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DIGITALE E SMART WORKING, IL CONFRONTO BANCA PER BANCA

di Redazione

Lando Maria Sileoni: «La nostra posizione sullo smart working è sempre stata netta: abbiamo deciso, data la pandemia, di andare in deroga al contratto nazionale, ma una volta tornati alla normalità sarà necessaria la volontarietà sull’utilizzo di questo strumento. Le banche lo vorranno utilizzare per abbattere i costi e per distruggere i profili di carriera dei bancari: è chiaro, quindi, che andrà regolamentato per evitare questi abusi»

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Prosegue il ciclo di dibattiti online “La primavera nelle banche: come cambia il settore in tempi di pandemia, smart working e digitale, a difesa dell’occupazione”. Secondo appuntamento dedicato alle nuove tecnologie. Questa volta si confrontano i capi del personale dei maggiori Gruppi bancari e i rispettivi rappresentanti FABI.

Come viene affrontata la rivoluzione digitale in banca e secondo quali logiche i principali istituti di credito gestiscono lo smart working: questo il focus della discussione alla quale hanno partecipato i capi del personale Roberto Coita (Mps), Giuseppe Corni (Bper), Emanuele Recchia (Unicredit), e Gianluca Reggioni (‎Crédit Agricole Italia); per la Fabi Guido Fasano, Antonella Sboro, Stefano Cefaloni, Fabrizio Tanara e il segretario generale Lando Maria Sileoni. Il dibattito è stato moderato e condotto da Frediano Finucci (caporedattore TgLa7) che ha introdotto il confronto sottolineando come «il primo grande cambiamento di cui ci dobbiamo occupare è lo smart working, una vera rivoluzione di cui forse non parleremmo se non ci fosse stata la pandemia».

È arrivato il momento – ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi – di parlare chiaro, la nostra posizione su smart working è sempre stata netta: abbiamo deciso, data la pandemia, di andare in deroga al contratto nazionale, ma una volta tornati alla normalità sarà necessaria la volontarietà sull’utilizzo di questo strumento. Le banche lo vorranno utilizzare per abbattere i costi e per distruggere i profili di carriera dei bancari. È chiaro quindi che andrà regolamentato per evitare questi abusi. L’introduzione del digitale nelle banche in forme invasive comprometterà i rapporti con la clientela, allontanando gli istituti di credito da quel ruolo sociale che dovrebbero avere. È legittimo che ogni banca debba porsi come obiettivo il raggiungimento di alcuni traguardi commerciali, ma diventa fondamentale il rispetto della clientela e il rispetto delle persone che lavorano nelle banche. Il ruolo dei sindacati diventa necessario per questo».

Ma Sileoni ha lanciato anche una provocatoria domanda ai capi del personale presenti: «Se vi chiedessero di andare in smart working, cosa rispondereste?».
Quasi tutti i capi del personale, rispondendo, hanno detto che non sarebbero contenti perché per lavorare bene da casa occorre un’adeguata dotazione di mezzi che spesso non c’è e perché una parte fondamentale del lavoro è la relazione con colleghi, capi e i clienti.

«Abbiamo imparato tanto – ha detto Roberto Coita, direttore risorse umane Gruppo Mps – ma quello che dobbiamo fare è tirare fuori il buono, lasciando che lo smart working sia una scelta consapevole e volontaria e che questa scelta si porti dietro delle regole, come la disconnessione. In assoluto con lo smart working ci abbiano guadagnano un po’ tutti: il lavoratore può conciliare tempi di vita e di lavoro».

«Prima della pandemia abbiamo dato delle norme quadro che ora non si applicano per l’emergenza sanitaria. In questo contesto non è vero che conviene a tutti lo smart working» ha risposto Guido Fasano, vice-Coordinatore Fabi Mps.

«Abbiamo dovuto fare di necessità virtù – ha detto Emanuele Recchia, responsabile politiche del lavoro e relazioni industriali Unicredit – facendo grandissimi investimenti in tecnologia per estendere lo smart working innestandolo nelle nostre politiche di welfare e chiedendo ai colleghi cosa ne pensavano e abbiamo portato a casa feedback positivi».

«Tanti lavoratori – ha detto Stefano Cefaloni, coordinatore Fabi Unicredit – sono stanchi e hanno bisogno di riprendere il lavoro di squadra. Se parliamo di conto economico chi ci guadagna è l’azienda: basti pensare anche ai costi degli edifici. Sui clienti le chiusure hanno creato dei problemi. Bisogna uscire da questa situazione e parlare di lavoro agile per capire cosa possiamo davvero fare per lavoratori e collettività».

«Era previsto da noi – ha detto Giuseppe Corni, direttore risorse umane Bper – un progetto che portasse almeno mille dipendenti in modalità lavoro agile e stavamo già facendo un test con 250 persone. Poi è subentrata questa situazione drammatica e abbiamo introdotto lo smart working come misura di protezione individuale. Ma il nostro progetto era in fase di sviluppo, anche culturale, per accogliere questa innovazione e ci siamo ritrovati invece a rincorrere lo smart working. La prospettiva è di portare a termine quel progetto facendo tesoro di quanto successo nel 2020. La pandemia ci ha consentito l’opportunità di fare un test su larga scala».

«I lavoratori – ha detto Antonella Sboro, coordinatrice Fabi Bper – hanno fatto buon viso a cattivo gioco: si sono ingegnati ad affrontare il momento di criticità. Le aziende invece ci hanno guadagnato e non è da sottovalutare il discorso delle pressioni commerciali: quando non c’è un contesto per potersi confrontare diventa tutto più complicato».

«Dobbiamo capire – ha detto Gianluca Reggioni, vice-Responsabile direzione risorse umane Crédit Agricole Italia – quali sono gli effetti di lungo termine che lo smart working ci lascia. E sono discorsi che possiamo affrontare con serenità per trovare punti di equilibrio e una prospettiva che sia conveniente per tutti».

«Per affrontare in maniera serena questo argomento – ha detto Fabrizio Tanara, coordinatore Fabi Crédit Agricole – non si deve ragionare in un’ottica emergenziale, ma valutare tutto in una dimensione di normalità. È proprio lì che dovremo fare delle valutazioni. Per ora più che smart working abbiamo visto esempi di telelavoro con tutte le negatività che si porta dietro questo tipo di approccio al lavoro».

«Quello che ci preoccupa è il dopo Covid – ha concluso Sileoni – perché una volta conclamato che lo smart working fa risparmiare le aziende, sarà opportuno concordare i termini e le modalità di questi cambiamenti».

L’evento, trasmesso in diretta streaming su www.fabi.it e sul profilo Facebook della Federazione autonoma bancari italiani, sarà in onda su Class Cnbc (canale 507 di Sky) sabato 24 aprile alle 13.30.

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