Home Rassegna Stampa Massiah, Ubi è una banca solida – il banchiere a class-cnbc, abbiamo chiuso il trimestre in utile nonostante la crisi (Milano Finanza, 12 maggio 2009)

Massiah, Ubi è una banca solida – il banchiere a class-cnbc, abbiamo chiuso il trimestre in utile nonostante la crisi (Milano Finanza, 12 maggio 2009)

di Redazione

Il consigliere delegato della popolare dà assicurazioni sulla ripresa dell’istituto. Niente Tremonti Bond, sono sufficienti i warrant e le obbligazioni convertibili. Si studia la ristrutturazione della rete. Ma in borsa il titolo fa dietrofront (-7%)

Victor Massiah prova a rassicurare il mercato sulla bontà e solidità di Ubi Banca. «L’istituto è solido, abbiamo chiuso una bella trimestrale, in utile per 99 milioni, nonostante il contesto molto difficile», ha detto il consigliere delegato ai microfoni di Class-Cnbc, ma il mercato lo ha penalizzato con una flessione del 7,14% a 10,66 euro. Ieri Massiah ha presentato i conti del primo trimestre del 2009, chiusi con un utile netto contabile di 24,3 milioni (-88,9% sullo stesso periodo del 2008) che sale però a 98,6 milioni (-47,4%) a livello normalizzato, cioè senza gli impatti delle svalutazioni delle quote in Intesa Sanpaolo e A2A. Anche a livello contabile il risultato del primo trimestre segnala un deciso progresso rispetto ai tre mesi precedenti (chiusi con una perdita di 551 milioni). I proventi operativi sono scesi a 995,7 milioni (-6,8% sul 2008) a causa della contrazione del margine di interesse e delle commissioni, solo in parte bilanciati dal risultato positivo dell’attività di negoziazione e copertura. Gli oneri operativi si sono ridotti a 619,3 milioni (-2,6%). Le rettifiche di valore per deterioramento di crediti sono salite dai 59,7 milioni del primo trimestre del 2008 ai 159,6 milioni di quest’anno. In crescita anche il rapporto tra sofferenze nette e impieghi netti (da 0,79% allo 0,98%) e tra incagli netti e impieghi netti (da 0,86% a 1,30%).
Massiah vede un anno difficile di fronte a sé: «Speriamo di replicare quanto stiamo facendo negli altri trimestri», ha dichiarato a Class-Cnbc, «dobbiamo continuare a operare in maniera rigorosa, con un politica di bilancio trasparente, e ciò nonostante stiamo esprimendo risultati che rappresentano una banca solida, che trae vantaggio dal modello federale, che continuo ritenere la migliore scelta possibile». A proposito del forte calo delle commissioni nel primo trimestre, ieri il banchiere ha spiegato che «a fine anno la percentuale non sarà di -22%».
Ubi non ricorrerà ai Tremonti-bond, ha ribadito il consigliere delegato della banca bresciano-bergamasca. Questo perché l’assemblea di sabato scorso ha approvato misure alternative di rafforzamento patrimoniale dando delega per l’emissione di 640 milioni di bond convertibili e assegnando warrant gratuiti ai soci (con relativo aumento di capitale al loro servizio da 393 milioni). Gli warrant permetteranno tra due anni di sottoscrivere azioni Ubi Banca a 12,3 euro nella misura di un’azione ogni 20 warrant. «Non abbiamo usato i Tremonti-bond perché in questo momento non abbiamo bisogno di capitale. Il capitale, se servirà, verrà tra due anni con i warrant e tra quattro anni con l’obbligazione convertibile», definita «un certificato assicurativo che sarà utilizzato per la crescita della banca». A fine dicembre 2008, Ubi aveva un core tier 1 al 7,1%.
La crescita interna però passa anche dalla ristrutturazione dell’attuale rete.
Ieri durante la conference call Massiah ha dichiarato che Ubi Banca sta mettendo in atto un progetto aggressivo sul cost/income», concentrato sulle «filiali per ottimizzare la nostra presenza sul territorio». Massiah ha precisato che l’istituto potrà considerare la chiusura di sportelli o il loro trasferimento da una banca del gruppo a un’altra. Il piano ha già messo in allarme i sindacati:
«Stupisce che si riparli subito di aggressività sui costi, di chiusure di filiali e di spostamenti di agenzie e non ci sia alcuna considerazione per l’indispensabile ruolo delle parti sociali e la tutela dell’occupazione», ha commentato ieri in serata Lando Maria Sileoni, segretario generale aggiunto della Fabi.
Resta ancora aperto il tema di Arca sgr, la società di gestione del risparmio al centro di una risistemazione degli equilibri tra i soci, in gran parte banche popolari. «Ribadisco che siamo pronti a sederci al tavolo», ha detto Massiah riferendosi indirettamente alla volontà di Ubi di uscire dall’azionariato. Di recente l’ad di Bper (anch’essa socia di Arca), Fabrizio Viola, aveva spiegato di ritenere che «i tempi per una soluzione» del problema Arca «stiano diventando maturi». Ma, ha dichiarato ieri Massiah, «a dire la verità non ho visto molte novità, almeno per quanto ci riguarda. Siamo pronti a risolvere il problema e sono sicuro che Viola lo sa. Credo che presto o tardi il problema sarà risolto».

(Milano Finanza, 12 maggio 2009 – Fabrizio Massaro)

 

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