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CONFERENZA FABI, SILEONI: «LE BANCHE USANO LO SMART WORKING SOLO PER RIDURRE I COSTI»

di Redazione

DIGITALE E SMART WORKING, IL SETTORE DEL CREDITO A CONFRONTO

Le nuove tecnologie e il lavoro a distanza sono gli argomenti affrontati da sindacati bancari e controparte durante il secondo dibattito pubblico trasmesso in diretta con cui la Fabi prosegue il ciclo “La primavera nelle banche: come cambia il settore in tempi di pandemia, smart working e digitale, a difesa dell’occupazione”.

 

       Sileoni: «Cercheremo, quando la pandemia sarà conclusa e quindi a bocce ferme, di dare ai lavoratori la possibilità di decidere se restare in smart working o tornare a lavorare in presenza. Lo smart working, però, non deve essere utilizzato dalle aziende solo per ridurre i costi e la digitalizzazione non deve essere un sistema per azzerare gli inquadramenti e per pagare meno i lavoratori. Comunque, allo smart working non ci credo» 

 

Le nuove tecnologie e il lavoro a distanza sono gli argomenti affrontati da sindacati bancari e controparte durante il secondo
dibattito pubblico trasmesso in diretta con cui la Fabi prosegue il ciclo “La primavera nelle banche: come cambia il settore in tempi di pandemia, smart working e digitale, a difesa dell’occupazione”.

«Indietro non si torna, ma dobbiamo capire come andare avanti», con queste parole il conduttore, Andrea Pancani, vicedirettore TgLa7, ha introdotto il dibattito su digitale e smart working animato dalle domande dei giornalisti Cristina Casadei (Sole 24 Ore) e Luca Gualtieri (Milano Finanza) e preceduto da un attualissimo monologo interpretato dall’attore Riccardo Pieretti: un testo agrodolce sul lavoro in banca ai tempi del lavoro da casa.

Ospiti Salvatore Poloni (Presidente Casl Abi), Matteo Spanò (vicepresidente Federcasse), Riccardo Colombani (segretario generale First Cisl), Nino Baseotto (segretario generale Fisac Cgil), Fulvio Furlan (segretario generale Uilca), Emilio Contrasto (segretario generale Unisin), Gianfranco Luca Bertinotti (segretario nazionale Fabi) e Lando Maria Sileoni (segretario generale Fabi).

«Nel settore bancario – ha detto Nino Baseotto, segretario generale Fisac Cgil – noi partiamo da un contratto nazionale di lavoro in cui già si parla di lavoro agile con dei capisaldi fissi importanti, come la volontarietà dello smart working, la privacy, la disconnessione. Con queste regole il lavoro agile diventa una grande opportunità».

Opportunità che però deve essere frutto di accordi e concertazione tra le parti senza che nessuno lo utilizzi a proprio piacimento: «Abbiamo dato massima disponibilità per la gestione della pandemia – ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi – e questa ampia flessibilità le banche l’hanno utilizzata fino in fondo. Mentre noi parliamo, però, Intesa, Unicredit e altri Gruppi bancari si stanno organizzando per utilizzare lo smart working e i contratti ibridi per un risparmio di costi. Poi c’è una differenza tra banche europee e italiane nel digitale: in Italia si sta andando verso la totale e rapida trasformazione delle agenzie in negozi finanziari, per vendere di tutto. In Europa, invece, è cresciuta in maniera profonda e positiva la consulenza dei lavoratori bancari verso la clientela con la specializzazione. Il problema degli ultimi anni del nostro Paese e, purtroppo, anche del settore bancario, siamo carenti con la classe dirigente che, a ogni livello, è sempre stata abituata a inseguire e non a progettare. Per quanto riguarda i futuri modelli di banca e di filiale, lo capiremo con il prossimo piano industriale del gruppo Intesa, presentato tra settembre e dicembre, allora capiremo come stanno le cose. Abbiamo bisogno di costruire, assieme ai rappresentanti del settore, in Abi e Federcasse, qualcosa che rimanga stabilmente a vantaggio di chi lavora in banca e delle stesse banche. Non sarà facile, visto il forte egoismo dei gruppi bancari» ha aggiunto Sileoni.

«In tempi non sospetti – ha detto il Presidente Casl Abi, Salvatore Poloni – abbiamo disciplinato a livello di contratto nazionale il lavoro agile pensando ad un miglioramento della vita lavorativa e privata. In seguito abbiamo usato questo strumento per raggiungere un altro obiettivo: quello del distanziamento sociale. Se è vero che tendenzialmente indietro non si torna mai, è anche vero che una volta superata l’emergenza torneremo ad un giusto equilibrio tra le esigenze da tenere in considerazione. Le persone hanno bisogno di socialità e questo aspetto va sicuramente ritrovato con la presenza. Il lavoro agile è come la dinamite, può mettersi al servizio del progresso oppure creare disastri. È importante il quadro normativo di riferimento per disciplinare la materia. E sulla digitalizzazione è importante ricordare che anche se oggi ci sono fasce meno abituate ad utilizzarla, rimane un tassello fondamentale che rimarrà anche in futuro e non si può escludere».

«C’è bisogno di contatto e di guardarsi negli occhi – ha detto Pancani – e continuo ad essere convinto che la presenza fisica e il digital dovranno essere tenute presenti come parti entrambe imprescindibili».

«Gli incontri fisici non sono rarefatti solo per lo smart working – ha sottolineato Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl – ma anche per la riduzione degli sportelli e tutto questo è avvenuto in un Paese che non usa il digitale come altri ed è tra i più vecchi d’Europa se si guarda al ricambio generazionale. E a questo dobbiamo porre riparo, come ha detto Sileoni, con il contratto nazionale e la cabina di regia predisposta per gestire al meglio la fase di trasformazione in corso».

«Voi, rispetto ad altri settori, avete fatto una scelta molto forte – ha detto Casadei – regolamentando lo smart working a livello di contratto nazionale. Continuerete in questa direzione?»
Domanda a cui Sileoni ha risposto con un’altra domanda, provocatoria: «È in grado l’Abi di dare regole chiare a tutti i gruppi bancari sull’utilizzo dello smart working e concordarle con noi? Noi siamo dell’idea che le regole dovrebbero essere condivise per evitare che ognuno faccia come voglia».

«Abbiamo l’assoluta volontà di regolamentare lo smart working – ha detto Fulvio Furlan, segretario generale Uilca – che, a regime, deve essere su base volontaria, così come previsto dal contratto nazionale e fortemente voluto dai sindacati. Il lavoro agile, come strumento a favore dei lavoratori e a disposizione del settore, è importante, ma se non regolamentato e imposto può togliere socialità, formazione e crescita. Non può diventare uno strumento solo a favore delle aziende per il taglio dei costi e le esigenze produttive. Per questo le relazioni sindacali sono fondamentali per proiettarci verso le opportunità di questi nuovi strumenti e ridurre i rischi che possono rappresentare».

«C’è forte ambiguità tra home working e smart working. Il primo – ha sottolineato Luca Gualtieri, Milano Finanza – è lo strumento imposto dalla pandemia, ma il secondo prevede una pianificazione del lavoro a medio-lungo termine che impone una rivisitazione degli spazi e degli orari di lavoro. E in questo secondo caso mi chiedo quanto sia pronto il settore e come si intenda realmente il modello di banca del futuro».

«Questi dibattiti sono importantissimi per avere stimoli e suggestioni. Credo però dobbiamo stare attenti – ha detto Matteo Spanò, vicepresidente Federcasse – quando parliamo di progresso per non commettere l’errore di confonderlo con lo sviluppo. Il lavoro da fare è culturale e bisogna trovare un elemento di equilibrio per non perdere pezzi per la strada. Noi come casse rurali non ci possiamo permettere di non avere socialità produttiva per la creazione di valore aggiunto, ma vanno tenute in considerazione anche le modalità di ottimizzazione dei costi».

«Il nostro contratto nazionale – ha detto Emilio Contrasto, segretario generale Unisin – definisce in modo chiaro ed inequivocabile gli spazi e le possibilità che attraverso questo istituto si possono applicare al mondo del lavoro. Ma non è pensabile che aziende di Abi possano superare queste regole per disporre come credono di questo strumento».

«Tornare alla normalità, ma quale normalità? – ha detto Luca Bertinotti, segretario nazionale Fabi – 11 milioni di persone sono escluse dal digitale e questo significa che non si può andare indietro, ma bisogna cooperare per gestire questi cambiamenti: passare dal comando/controllo al coordinamento/motivazione, tanto più da remoto quando si sfilacciano i rapporti interpersonali e si perdono le identità personali. Questo è un passaggio culturale sulle spalle dei nostri manager e delle nostre governance se vogliamo colmare i gap ed evolvere».

«Per concludere – ha detto Sileoni – io allo smart working non ci credo ed eviteremo che il digitale sia l’occasione per pagare meno i lavoratori e rivedere gli inquadramenti».

L’evento, trasmesso in diretta streaming su www.fabi.it e sul profilo Facebook della Federazione autonoma bancari italiani, sarà in onda su Class Cnbc (canale 507 di Sky) sabato 17 aprile alle ore 13.30 e domenica 18 aprile alle ore 21.00.

Roma, 14 aprile 2021

 

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