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SILEONI: «APERTI AL MONDO, MA CONCENTRATI SULLA NOSTRA CATEGORIA»

di Redazione

Termina il 127° Consiglio nazionale della Fabi. La chiusura del segretario generale a difesa della categoria: «Le regole della Bce non ricadano sui dipendenti delle banche. La rigidità della vigilanza ha imposto un cambiamento di business al settore, favorendo la crescita della vendita di prodotti finanziari e assicurativi, che a sua volta fa aumentare le indebite pressioni commerciali subite dalle lavoratrici e dai lavoratori bancari». Tre giorni di lavori, più di 1.500 dirigenti sindacali e ospiti presenti in sala per tutta la durata dell’evento.

«Le regole della Banca centrale europea non possono essere pagate da chi lavora in banca. Dal 2014, la vigilanza sulle banche europee, italiane comprese, è passata alla Bce e, da quel momento, sono state introdotte regole troppo stringenti sul settore. Una rigidità eccessiva, che la classe politica non ha contrastato. Regole che hanno spinto e stanno spingendo le banche a modificare i loro modelli di business, favorendo l’aumento della vendita di prodotti finanziari e assicurativi a discapito dei prestiti, in costante calo e sempre meno rilevanti. Tutto questo produce le indebite pressioni commerciali, esercitate dai vertici delle banche sulle lavoratrici e sui lavoratori bancari, che ormai hanno raggiunto livelli inaccettabili». È uno dei passaggi principali della replica finale del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al 127° Consiglio nazionale della Fabi.

Tre giorni di dibattiti e confronti, al Palazzo del Ghiaccio di Milano, durante i quali sono stati affrontati tutti i principali temi relativi al settore bancario italiano e gli argomenti di stretta attualità, legati principalmente alla guerra in Ucraina e allo scenario politico-economico del nostro Paese. «Ci siamo aperti al mondo, coinvolgendo autorevoli personaggi a parlare con noi, ma restiamo sempre concentrati sulla nostra categoria» ha detto Sileoni. Più di 1.500 i dirigenti sindacali e gli ospiti in sala per tutta la durata del Consiglio. Nel dettaglio, si è parlato delle aggregazioni fra le banche, dell’impatto delle tecnologie e del digitale sui modelli di business e quindi sull’occupazione, dei piani industriali dei gruppi, dei contratti collettivi nazionali di lavoro sia del settore Abi sia del settore del credito cooperativo. Si è anche discusso della congiuntura economica italiana e internazionale, delle possibili soluzioni per la ripresa e del contesto politico. Ai dibattiti hanno partecipato i vertici di Abi e Federcasse, i rappresentanti dei principali gruppi bancari, economisti e accademici, i direttori dei principali quotidiani italiani, corrispondenti della stampa estera, conduttori delle radio e delle tv.

«Ci siamo aperti al mondo. Siamo riusciti, in tanti anni di lavoro, a far passare l’idea che possiamo parlare di tutto, interessarci di tutto, trovare delle risposte, parlare di economia, di lavoro, se serve di politica. Mantenendo, sempre, la nostra distanza dai partiti», questo un punto focale della replica del leader Fabi.

«Ogni giorno – continua Sileoni – quello che scegli, quello che pensi, quello che fai è quello che diventi: noi sappiamo leggere il momento in cui viviamo, dando un senso, in un’epoca cosi difficile, alla nostra vita. Come diamo un senso al nostro lavoro di sindacalisti, come diamo una risposta alla categoria che rappresentiamo? Con il trasferimento delle nostre esperienze di vita e di lavoro, che rappresentano l’aspetto più importante del lavoro che facciamo».

Il cambiamento, poi, parola chiave del nostro presente e futuro. Che, per essere gestito, «va metabolizzato, ma anche apprezzato, deve anzi diventare uno stile di vita: fare le barricate e rallentare il corso degli eventi è inutile e impossibile», avverte Sileoni. Il senso del concetto è solo uno: il cambiamento in atto, l’inevitabile evolversi del mondo, anche e soprattutto del mondo del credito, va gestito all’interno della categoria. Evitando radicalmente ogni condizionamento politico. E il segretario generale lo dice chiaramente: «Dobbiamo riuscire a risolvere le nostre situazioni all’interno del settore perché il giorno in cui dovremo metterci nelle mani del governo, di qualsiasi governo, sarà la fine della categoria».
E l’arma per continuare a proteggere la categoria è soltanto una, Lando Sileoni lo ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, alla sua squadra: la difesa del contratto collettivo nazionale di lavoro. «La protezione del contratto nazionale è l’unica garanzia per la nostra categoria».

La chiusura con una citazione di Eraclito: «Non c’è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento, la permanenza è solo l’illusione dei tempi».

Milano, 15 giugno 2022

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