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QUATTRO GOOD BANK, SILEONI “SOLUZIONE ITALIANA E A BREVE TERMINE, MA NO AI LICENZIAMENTI”

di Redazione

Si avvicina la scadenza per la vendita ma i nodi da sciogliere sono ancora molti. E su un’eventuale acquisizione che pregiudichi posti di lavoro la FABI dichiara: “Nessuna macelleria sociale”. Le dichiarazioni del Segretario generale sui quotidiani di oggi.

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Corriere della Sera, 01/09/2016

La Lente – La vendita delle good bank e l’allarme Fabi sugli esuberi

Massaro Fabrizio

«L’idea di mettere in liquidazione le 4 banche rappresenta il fallimento della politica governativa nel settore bancario». È Lando Sileoni, segretario Fabi, il maggiore sindacato dei bancari, a rompere il tabù evocando lo spettro della chiusura tout court di Banca Etruria, CariFerrara, Banca Marche, CariChieti. Lo fa per escluderlo dall’orizzonte, mentre ancora si attendono offerte dagli otto soggetti potenzialmente interessati a rilevare gli istituti salvati a novembre con il «bail in». «Soluzione italiana e a breve termine» ma senza «macelleria sociale» è ciò che chiede la Fabi. Oggi sono 5.512 i dipendenti delle quattro banche, quasi 800 in meno dal 2013. Ma per chi vuole comprare sono ancora troppi, forse il doppio di quanti ne servirebbero specialmente in banche che da anni ormai non spingono sul business e che hanno molti crediti incagliati che potrebbero in realtà essere sofferenze. Gli esuberi sono forse il tema più spinoso per i soggetti interessati com Bper o Popolare di Bari (che pure ancora non hanno avanzato offerte): si dice che i due istituti si farebbero carico l’una di Banca Marche e Banca Etruria, l’altra di CariChieti, solo con maggiori tagli al personale (anche con aiuti del governo). Altrimenti potrebbero accettare un accomodamento sui dipendenti solo dopo una attenta verifica degli incagli, per capire che cosa davvero si portano in casa. E quindi solo dietro uno sconto adeguato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Messaggero 01/09/2016

Good bank, nodo garanzie sui crediti – r.dim.

ROMA Nel negoziato sulle good bank c’è una trattativa serrata relativamente alle garanzie sulle nuove sofferenze maturate e le inadempienze probabili (unlikely to pay) oltre che sul personale. E all’esito di questi negoziati sono legate le offerte in arrivo da parte delle banche italiane. Ecco perchè il termine di martedì 30 agosto, posto dall’Autorità di risoluzione assistita da SocGen e dallo studio Chiomenti di concerto con Roberto Nicastro, presidente dei quattro istituti sani, sarebbe stato mantenuto aperto almeno fino a lunedì 5 settembre. Oggetto del contendere sono i circa 800 milioni di nuove sofferenze, maturate dal 23 novembre scorso a oggi e divenute tali a seguito del deteriorarsi di alcuni crediti e circa 3 miliardi di posizioni incagliate. Questi ultimi sono crediti di clienti che entrano in una temporanea difficoltà finanziaria nel far fronte agli impegni. Sono aperti vari tavoli di discussione nei quali sono coinvolti almeno quattro primari studi legali italiani per conto di altrettante controparti. In corsa per acquistare le quattro banche nate il 22 novembre 2015 a seguito del processo di risoluzione, che ha comportato lo scorporo in una bad bank (Rev) di 9,5 miliardi di sofferenze lorde, ci sarebbero, oltre ai fondi internazionali Lone Star e Apollo che avrebbero riformulato per Carife, Banca Marche, Etruria e Cassa di Chieti più o meno le stesse offerte condizionate, respinte dal venditore ai primi di agosto, anche alcuni istituti italiani: Bper, Bnl e Popolare di Bari, mentre più defilati sarebbero Ubi e Cariparma. Queste cinque banche avrebbero partecipato alla data room virtuale. In tutto quindi i finalisti sarebbero sette visto che anche la compagnia panamense Barents interessata a Bap, assicurazione di Banca Etruria sarebbe fredda. I pretendenti però, subordinano le loro offerte all’ottenimento di precise garanzie. Su quelle occupazionali ci sarebbero pochi margini di manovra. Sembra che Bper consideri su Etruria e Marche 800 dipendenti di troppo rispetto agli esuberi noti. «Auspichiamo una soluzione italiana e a breve termine per Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti», ha detto Lando Sileoni, leader della Fabi, il sindacato in maggioranza nelle banche, «non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale. I lavoratori hanno già pagato in termini di prepensionamenti e giornate di solidarietà. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico del personale tramite licenziamenti». Marche ha 3 mila dipendenti, Etruria 1.500, Ferrara 900, Chieti 600. Non potendo spuntare garanzie sui dipendenti, si cerca dal Fondo di risoluzione manleve sui crediti deteriorati e in funzione di queste, calibrare le offerte. Sembra che la proposta lorda di Bper e Bnl per Marche e Etruria si aggiri sui 330 milioni, mentre Bari potrebbe mettere sul piatto una cinquantina di milioni per Chieti. Se Ubi dovesse tirarsi fuori su Ferrara, quest’ultima potrebbe alla fine essere salvata dal Fondo volontario. Gli avvocati di Bper e Bnl soprattutto (ma anche di Lone Star e Apollo) vorrebbero ottenere il paracadute sulle perdite potenziali relative a sofferenze e incagli. Degli 800 milioni di nuovi npl maturati, circa 2/3 sarebbero garantiti con un livello di copertura media del 60%. Nei libri di Etruria e Marche ci sarebbero circa 500 milioni. Considerato che il valore medio di mercato delle sofferenze, alla luce del benchmark di Mps, si aggira sul 30%, ci sarebbe da fare un ulteriore 10% di rettifiche (50 milioni). Sugli incagli (2,8 miliardi quelli in pancia ai due istituti maggiori) ci sarebbero coperture per il 25% da alzare almeno al 40% (420 milioni). Il negoziato tra acquirenti e venditore riguarda su quante sofferenze e incagli ottenere garanzie e la loro durata. La proposta di Chiomenti sarebbe di garantirne circa metà per circa tre anni, atteso che i tempi medi di recupero sono circa sei: al termine del periodo garantito, ci sarebbe l’impegno di adoperarsi per ottenere il rimborso. E’ evidente però, che il rilascio di una garanzia va a decurtare il prezzo. La vendita dovrà perfezionarsi entro il 30 settembre come chiede la Ue. r. dim.

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Messaggero Veneto 01/09/2016

 Cariparma rinuncia alla Good Bank – …

UDINE Good bank, e scende in campo il sindacato che sollecita «una soluzione italiana e a breve termine per Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti» ribadendo che «non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale». Lo ha dichiarato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari. «I lavoratori delle quattro banche – prosegue il sindacalista – hanno già pagato in termini di prepensionamenti e giornate di solidarietà. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico del personale tramite licenziamenti. L’idea di mettere in liquidazione le quattro banche rappresenta il fallimento della politica governativa nel settore bancario». Da qui la richiesta di «una soluzione» e di «attenzione concreta del governo sul problema». E anche per «Veneto banca e Popolare di Vicenza – ribadisce Sileoni – è impensabile un ulteriore taglio di posti di lavoro attraverso i licenziamenti». L’intervento del sindacato segue le news sullo stato delle trattative per i quattro istituti sorti dalle ceneri delle relative banche, ormai alle battute finali. Una gara all’acquisto da cui pare si siano defilati in molti, tra cui Crédit Agricole con Cariparma (che controlla FriulAdria), e che dovrà chiudersi velocemente pena una procedura di infrazione europea. Infine occhi puntati oggi anche su Veneto Banca per la riunione del consiglio di amministrazione che dovrebbe licenziare i conti della semestrale e affrontare il tema della cessione delle sofferenze.

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MF-Milano Finanza 01/09/2016

Sileoni (Fabi): soluzione italiana – …

Auspichiamo una soluzione italiana e a breve termine per Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti e ribadiamo che non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale. I lavoratori delle quattro banche hanno già pagato in termini di prepensionamenti e giornate di solidarietà. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico del personale tramite licenziamenti». Lo ha detto Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari. «Invitiamo poi il presidente Roberto Nicastro, che fino a oggi ha ben operato, a imprimere forti segnali di cambiamento in quelle banche, come banca Marche, dove ai vertici operano ancora personaggi legati alla vecchia gestione», prosegue Sileoni.

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Nazione Arezzo 01/09/2016

«Nuova Bpel, stop a ogni macelleria sociale» –

ANCORA in fase di stallo l’operazione di acquisto delle quattro good banks anche se il termine per l’offerta non vincolante è stata spostata a domani. E in prima fila, secondo le indiscrezioni che filtrano da ambienti economici, rimane la Banca Popolare dell’Emilia Romagna anche se dal cda di martedì scorso nulla di concreto è venuto fuori. Alla finestra ci sarebbero ancora i fondi americani e alla fine potrebbe spuntare pure una sorpresa legata a Bnp Paribas. Intanto però va registrata la dura presa di posizione di Lando Maria Sileoni, segretario nazionale della Fabi, il principale sindacato bancario: «Auspichiamo una soluzione italiana e a breve termine – dice Sileoni – ma ribadiamo che non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale». La preoccupazione riguarda le eventuali ristrutturazioni di personale che potrebbero seguire all’acquisto e proprio questa, sarebbe ad esempio una dei principali timori da parte di Bper prima di spiccare l’affondo decisivo. «I lavoratori delle quattro banche – insiste Sileoni – hanno già pagato in termini di prepensionamenti e giornate di solidarietà. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico del personale tramite licenziamenti. L’idea di mettere in liquidazione le quattro banche rappresenta il fallimento della politica governativa nel settore bancario. Auspichiamo, quindi, una soluzione italiana per i quattro istituti e l’attenzione concreta del governo sul problema». Quanto all’altro versante, quello dei risarcimenti agli obbligazionisti, l’associazione Vittime del Salva-Banche «si rende disponibile ad assistere gratuitamente nelle procedure di richieste di rimborso per le obbligazioni subordinate, tutte le vittime colpite prima dall’azzeramento dei propri risparmi e, poi, dal terremoto». SINDACATO Lando Maria Sileoni, segretario nazionale della Fabi, in difesa dei dipendenti delle good banks ***

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Nuova Ferrara 01/09/2016

«Banche in vendita, no a licenziamenti» –

Ancora un paio di giorni prima di far calare (definitivamente?) il sipario sulla raccolta di offerte vincolanti per l’acquisto di Nuova Carife e delle altre banche “risolte”, e sale la preoccupazione dei sindacati. «Auspichiamo una soluzione italiana e a breve termine per Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti, e ribadiamo che non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale – è la presa di posizione di Lando Maria Sileoni, segretario generale degli autonomi Fabi – I lavoratori delle quattro banche hanno già pagato in termini di prepensionamenti e giornate di solidarietà. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico del personale tramite licenziamenti». Uno dei nodi al vaglio degli acquirenti, sta emergendo in queste ore, è proprio quello dei potenziali esuberi, così come il tema degli incagli in pancia ai quattro istituti che potrebbero trasformarsi in crediti inesigibili. «L’idea di mettere in liquidazione le quattro banche – incalza Sileoni – rappresenta il fallimento della politica governativa nel settore bancario. Auspichiamo, quindi, una soluzione italiana per i quattro istituti e l’attenzione concreta del governo sul problema». Per quanto riguarda Carife siamo fermi alle indiscrezioni di un possibile interessamento di Ubi, peraltro mai confermato a livello ufficiale, e alle ipotesi di un eventuale intervento di salvataggio-bis da parte del Fondo interbancario o del Fondo Atlante. La Fabi ce l’ha anche con la governance di qualche new bank «Invitiamo poi il presidente Roberto Nicastro, che fino ad oggi ha ben operato, a imprimere forti segnali di cambiamento in quelle banche, come Banca Marche, dove ai vertici operano ancora personaggi legati alla vecchia gestione».

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Corriere di Arezzo 01/09/2016

Banca, Faltoni: “Con la vendita nessuno pensi a facili scorciatoie” – …

AREZZO “Con piacere leggiamo di rinnovato interesse, oltre che dei due fondi americani, anche di banche italiane e straniere per l’acquisto di Nuova Banca Etruria, di Banca Manche, CariFerrara e CariChieti, e siamo in attesa di conoscere il totale delle offerte vincolanti che dovrebbero arrivare entro pochi giorni, di conoscere chi vuole comprare chi, a che prezzo e, soprattutto, a quali condizioni”. Così Fabio Faltoni, dipendente e sindacalista in Nuova Banca dell’Etruria e segretario provinciale di Arezzo della Fabi. In attesa dell’incontro con il presidente Nicastro, dice Faltoni “vogliamo però mettere l’attenzione su qualcosa che trapela qua e là, quasi si trattasse di un aspetto minore: e cioè che uno dei problemi per la vendita delle quattro banche, se non il problema, potrebbe essere quello degli esuberi di personale”. Ribadisce Faltoni: “Che nessuno pensi che l’impegno a prendersi le good-bank dia a qualcuno il diritto a fare scempio del personale; non accetteremo danni collaterali, né facili scorciatoie. Se viene dimostrato, carte alla mano, che i piani industriali dei nuovi proprietari prevedono esuberi, questi potranno, anzi, dovranno, essere gestiti come stiamo facendo nel settore bancario da oltre un quindicennio, e cioè con quegli strumenti messi a disposizione dal nostro Contratto Nazionale e dal Fondo Esuberi volontario, un mezzo questo che ha permesso l’uscita concordata in tutta Italia di decine di migliaia di lavoratori -e prosegue il segretario della Fabi – nessuno potrà infatti convincerci che l’acquisizione di Nuova Banca Etruria sia, dal lato della forza lavoro, più complessa della nascita” di altri giganti del mondo bancario italiano. Tornando a BancaEtruria, in quanto a sacrifici, dice Faltoni, “i dipendenti hanno già dato, come si suol dire, basti ricordare la mole delle giornate di solidarietà, una specie di cassa integrazione dei bancari. Quindi: difesa dei posti di lavoro, garanzie sulla mobilità e tutela delle notevoli professionalità, per il resto, e come sempre, massima collaborazione per trovare la migliore uscita da questa situazione, una situazione dove anche i dipendenti sono le vittime incolpevoli”, ribadisce il segretario provinciale del sindacato Fabi, Fabio Faltoni.

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Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 01/09/2016

Bpvi dovrà rimborsare 200 mila euro a un cliente

PADOVA Scatta una condanna per la Popolare di Vicenza, che dovrà risarcire 200.000 euro a un suo cliente. La decisione in primo grado è arrivata in sede civile dal giudice del Tribunale di Prato, che ha condannato la popolare vicentina a risarcire una società immobiliare di circa 200mila euro più le spese legali. Ora alla banca vicentina spetta il ricorso. La vicenda, resa nota dal Tirreno, (quotidiano del nostro gruppo) si riferisce a un episodio accaduto nel 2006 quando l’istituto era ancora Cassa di Risparmio di Prato (poi annessa a Bpvi). La vicenda si riferisce ad un contenzioso relativo alla sottoscrizione di un Irs “Interest Rate Swap” ovvero un derivato che avrebbe dovuto assolvere alla funzione di copertura del rischio della variazione dei tassi di un contratto di mutuo. Qui la banca, nel corso del tempo, aveva addebitato circa 140.000 euro a titolo di differenziali periodici negativi nonché lo stesso derivato era viziato da una commissione occulta pari a circa 60.000 euro. Il tribunale ha nominato la perizia tecnica, che ha confermato le risultanze contabili della società immobiliare. Sono risultati illegittimi l’applicazione dei differenziali negativi e la corresponsione del costo occulto. E quindi la somma va restituita integralmente. Intanto lunedì si attende il cda della Popolare di Vicenza, con l’approvazione della semestrale. Sul fronte Veneto Banca è in programma oggi a Montebelluna un nuovo consiglio di amministrazione, guidato da Beniamino Anselmi. I punti all’ordine del giorno sono di ordinaria amministrazione, non c’è dunque l’approvazione della semestrale. Prosegue invece la redazione del piano industriale della banca controllata dal Fondo Atlante, che sta valutando le performance di tutte le controllate del gruppo e il suo riordino. Una volta realizzato il piano dovrà essere approvato dalla Bce, prima della sua diffusione. Intanto i sindacati dei bancari si fanno sentire sul fronte delle quattro banche salvate dal governo con decreto a fino 2015. «Auspichiamo una soluzione italiana e a breve termine per Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti e ribadiamo che non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale. I lavoratori delle quattro banche hanno già pagato in termini di prepensionamenti. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico con i licenziamenti». E’ questa la posizione espressa da Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari. Per le quattro banche, in risoluzione dal 22 novembre 2015, il processo di vendita dovrebbe chiudersi entro la fine del mese, come da accordi con la Ue, e si attendono entro venerdì le nuove offerte vincolanti, dopo che la prima tornata della gara è stata di fatto annullata. A farsi avanti in prima battuta erano stati fondi esteri di private equitiy che avevano però messo sul piatto risorse giudicate insufficienti. Tra i nuovi interessati ci sarebbero anche istituti italiani (da Bper a Ubi alla Popolare di Bari). Uno dei nodi al vaglio dei potenziali acquirenti sarebbe quello dei potenziali esuberi, così come il tema degli incagli in pancia ai 4 istituti che potrebbero trasformarsi in crediti inesigibili. Nicola Brillo

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