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UBI, AI NASTRI DI PARTENZA LA TRATTATIVA – SILEONI: “NON SARA’ UNA PASSEGGIATA”

di Redazione

Ubi punta alla semplificazione dell’assetto organizzativo. Il leader della FABI: “Il passaggio da Popolare a Spa di un istituto, fino ad oggi ben amministrato, dev’essere un’opportunità per il gruppo Ubi per diventare una banca di sistema per il Paese”. E sui prepensionamenti nessuno sconto: “Solo volontari”.

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Credito. Inviata ai sindacati la lettera di avvio procedura

Ubi, con Banca Unica 600 tagli entro metà 2017

IL PIANO 2019-2020 L’evoluzione degli organici prevede la riduzione di 2.750 addetti e l’ingresso di 1.100 risorse

Con la lettera di avvio procedura del gruppo Ubi Banca ai sindacati si apre la trattativa per la riduzione netta di 1.650 addetti (2.750 tagli e 1.100 nuovi ingressi) che sono stati annunciati nel piano industriale 2019-2020. Il raggiungimento dei risultati avrà un primo banco di prova nella gestione dei 600 esuberi di Banca Unica da realizzarsi entro la fine del primo semestre del 2017. Il piano del gruppo punta a una semplificazione dell’assetto organizzativo con il passaggio dal modello federale alla Banca Unica, confermando la vocazione territoriale e la semplificazione e ottimizzazione della gestione del credito deteriorato, con l’evoluzione dell’approccio commerciale attraverso il disegno di una nuova strategia sui segmenti di clientela e l’evoluzione del modello distributivo e infine con la conferma dei punti di forza strutturali del gruppo. «Contrariamente alle affermazioni imprudenti di qualche alto dirigente di Ubi, il piano industriale non sarà una passeggiata – dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni -. Il marchio unico, se mal gestito, potrebbe creare problemi di tenuta e di riferimento sia per i lavoratori sia per la clientela. Il passaggio da popolare a Spa di un istituto, fino ad oggi ben amministrato, dev’essere un’opportunità per il gruppo Ubi per diventare una banca di sistema per il Paese». Come si evince dall’elenco dei destinatari del documento c’è un assente, di un certo peso, almeno sul piano nazionale, e cioè la Fisac Cgil. A questo proposito Sileoni, dopo aver posto come condizione imprescindibile per l’avvio della trattativa «la volontarietà dei prepensionamenti», auspica «la ricomposizione unitaria di un tavolo sindacale rappresentato da tutte le organizzazioni». Nel documento si spiega il passaggio dal modello federale alla Banca Unica che dovrà avvenire attraverso la fusione per incorporazione in Ubi Banca delle 7 banche-rete, mentre l’evoluzione del modello distributivo avverrà attraverso una multicanalità integrata, una revisione della presenza sul territorio che porterà alla chiusura di 280 punti vendita in arco di piano, di cui 130 nell’ambito di Banca Unica, e al rafforzamento della rete di banker al servizio dei clienti private. Oltre il 40% della rete di sportelli sarà rinnovato con una forte spinta sul cashless e con un nuovo approccio al cliente. Si arriva così al tema organici che si divide in due capitoli: eccedenze e ricambio generazionale. Il piano prevede la gestione delle risorse liberate anche in una prospettiva di ricambio generazionale. L’obiettivo è contenere i costi, ma anche inserire nuove professionalità a sostegno del cambiamento del modo di fare banca. L’evoluzione degli organici prevede la riduzione di 2.750 unità e l’ingresso di 1.100 risorse con una diminuzione a regime di 1.650 unità complessive a livello di gruppo. Tenendo conto che al 31 dicembre del 2015 il gruppo Ubi contava 17.716 dipendenti, la stima al 2020 è di arrivare a un organico di 16.050. Come? Vi sarà il blocco del turn over: le uscite inerziali sono circa 200 all’anno e quindi di qui alla fine del piano si possono prevedere 800 uscite inerziali che non verranno sostituite. A queste si aggiungano esodi volontari attraverso il Fondo di solidarietà per 1.300 addetti: nel dettaglio 600 uscite sono connesse al progetto Banca Unica, 350 al calo di operatività in filiale, 75 alla chiusura di filiali, 275 all’attivazione di filiali cashless. Agli esodi volontari vanno aggiunte le ulteriori 650 uscite attraverso varie iniziative come le esternalizzazioni, la solidarietà e le riduzioni di orario. A fronte di tutto ciò sono previsti i 1.100 ingressi per portare in azienda nuove professionalità a sostegno del cambiamento del modo di fare banca. La fase uno dovrà gestire 600 esuberi da realizzarsi entro la fine del primo semestre del 2017. Le eccedenze ulteriori, fino alle 1.300 complessive, potranno invece essere temporaneamente gestite usando strumenti diversi. Alle parti il compito di individuarli. C.Cas. © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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