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Rassegna Stampa, mercoledì 25 maggio 2016

di Redazione

MF-MILANO FINANZA mercoledì 25 maggio 2016

Hypo Bank, via al tavolo della crisi

I 300 dipendenti di Hypo Alpe Adria Bank hanno il discutibile privilegio di essere oggetto del primo tavolo ministeriale di crisi aperto che coinvolga un’azienda bancaria. Al primo incontro, che si è tenuto ieri al ministero del Lavoro, erano presenti la delegazione sindacale rappresentata dalle segreterie nazionali e dalle rappresentanze aziendali di Fabi, First Cisl e Fisac Cgil, la delegazione aziendale di Hypo Alpe Adria Bank e i rappresentanti delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia, dove è presente il gruppo. La richiesta dei sindacati è che gli asset italiani di Hypo Alpe Adria Bank non siano oggetto di spezzatino societario, ma siano venduti salvaguardando tutti i posti di lavoro.

IL SOLE 24 ORE mercoledì 25 maggio 2016

Hypo, il Mise chiede tutele per 300 bancari

Con Hypo Alpe Adria Bank anche il credito conquista il suo tavolo di crisi al Mise. Le parti, a cominciare dal governatore del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani hanno ritenuto che la storia di Hypo non potesse essere risolta a livello locale e che fosse necessario alzare i toni con gli amministratori della banca austriaca. Solo tre anni fa Hypo occupava quasi 600 persone, oggi dopo vari ridimensionamenti e uscite i lavoratori sono circa la metà, 297, e sono a rischio licenziamento per via della decisione del gruppo di lasciare il nostro paese. Di qui la scelta, politica, di aprire il primo tavolo di crisi ministeriale per i lavoratori di un’azienda bancaria. Un tavolo dove le parti chiedono che gli asset italiani di Hypo Alpe Adria Bank non siano oggetto di spezzatino societario, ma siano ceduti pensando alla salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Recentemente la proprietà ha, infatti, spacchettato gli asset mettendo in vendita solo la rete degli sportelli e il portafoglio mutui. Da notare, però, che un numero importante di persone sono occupate nel ramo leasing.

L’informativa inviata in marzo ai sindacati ai sensi dell’articolo 20 del contratto collettivo nazionale di lavoro prevedeva 157 esuberi da smaltire entro l’anno di cui 122 sulla rete commerciale e 35 nelle strutture di direzione. Adesso la procedura è in scadenza e già dopodomani la banca, in teoria, potrebbe avviare una 223/91, quindi i licenziamenti collettivi. Con l’intervento del Mise però adesso sarà tutto da vedere, i giochi sono aperti. Con il governatore Serracchiani che partecipa personalmente alla vicenda e che ieri con toni molto decisi ha rilevato l’evasività dei rappresentanti dell’azienda rispetto a un’interpretazione quantomeno unilaterale della pronuncia della Commissione europea, e ha sottolineato la non adeguatezza della delegazione aziendale rispetto al livello dell’interlocuzione che si è aperta con il tavolo di ieri. Serracchiani punta l’indice contro gli assenti e dice che «non si possono vendere ad esempio, gli asset di valore e pensare di lasciare gli ammortizzatori sociali a carico delle amministrazioni pubbliche italiane. Bisogna tornare sui livelli di governo europeo e nazionale e trovare una soluzione».

Sul piede di guerra ci sono anche i sindacati, per evitare la prima grande dismissione gestita con una 223. «Ci opporremo con tutti i nostri mezzi a soluzioni socialmente non sostenibili», dice la delegazione Fabi, rappresentata dai segretari nazionali Attilio Granelli e Giuliano Xausa e dal coordinatore di gruppo Guido Fasano. «Sollecitiamo un impegno concreto da parte della proprietà nella salvaguardia dei livelli occupazionali. Chiudere il ramo italiano del gruppo sarebbe un duro colpo per le regioni dove la banca è presente, sia in termini sociali sia in termini di sostegno al tessuto economico dei territori». «Finalmente un’iniziativa che va nella giusta direzione – commenta Mauro Incletolli, segretario nazionale First Cisl -. Siamo convinti che la convocazione dell’azionista austriaco della banca rappresenti un passo importante per la definizione degli attori che si dovranno confrontare per scongiurare i 157 licenziamenti previsti entro il 2016». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei

MESSAGGERO VENETO (TUTTE LE EDIZIONI) mercoledì 25 maggio 2016

Hypo, vertenza subito in salita – Serracchiani contro gli assenti – Dura reazione della presidente al forfait di Schumi: delegazione austriaca inadeguata – Chiesto alla proprietà di vendere tutta la banca, evitando la cessione “spezzatino”

di Maurizio Cescon

UDINE. Vertenza Hypo Bank, è muro contro muro. Non è bastato spostare la trattativa su futuro della banca ed esuberi (157 entro il 2016, dei quali una sessantina in Friuli Venezia Giulia) al tavolo romano del Ministero per lo Sviluppo economico per “ammorbidire” la proprietà austriaca. Anzi la controparte ha perfino elevato la soglia della rigidità, dicendo “nein” praticamente a tutto. E ha pure evitato di mandare all’incontro Florian Schumi, presidente di Hbi- Ag, la società emanazione del Ministero delle Finanze di Vienna che controlla Hypo Bank. Un particolare, questo, che deve aver mandato su tutte le furie la presidente del Fvg Debora Serracchiani, che al termine dell’incontro ha diramato un comunicato dai toni molto duri. E non è andato bene nemmeno il secondo incontro, quello ristretto tra azienda e sindacati (Fabi, Cisl, Cgil e Uil). Questi ultimi avevano chiesto di congelare la vertenza sui licenziamenti di massa e sulla chiusura delle filiali in attesa della conclusione del tavolo ministeriale. Da parte sua la delegazione aziendale (il commercialista bolzanino Unterhauser, il Direttore generale Valfrè e l’avvocato Russo) hanno risposto picche, imponendo al sindacato di trattare subito solo le condizioni per i licenziamenti. Proposta, ovviamente, rimandata al mittente da parte di Fabi, Cisl, Cgil e Uil, senza margini di manovra, almeno per il momento. Insomma una giornata che di buono ha visto solo l’avvio del tavolo a Roma, nulla di più. Al Mise era il “debutto” assoluto per una vertenza che riguarda un istituto di credito. Per il ministero ha partecipato il dottor Giampietro Castano, responsabile dell’unità di crisi, quindi i rappresentanti nazionali e regionali delle sigle sindacali, la presidente del Fvg Serracchiani, rappresentanti di Veneto, Montagner e di Lombardia, Matone. Toni accesi fin dall’avvio della discussione. Il sindacato ha puntato sull’appoggio di governo e Regioni per favorire la vendita di tutta la banca ed evitare uno “spezzatino” che produrrebbe solo effetti negativi, in particolare sull’occupazione Dal canto loro gli austriaci hanno ribadito la necessità di attenersi alle arcinote disposizioni dell’Unione europea del 2013 che prevedono la liquidazione di Hypo entro il 2018. Alla fine si è deciso il prolungamento del tavolo di crisi, con ulteriori confronti nelle prossime settimane. L’azionista della società che controlla Hypo Bank nei prossimi giorni dovrà dunque confrontarsi in modo operativo con il governo italiano. Sarà un confronto formale, attivato in accordo con la presidenza del Consiglio, il Ministero dello Sviluppo economico e tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti, finalizzato a chiarire definitivamente i presupposti normativi su cui si basa l’azione dell’azienda e a creare le condizioni per individuare un percorso che permetta la vendita della banca. Questo in sintesi quanto emerso alla fine della delicata riunione. Aspri i toni della presidente del Friuli Venezia Giulia, che ha rilevato l’evasività dei rappresentanti dell’azienda rispetto a un’interpretazione quantomeno unilaterale della pronuncia della Commissione europea, ha sottolineato la «non adeguatezza della delegazione aziendale rispetto al livello dell’interlocuzione che si è aperta». Indice puntato quindi contro gli assenti che, per molti mesi e nonostante tutta la disponibilità delle più alte istituzioni italiane, si sono negati a qualsiasi ipotesi di dialogo che avesse come obiettivo la vendita della banca. La presidente ha anche rigettato l’interpretazione della risoluzione Ue, sostenendo che esistono soluzioni compatibili con la sua formulazione, in quanto non esclude la vendita «purché a prezzo di mercato». Grave per Serracchiani anche il fatto che sia mancato un qualsiasi input a livello aziendale che andasse in questa direzione, nonostante le aperture politiche. «Oggi – ha dichiarato Serracchiani – non c’è qui chi deciderà della vita di centinaia di persone, questo non è accettabile». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

MESSAGGERO VENETO (TUTTE LE EDIZIONI) mercoledì 25 maggio 2016

I sindacati Respinta al mittente l’ipotesi di accelerare i licenziamenti

UDINE. Una proposta, la delegazione aziendale, l’ha fatta. E cioè quella di trattare da subito le condizioni dei 157 licenziamenti di impiegati e quadri e la dismissione di numerose filiali tra Friuli, Veneto e Lombardia. Punto e basta. E dire che la riunione al Mise si era conclusa con la richiesta di istituzioni e sindacati all’azienda di “congelare” procedura sindacale in corso prevista dal Contratto collettivo nazionale del lavoro per il credito, data l’apertura di un confronto istituzionale che potrebbe condurre a un esito diverso dalla liquidazione. A tavolo chiuso si è appreso da fonti sindacali che la banca non intenderebbe aderire a questa richiesta e che anzi punta a velocizzare le procedure di licenziamento. Insomma buio pesto. Anche perchè nel corso della riunione al Ministero i vertici dell’istituto (non c’era il presidente Schumi) avevano ribadito la nota posizione della Bundesholding Ag, società che detiene la proprietà e che è controllata dal Ministero delle Finanze austriaco, secondo la quale una risoluzione della Commissione europea del settembre 2013 obbligherebbe alla liquidazione della banca, impedendo parallelamente qualsiasi progetto di sua valorizzazione indirizzata alla vendita. Molto contrariati i sindacalisti. Guido Fasano della Fabi ha dichiarato che quella di Hypo sui licenziamenti «è una proposta irricevibile, subito rigettata». La Cisl vede il bicchiere mezzo pieno, se non altro per l’avvio del tavolo a Roma. «Un’iniziativa che va nella giusta direzione – sostiene il segretario nazionale First Cisl Mauro Incletolli. Siamo convinti che la convocazione dell’azionista austriaco della banca rappresenti un passo importante per la definizione degli attori che si dovranno confrontare per scongiurare i 157 licenziamenti previsti». «Non possiamo che condividere – aggiunge il segretario regionale Roberto De Marchi – la posizione espressa dalla presidente Serracchiani, che ha denunciato l’assoluta mancanza di rispetto da parte dei vertici austriaci della banca che non hanno mai manifestato la volontà di confrontarsi per individuare una soluzione condivisa». (m.ce.).

IL PICCOLO mercoledì 25 maggio 2016

Hypo Bank, governo in campo – A rischio 157 posti di lavoro. Serracchiani attacca i vertici austriaci

TRIESTE. Il dossier di una banca approda per la prima volta in Italia al tavolo delle crisi aziendali del ministero dello Sviluppo. La crisi è quella di Hypo Alpe Adria Bank spa, sede in Friuli, controllata al 99,9 dallo stato austriaco attraverso una società di capitali, che ha messo in vendita tutti e 26 gli sportelli italiani (tra Friuli, Veneto e Lombardia) oltre a un pacchetto di mutui ipotecari in bonis del valore di 160 milioni. Preoccupati i sindacati bancari che temono uno spezzatino societario o peggio la chiusura della banca, al termine di una procedura di vendita partita con il piede sbagliato, con un rischio per tutti i 300 addetti italiani e una procedura di licenziamento già avviata per 157 di loro. Preoccupato anche il Governatore del Friuli Venezia Giulia, Debora Seracchiani, che nel corso dell’incontro al ministero, secondo quanto riferisce un sindacalista, ha attaccato senza mezzi termini i vertici austriaci della banca denunciando la mancanza di rispetto per il loro rifiuto a confrontarsi su una soluzione condivisa ed evitare la chiusura di una banca che fino a 3 anni fa impiegava 600 addetti. Nel merito della vertenza il sindacato Fabi dice no allo spezzatino societario di Hypo Bank e chiede di cedere gli asset salvaguardando i posti di lavoro: «Chiudere il ramo italiano del gruppo sarebbe un duro colpo per le regioni dove la banca è presente, sia in termini sociali sia in termini di sostegno al tessuto economico dei territori. Chiediamo, quindi, che gli asset italiani di Hypo Alpe Adria Bank non siano oggetto di spezzatino societario, ma siano venduti in un’ottica di salvaguardia di tutti i posti di lavoro». Finalmente un’iniziativa che va nella giusta direzione», ha detto Mauro Incletolli, segretario First Cisl.

 

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