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Il MOURINHO DEI BANCARI

di Redazione

di Francesco Manacorda
“Affari & Finanza – Repubblica”, Lunedì 14 marzo 2023

 

È l’uomo che sussurra ai banchieri, ma che non disdegna nemmeno di alzare la voce con loro. Lando Maria Sileoni da Viterbo, segretario da quasi tre lustri della Fabi, potente sindacato autonomo dei bancari, è una controparte che si fa rispettare. O che comunque si fa sentire. E che qualche volta riesce ad essere il detonatore di eventi che nel mondo bancario fanno un bel po’ di rumore. L’ultimo, due settimane fa, quando (come rivelato da Carlotta Scozzari sull’Huffington Post) Intesa Sanpaolo ha annunciato la sua decisione di ritirare la delega all’Abi sulla trattativa per il contratto nazionale dei bancari: la più grande banca italiana non si affiderà più all’organizzazione di categoria per trattare con i suoi 80 mila dipendenti, anche se siederà allo stesso tavolo dell’Abi assieme ai sindacati. È un piccolo scisma che parte da lontano, ma che vede il suo punto di svolta proprio quando, il 21 febbraio scorso, alla prima seduta annuale del Casl, il Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Associazione bancaria, Sileoni fa un intervento di oltre 20 minuti in cui dopo i saluti di rito attacca frontalmente il responsabile delle relazioni sindacali di Intesa Sanpaolo, Alfio Filosomi – assente all’incontro definendolo «grillo parlante», «grilletto», «ipotetico presidente ombra del Casl», come ha raccontato Andrea Greco su Repubblica.

Se non bastasse, l’intervento pepatissimo viene messo anche sul sito della Fabi, con una ripresa video un po’ artigianale. A monitor spenti, poi, avviene anche di peggio. Ossia che il segretario di uno dei sindacati confederali dei bancari, dopo l’intemerata del collega, chiede ai vertici del Casl – la presidente Ilaria Maria Dalla Riva, che è capo del personale di Unicredit in Italia, e il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini in funzione di segretario del Comitato – se hanno qualcosa da replicare, senza ricevere alcuna risposta. Per Intesa, a quel che risulta, la situazione che si è venuta a creare proprio in quella sede ha determinato l’ultima condizione per decidere il passo di lato rispetto alla rappresentanza dell’Abi. Del resto, la banca guidata da Carlo Messina già da mesi sta perseguendo una strada autonoma sui contratti di lavoro, offrendo ai dipendenti la possibilità di rendere concreta la settimana lavorativa di quattro giorni che il contratto dei bancari prevede addirittura dal 1999 ed è quindi già su una strada per certi versi diversa rispetto al resto del mondo bancario.

Sulla proposta di Intesa, comunque, non si è raggiunta l’intesa coni sindacati, Fabi compresa, che avrebbero voluto più voce in capitolo. Ma qui non è tanto la divergenza in casa Abi che interessa, quanto il ruolo che Sileoni anche questa volta è riuscito a ritagliarsi. Magari si ritroverà la piena concordia tra Abi e la maggiore banca del Paese. Magari lo stesso Sileoni tornerà sui suoi passi dopo gli attacchi “ad personam” contro il capo delle relazioni sindacali di Intesa, spiegati del resto dal sindacalista come reazione a due precedenti interventi di Filosomi in altrettanti congressi di sindacati confederali nei quali – dice Sileoni «dettava le linee politiche del nuovo contratto nazionale».

Ma chi conosce, e talvolta teme, il segretario della Fabi sa che se questo avverrà sarà in base a una precisa strategia. “Politico” è infatti l’aggettivo che ricorre più spesso quando si cerca di ricostruire il personaggio Sileoni parlando con i suoi interlocutori. Innanzitutto, per il passato, che lo vede entrare in Banca del Cimino neanche diciottenne e aderire subito al sindacato, e poi negli anni Novanta fare politica con il Psi nell’amministrazione comunale di Viterbo, ma anche – e molto – per il presente. Se gli altri segretari dei sindacati bancari sono oscure figure note solo agli addetti ai lavori, Sileoni è riuscito a costruirsi un’immagine che lo rende ospite appetibilissimo di talk show e telegiornali, che si tratti di criticare le retribuzioni dei banchieri italiani, la stretta sui tassi della Bce o l’uso del contante.

In altri casi, vedi il congresso annuale della Fabi, è lui stesso il padrone di casa che invita sul palco i banchieri italiani e una consistente pattuglia di giornalisti e commentatori di peso. Tutto testimoniato anche dall’attivissimo sito della Fabi dove, ai bollettini sindacali e alla miriade di interventi video del segretario, si aggiunge anche una spruzzata di culto della personalità che trova compiutezza nell’altrettanto dinamico sito personale del segretario, che per l’appunto si chiama come lui. Politico non significa per forza diplomatico, anzi in campo sindacale Sileoni sembra ispirarsi a José Mourinho alla guida di quella Roma che ama tanto: dà del tu a tutti i banchieri italiani – con la sola notabile eccezione del presidente dell’Abi Antonio Patuelli – e questo non gli impedisce di dire loro le cose in faccia e ingaggiarli in confronti anche aspri. Né, nella migliore tradizione per l’appunto politica, cercare costantemente il “divide et impera”, come quando – sempre nella riunione del Casl – apre il fronte dei banchieri e anche quello interno a Intesa Sanpaolo: «Se saremo costretti a scendere ancora in piazza in decine di migliaia in sciopero – ha detto in quella sede alla rappresentante della banca presente alla riunione – sarà perché voi non avete spiegato bene al vostro vertice l’impatto politico devastante di una storia assurda e allucinante che avete messo in piedi».

 

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