Home Editoriali INGIUSTIZIA È FATTA (La Voce dei Bancari 5 giugno 2010)

INGIUSTIZIA È FATTA (La Voce dei Bancari 5 giugno 2010)

di Redazione

Da qualche tempo, tra politici e giuslavoristi è in corso un serrato dibattito sullo Statuto dei Lavoratori. C’è chi lo vuole modernizzare, chi invece è convinto che rappresenti ancora una garanzia per tutti i lavoratori, chi ne farebbe volentieri a meno. Noi, lo abbiamo detto e scritto più volte, lo riteniamo un caposaldo della legislazione del lavoro.

Senza lo Statuto dei Lavoratori, il caso che mi appresto a raccontare sarebbe già bell’e che risolto a favore dell’azienda. Siamo alla Cassa di Risparmio di Bolzano, area veronese. Una banca, quest’ultima, al cui interno si stanno confrontando aspramente due anime: c’è chi vorrebbe una cassa di risparmio proiettata sull’intero territorio nazionale, chi invece preferirebbe una cassa ancorata alla dimensione locale.

In questo scenario un nostro dirigente sindacale è stato licenziato. Un licenziamento, questo, che ha il sapore della persecuzione, dopo due anni di azioni vessatorie cha vanno dalle pretestuose contestazioni disciplinari al demansionamento.

I problemi cominciano nel 2008, quando il nostro dirigente, con una esperienza lavorativa ventennale, già responsabile di filiale in altri istituti di credito, viene eletto rappresentante sindacale della FABI all’interno della sua banca.

Il “nostro” inizia la sua attività di sindacalista, denunciando la cattiva gestione della Cassa di Risparmio di Bolzano nell’area veronese, dove, nonostante le agenzie siano da poco tempo insediate sul territorio, si registra un fuggi fuggi di dipendenti, con dimissioni presentate alla Direzione generale di Bolzano. Il rapporto tra un rappresentante della banca e il nostro dirigente si incrina proprio a partire da quel momento. Accade così che, senza alcun motivo, il “nostro” si ritrovi ad essere improvvisamente “commissariato” nella gestione dei suoi clienti e ad essere affiancato da un capo-team, malgrado le consolidate competenze lavorative.

Qualche mese dopo arriva la prima contestazione disciplinare. A pochi mesi dall’emissione del provvedimento, banca e lavoratore giungono, tuttavia, ad un accordo, sottoscritto a maggio 2009 dalla FABI provinciale e dal capo del Personale della banca. Tutto sembra risolto. Ma, quando meno se l’aspetta, “il nostro” subisce un nuovo demansionamento. Di fronte all’ennesima ingiustizia, si vede costretto a fare causa all’azienda. Il Tribunale del Lavoro, a gennaio di quest’anno, gli dà ragione in prima istanza, imponendone l’immediato reintegro nel ruolo che gli compete.

Il dirigente, a questo punto, confidando nel buon senso della sua controparte, decide d’interrompere l’iter giudiziario e, ad aprile, sottoscrive un accordo transattivo con la banca.
Finalmente può tornare al lavoro e riprendere la sua attività sindacale. Ricomincia così a fare proseliti e partecipa attivamente alla trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale. Tutto è bene quel che finisce bene? Neanche per sogno. A pochi giorni dalla firma dell’accordo transattivo, “il nostro” riceve l’ennesima contestazione disciplinare da parte della banca, con contestuale sospensione dal servizio per ragioni fumose ed irrilevanti.

La sua battaglia ricomincia: presenta le sue controdeduzioni al provvedimento, ma stavolta la Cassa di Risparmio di Bolzano usa le maniere forti.
Dopo un mese, il nostro dirigente viene licenziato con motivazioni assolutamente futili e, addirittura, non contestate all’apertura del procedimento disciplinare. Corsi e ricorsi storici.
Ancora una volta il malcapitato è costretto a ricorrere alla Magistratura. Ancora una volta deve rivolgersi a un giudice perché gli siano riconosciuti i suoi più elementari diritti, come quello al lavoro.

D’altronde, della vecchia Cassa di Risparmio di Bolzano, che faceva del dialogo e del rapporto sereno e costruttivo con i dipendenti il suo fiore all’occhiello, non è rimasta che un’immagine sbiadita da spot pubblicitario. I direttori sono cambiati, la filosofia aziendale anche. I lavoratori si sono ormai arresi a questo stato di cose, come dimostrano le numerose dimissione registrate nell’ultimo periodo. Ma la FABI no.

Non permetteremo che l’arroganza prevalga sulla giustizia. Allerteremo la stampa nazionale, affinché faccia luce su questa grottesca vicenda; solleciteremo l’intervento del Presidente dell’Abi e del Governatore di Bankitalia. Sono già pronte interrogazioni parlamentari, a firma di esponenti di centrodestra e di centrosinistra, che chiederanno conto alla banca della sua grave condotta. Solleciteremo un intervento dell’autorevole Südtiroler Volkspartei che, all’interno dello stesso istituto di credito, ha un notevole peso politico. Non solo.

Coinvolgeremo nella nostra battaglia i quotidiani specialistici, tra cui Il Sole 24Ore e Milano Finanza. Scriveremo ai Consiglieri comunali e provinciali, agli amministratori e ai Sindaci di Bolzano e di Verona. Chiederemo spiegazioni ai membri del Consiglio d’amministrazione della banca e della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. Siamo, poi, pronti a scendere in piazza, a organizzare sit in e volantinaggi sotto la direzione generale dell’istituto di credito bolzanino.

Il nostro dirigente non sarà lasciato solo. Dalla sua avrà soprattutto quella vecchia legge 300 del 1970 (Statuto dei Lavoratori), che molti vorrebbero cancellare. L’unico vero argine, insieme col
nostro Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, agli abusi delle aziende.

Stiano tranquilli e sereni i nostri iscritti alla Cassa di risparmio di Bolzano. Noi non ce l’abbiamo con la banca, ma con alcuni personaggi (qualcuno in particolare dell’area veronese) che hanno abusato del proprio ruolo e della propria autorità e ai quali chiederemo anche i danni morali ed economici per le loro azioni. Vorrei ricordare, inoltre, che questo nostro mensile, La Voce dei bancari, viene inviato al domicilio dei nostri 100mila iscritti, ai Responsabili delle Risorse umane di tutte le aziende di credito, ai Direttori generali, ai Presidenti e ai membri dei Consigli d’amministrazione delle banche italiane. Tutti saranno messi a conoscenza della vicenda, affinché qualcuno a Bolzano ricordi che questa organizzazione non è affatto disposta a “porgere l’altra guancia”; affinché qualcuno a Bolzano rispolveri quel vecchio modello concertativo che tanti risultati positivi ha garantito nel passato all’azienda.
Di sicuro, comunque, la FABI non mollerà finché non sarà ristabilita la giustizia.

(Da La Voce dei bancari n.5 Giugno 2010)

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