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RECOVERY, SMART WORKING E CONTI IN ROSSO: SILEONI IN DIRETTA SU LA7

di Redazione

Il segretario generale della Fabi ha partecipato alla trasmissione Coffee Break condotta da Andrea Pancani: si è parlato del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del lavoro agile e dello stop agli sconfinamenti in banca

«Ai 220 miliardi di euro del Pnrr, le banche potrebbero aggiungere altri 200 miliardi di finanziamenti collegati ai progetti del governo. Dal punto di vista della quantità, insomma, i fondi non sono pochi. La differenza, rispetto agli sprechi del passato, la farà la qualità dell’investimento e la rapidità e l’esecuzione dei progetti e questo vale in tutti gli ambiti: il Sud, la scuola, la sanità, la transizione digitale, l’ambiente e le infrastrutture». Lo ha detto questa mattina il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Coffee Break in onda su La7 condotta da Andrea Pancani.

«La mia valutazione del Recovery Plan è molto positiva, soprattutto su alcune cose fondamentali: digitale, transizione ecologica e istruzione. È un pezzo di un piano di rilancio del nostro Paese: il Pnrr (Piano nazionale di riprese e resilienza) è un tassello, nei prossimi cinque, sei anni l’Italia potrà investire il doppio o il triplo se consideriamo tutti gli investimenti pubblici statali e i fondi europei. Le sfide sono: la regia unica, la trasparenza, la realizzazione, la semplificazione. E poi sarà fondamentale difendere le decisioni che spesso vengono bloccate o impugnate, da soggetti pubblici e privati. Poi bisognerà scatenare le energie della pubblica amministrazione e dei privati. La pubblica amministrazione deve essere uno stimolo fondamentale, ma molto possono fare le imprese e il no-profit: le leggi in questo senso già ci sono. Ma le vere riforme vanno finanziate e spinte. La ripartizione dei soldi del Recovery Fund è destinata comunque a creare polemiche, a dividere perché alla base di molti partiti, nel loro Dna c’è la volontà di dividersi e comunque gli scontenti ci saranno sempre» ha aggiunto Sileoni.

Al centro del dibattito anche lo smart working. Argomento sul quale Sileoni ha lanciato l’allarme già da tempo. «Il problema – ha detto durante la trasmissione di La7 – è legato al fenomeno dell‘outsourcing, le si vogliono creare le condizioni perché i dipendenti privati che stanno in smart-working possano un domani essere esternalizzati. Poi, vorrei ricordare una cosa molto banale, che vale sia per il dipendente pubblico sia per il privato: durante il periodo di ferie ci si riposa, è vietato contrattualmente, in ogni tipo di contratto, lavorare e stare in ferie. Questa formula dell’holiday working mi sembra una provocazione basata sul niente, da un punto di vista contrattuale. Abbiamo già il lavoro agile che dovrebbe garantire una qualità e personale e professionale. L’home working è il lavoro fatto da casa. Lo smart working è quello fatto in parte da casa in parte in ufficio ma sempre con una serie di obiettivi sui quali rendere conto. Le ferie servono per riposarsi non per lavorare».

Il segretario generale della Fabi è poi tornato a parlare del tema dei conti correnti in rosso. «Da gennaio – ha spiegato Sileoni – sono entrate in vigore nuove regole europee (Eba: autorità bancaria europea) che si conoscevano da più di quattro anni. Con le nuove regole di fatto è vietato il rosso e lo scoperto sul conto corrente. Due soglie: 100 euro per le famiglie e 500 euro per le imprese . Un altro tetto riguarda le rate arretrate di prestiti: non devono superare l’1% del totale degli affidamenti/prestiti (questa soglia prima delle nuove regole era pari al 5%. Trascorsi 90 giorni di un conto corrente in rosso o di un arretrato sui rimborsi, ci sarà automaticamente la segnalazione alla Centrale rischi della Banca d’Italia e conseguentemente per 3 anni (36 mesi) la persona o l’impresa non potrà più ricevere prestiti dalle banche. La reazione tardiva delle banche e del governo è una dimostrazione di grande debolezza verso la politica e la finanza dell’Europa. Questa nuova situazione interessa oltre 15 milioni di clienti tra famiglie e imprese che avranno meno flessibilità sull’utilizzo dei conti correnti e gli sconfinamenti “valgono” 32 miliardi di euro, con un impatto enorme sulla clientela».

Roma, 29 aprile 2021

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