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AL VIA A MILANO I LAVORI DEL 124° CONSIGLIO NAZIONALE FABI

di Redazione

Oltre 1.500 delegati all’evento nel quale si è celebrato anche il 70° compleanno della Federazione. 

 

Milano, doppio appuntamento per la Fabi in occasione del 124° Consiglio Nazionale e della sua festa di compleanno: oltre 1.500 invitati e 70 candeline da spegnere. Era infatti il 1948 quando nasceva la Federazione Autonoma Bancari Italiani, sindacato autonomo e indipendente, oggi punto di riferimento nel mondo del credito, voce autorevole sulla stampa e rispettata forza in campo nelle trattative di settore. Per i delegati Fabi arrivati da tutta Italia è stato quindi un momento importante per confrontarsi come sempre sull’attuale situazione della categoria, ma anche per ripercorrere le proprie origini e guardare al futuro. Un futuro che, come ha spiegato il segretario generale della Federazione, Lando Maria Sileoni, è tutto da costruire e in un mondo completamente cambiato.

 

“Nothing about us, without us, is for us” è il titolo dedicato al settantennale che è stato impreziosito da uno spettacolo curato dall’astrofisico Fernando Pedichini, accompagnato dai musicisti Enzo Pietropaolo e Adriano Viterbini, dalla cantante Eleonora Bianchini, dagli attori Riccardo Pieretti e Pino Strabioli; con la regia di Antonella Antonello.

 

La mattinata di lavori è partita con la tavola rotonda dal titolo “Una crisi infinita” a cui hanno partecipato: il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani; il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli; Maurizio Belpietro, Paolo Giacomin, Alessandro Sallusti e Fabio Tamburini rispettivamente direttori della Verità, del Quotidiano Nazionale, del Giornale e del Sole24Ore. Subito dopo, è intervenuto – per parlare di sociale e del ruolo delle Fondazioni bancarie – il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, insieme con il direttore di Milano Finanza, Gabriele Capolino. La mattinata di lunedì si è chiusa con un dibattito sulla revisione della legge Fornero, con la partecipazione del presidente di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, insieme con Tommaso Brindisi, coordinatore Fabi pensionati ed esodati. Nel corso del dibattito è emersa l’idea, subito appoggiata sia da Guzzetti sia da Sileoni, di far nascere una Fondazione, a cui partecipi la stessa Fabi, per muoversi nel campo sociale.

 

Due i momenti di rilievo nel pomeriggio: con la tavola rotonda dal titolo “Verso le elezioni europee” e si confronteranno: l’economista Giulio Sapelli, e il professore di Scienza Politica all’Università di Milano, Maurizio Ferrera; sul palco, i senatori Elio Lannutti, Francesco Battistoni e Gianluigi Paragone. Poi si è passati al dibattito su “Il lavoro prima di tutto”: ospite il presidente della commissione Finanze del Senato, il direttore di Class Cnbc, Andrea Cabrini. La giornata – durante la quale ha preso la parola anche il segretario generale aggiunto della Fabi, Giuliano De Filippis – si è chiuso con gli interventi del direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, dei rappresentanti delle altre organizzazioni sindacali, dei capi del personale dei gruppi bancari.

 

Folta l’affluenza di giornalisti: oltre 50 i rappresentanti dei media arrivati a seguire l’intera giornata. Molte le domande rivolte a Sileoni durante gli intervalli tra le varie tavole rotonde. Al centro, in particolare, il contratto di lavoro della categoria che scade a fine dicembre. “Chiediamo di poter creare le condizioni per non fare strappi ma se ci costringeranno con la disdetta del contratto nazionale che ipotizzano le banche per la fine dell’anno, saremo pronti, come abbiamo tre anni fa, a scendere in piazza in 50-60 mila” ha detto Sileoni. “Se loro vogliono la guerra troveranno da parte nostra una reazione molto forte”. Sileoni ha evidenziato che “sono due i motivi principali” della reazione “molto forte” della Fabi. “Il primo perché il contratto è fermo da anni per quanto riguarda la parte economica, la difesa dell’area contrattuale, il rilancio dell’occupazione”. E ancora: “È vero che, grazie al sindacato, non abbiamo subito licenziamenti, ma è altrettanto vero che abbiamo perso 60 mila posti di lavoro”. “L’altro aspetto” è che “vogliamo assolutamente tutelare la clientela, perché siamo stufi di essere considerati alla stessa stregua di alcuni banchieri, di vendere prodotti a rischio perché a metterci la faccia sono gli impiegati allo sportello. Su questo – ha affermato il segretario Fabi – abbiamo un incontro il 12 dicembre in Abi per cercare di capire i motivi per il quale non è stato applicato l’accordo di febbraio del 2017 rispetto alle politiche commerciali. Se questo accordo non andrà a buon fine faremo una giornata di sciopero e organizzeremo insieme ad altre organizzazioni sindacali un forte dissenso in tutta la categoria”.

 

Milano, 3 dicembre 2018

 

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