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SMART WORKING E DIGITALIZZAZIONE SUL TAVOLO FABI-BANCHE

di Redazione

Lando Maria Sileoni: «Lo smart working, se mal utilizzato, può diventare l’anticamera dell’outsourcing con un impatto negativo sull’occupazione. Un’introduzione nel settore bancario misurata e mirata dei due argomenti, smart working e digitale, invece, potrebbe garantire dei positivi risultati se da un lato si rispettasse, nello smart working, la volontarietà del lavoratore, e se, dall’altro lato, nel digitale, si mantenesse un rapporto di assistenza e di consulenza della clientela tutto centrato sulla relazione personale, sul buon senso e sulla disponibilità»

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Ultimo appuntamento con i capi del personale dei Gruppi bancari per discutere l’organizzazione del lavoro nel periodo della pandemia, ma anche quale sarà il futuro del cosiddetto lavoro da casa.

Il ciclo di incontri Fabi “La primavera nelle banche: come cambia il settore in tempi di pandemia, smart working e digitale, a difesa dell’occupazione” arriva a metà percorso con questo quinto dibattito al quale hanno partecipato Andrea Merenda,
chief operating officer Banca Popolare di Bari; Paolo Sacco, chief operating officer Gruppo Carige; Pasquale Del Buono, responsabile welfare e relazioni sindacali Cassa Centrale Banca Gruppo Bancario; Massimiliano Calvi, responsabile relazioni sindacali Gruppo Bancario Iccrea; Gianfranco Mosaico, coordinatore Fabi Banca Popolare di Bari; Alessandro Mutini, coordinatore Fabi Gruppo Carige; Domenico Mazzucchi, coordinatore Fabi Cassa Centrale Banca; Piergiuseppe Mazzoldi, coordinatore Fabi Iccrea; Ulrich Untersulzner, coordinatore Fabi Raiffeisen e Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi.

«Oggi parleremo dei due lasciti della pandemia: digitale e smart working tra opportunità e problematiche» con queste parole Frediano Finucci, caporedattore TgLa7 e moderatore del dibattito ha introdotto il confronto subito dopo il monologo interpretato da Riccardo Pieretti.

«Smart working e digitale – ha detto Sileoni- rappresentano per alcuni l’ideale soluzione, a portata di mano, per intestarsi cambiamenti solo di facciata che riempiranno le tasche delle banche, degli azionisti e delle società di consulenza. Un’introduzione nel settore bancario misurata e mirata di smart working e digitale, invece, potrebbe garantire dei positivi risultati se da un lato si rispettasse, nello smart working, la volontarietà del lavoratore, e se, dall’altro lato, nel digitale, si mantenesse un rapporto di assistenza e di consulenza della clientela tutto centrato sulla relazione personale, sul buon senso e sulla disponibilità. Il contratto nazionale deve necessariamente riacquistare quel ruolo di garanzia regolamentando il rapporto tra banca e banca e tutelando al massimo lavoratrici e lavoratori del settore».

«La nostra esperienza in Carige – ha detto Paolo Sacco, chief operating officer Gruppo Carige – è stata quella di uno sviluppo repentino dello smart working durante la pandemia. Abbiamo compreso che ognuno ha le proprie abitudini in relazione al lavoro che fa e ci siamo resi conto delle difficoltà e delle competenze da sviluppare. Per noi una logica di totale ricorso allo smart working non sussiste, perché è imprescindibile la relazione diretta e umana».

«Noi – ha detto Pasquale Del Buono, responsabile welfare e relazioni sindacali Cassa Centrale Banca Gruppo Bancario – abbiamo fatto scegliere manager e collaboratori sulla base delle diverse esigenze di servizio e preferenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro accompagnando questa diversa e nuova fase fornendo degli strumenti di carattere organizzativo e relazionale».

«Dobbiamo fare riflessioni a bocce ferme – ha detto Massimiliano Calvi, responsabile relazioni sindacali Gruppo Bancario Iccrea – e ricordo grandissima pressione anche da parte di sindacati per incrementare questo strumento, ma ora bisogna ragionare con calma per capire pro e contro. Ci sono dei vantaggi nella digitalizzazione, ma anche tanti svantaggi ed è comunque un indebolimento delle relazioni: un argomento fondamentale per il nostro lavoro».

«Lo smart working – ha detto Andrea Merenda, chief operating officer Banca Popolare di Bari – deve accorciare le distanze e accompagnare l’evoluzione tra dimensione fisica e digitale. Cosa che fin qui non è oggettivamente stata fatta. Il tavolo sindacale che ha sempre dimostrato di essere innovativo e lungimirante deve continuare a guidare questi processi».

«Queste sono opportunità di confronto importantissime. Per il nostro istituto – ha detto Gianfranco Mosaico, coordinatore Fabi Banca Popolare di Bari – è stato un anno difficile e l’avvio dell’utilizzo dello smart working ha coinciso con l’inizio della pandemia consentendo anche ai colleghi più fragili di continuare a lavorare. Ma c’è anche il lato oscuro di questa rivisitazione del modello di business: ed è la chiusura delle filiali che impatta in maniera eccessiva sulla realtà sociale specialmente al sud».

«Abbiamo vissuto l’introduzione massiccia dello smart working – ha detto Alessandro Mutini, coordinatore Fabi Gruppo Carige – come risposta ad una situazione imprevista. Non è stata una passeggiata e alcuni aspetti sono stati oggetto di discussione tra noi e la banca: come chi doveva mettere a disposizione i mezzi e la rete per lavorare a distanza. Abbiamo rispettato le indicazioni governative, ma chiarendo da subito che non avremmo confermato e sostenuto lo smart working così per come è stato applicato fino ad ora».

«È diverso lavorare in filiale davanti alla clientela o nelle direzioni generali – ha detto Domenico Mazzucchi, coordinatore Fabi Cassa Centrale Banca – e andando avanti tutto sta nel capire come sarà affrontata la tematica del lavoro agile per continuare a garantire la presenza sul territorio e il confronto continuo e costante, vero valore aggiunto».

«Lo smart working – ha detto Piergiuseppe Mazzoldi, coordinatore Fabi Iccrea – è stato applicato per mantenere il distanziamento, ma da qui in poi va gestito e costruito un percorso ricordando che bisogna digitalizzare tutto il sistema per garantire un lavoro davvero smart e funzionale. Quello che abbiamo visto fino ad ora è solo il continuo adattamento del lavoratore a nuove esigenze».

«Da noi è stato fatto telelavoro: lo smart working è un’altra cosa. Ma abbiamo anche riscontrato – ha detto Ulrich Untersulzner, coordinatore Fabi Raiffeisen – soddisfazione, da parte di alcuni lavoratori, relativamente alla possibilità di lavorare da casa. Ovvio è che la volontarietà debba essere il pilastro, finita la pandemia, per regolamentare questo tipo di organizzazione del lavoro. Se così non sarà faremo battaglia».

«Con la scusa della crisi economico-finanziaria e della pandemia sta avvenendo di tutto – ha detto Sileoni – e il settore sembra svincolato da ogni forma di buon senso. Il sindacato combatterà e si opporrà a ogni prevaricazione sia essa diretta o indiretta» ha concluso il segretario generale FABI che ha ricordato come questi incontri siano fondamentali per un dialogo e per un confronto sereno e costruttivo fra chi rappresenta i lavoratori e chi rappresenta le banche soprattutto a livello sindacale.

L’evento, trasmesso in diretta streaming su www.fabi.it e sul profilo Facebook della Federazione autonoma bancari italiani, sarà in onda su Class Cnbc (canale 507 di Sky) sabato 1 maggio alle 13.30.

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La locandina dell’evento

 

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