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“DIMEZZARE I BANCARI”: ALZATA DI SCUDI DEI SINDACATI, RENZI SMENTISCE?

di Redazione

Ieri tam-tam mediatico dopo le dichiarazioni a Cernobbio del Presidente del Consiglio sugli esuberi nel settore bancario. Sindacati subito all’attacco e Palazzo Chigi che fa dietro front. Tutto quello che è successo sulla stampa di oggi. 

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Avvenire, domenica 4 settembre 2016

Renzi evoca esuberi Rivolta dei bancari «Sciopero generale» – Bancari infuriati: Renzi ci chiami – Saccò Pietro- 

Solo i pochi ammessi al dibattito a porte chiuse del Forum Ambrosetti di Cernobbio sanno che cosa ha detto esattamente Matteo Renzi sui bancari. Quello che è chiaro è che il presidente del Consiglio ha fatto un’analisi del futuro del settore bancario corredandola con previsioni brutali sulle prospettive occupazionali: nel giro di dieci anni, ha detto, si passerà dai circa 300mila bancari di oggi a 150-200mila, quindi i manager del credito faranno bene a organizzarsi per essere pronti allo sconvolgimento del loro settore. Tra l’altro, ha aggiunto Renzi, anche sua moglie oggi fa i bonifici con lo smartphone … Non sono certo concetti nuovi, ma basta questo a esasperare i sindacati degli impiegati delle banche, una categoria professionale che dopo decenni di relativa tranquillità (quando il posto del bancario era solido e tranquillo quasi come quello di un dipendente pubblico) sta attraversando un momento difficile. Secondo i calcoli della Fabi, il principale sindacato del settore, tra l’inizio del 2013 e il marzo di quest’anno le banche italiane hanno tagliato 12mila dipendenti, e altri 16mila usciranno entro il 2020. Certo, i numeri fatti da Renzi sono ancora più pesanti. Troppo per i sindacati, che si sono infuriati e ora minacciano lo sciopero generale. «L’affermazione del Presidente del Consiglio Renzi circa la necessità di ridurre, in 10 anni, di 150mila i lavoratori bancari (15.000 all’anno supponiamo), il numero degli addetti nel settore creditizio, merita una sola risposta Sciopero Generale!!!. Il Premier prima di fare queste dichiarazioni, che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare le Parti Sociali, fare valutazioni di opportunità» hanno scritto in una nota unitaria i segretari di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unisin. «Il piatto è colmo – aggiungono i sindacalisti -. Non si può più accettare che un Presidente del Consiglio si ostini sistematicamente a stimolare tagli di personale per accreditarsi quei poteri forti che lo hanno sostenuto». Le sigle chiedono un incontro per discutere con l’Abi e il governo del futuro del settore. L’associazione delle banche ci sta, è pronta a «lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese di continuare sempre più a operare per il bene comune» ha risposto Eliano Omar Lodesani, responsabile del lavoro per l’Abi. Il governo ha cercato di ridimensionare il caso: da Palazzo Chigi hanno spiegato informalmente che non esiste l’obiettivo di dimezzare i bancari, anzi, il governo è preoccupato per gli eventuali esuberi. «Mica li dimezza Renzi i dipendenti, lui ha detto fra 10 anni l’occupazione del settore bancario sarà inferiore. Ma mica l’ha inventato lui, aumenta l’online si riducono le agenzie, cambia la qualità e la quantità del lavoro. Non ho visto nelle parole di Renzi né una minaccia né una disattenzione, l’ho vista anzi come una consapevolezza» ha spiegato Giancarlo Abete, presidente di Bnl, uno che all’incontro di Cernobbio c’era. L’ipotesi di un dimezzamento dei dipendenti «mi sembra molto forte, non è il nostro caso» ha aggiunto Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, aggiungendo che non per forza lo sviluppo tecnologico implica un taglio del personale: «C’è spazio per far svolgere nuove funzioni, per dare ai clienti nuovi servizi che richiedono anche maggiore professionalità dai nostri dipendenti». Al di là dello scontro tra il capo del governo e i sindacati, la “valanga tecnologica” sta colpendo il settore bancario in tutt’Europa. Secondo le rilevazioni della Bce tra il 2008 e il 2015 l’occupazione del settore si è ridotta da 3,2 a 2,9 milioni di dipendenti. Nel frattempo le filiali sono diminuite da223 a 188nmila. In Italia le filiali sono scese in cinque anni da 33.561 a 30.475, ma il nostro paese ha ancora più di 50 sportelli ogni 100mila abitanti, contro i 41 della Germania e i 37,1 della media europea. Francia e Spagna hanno però più filiali di noi: rispettivamente 56,1 e 66,9 ogni centomila abitanti. Segno che un modello di banca diffusa sul territorio, comunque, non è certo una caratteristica solo nostra. IL SONDAGGIO Manager e banchieri scettici sul rilancio di Mps II 65% non sottoscriverebbe l’aumento di capitale L’aumento di capitale di Mps non trova il consenso della maggioranza dei manager, imprenditori e banchieri interpellati dall’Ansa con un sondaggio realizzato durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio. Il 65% dei 33 intervistati ha risposto no alla domanda: “Lei sottoscriverebbe l’aumento di capitale di Mps?”. Tra questi, solo il 20% parteciperebbe alla ricapitalizzazione della banca senese, mentre il 15% ha preferito non esprimersi. Scettico, in particolare, Corrado Passera, che aveva presentato una sua proposta per Mps nell’ultimo giorno utile: II futuro di Montepaschi è molto importante per Italia. Se uscirà dai suoi problemi si alleggerirà la pressione sull’intero sistema creditizio del Paese, ma se i problemi emersi non verranno risolti in tempi brevi, l’effetto sul nostro Paese potrebbe essere purtroppo molto grave”.

Brescia Oggi, domenica 4 settembre 2016

Banche, allarme per 150mila esuberi

 

CREDITO. Dopo le parole del premier a Cernobbio, sindacati sul piede di guerra. Palazzo Chigi: nessuna ipotesi di dimezzare i lavoratori del settore Banche, allarme per 150mila esuberi «Pronti allo sciopero generale in difesa dell’occupazione» Anche l’Abi chiede l’apertura di una trattativa sulla questione ROMA Le banche sono la «spina nel fianco» del governo Renzi, e venerdì il premier ha occupato su questo tema larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti dando anche, secondo alcune indiscrezioni, una serie di numeri sugli esuberi nel settore. Numeri che hanno messo sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi per precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari, come si legge in alcune ricostruzioni. Ma sul tema Renzi a Cernobbio non aveva usato perifrasi e nel suo intervento aveva sostenuto: «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo». Poi, a porte chiuse, aveva invitato a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il governo ieri è stato costretto a precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i Consigli di amministrazione pleonastici e le poltrone dei consigli, oltre al ruolo della politica dentro le banche, e alle «superconsulenze». Viceversa, precisa Palazzo Chigi nessuno vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e il timore per l’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche quello bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo. Ma i sindacati sono in subbuglio e minacciano che se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, come spiega Omar Lodesani presidente degli affari sindacali dell’associazione, «è pronta a sedersi immediatamente a un tavolo con governo e organizzazioni sindacali per arti-vare a un nuovo patto sociale del settore». SINDACATI ALL’ATTACCO. Ma Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è molto preoccupato e sottolinea: «Le dichiarazioni del premier stimolano i banchieri a licenziare e ciò significa 15 mila lavoratori all’anno in meno. Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale e questo a me dispiace». Sileoni fornisce anche una serie di cifre sull’occupazione nel settore e ricorda: «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila. Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni e contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». Sileoni aggiunge poi che la trattativa in corso nel settore con Abi e governo contiene anche una serie di proposte su cui ragionare e ricorda: «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni per risolvere il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà».

 

Centro, domenica  4 settembre 2016

Bancari in rivolta. Il governo precisa: «Non li cacciamo»

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà»

Città, domenica 4 settembre 2016

Bancari in rivolta. Il governo precisa “Non li cacciamo”

 

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavo- ratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà». Molto sopra la media europea, ma ampiamente sotto Francia e soprattutto Spagna. È il quadro della diffusione degli sportelli bancari per abitante in Italia, come emerge dagli ultimi dati disponibili della Bce elaborati dall’Ansa. Sia il numero degli sportelli che quello dei dipendenti mostra una consistente flessione in tutti i Paesi europei: le filiali in Europa sono calate da 223.136 unità nel 2011 a 188.109 del 2015 (ultimi dati disponibili), mentre i dipendenti sono calati da oltre tre milioni (3.092.763) a 2,86 milioni. Dall’analisi dei dati emerge comunque che l’Italia, nonostante il consistente calo degli ultimi anni (che ha fatto passare da 33.561a 30.475 il numero delle filiali in 5 anni), ha ancora più di 50 sportelli ogni 100.000 abitanti, contro i 41 della Germania, i 23 della Grecia e la media Ue di 37,1. Particolare il caso della Gran Bretagna, che ha 16,6 filiali per ogni 10.000 abitanti, ma con un numero di dipendenti inferiore solo a Francia e Germania, a testimonianza che le filiali sono poche ma di grandi dimensioni.

Corriere della Sera, domenica 4 settembre 2016

Banche, sindacati sul piede di guerra Palazzo Chigi frena sugli esuberi – Pica Paola

 

Ventiquattr’ore dopo le parole di Matteo Renzi sugli esuberi nelle banche, tocca all’entourage del premier tentare di raffreddare le polemiche e rassicurare i sindacati del credito pronti allo sciopero generale. L’unica risposta, avvertono le sigle in una nota unitaria, all’ipotesi formulata al Forum Ambrosetti dal capo del governo che vede il dimezzamento dell’occupazione nei prossimi dieci anni, un orizzonte nel quale gli addetti dell’industria bancaria potrebbero ridursi a 150 mila unità dalle attuali 300 mila. Un taglio choc, è la preoccupazione generale, prodotto dall’innovazione tecnologica che, è il racconto di Renzi nel seminario a porte chiuse, «per esempio porta mia moglie a svolgere tutte le operazioni bancarie dal suo smartphone anziché in filiale». Il nervo è a dir poco scoperto e le affermazioni del premier costringono un po’ tutti a reagire. Nell’ordine: i banchieri a Cernobbio invitano a riflettere sul «cambio del modello di business», i sindacati a Roma minacciano lo scontro frontale, l’Abi chiama le controparti al confronto. Filtra, tardivo, il messaggio da Palazzo Chigi: il governo si pone «l’obiettivo di ridurre i pleonastici consigli di amministrazione e il numero di poltrone, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze». È più esplicito il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: è «del tutto infondato che il governo pensi ad un piano decennale di dimezzamento del personale delle banche. Per quanto ci riguarda la riorganizzazione del settore deve partire dalla semplificazione degli organi dirigenti. Se vi saranno altre conseguenze il governo le seguirà con attenzione per e vitare conseguenze negative sui lavoratori». Ma per i sindacati, il premier «con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati, ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche. Ma chi pagherà i costi sociali? Con quali soldi?». Per il leader della Fabi Lando Silleoni «Renzi è stato m al consigliato. Dentro l’ Abi c ’è una componente che sta spingendo per i licenziamenti e non si tratta di esponenti di banche italiane ma estere». Non si sente chiamata in causa Alessandra Perrazzelli, country manager di Barclays che ha appena ceduto la parte retail italiana a Mediobanca, come effetto di un piano europeo che vede la concentrazione in alcuni Paesi nelle sole attività di investimenti e corporale banking. «Anziché cercare colombe e falchi nell’Abi, è necessario trovare insieme ai sindacati una definizione del nuovo modello di banca». Luigi Abete, presidente di Bnl (Bnp Paribas) legge nelle parole di Renzi «una consapevolezza : non ci riduciamo tra dieci anni a discutere di queste cose». Gian Maria Gros-Piero, presidente di Intesa Sanpaolo, ricorda che, nella prima banca italiana, tra le prime in Europa, «il tema esuberi non si pone. E forse è interessante sapere perché: il processo di aggregazione e razionalizzazione è già alle nostre spalle e investiamo molto nella formazione e riqualificazione dei nostri collaboratori» . Eliano Omar Lodesani, per conto dell’ Abi, avanza la proposta di «fondare un nuovo patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese di continuare sempre più a operare per il bene comune». Paola Pica ©

Eco di Bergamo, domenica 4 settembre 2016

Esuberi bancari I sindacati sul piede di guerra Lo scontro.«Siamo pronti a uno sciopero generale» Gli istituti di credito: subito un tavolo con le parti Ma l’esecutivo fa marcia indietro: «Premier frainteso»

CERNOBBIO (COMO) Le banche sono la spina nel fianco del governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi (l’Associazione di categoria, ndr) a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. “Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo” aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150000 esuberi in dieci anni, creando scompiglio.

I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà».

Le banche italiane comunque sembrano piuttosto in ritardo nell’uso di tecnologie come l’Internet banking. Solo poco più di un quarto degli italiani 01 28%) che usano Internet utilizzano la Rete anche per fare operazioni bancarie, a fronte di circa il 46% medio in Ue. Il dato è infatti contenuto in una statistica Eurostat pubblicata nei giorni scorsi sulle persone trai 16e i75anni, dal quale emerge come la percentuale scenda tra gli over55 con appena il 18% (30% in Europa). L’uso dello smartphone o del tablet nel rapporto con la propria banca nel nostro Paese, nonostante la crescita sostenuta che si è avuta negli ultimi dieci anni (gli utilizzatori dell’internet banking erano appena il 9% nel 2006 contro l’allora media Europea del 21%), è ancora poco diffuso, mentre resiste l’abitudine di andare allo sportello per fare le operazioni bancarie. Gli sportelli in Italia sono poco più di 30.000 (-2,1% sul 2014) e nonostante il calo significativo registrato negli ultimi 10 anni sono sempre oltre 5 per ogni 10.000 abitanti (4,7 media area euro). In Germania oltre la metà (il 51%) delle persone che usa Internet lo utilizza per operazioni bancarie mentre in Francia la percentuale sale al 58%, al pari del Regno Unito. In Norvegia la percentuale è al 90% (80% in Svezia) mentre in Grecia è a114% e in Portogallo al 28%, come in Italia In Spagna la percentuale delle persone che usano l’Inter-net banking è al 39%. Le fasce di età più giovani si rivolgono più facilmente alla Rete di quelle più anziane ma è proprio in queste fasce di età in Italia che il divario è più alto rispetto alla media Ue. Tra i 25 e i 34 anni la percentuale degli utilizzatori dell’Internetbanking è del 38% ma in questa fascia di età in Europa sale al 62%.

Espresso 04/09/2016

Quanto costano 16 mila esuberi

ROMA Oltre mezzo miliardo di euro. E questa la cifra stanziata complessivamente dai principali istituti di credito nel primo semestre 2016 per sfoltire gli organici e sostenere parte delle uscite previste dai piani industriali. Scorrendo le relazioni semestrali delle più grandi banche ( Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Banco Popolare, Bpm, Bper e Mps) si scopre che i costi sostenuti dagli istituti per attivare gli ammortizzatori sociali, e in generale per accompagnare le uscite volontarie e incentivate, sono superiori a quelli dell’intero 2015. L’argomento è caldo: seconda i sindacati, infatti, entro il 2020 sono previste 16 mila uscite che andranno sostenute economicamente. Stando agli ultimi dati comunicati dalla Fabi, il principale sindacato del settore,-dal 2013 al 31 marzo 2016 sono già usciti dai gruppi bancari italiani 11.988 lavoratori: E altri 16.109 sono pronti a lasciare nei prossimi quattro anni. Non solo. Lo scorso maggio, per decreto, il governo ha stabilito che potranno aderire al “fondo esuberi “anche le persone cui mancano sette anni alla pensione, mentre prima il limite era fissato a cinque anni. Insomma, la spesa rischia di aumentare ulteriormente. Per questo le banche, tramite i sindacati, stanno facendo pressione sul governo con lo scopo di ottenere uno sconto. Prima opzione: smettere di pagare, almeno temporaneamente, i circa 200 milioni di curo usati ogni anno dallo Stato per finanziare l’indennità di disoccupazione per tutte le categorie di lavoratori. Claudia Cervini ***

Gazzetta del Mezzogiorno 04/09/2016

Banche, i sindacati pronti allo sciopero generale e il governo fa retromarcia – …

 

Le banche sono la «spina» nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere L’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce,150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale», fa sapere Ebano Omar Lodesani, Presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale e questo a me dispiace». Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, va all’attacco di Renzi che ieri al forum Ambrosetti ha parlato di circa 150 mila esuberi nel settore del credito. «Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fin a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà».

Gazzetta di Mantova 04/09/2016

Bancari in rivolta. Il governo precisa «Non li cacciamo» – …

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinad problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà» ***

Gazzetta di Modena 04/09/2016

Bancari in rivolta Il governo precisa «Non li cacciamo» – …

 

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà». Molto sopra la media europea, ma ampiamente sotto Francia e soprattutto Spagna. È il quadro della diffusione degli sportelli bancari per abitante in Italia, come emerge dagli ultimi dati disponibili della Bce elaborati dall’Ansa. Sia il numero degli sportelli che quello dei dipendenti mostra una consistente flessione in tutti i Paesi europei: le filiali in Europa sono calate da 223.136 unità nel 2011 a 188.109 del 2015 (ultimi dati disponibili), mentre i dipendenti sono calati da oltre tre milioni (3.092.763) a 2,86 milioni. Dall’analisi dei dati emerge comunque che l’Italia, nonostante il consistente calo degli ultimi anni (che ha fatto passare da 33.561 a 30.475 il numero delle filiali in 5 anni), ha ancora più di 50 sportelli ogni 100.000 abitanti, contro i 41 della Germania, i 23 della Grecia e la media Ue di 37,1. Particolare il caso della Gran Bretagna, che ha 16,6 filiali per ogni 10.000 abitanti, ma con un numero di dipendenti inferiore solo a Francia e Germania, a testimonianza che le filiali sono poche ma di grandi dimensioni.”

Giornale di Sicilia 04/09/2016

Sindacati e Renzi divisi dalle banche – Russo Ennio

 

Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce 150 000 esuberi in 10 anni creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale,» fa sapere Eliano Omar Lodesani, Presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale e questo a me dispiace». Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, va all’attacco di Renzi che al forum Ambrosetti aveva parlato di circa 150 mila esuberi nel settore del credito. «Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà». Le banche in Italia sono tante, circa 650, ma l’ondata di aggregazioni che si è augurato il premier Matteo Renzi stenta a prendere corpo. Nonostante la consapevolezza di un eccesso di istituti anche all’interno del mondo bancario – in Italia «ci sono troppe banche, troppi marchi», ha ammesso a inizio agosto l’amministratore delegato di Ubi Banca, Victor Massiah, vaticinando una «concentrazione nel settore del credito» – il risiko, complice la crisi dei crediti deteriorati e i bisogni di capitale di alcune big, stenta a decollare. Sul fronte delle popolari, dopo l’intesa Bpm-Banco, si fa più forte l’ipotesi di un polo valtellinese, con il Creval che potrebbe fondersi con la Popolare di Sondrio. ***

Giorno – Carlino – Nazione 04/09/2016

Bancari contro Renzi: scioperiamo E il governo fa dietrofront sui tagli – Gozzi Alessia

 

ROMA QUANDO non sono le turbolenze sui mercati, è la politica ad azionare il frullatore. Fatto sta che le banche, da mesi, non hanno pace. A pigiare l’interruttore, questa volta, è il premier che, dal forum di Cernobbio, punta il dito contro le troppe poltrone e filiali in Italia, «più numerose che nel resto del mondo». Qualcuno coglie una cifra e la riferisce: 150mila esuberi in 10 anni. Apriti cielo. Immediata la reazione dei sindacati: il governo ci convochi o scioperiamo. «Queste dichiarazioni stimolano a licenziare — attacca Sileoni della Fabi, e significano 15mila lavoratori in meno all’anno». Insomma, «dichiarazioni destabilizzanti» da evitare. Verso sera, nel tentativo placare gli animi, Palazzo Chigi fa sapere che non esiste «nessuna ipotesi di dimezzare i bancari», semmai — spiegano fonti di governo — «l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei cda, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze». Il governo interverrà per «evitare conseguenze negative sui lavoratori», chiarisce a stretto giro il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, auspicando «una semplificazione degli organi dirigenziali. Aldilà dei toni e delle cifre, che una cura dimagrante per il settore bancario sia inevitabile è opinione Saccomanni e la tecnologia «Agenzie ormai ridondanti» «La tecnologia si muove verso forme bancarie online che richiedono meno filiali, che sono oggi ridondanti». Lo dice Fabrizio Saccomanni, ex ministro dell’Economia condivisa. Lo ha sottolineato il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nell’ultima relazione annuale e lo riconoscono pure i sindacati. La redditività ridotta all’osso, il modello di business destinato sempre più a cambiare pelle in virtù delle innovazioni tecnologiche («mia moglie non va allo sportello, usa lo smartphone», per dirla con Renzi) e i processi di aggregazione che determineranno sovrapposizioni di strutture e sportelli, prospettano un futuro di riduzione del personale. Negli ultimi 15 anni, ricordano i sindacati, sono andati in fumo 60mila posti di lavoro e, da qui al 2020, per effetto di accordi aziendali già sottoscritti usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila. Lavoratori che, grazie all’allungamento a 7 anni dello scivolo pensionistico introdotto quest’anno, potranno godere di una tutela più lunga di due anni. BASTERÀ? Secondo l’Abi, «è giunto il momento di rifondare un Patto per il Paese» e, per questo, è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali. Dopotutto, sottolinea l’associazione dei banchieri, gli istituti di credito «sono la più grande rete retail del nostro Paese», una spina dorsale di 30mila filiali e circa 300mila persone a fine 2015. Tradotto in termini di sportelli per abitante, nonostante la consistente riduzione degli ultimi anni, restiamo ai piani alti della classifica europea: oltre 50 sportelli ogni 100.000 abitanti, secondo i dati della Bce, contro i 41 della Germania, i 23 della Grecia e la media Ue di 37,1. C’è poi il capitolo fusioni: in Italia ci sono circa 650 banche. Troppe. Solo che il risiko stenta a decollare, frenato dalla crisi dei crediti deteriorati e dai bisogni di capitale di alcune big, nonostante il pressing del governo e le due riforme (delle Popolari e delle Bcc) già varate. 0 Il dato Home banking Italiani… timidi Solo poco più di un quarto degli italiani (il 28%) che usano internet utilizzano la rete anche per fare operazioni bancarie a fronte di circa il 46% medio in Ue. Il dato è contenuto in una statistica Eurostat sulle persone tra i 16 e i 75 anni, dal quale emerge come la percentuale scenda tra gli over 55 con appena il 18% (30% in Europa). In Germania oltre la metà (il 51%) delle persone che usano internet lo utilizza per operazioni bancarie mentre in Francia la percentuale sale al 58% al pari del Regno Unito. In Norvegia la percentuale è al 90% (80% in Svezia) mentre in Grecia è al 14% e in Portogallo al 28% come in Italia. In Spagna la percentuale delle persone che usano l’internet banking è al 39% .

Il Fatto Quotidiano 04/09/2016

Bancari “spropositati” e pronti allo sciopero: “Renzi, adesso basta!” – Rotunno Roberto

 

Dimezzare in dieci anni il numero di dipendenti delle banche. A sostenere questo drastico taglio di personale nel settore creditizio, secondo i racconti di chi ha seguito il Forum di Cernobbio, è stato direttamente il premier Matteo Renzi. Una presa di posizione alla quale i sindacati hanno risposto minacciando lo sciopero generale: “Adesso basta! – si legge in una nota congiunta diramata ieri dalle sigle – A chi vuole l’eutanasia del settore creditizio rispondiamo con la mobilitazione”. Ieri pomeriggio, Palazzo Chigi ha fatto marcia indietro, chiarendo che l’intervento di razionalizzazione sponsorizzato da Renzi si riferisce alla necessità di tagliare le poltrone nei consigli di amministrazione delle banche: “L’obiettivo – spiegano dal governo – è ridurre i cda e le superconsulenze, gli esuberi tra i lavoratori preoccupano il governo”. Ma ormai il danno è fatto. RICAPITOLANDO: venerdì il premier è intervenuto all’annuale meeting piemontese degli industriali. In quell’occasione, si è soffermato sulle difficoltà che le banche stanno affrontando in questo periodo e a tal proposito ha definito “spropositato” il numero di lavoratori attualmente impiegati. “In dieci anni – ha affermato Renzi, sempre secondo quanto riportato dalla stampa dopo l’incontro – devono passare da 328 mila a 150-200 mila”. Una razionalizzazione resa necessaria dalle tecnologie che permettono ai cittadini, grazie all’internet banking, di compiere operazioni senza doversi recare allo sportello. 1l premier – si legge sempre nei resoconti del meeting – ha usato l’esempio di sua moglie, che “se prima andava in filiale, oggi fa tutto con lo smartphone”. “Queste dichiarazioni – scrivono i sindacati – meritano una sola risposta: sciopero generale”. Le sigle sono tutte d’accordo. A firmare il comunicato sono i sindacati del credito di Cgil, Cisl e Uil oltre all’Ugl e agli autonomi Fabi, Sifub e Unità sindacale. “Prima di pronunciare quelle parole – spiegano – che rischi ano di destabilizzare il settore, il premier doveva consultarci. La sua analisi si basa invece sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario”. L’accusa è di fare del “populismo bieco”, sostenendo la necessità di ridurre i costi di personale: “Ma un presidente del Consiglio – prosegue la nota – non deve pensare a come incrementare l’occupazione visto anche gli esiti negativi del Jobs Act?” I sindacati chiedono anche l’intervento dell’Abi, l’associazione datoriale delle banche, e promettono che nei prossimi giorni presenteranno dati che sbugiarderanno la versione del premier. Intanto ricordano i sacrifici già compiuti negli ultimi dieci anni: 50 mila esodi volontari e l’appoggio dato alle fusioni tra diversi istituti. Negli ultimi quattro anni, inoltre, il Fondo per l’occupazione finanziato dai lavoratori ha permesso 12 mila nuove assunzioni. Da mesi, le sigle lanciano anche l’allarme degli esuberi: a inizio anno la Fabi ne ha preannunciati almeno 23 mila fino al 2018. In Italia ci sono 50 sportelli ogni 100 mila abitanti, ben sopra la media Ue.

Libero Quotidiano 04/09/2016

Renzi vuole dimezzare i bancari ma poi ritratta: «Via solo i capi» – F.D.D.

 

Non poteva andare diversamente. Se tiri troppo la corda (ma poi: perché?) il rischio di spezzarla si fa sempre più concreto. E così a Matteo Renzi è riuscita l’impresa di far infuriare anche i «miti» sindacati bancari, ora pronti a scioperare. A scatenare l’ira delle sigle del settore, è stata l’improvvida affermazione del premier che venerdì, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, è andato all’attacco della categoria. A giudizio di Renzi i 309mila lavoratori delle banche sono «troppi». Di qui la «previsione» shock: i bancari saranno dimezzati entro il 2026. I sindacati, dicevamo, non ci stanno. Fabi, Fisac Cgil, First-Cisl, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unisin sostengono che le parole di Renzi possono «destabilizzare il settore». Abi chiede un tavolo al governo. Renzi vorrebbe mandare a casa 150mila persone, in media 15mila all’anno per i prossimi 10 anni: si tratta di una sparata – ed ecco il perché – che il Primo ministro ha utilizzato per «spostare l’attenzione o evitare problemi» ha detto ieri il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Il quale ha avvertito il premier. questo atteggiamento «gli fa perdere consenso elettorale». E se la minaccia di sciopero non ha funzionato, l’avviso di Sileoni ha spaventato Renzi. In serata la smentita di palazzo Chigi: «Nessuna ipotesi di dimezzamento, via solo i capi banchieri». I voti servono.

Messaggero 04/09/2016

I bancari minacciano lo sciopero contro i tagli – Gi.Fr.

 

ROMA Pronti allo sciopero generale: sindacati del settore bancario all’attacco dopo le parole del premier a Cernobbio sulla necessità di ridurre di 150.000 unità in 10 anni i dipendenti degli istituti di credito, procedendo a tagli di sportelli, fusioni e aggregazioni. «L’affermazione di Renzi merita una sola risposta: sciopero generale» si legge in un durissimo comunicato siglato dai leader di tutti i sindacati di categoria (Fabi, First-Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca, Unisin). Il premier è accusato di «bieco populismo», di basare la sua analisi «sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario», di «stimolare tagli di personale per accreditarsi quei poteri forti che lo hanno sostenuto», di frequentare troppo «finanzieri d’assalto, con residenza all’estero, che probabilmente mal lo consigliano». Qualsiasi ipotesi di licenziamento nel settore bancario – continuano i rappresentanti dei lavoratori che chiedono di essere convocati dal governo «immediatamente» – sarà contrastata «ferocemente», perché «il piatto è colmo». E mentre l’Abi (l’associazione che rappresenta le banche) si dice pronta a sedersi al tavolo con governo e sindacati «per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale», in serata Palazzo Chigi tenta di smorzare i toni della polemica e precisa: non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari entro dieci anni, il governo si pone piuttosto l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei cda, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Gi.Fr. RIPRODUZIONE RISERVATA ***

Nuova Ferrara 04/09/2016

Bancari in rivolta Il governo precisa «Non li cacciamo» – …

 

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà». Molto sopra la media europea, ma ampiamente sotto Francia e soprattutto Spagna. È il quadro della diffusione degli sportelli bancari per abitante in Italia, come emerge dagli ultimi dati disponibili della Bce elaborati dall’Ansa. Sia il numero degli sportelli che quello dei dipendenti mostra una consistente flessione in tutti i Paesi europei: le filiali in Europa sono calate da 223.136 unità nel 2011 a 188.109 del 2015 (ultimi dati disponibili), mentre i dipendenti sono calati da oltre tre milioni (3.092.763) a 2,86 milioni. Dall’analisi dei dati emerge comunque che l’Italia, nonostante il consistente calo degli ultimi anni (che ha fatto passare da 33.561 a 30.475 il numero delle filiali in 5 anni), ha ancora più di 50 sportelli ogni 100.000 abitanti, contro i 41 della Germania, i 23 della Grecia e la media Ue di 37,1. Particolare il caso della Gran Bretagna, che ha 16,6 filiali per ogni 10.000 abitanti, ma con un numero di dipendenti inferiore solo a Francia e Germania, a testimonianza che le filiali sono poche ma di grandi dimensioni. Una manifestazione sindacale di lavoratori bancari ***

Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 04/09/2016

Bancari in rivolta Il governo precisa «Non li cacciamo» – …

 

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà» *** Una manifestazione sindacale di lavoratori bancari ***

Piccolo 04/09/2016

Bancari in rivolta Il governo precisa «Non li cacciamo» – …

 

ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà»

Provincia – Pavese 04/09/2016

Bancari in rivolta Il governo precisa «Non li cacciamo» – …

 

ROMA Le banche sono la spina nel a fondare un nuovo patto so-fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abia suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150mila esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori in tutti i settori, anche quello bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo.Se il presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organiz7Azioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, Presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, va all’attacco di Renzi che ieri al forum Ambrosetti ha parlato di circa 150 mila esuberi nel settore del credito. «Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare -aggiunge- e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». ***

Quotidiano del Sud 04/09/2016

Banche, sindacati sul piede di guerra contro l’ipotesi dei licenziamenti – …

CERNOBBIO – Le banche sono la “spina” nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore• qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le super-consulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, Presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, va all’attacco di Renzi che ieri al forum Ambrosetti ha parlato di circa 150 mila esuberi nel settore del credito. «Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». ***

 

Repubblica 04/09/2016

Bancari contro i tagli “Trattativa subito o sciopero generale” – Greco Andrea

I bancari minacciano lo sciopero generale contro le affermazioni fatte da Matteo Renzi venerdì, e i datori di lavoro dell’Abi propongono un tavolo comune al governo per ‘un nuovo patto sociale che risolva i crescenti problemi del settore. E Palazzo Chigi getta acqua sul fuoco: nessuna ipotesi di dimezzare i bancari Non presenti al Forum Ambrosetti, i sindacati del credito si sono fatti sentire con una nota da ‘autunno caldo”: •L’affermazione del presidente del Consiglio circa la necessità di ridurre, in 10 anni, di 150 mila lavoratori (15.000 l’anno supponiamo) il numero degli addetti merita una sola risposta sciopero generale.. Cosi in una nota congiunta Fabi, First/Cis1, FisacCgil, Sinfub, Ugl/Credito, Uilca, Unisin hanno commentato le parole di Renzi, che venerdì aveva criticato l’eccesso di poltrone, sportelli e dipendenti. I 320mila bancari nazionali hanno avuto nel 2015 un costo medio per le loro aziende di 72mila euro; dato tra I maggiori in Europa e giudicato poco sostenibile dagli investitori, chiamati nei prossimi mesi a iniettare una dozzina di miliardi in Mps e in Unicredit. Il premier prima di queste dichiarazioni, che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare le parti sociali e fare valutazioni di opportunità. La sua analisi si basa sul fatto che sua I banchieri vogliono rifinanziare il fondo esuberi che è stato privato di 200 milioni utilizzati per gestire altre crisi moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello. Con il più bieco populismo dice che bisogna ridurre gli occupati ( ma non deve pensare a incrementare l’occupazione visti anche gli esiti negativi del jobs act?), ridurre filiali, aggregare banche e che la politica deve star fuori da questi processi. Affermazioni contraddittorie.. Continuano i lavoratori: «Forse che Renzi, con le sue esternazioni, vuole invitare i banchieri a licenziare personale, per accreditarsi con quei poteri forti che l’hanno sostenuto? Se non convocherà immediatamente le parti sociali inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale . Fonti di Palazzo Chigi, vista la reazione sindacale, hanno precisato che dl governo si pone piuttosto l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei cda, il ruolo della politica dentro le banche, le super-consulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno. La preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo.. A far da paciere in serata è giunta la nota dell’AN, per dire che de persone sono al centro del nostro mestiere perché fanno la vera differenza.. Ma anche che, per i cambiamenti tecnologici che hanno spostato dalla filiale circa metà delle operazioni, «l’Abi si è sempre mossa con rapporto dialettico e costruttivo con i sindacati per la maggiore flessibilità possibile.. Il responsabile Abi degli affari sindacali Omar Lode-sani ha ricordato poi che ala banche insieme ai sindacati hanno gestito diversi momenti difficili, cercando di contenere l’impatto sociale nel rispetto delle persone e delle famiglie•. Non si tratta solo di bei principi nei mesi scorsi i banchieri hanno chiesto al governo due misure di legge per “riavere per pochi anni i 200 milioni annui che le banche versano per ammortizza tori sociali utilizzati da altri comparti. Soldi che farebbero comodo per ampliare il Fondo esuberi bancari da cui in 12 anni sono passate senza traumi 60mila uscite. I banchieri avevano poi chiesto a Renzi di togliere l’Ivo per le operazioni infragruppo, per incentivare le fusioni tra istituti Nei due casi il governo ha fatto melina la coperta dei soldi è corta Anche per le banche, come attesta il fatto che giorni fa Barclays ha versato 240 milioni a Che Banca (Mediobanca) pur di cederle 89 filiali italiane.

Secolo XIX 04/09/2016

Banche, scontro sui tagli – Bancari, la rivolta dei sindacati No ai tagli, pronti allo sciopero» – Spini Francesco

Renzi che parla di tagliare 150 mila bancari in 10 anni? «Merita una sola risposta: sciopero generale! ». È durissima la reazione dei sindacati alla boutade di Matteo Renzi che venerdì – a porte chiuse e telecamere spente – ha solleticato i tanti banchieri presenti al Forum Ambrosetti di Cernobbio, sempre a caccia di costi da tagliare. Una sorta di via libera politico a una severa dieta dimagrante. «Adesso basta – gridano i bancari -. A chi vuole l’eutanasia del settore creditizio occorre rispondere con la mobilitazione», si legge nella nota unitaria. A sera da Palazzo Chigi correggono il tiro: non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari, piuttosto di ridurre poltrone nei cda, ingerenze della politica e superconsulenze. Per tutto il giorno la fibrillazione tra i sindacati è a mille. «Renzi così troppo invita i banchieri a licenziare – attacca Lando Maria Sileoni, numero uno della Fabi – è che il premier ha un problema: non riesce a risolvere problema delle 4 banche, tra cui c’è l’Etruria, che gli sta particolarmente a cuore. Nessuno vuole comprare questi istituti che hanno 5.500 dipendenti: chi ha interesse pretende di tenerne al massimo 2000-2.300. Ecco, di fronte ai suoi grandi elettori, ha sparato un numero che non ha senso». Ma che in platea è piaciuto a molti. «Renzi ha detto cose sacrosante», ragiona a bordo lago Alessandra Perrazzelli, numero uno in Italia di Barclays, istituto che ha appena venduto i suoi sportelli retail a che Banca!. «E’ cambiato il modello di business, la coperta è diventata corta, i margini sono sotto pressione e, con la tecnologia divenuta di uso comune, in filiale si va sempre meno». Sileoni ricorda però gli sforzi fin qui fatti dal sindacato: «Negli ultimi 13 anni con accordi aziendali abbiamo accompagnato all’uscita con pensionamenti e prepensionamenti volontari 60 mila lavoratori, altri 20 mila usciranno allo stesso modo entro il 2020». Gli strumenti per andare oltre ci sarebbero anche. «Se il governo lasciasse alle banche per tre anni i 200 milioni che ogni anno versano per finanziare l’indennità di disoccupazione di altri settori, potremmo gestire gli esuberi fino al 2025: altre 30 mila persone». Invece, aggiunge Massimo Masi, a capo della Uilca, «così il governo ci mette in grande difficoltà, che cosa andiamo a proporre di fronte a frasi del genere? Ora vogliamo una risposta dall’Abi». Che arriva, a sera, lunga e articolata. La firma Eliano Omar Lodesani, a capo del Cast (comitato affari sindacali e del lavoro). Riconosce che le persone «saranno sempre determinanti» anche «in un mondo più “robotizzato”». Ma «in questo periodo di grandi tensioni» lancia l’idea di un «Patto per il Paese». L’Abi è pronta «a sedersi immediatamente con il governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo Patto sociale». Intesa Sanpaolo, la sua strada, l’ha già trovata. Spiega il presidente Gian Maria Gros Pietro: «Abbiamo assorbito le eccedenze che potevano derivare dal cambiamento tecnologico nello sviluppo di nuovi servizi».

Sicilia 04/09/2016

Banche, i sindacati: pronti allo sciopero – …

Le indiscrezioni sui numeri degli esuberi negli istituti di credito mettono sul piede di guerra i sindacati, fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e il governo a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto l’altro ieri Renzi per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e Palazzo Chigi deve precisare che c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche e le superconsulenze. Non si vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’e- II governo: mai detto di voler dimezzare i bancari eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo. Se il premier non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi, da parte sua, fa sapere di essere «pronta a sedersi immediatamente con il governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale». Lando Sileoni, segretario generale Fabi, va all’attacco di Renzi che l’altro ieri al forum Ambrosetti ha parlato di circa 150mila esuberi nel settore del credito. «Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – dice Si- leoni – e significano 15mila lavoratori all’anno in meno». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», aggiunge. «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – ad agosto abbiamo proposto al governo di permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 mln di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà».

Sole 24 Ore 04/09/2016

Esuberi: sindacati per lo sciopero, Abi pronta a trattare – C.Fe.

 

Sindacati dei bancari sul piede di guerra, con la minaccia dello sciopero generale. A scatenare i sindacati sono state le parole del premier, Matteo Renzi, sulla necessità di dimezzare nei fatti il numero dei bancari entro dieci anni. Ma da Palazzo Chigi viene sottolineato come non ci sia alcuna ipotesi di questo tipo. Il Governo, spiegano fonti di Palazzo Chigi, «si pone piuttosto l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei cda, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari». «È del tutto infondato che il governo pensi ad un piano decennale di dimezzamento del personale delle banche. Per quanto ci riguarda la riorganizzazione del settore deve partire dalla semplificazione degli organi dirigenti» sottolinea il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Insomma, per Palazzo Chigi ci sarebbe sul tavolo solo una dichiarazione male intesa . In ogni caso, l’Abi – ha detto Eliano Omar Lodesani, presidente comitato affari sindacali – «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale». La nota dei sindacati, precedente al chiarimento di Palazzo Chigi, era stata durissima: «L’affermazione del Presidente del Consiglio Renzi circa la necessità di ridurre, in 10 anni, di 150.000 lavoratori bancari (15.000 all’anno supponiamo), il numero degli addetti nel settore creditizio, merita una sola risposta: sciopero generale». Così in una nota congiunta i segretari generali di Fabi, First-Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca, Unisin. Se il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, «non convocherà immediatamente le parti sociali inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori», sottolineano i sindacati. Il premier «prima di fare queste dichiarazioni, che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare le parti sociali (Abi e Sindacati) e fare valutazioni di opportunità». I sindacati ricordano al premier «che un suo predecessore (Romano Prodi) alla fine degli anni ‘90 di fronte alle prime avvisaglie della crisi delle banche convocò un tavolo a Palazzo Chigi con le parti sociali e che da lì scaturirono soluzioni che ancora oggi hanno una validità per il settore e servono da ammortizzatori sociali senza costi per la collettività. Invitiamo il Presidente del Consiglio a parlare di meno e a studiare un po’ di più gli atti parlamentari e gli strumenti fiscali e previdenziali». A gettare acqua sul fuoco è il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro: «L’ipotesi che da qui a 10 anni i dipendenti delle banche saranno dimezzati mi sembra molto forte. C’è un cambiamento tecnologico, ma c’è spazio per far svolgere nuove funzioni, per dare ai clienti nuovi servizi che richiedono anche maggior professionalità ». C.Fe.

Tempo 04/09/2016

«Sarete dimezzati in dieci anni». E i bancari si infuriano con l’esecutivo – G.D.C.

 

La polemica Subito minacciato lo sciopero generale. Ma Palazzo Chigi frena: «Vogliamo colpire i cda elefantiaci. Nessuna volontà di danneggiare i lavoratori» «Sarete dimezzati in dieci anni». E i bancari si infuriano con l’esecutivo • «Ci sono più poltrone e filiali che nel resto del mondo». E ancora: «I lavoratori bancari diventeranno 150mila in dieci anni». Oggi sono 300mila. Sono queste frasi, pronunciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ad aver provocato la ferma reazione dei sindacati dei bancari: «Un’affermazione che merita una sola risposta: sciopero generale» hanno dichiarato in una nota unitaria i segretari generali dei sindacati del settore bancario, Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Sinfub, Ugl/Credito, Uilca e Unisin. «Il premier – hanno osservato – prima di fare queste dichiarazioni, che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare le parti sociali (Abi e Sindacati), fare valutazioni di opportunità. La sua analisi si basa invece sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario. Con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati (ma un presidente del Consiglio non deve pensare a come incrementare l’occupazione visto anche gli esiti negativi del Jobs Act?), ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche e che la politica deve stare fuori da questi processi». In realtà la reazione dell’Abi è molto più morbida: «Nessuno ha mai negato la necessità di cambiamenti – ha detto Elia-no Omar Lodesani, presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Abi, «sul cosa fare tutte le parti sono più o meno d’accordo. Sul come fare la situazione è più complessa. L’Abi ricuce «È un settore da riformare Pronti a discuterne col premier» sa anche perché le banche sono tutte diverse e in concorrenza fra loro. Ad esempio circa i modelli commerciali e di servizio i punti di vista sono necessariamente diversi, perché ogni singola banca ha il diritto di sviluppare quello che reputa più adeguato al proprio futuro». «L’Abi – ha continuato – è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo Patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese, di continuare sempre più a operare per il bene comune», conclude. In realtà, dalla maggioranza arrivano delle frenate su quello che viene definito un fraintendimento: «Le nostre economie, in questi anni, sono state condizionate dall’agire di strapagati banchieri, spesso disinvolti e spregiudicati, e non dal costo del lavoro di bancari che, da lavoratori subordinati, eseguono semplicemente le direttive del loro datore di lavoro» ha affermato il deputato del Pd Dario Ginefra. Mentre fonti di Palazzo Chigi hanno sottolineato come non ci sia nessuna ipotesi di dimezzare i bancari entro dieci anni. Il governo, viene spiegato, si pone piuttosto l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei cda, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo. G.D.C.

Unione Sarda 04/09/2016

I bancari pronti allo sciopero – …

ROMA. «L’affermazione del presidente del Consiglio Renzi sulla necessità di ridurre, in 10 anni, di 150.000 lavoratori bancari (15.000 all’anno supponiamo) il numero degli addetti nel settore creditizio, merita una sola risposta: sciopero generale». Così in una nota congiunta i segretari generali di Fabi, First-Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca, Unisin Lando Si-leoni, Giulio Romani, Agostino Megale, Pietro Pisani, Piero Peretti, Massimo Masi e Emilio Contrasto. Se il premier «non convocherà immediatamente le parti sociali» inizierà «una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale delle lavoratrici e dei lavoratori», sottolineano i sindacati. Renzi, rilevano ancora, «prima di fare queste dichiarazioni che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare l’Abi e sindacati, fare valutazioni di opportuni-ta. La sua analisi si basa invece sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario. Con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati (ma un presidente del Consiglio non deve pensare a come incrementare l’occupazione visto anche gli esiti negativi del Jobs Act?), ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche e che la politica deve stare fuori da questi processi». I sindacati invitano anche l’Abi «a prendere posizione contro queste sconclusionate affermazioni del premier. Anche perché Renzi deve spiegare a tutti i cittadini chi pagherà i costi sociali di questa drastica riduzione del personale? Con quali soldi? Con quali strumenti?».

 

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