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SILEONI: “BANKITALIA CELEBRA IL FUNERALE DI CARIFERRARA?”

di Redazione

Il leader della FABI interviene contro l’ipotesi di applicazione della legge sui licenziamenti collettivi: “Così Bankitalia, prima azionista della banca, metterebbe in mezzo a una strada lavoratori e risparmiatori. Si ribellino tutte le forze politiche”

 

“Vogliamo conoscere, in via ufficiale, le motivazioni per le quali sembrerebbe che Bankitalia, prima azionista della Cariferrara e rappresentata localmente da suoi emissari, abbia scelto quale unica e conclusiva soluzione, nelle trattative in corso per il salvataggio della CariFerrara, l’applicazione della legge 223 sui licenziamenti collettivi o, in alternativa, la messa in liquidazione della stessa azienda.

Questo è quello che è stato dichiarato ai rappresentanti sindacali aziendali e nazionali presenti in trattativa in queste ore a Ferrara”.

A denunciarlo Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei bancari.

Cariferrara, unica delle 4 good bank a non aver trovato un acquirente, ha dichiarato lo scorso lo 21 dicembre 400 esuberi su 850 dipendenti, di cui solo 94 sarebbero gestibili attraverso prepensionamenti volontari e incentivati. Nei piani della banca, se non dovesse essere raggiunto su base volontaria il numero di 400 uscite, si dovrebbe procedere ai licenziamenti collettivi per i lavoratori rimanenti. Un’eventualità inaccettabile che aprirebbe un pericoloso precedente per il settore.

“In un colpo solo”, prosegue Sileoni, “l’istituto di vigilanza metterebbe in mezzo a una strada dipendenti e risparmiatori. Non si può tollerare che, nelle trattative in corso, di fronte all’atteggiamento responsabile dei lavoratori, si risponda puntando loro la pistola alla tempia.

Se queste saranno le uniche condizioni presentate dalla CariFerrara, non ci sarà nessun tipo di accordo, né ci impensieriscono le giustificazioni e gli alibi sul ruolo della Bce, né tantomeno accetteremo la logica delle scorciatoie sulla pelle dei dipendenti per la successiva acquisizione dell’istituto da parte di un altro gruppo bancario. Vogliamo poi ricordare a tutti che l’assemblea del personale ha deciso che un eventuale accordo, per essere applicato, dovrà poi passare al vaglio della stessa assemblea dei lavoratori. Se vivessimo in un Paese civile, tutte le forze politiche italiane dovrebbero ribellarsi a un aut aut del genere: o si accettano i licenziamenti o la banca va in risoluzione, dichiarato da chi dovrebbe garantire banca, clienti e lavoratori”.

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