Home Articoli SILEONI: “ECCO CHI PAGA IL CONTO DELLA CRISI DEL SETTORE BANCARIO: I LAVORATORI”

SILEONI: “ECCO CHI PAGA IL CONTO DELLA CRISI DEL SETTORE BANCARIO: I LAVORATORI”

di Redazione

 

————COMUNICATO STAMPA———— 

SILEONI (FABI): 

“ECCO CHI PAGA IL CONTO DELLA CRISI DEL SETTORE BANCARIO:

I LAVORATORI”

 

Analisi (dei 14 principali gruppi bancari e di Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara, Carichieti), approfondimenti e proposte su come uscire dalla crisi.

I 14 gruppi bancari e le 4 banche rappresentano il 92% del settore bancario italiano

“In 3 anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti ad uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi 8.928  sono potenzialmente prepensionabili.

Dal 2009 al 2016 sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio. In particolare nelle 5 maggiori banche italiane recentemente sottoposte a Stress test dell’Eba, Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali”.

Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari.

“Quanto agli organici delle banche italiane, ad oggi risultano composti prevalentemente da lavoratori tra i 46 e i 55 anni, in maggioranza dirigenti e quadri direttivi (vedi tabella allegata). Questa la composizione anagrafica nel dettaglio al 31 dicembre 2014: lo 0,3% ha meno di 21 anni, lo 0,6%, ha tra i 21 e i 25, il 4,5% tra i 26 e i 30, l’11,2% tra i 31 e i 35, il 13,6% tra i 36 e i 40, il 17,1% tra i 41 e i 45, il 18% tra i 46 e i 50, il 18,4% tra i 51 e i 55, il 13,8% tra i 56 e i 60, il 2,7% tra i 61 e i 65, infine gli over 65 rappresentano lo 0,0%.

In 10 anni nei 14 principali gruppi bancari italiani i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i 5 maggiori gruppi creditizi , Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi.

Negli ultimi 7 anni i modelli distributivi sono stati modificati una media di una volta ogni due anni, quindi tre volte in 6 anni, creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio.

Ci riferiamo in particolare alla revisione del modello di sportello, alla creazione di mini-agenzie, all’accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alla direzione generale, alla realizzazione di filiali capogruppo con conseguente riduzione del numero dei direttori di filiale dei principali gruppi bancari, all’ accentramento dell’attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze sull’estero commerciale. Stessa considerazione va fatta per l’autonomia per la concessione di affidamenti e mutui per i direttori di filiali, anche questa rivista un media di una volta ogni tre anni.

Negli ultimi 6 anni il 3,6% dell’attuale popolazione bancaria di 300mila addetti è rappresentato da 10.800 lavoratori che sono stati esternalizzati e conseguentemente sono usciti dall’organico complessivo dei lavoratori delle banche.

Considerando la media anagrafica dei lavoratori bancari, ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità.

Quando il governatore Visco parla di riduzione dei costi noi abbiamo solo uno strumento, il Fondo di Solidarietà, per evitare i licenziamenti, licenziamenti che contrasteremo ferocemente.

Partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel Fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni. La condicio sine qua non è rappresentata da due obiettivi. Il primo: le banche finanziano la Naspi per tutte le categorie di lavoratori, pagando a fondo perduto circa 200 milioni di euro l’anno allo Stato.  Se per tre anni le banche potessero utilizzare questi soldi per finanziare i due anni in più di durata (da 5 a 7 anni) del Fondo esuberi, allungamento dello scivolo già deciso a maggio per decreto dal Governo, il problema sarebbe risolto. La seconda condizione è la seguente: tutti i prepensionamenti dovranno rimanere  su base volontaria, come fino a oggi fatto, con l’adesione del 95% dei lavoratori interessati. Ciò dimostra che mantenendo la volontarietà, la quasi totalità dei lavoratori ha aderito con soddisfazione ai prepensionamenti (all’assegno di sostegno al reddito del fondo esuberi viene normalmente aggiunto un importo concordato in sede aziendale, che permette al lavoratore di andare in prepensionamento volontario con un assegno pari tra l’80% o l’85% dell’ultimo stipendio).

Sul fronte della riduzione dei costi desidereremmo interventi più incisivi sia dal Governatore Visco sia dal Ministro Padoan rispetto alle consulenze milionarie soprattutto in ambito informatico, alle sponsorizzazioni selvagge e inutili come quelle per esempio del raduno delea macchine d’epoca, del finanziamento d’improbabili circoli culturali, del finanziamento di sagre e feste di dubbio valore, di sponsorizzazioni per attività sportive professionistiche che non hanno alcun senso, mentre rappresenta un alto valore sociale sponsorizzare le attività sportive dilettantistiche. I principali gruppi bancari, lodevolmente, finanziano attività di ricerca medica, garantiscono sostegno finanziario alle fondazioni ospedaliere e alle manifestazioni artistiche e culturali. Desidereremmo più incisività da parte del ministro Padoan e del governatore Visco rispetto alla necessità di ridurre gli alti stipendi dei manager, dei consigli d’amministrazione, dei comitati di gestione e di sorveglianza, delle consulenze milionarie, dell’attività del recupero crediti e della cessione dei non performing loans. Attività quest’ultima che crea odiosi interventi sui territori a danno della clientela.

Il 38,5% dei lavoratori bancari cambia mansione molto raramente, una volta ogni 6 anni. Questo produce una stagnazione a danno di una maggiore conoscenza professionale di altri servizi.

Le nostre proposte di un nuovo modello di banca hub le abbiamo già rese  pubbliche: recupero delle attività un tempo svolta dalle banche (come recupero crediti e attività legali), più consulenza in materia fiscale, tecnologica e gestionale, più specializzazione e creazione di nuovi mestieri uscendo così dal tradizionale perimetro del settore bancario e sviluppando le condizioni per mantenere e aumentare livelli occupazionali e ricavi”.

LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE DEI GRUPPI BANCARI

Gruppo Popolare di Vicenza. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha visto uscire volontariamente, grazie ad accordi sindacali, 102 lavoratori, di cui 40 tramite esodi gestiti dal Fondo esuberi e 62 per pensionamento. L’ultimo piano industriale presentato, quello relativo al 2015/20, prevede ulteriori 605 esuberi e i lavoratori potenzialmente prepensionabili sono 575. In 10 anni l’istituto è passato attraverso 7 piani industriali (vedi tabella analitica allegata).

Gruppo Cariparma. In tre anni il Gruppo ha prepensionato attraverso il Fondo esuberi 439 lavoratori e ne ha collocati in pensione 16. L’ultimo piano industriale 2016/19 prevede 300 uscite. In 10 anni il gruppo è passato attraverso 3 piani industriali.

Gruppo Carige. Dal 2013 al 2016 dal Gruppo sono usciti volontariamente, grazie ad accordi sindacali, 325 dipendenti, 293 di questi sono stati prepensionati, mentre i restanti 32 sono stati collocati in pensione. L’ultimo piano industriale presentato, relativo al 2019-20, individua ulteriori 351 eccedenze. In 10 anni il Gruppo ha varato 3 piani industriali.

Gruppo Mps. In tre anni, dopo lo scandalo dei derivati, sono stati prepensionati 4500 lavoratori, 1000 esternalizzati e altri 500 collocati in pensione e sono state previste 636.000 giornate di solidarietà. Le prossime uscite, come da piano industriale 2013/17, sono 2516 da realizzarsi entro il 2017 attraverso il Fondo di solidarietà. In 10 anni il Gruppo è passato attraverso 4 piani industriali.

Gruppo Veneto banca. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha prepensionato 118 lavoratori attraverso il fondo esuberi e previsto 35mila giornate di solidarietà. La riduzione dei costi è stata confermata anche nell’ultimo piano industriale 2015/20, che ha individuato ulteriori 180 esuberi e stabilito 103mila giornate di solidarietà. In 10 anni il Gruppo ha presentato 4 piani industriali.

Unicredit. In tre anni dal Gruppo è stata prevista l’uscita volontaria di 4.100 lavoratori, di cui 3325 andati in esodo e 775 in pensione. Il piano industriale 2015-18 ha individuato ulteriori 6.135 eccedenze di personale e i lavoratori potenzialmente prepensionabili sono 2.100. I piani industriali negli ultimi 10 anni sono stati 5.

Intesa Sanpaolo. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha prepensionato 3.540 lavoratori e ne ha pensionati altri 987. Le prossime uscite, come da piano industriale 2014/20, ammontano a 1.018 unità e i lavoratori potenzialmente prepensionabili sono 332. In 10 anni il Gruppo è passato attraverso 3 piani industriali.

Gruppo Bper. Dal 2013 al 2016 dal Gruppo sono usciti volontariamente, grazie ad accordi sindacali,536 lavoratori, di cui 292 attraverso esodi gestiti dal Fondo di Solidarietà, 244 tramite pensionamento. Il piano industriale 2015-17 prevede ulteriori 585 esuberi, di cui 316 potenzialmente gestibili attraverso il Fondo di Solidarietà. Il gruppo negli ultimi 10 anni ha presentato 3 piani industriali.

Bnl.  Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha prepensionato 554 lavoratori e ne ha collocati in pensione altri 533. Le prossime uscite previste dal piano industriale 2014-16 ammontano a 527 e i lavoratori potenzialmente prepensionabili attraverso il fondo esuberi sono 160. Negli ultimi 10 anni il gruppo ha presentato 6 piani industriali. 

Banco Popolare. In tre anni dal Gruppo è stata prevista l’uscita volontaria di 1.005 dipendenti, di cui 777 prepensionati e 228 collocati in pensione. Il piano industriale 2014/17 prevede ulteriori 400 esuberi, con 324 lavoratori potenzialmente prepensionabili. Negi ultimi 10 anni il Gruppo è passato attraverso 5 piani industriali.

Gruppo Bpm. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha prepensionato e collocato in pensione rispettivamente 293 e 15 lavoratori. Il piano industriali d’integrazione col Banco Popolare, deliberato la scorsa primavera, individua ulteriori 605 esuberi e i lavoratori prepensionabili sono 585. In 10 anni la banca ha presentato 2 piani industriali.

Gruppo Ubi. In tre anni dal Gruppo è stata prevista l’uscita di 1860 lavoratori, di cui 1.670 attraverso prepensionamenti volontari e incentivati  e 190 attraverso pensionamenti. Il piano industriale 2017/20 prevede ulteriori 2.750 uscite, con circa 1.420 lavoratori potenzialmente prepensionabili attraverso il Fondo esuberi. I piani industriali presentati negli ultimi 10 anni sono stati 3.

Credito Valtellinese. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha prepensionato e collocato in pensione rispettivamente 210 e 21 lavoratori. I piani industriali presentati negli ultimi 10 anni sono stati 6.

Banca Marche. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha previsto 354 prepensionamenti volontari e incentivati e 104 pensionamenti. Attualmente la Nuova Banca Marche, nata con il Decreto salva banche, ha un bacino di 210 lavoratori prepensionabili a 5 anni e di 320 a 7 anni. 

Banca Etruria. In tre anni dal Gruppo è stata prevista l’uscita di 213 lavoratori, di cui 207 prepensionabili e 6 da collocare in pensione. Il piano industriale 2014-18 ha deliberato ulteriori 163 uscite. Negli ultimi 10 anni la banca ha presentato 3 piani industriali.

Cariferrara. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha previsto 294 uscite e 50.400 giornate di solidarietà. Le uscite previste dal piano industriale 2015-17 sono 39.

Carichieti. In tre anni dal Gruppo è stata prevista l’uscita di 29 lavoratori, di cui 19 attraverso Fondo esuberi e 10 tramite pensionamenti. Le prossime uscite previste dal piano industriale 2016-18 ammontano a 20 e sono state deliberate 134.015 giornate di solidarietà. I piani industriali presentati negli ultimi 10 anni sono stati 2.

Banca Popolare di Bari. Dal 2013 al 2016 il Gruppo ha previsto 136 prepensionamenti volontari e incentivati e 15 pensionamenti. Il bacino di lavoratori potenzialmente prepensionabili ammonta a 70 unità.

N.B. I DATI RIPORTATI SONO CONSULTABILI NELLE ALLEGATE TABELLE

TABELLA_ FASCIA_ETA_LAVORATORI

TOTALE_SPORTELLI_BANCARI_IN_ITALIA

ORGANICI_BANCHE

 

 

You may also like

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.