impronta di banca cooperativistica garantisce un approccio molto etico nei rapporti con il personale». Nel frattempo un vertice già convocato per il 10 maggio, è stato annullato. Una conseguenza tutto sommato logica, riflette il sindacato, visto che l’interlocutore è cambiato e che adesso i ragionamenti devono essere affrontati tenendo presente della più ampia presenza di Banca Sviluppo in ambito nazionale. Magari con qualche chances in più. «È uno scenario che ci permette di cambiare registro – ipotizza Marco Muratore (Fabi) – e di poter immaginare che, vista la possibilità di svolgere il lavoro bancario da remoto attraverso le reti informatiche, determinate competenze che potrebbero essere venute meno in altre parti d’Italia ad esempio per pensionamento, possano essere compensate con l’impiego di lavoratori fisicamente lontani e dunque di poter erodere in questo modo almeno una parte del pacchetto di esuberi di Montagnana». Gianni Favero © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL MESSAGGERO lunedì 9 maggio 2016 18:57:17

Prepensionamenti, scivolo per i bancari: spunta l’ipotesi Naspi

di Carlotta Scozzari

Spunta l’ipotesi del ricorso alla Naspi, l’indennità di disoccupazione introdotta dal Jobs Act, per i prepensionamenti del settore del credito. Tra le pieghe del decreto legge sui rimborsi agli obbligazionisti di Banca Marche, Popolare Etruria, Carichieti e Cariferrarara da poco entrato in vigore, si prevede l’allungamento da cinque a sette anni dello scivolo alla pensione per i dipendenti che decidono di lasciare il lavoro in anticipo.

In pratica, per i bancari, il decreto legge anticipa i tempi di quella flessibilità in uscita ora al centro del dibattito politico che minaccia le casse dell’Inps. Va fatta un’importante precisazione: il fondo di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito, che nella sostanza serve per finanziare i prepensionamenti dei bancari, è alimentato con risorse dei singoli istituti. In media, chi vi aderisce incassa un assegno compreso tra il 60 e il 75% dell’ultimo stipendio. Ma la tendenza delle banche, negli ultimi anni, è stata quella di accorciare la durata del fondo, portandola sotto i cinque anni massimi concessi, per via delle maggiori difficoltà ad alimentarlo, aggravate peraltro dalla richiesta di indicare nero su bianco le risorse fin da subito (prima anno per anno).

Insomma, le banche non sembrano disposte a continuare a fare tutto da sole. Non a caso, l’Abi (Associazione bancaria italiana), negli ultimi tempi, è parsa orientata a chiedere, da una parte, un allungamento della durata dei prepensionamenti (per l’appunto appena ottenuto col decreto legge), ma, dall’altra, anche una riduzione dell’onere a carico degli istituti. Da qui il rischio che il provvedimento di legge, nella misura in cui si limita a concedere più tempo per lo scivolo, resti lettera morta o comunque serva a poco. «L’allungamento dello scivolo – commenta il segretario del sindacato Uilca Massimo Masi – da solo non basta perché le banche oggi chiedono il ricorso alla Naspi oppure degli sgravi contributivi». Due strade non semplici da percorrere e che richiederebbero in ogni caso provvedimenti legislativi su misura. Il ricorso alla Naspi pone problematiche e quesiti di varia natura.

Per esempio, non è chiaro se si debba licenziare o meno il dipendente per consentirgli di percepire la nuova indennità di disoccupazione introdotta dal 2015 col Jobs Act. Le banche, dal canto loro, lamentano il fatto di contribuire alla Naspi con circa 200 milioni l’anno senza poterne beneficiare e fanno notare che il fondo, dalla sua nascita all’inizio degli anni Duemila, ha concesso ai bancari di andare in prepensionamento senza chiedere un centesimo alle casse statali. Secondo recenti dati del sindacato Fabi, dal 2000 al 2015 si sono registrati 48 mila esuberi nel settore del credito e se ne attendono ulteriori 23 mila entro il 2018. © RIPRODUZIONE RISERVATA

BLUERATING.COM martedì 9 maggio 2016 14:35

Amadori (Assonova): “Serve un nuovo accordo contrattuale”

Il nuovo modello, ha spiegato il presidente di Assonova, deve “definire il rapporto del consulente finanziario con la società mandante in maniera chiara e uniforme”.

RAPPORTI CHIARI – “È necessario elaborare un modello di accordo contrattuale che identifichi e definisca il rapporto del consulente finanziario con la società mandante in maniera chiara e uniforme, anche in relazione alle nuove caratteristiche che assumerà il servizio di consulenza”. È quanto ha dichiarato Alessio Amadori, presidente di Assonova, associazione della Fabi che rappresenta i consulenti finanziari. “E’ su questo che intendiamo concentrarci, anziché perseguire strade ulteriormente fuorvianti per i cittadini quali le società tra consulenti finanziari, il cui unico effetto sarebbe quello di parcellizzare ulteriormente il mondo della consulenza di settore, comportando costi elevatissimi per chi svolge questa attività in un contesto di margini economici in flessione. Per non parlare, poi, delle criticità legali che una simile iniziativa porterebbe con se, come già ben evidenziato dal Segretario generale di Assoreti, Marco Tofanelli”, ha aggiunto Amadori.

UN ACCORDO CHE COINVOLGA TUTTI – “Il dibattito che abbiamo avviato con Uni per elaborare un codice etico uniforme del risparmio e del credito rappresenta un primo ma fondamentale passo per costruire un quadro di regole definite ed esigibili a tutela della categoria e dei clienti. Pensiamo, tuttavia, che i tempi siano maturi per spingerci oltre e coinvolgere tutte le associazioni di settore, a cominciare da Abi, Assoreti e Anasf, nell’elaborazione di un accordo contrattuale che difenda, valorizzi, e accresca la dignità del lavoro del consulente finanziario”, ha concluso Amadori.

FINANZA.COM martedì 9 maggio 2016 – 13:31

Consulenti finanziari: Assonova si schiera con Assoreti, no alle società tra professionisti

Massimiliano Volpe

MILANO (Finanza.com) – “È necessario elaborare un modello di accordo contrattuale che identifichi e definisca il rapporto del consulente finanziario con la società mandante in maniera chiara e uniforme, anche in relazione alle nuove caratteristiche che assumerà il servizio di consulenza. È su questo che intendiamo concentrarci, anziché perseguire strade ulteriormente fuorvianti per i cittadini quali le società tra consulenti finanziari, il cui unico effetto sarebbe quello di parcellizzare ulteriormente il mondo della consulenza di settore, comportando costi elevatissimi per chi svolge questa attività in un contesto di margini economici in flessione. Per non parlare, poi, delle criticità legali che una simile iniziativa porterebbe con se, come già ben evidenziato dal Segretario generale di Assoreti, Marco Tofanelli”. E’ quanto dichiarato da Alessio Amadori, presidente di Assonova, associazione della Fabi che rappresenta i promotori finanziari.

“Il dibattito che abbiamo avviato con Uni per elaborare un codice etico uniforme del risparmio e del credito rappresenta un primo ma fondamentale passo per costruire un quadro di regole definite ed esigibili a tutela della categoria e dei clienti. Pensiamo, tuttavia, che i tempi siano maturi per spingerci oltre e coinvolgere tutte le associazioni di settore, a cominciare da Abi, Assoreti e Anasf, nell’elaborazione di un accordo contrattuale che difenda, valorizzi, e accresca la dignità del lavoro del consulente finanziario”.

ADVISIORONLINE.IT martedì 9 maggio 2016 – 13:31

Assonova dice no alle società tra consulenti – “I tempi sono maturi per elaborare un codice etico uniforme del risparmio e del credito”

di Francesco D’Arco

“È necessario elaborare un modello di accordo contrattuale che identifichi e definisca il rapporto del consulente finanziario con la società mandante in maniera chiara e uniforme, anche in relazione alle nuove caratteristiche che assumerà il servizio di consulenza”. Ad affermarlo Alessio Amadori, Presidente di Assonova, associazione della FABI che rappresenta i promotori finanziari e che non condivide l’idea di dare vita alle società tra consulenti finanziari. Sono “strade ulteriormente fuorvianti per i cittadini quali le società tra consulenti finanziari, il cui unico effetto sarebbe quello di parcellizzare ulteriormente il mondo della consulenza di settore, comportando costi elevatissimi per chi svolge questa attività in un contesto di margini economici in flessione” commenta Amadori. “Per non parlare, poi, delle criticità legali che una simile iniziativa porterebbe con se, come già ben evidenziato dal Segretario generale di Assoreti, Marco Tofanelli”.

“Il dibattito che abbiamo avviato con Uni per elaborare un codice etico uniforme del risparmio e del credito rappresenta un primo ma fondamentale passo per costruire un quadro di regole definite ed esigibili a tutela della categoria e dei clienti” continua il presidente di Assonova. “Pensiamo, tuttavia, che i tempi siano maturi per spingerci oltre e coinvolgere tutte le associazioni di settore, a cominciare da Abi, Assoreti e Anasf, nell’elaborazione di un accordo contrattuale che difenda, valorizzi, e accresca la dignità del lavoro del consulente finanziario”.

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