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"Se io fossi un banchiere…"

di Redazione

(Anteprima editoriale del prossimo numero di “La Voce dei Bancari”)

Ho sentito una tentazione davvero forte.
 Ho immaginato di essere un banchiere (un banchiere vero!) o, meglio, ho provato, solo per poco, il tempo di scrivere queste note, a vestire i panni del banchiere… ed ecco il profilo del banchiere che vorrei essere.

Intanto, occorre partire dall’assetto del Sistema Bancario.


Un sistema basato su leggi efficaci ed una supervisione attenta è il fondamento della crescita economica.

In questo sistema bisogna sapersi inserire, riconoscendo, in primo luogo, il valore del risparmio quale elemento essenziale per lo sviluppo cui tutti devono contribuire.


In modo particolare, dirigendo il flusso di risparmio non verso usi speculativi, ma verso utilizzi ed obiettivi che privilegino la produzione e l’investimento durevole.



Il banchiere non rappresenta solo il mondo della finanza, ma è un attore del modello di responsabilità necessario a far funzionare la società ed orientarla, in un quadro di iniziativa libera, verso finalità volte al benessere.


Non andrà mai tradita questa missione.


Il privilegio di pochi non dovrà mai oscurare la ricerca del benessere per la maggior parte dei cittadini: lavoratori, clienti, investitori, tutti equamente fruitori di un benessere ottenuto nella piena osservanza delle regole, salvaguardando l’interesse generale.


Guardando, cioè, al risultato prodotto dal lavoro, ma anche al modo in cui esso è stato ottenuto.


Allora, pensare di essere un banchiere, non un burocrate, è un modo per darsi un obiettivo ancora più alto e sfidante.

Aprire all’impresa è un dovere: ma come?

Selezionando e sostenendo quelle iniziative che meritano di essere incoraggiate, facendo in modo che rischio imprenditoriale e ricerca di un giusto ritorno sull’investimento siano effettivamente conciliabili.


Ma può un banchiere avere un’anima autenticamente sociale o quest’anima sociale -se presente- costituirà, invece, una sorta di intruso capace di ostacolarne il ruolo?



La risposta è molto diretta e concreta: il banchiere deve saper selezionare gli investimenti, secondo regole precise che lascino quote di utilizzo del capitale di rischio anche a coloro che si affacciano per la prima volta sul mercato, con idee coraggiose e progetti innovativi.


La sola difesa del mercato esistente diventa politica di parte se esclude il nuovo e si limita a perpetuare il vecchio, lasciandolo, comunque, abbandonato a se stesso.



Inoltre, il banchiere deve lavorare su una squadra manageriale, assortendo un team dotato di competenze tecniche e di creatività, nel quale l’onestà dei comportamenti non deve essere ostacolo, ma requisito fondamentale ed imprescindibile di ciascuno dei componenti.


Il banchiere, quindi, avverte la tentazione e i richiami del potere, ma deve saperli ricondurre a un ambito creativo e realizzativo, evitando sia sogni di grandezza e onnipotenza, sia superando una visione di semplice gestione dello stato delle cose.



Il banchiere deve porsi il tema del lavoro.


La missione della banca, se ridotta a leva per generare profitti finanziari costruiti mediante operazioni spericolate è, in sè, diseducativa.


Non si può pensare di crescere professionalmente per il solo fatto di aver frequentato università ed istituzioni accademiche che, in realtà, avversano, spesso, la solidarietà, insegnando a coltivare una forsennata competizione e predicando, contemporaneamente, il disprezzo dell’individuo e l’esaltazione della soggettività, fino ad arrivare ad elevare al rango di “eroi” figure manageriali ed imprenditoriali senza cultura e senza etica.

A questo proposito -pur non trattandosi specificamente di un banchiere- ricordo, con un senso di smarrimento, la lezione che tale Sig. Briatore tenne ai giovani dell’Università Bocconi alcuni anni fa: quale modello si stava loro proponendo??…


Il banchiere deve avere rispetto per il lavoro: il lavoro è il punto di partenza della società, ciò che nobilita l’azione dell’uomo e la distingue; il lavoro è la dignità stessa della persona, è ciò che ne realizza l’essenza positiva; è la via per piegare la natura al bene.

È quindi naturale che ogni azione che possa essere distruttiva del lavoro o riduttiva dei suoi risultati dovrebbe essere evitata, a prescindere dal credo religioso o civile di ciascuno.



Il banchiere, infine, dovrebbe essere uomo di cultura, non solo uomo (o donna) di erudizione.

Persona colta, di attente letture, capace di riconoscere il senso ed il valore della cultura tecnica ed umanistica come un tesoro cui attingere; acqua alla quale bere per dissetarsi e, soprattutto, rinnovarsi.



La cultura alla quale qui mi riferisco non vuole essere intesa, in astratto, come la conoscenza stratificata di nozioni, ma come la capacità di far vivere il pensiero nell’azione: ovvero, mettere in pratica le idee per cercare, e trovare, le soluzioni.

Forse non esiste e non esisterà mai il banchiere al quale io penso.

Ma, in fondo, io immagino semplicemente un uomo per il quale il desiderio di vivere, conoscere, confrontarsi, realizzare precede la brama di successo e di autoaffermazione.



Insomma, una persona che ascolta la coscienza e vuole agire per cambiare le cose.

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22 commenti

Giuliano Xausa 6 Aprile 2011 - 17:45

Assolutamente d’accordo. Se fossi io cercherei anche di ricordami ogni giorno che sono un banchiere e non un ‘padreterno’; di padreterno per fortuna ce n’è uno solo!

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:24

Non chiediamo che siano niente di più che uomini normali.

Antonino Esposto 6 Aprile 2011 - 19:33

Caro Segretario,
condivido in pieno il ritratto che hai disegnato del banchiere ideale, di stampo umanistico.La “tentazione”, il desiderio che hai esternato ti fa onore, perchè vuoi – e sai immaginare – un mondo diverso, più giusto, in cui gli uomini tornino ad essere quelli della affermazione di Protagora, cioè “la misura di tutte le cose, di quelle che sono, per ciò che sono, e di quelle che non sono per ciò che non sono”.
Prevedo un rinnovo del CCNL di duro scontro, difficile, ma la Federazione ti stima come leader, me compreso, e ti seguirà.
Comunque:
« Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo. E quando vi getta l’àncora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela. »

(Oscar Wilde)

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:25

Non voglio solo “immaginare” un mondo diverso.
Il mio impegno sarà massimo nel realizzare il cambiamento.
Se ognuno di noi, all’interno dell’Organizzazione, farà la sua parte, vedremo i risultati.

Enzo Marino 6 Aprile 2011 - 19:46

Caro Lando mi pare molto lontano dalla realtà la visione del banchiere modello, men che meno mecenate. tuttavia esistono le seguenti linee economiche guida che tu ben conosci;

il mantenimento della fiducia della popolazione nel sistema, la tutela degli interessi di coloro che hanno affidato il loro denaro da amministrare e la fornitura di servizi bancari alla popolazione a costi contenuti;
la gestione del controllo delle valute: la facilitazione delle esportazioni, delle importazioni e della circolazione dei pagamenti internazionali, nonché lo sviluppo e il mantenimento del commercio in valuta estera;
l’emissione di denaro e il mantenimento adeguato di una riserva di denaro di buona qualità;
la concessione di prestiti commerciali per mantenere o per accrescere il prodotto nazionale lordo (PIL);
lo svolgimento della funzione di banca per il sistema paese;
lo svolgimento della funzione di banca per le banche e per la gente.

Ad maiora

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:26

Le categorie che tu richiami vengono purtroppo spesso disattese.

gianni di gennaro 6 Aprile 2011 - 20:29

Lando caro, spero con tutto il cuore che questa nota onesta e corretta, non venga mai letta da uno dei “nostri” banchieri che affollano il Paese, altrimenti avremmo serie difficoltà a contenere l’ira che li assilirebbe per queste tue esternazioni. Sai, credo che siano in pochi quelli che la pensano come te, e credo che nel mondo sindacale che ci circonda, tu sia proprio unico. Non posso che augurarti, augurandolo dunque anche a me e a tutti i fabiani d’Italia, altri 50 anni di successo. Siamo tutti con te.

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:26

L’articolo l’ho scritto apposta perché sia letto anche dai banchieri e possa fungere da specchio davanti al quale riconoscersi.

antonino esposto 6 Aprile 2011 - 21:41

Caro Segretario, questa “tenzazione”, il desidero di esternare la visione di un banchiere di stampo umanistico ti fa onore, perchè denota una voglia di equità e giustizia, e l’esigenza di ricondurre l’uomo “a misura di tutte le cose, di quelle che sono, per ciò che sono, di quelle che non sono per ciò che non sono” come afferma Protagora.
Il rinnovo del CCNL e la questione Fondo esuberi saranno un confronto duro e difficile, ma la Federazione – me compreso – ti riconosce come autorevole leader, e ti seguirà.
Comunque:
Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo. E quando vi getta l’àncora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela. Il progresso altro non è che il farsi storia delle utopie. L’Inghilterra non sarà mai civilizzata fino a quando non annetterà l’Utopia ai suoi domini . Oscar Wilde
P.S. Non siamo l’Inghilterra, ma tant’è….

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:28

Così come citi Protagora, potrei citare Prometeo, il quale ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini: tentando di realizzare, così, la prima grande utopia.

Paolo Capotosti 7 Aprile 2011 - 8:01

Carissimo Lando,
Ti ringrazio per aver affrontato un tema così particolare, delicato e intrigante.
E’ vero, se un banchiere fosse come Tu auspichi, probabilmente il mondo della finanza non sarebbe così distante dal mondo reale, dal mondo del lavoro, dal mondo civile, dal nostro mondo.
Il banchiere che seleziona gli investimenti secondo regole che possano coniugare il lecito profitto della banca con uno stimolo serio allo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali, guardando con attenzione e, perchè no, con curiosità, a tutte le idee che meritano di essere incoraggiate, rispettando il lavoro come momento di massima realizzazione dell’essere umano, realizza un meccanismo virtuoso che coniuga etica e profitto, sviluppo e ricchezza, benessere e rispetto.
In questo caso il sistema bancario assolverebbe a pieno la sua più alta missione, quella di contribuire veramente allo sviluppo della nazione, allo sviluppo di un popolo, allo sviluppo dell’umanità attraverso la condivisione della più alta aspirazione che l’essere umano possa nutrire, la realizzazione del benessere morale e materiale per tutti e per le future generazioni.
Ma forse parlavi di un Sindacalista vero, per capirci di uno della Fabi?
Ancora grazie per il Tuo impegno.
Paolo.

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:28

La questione dell’Etica è antica come la Storia.
Purtroppo, la storia più recente ha dimostrato che l’economia in generale e la finanza in particolare fanno molta fatica a cogliere i suggerimenti che l’etica stessa da sempre propone.

Vittorio Saccoman RSA FABI FONSPA 7 Aprile 2011 - 8:45

A volte penso che è tutta la società da cambiare, i modelli che vengono propinati alla gente sono esattamente il guadagno facile e il non rispetto dell’individuo. Nel ns. lavoro questo accade all’ennesima potenza, spesso ci dimentichiamo delle persone che abbiamo di fronte, i nostri clienti i sacrifici che hanno fatto per mettere da parte i soldi che ci vengono a portare per avere una guida su come investirli.
I lavoratori delle banche sono vittime come i risparmiatori dell’ingordigia dei banchieri preoccupati solo del loro tornaconto.
Non ci sono banche che finanziano un’idea, vengono finanziati solo i grossi gruppi industriali perchè tutti i proprietari siedono dentro i CDA dei grossi gruppi bancari, in pratica si finanziano da soli.
Se oggi ancora non esite un banchiere ideale, un banchiere con etica che ascolta la propria coscienza, esistono però i lavoratori che uniti vogliono agire per cambiare le cose mossi da un ideale di profondo rispetto per l’individuo.

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:21

È proprio così Vittorio, le Banche non vogliono destinare neanche una
minima quota del capitale di rischio per finanziare progetti innovativi
accettandone la sfida.

Enzo 7 Aprile 2011 - 10:59

‘la capacità di far vivere il pensiero nell’azione’
Caro Lando ancora una volta mi trovo d’accordo con le Tte Idee che condivido pienamente.
Mi chiedo? Abbiamo un tale banchiere? Veramente si antepone il Bene Comune alla propria brama di successo ed autoaffermazione?
Io dico di no!
Ma non possiamo e non dobbiamo pensare che questo non possa accadere!
Noi tutti dobbiamo lavorare perche’ questo accada, perche’ la Banca si riappropri del suo Ruolo Imprenditoriale ma anche Sociale per un Vero Sviluppo Sostenibile.
Il Banchiere che tu pensi sicuramente e’ tra di noi! Noi dobbiamo contribuire alla sua Crescita e perche’ questi emerga con la Forza e la LIBERTA’ delle IDEE!!!
Grazie Lando per il tuo contributo.
Con stima ed affetto.
Enzo.

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:22

Il banchiere che immagino è semplicemente un uomo che voglia lasciare
qualcosa di più di quello che ha trovato e che agisca con responsabilità,
rispetto del Lavoro e ricerca del benessere comune.

Lino Tumminello 7 Aprile 2011 - 11:27

Caro Lando, certamente hai voluto fare una provocazione “forte” che, spero sinceramente possa essere recepita da qualche banchiere, anche se mi pare di difficile realizzazione. Nelle tue parole, conoscendoti, ho, comunque, colto un desiderio di cambiamento che costituisce l’imprimatur e la filosofia della tua guida sindacale finalizzata al riavvicinamento delle due realtà, virtuale e reale, cui, giornalmente, confliggiamo. Il tuo sogno fa onore la tua persona e noi Fabiani, perchè è chiaro, che le tue parole vogliono e, sicuramente, saranno uno stimolo per il perseguimento di una politica che mira ad un progetto finalizzato ad una visione del nostro mondo, dove tutti dovremmo essere importanti, utili, complementari. Ricordati, caro Lando, ma questo tu lo sai bene, che sognare, ogni tanto fa bene| Vai avanti così ……sei nel giusto.
Lino

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:23

Ciao Lino, hai ragione, sognare ogni tanto fa bene, ma a occhi chiusi. Quando
li apro, però, ho chiaro il percorso che immagino e che sto facendo. So
benissimo che più grandi sono le sfide maggiori saranno gli ostacoli. La
nostra forza sta in un’Organizzazione consapevole del cambiamento in atto.

GRAZIANO 7 Aprile 2011 - 16:57

Caro Lando,
non ne avevo dubbi: sei come me.
In precedenza mi hai detto che nelle mie parole si notava una sensibilità apprezzata da te e da tutti i colleghi; ma nel tuo “intervento” ne traspare molta ma molta di più. Tutti vorremmo un mondo migliore, ma ciò che è accaduto nel nostro settore in questo ultimo decennio rende molto problematico il realizzo del nostro sogno. Ma dobbiamo insistere e combattere per ciò in cui crediamo: solo così riusciremo a ritrovare quella serenità che sembra ormai perduta, a tornare a pensare con gioia al futuro ed a sognare “anche ad occhi aperti”, perchè non c’è nulla di male a farlo, anzi! Continua così Lando, noi ti siamo vicini.
Con affetto.

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 19:24

Graziano, ricordi bene, dal rinnovo del contratto del 1999 e ancor prima con il
protocollo del 4 giugno 1997 abbiamo vissuto un lungo periodo di difficoltà,
dovuto prima alla crisi del settore, poi alla sua ristrutturazione. Tale periodo si
è prolungato con un insoddisfacente CCNL del 2005 che ci vedeva al
secondo tavolo. Ora molti colleghi guardano, con molta fiducia, alle sfide
che abbiamo lanciato.

Lorenzo Ghione 8 Aprile 2011 - 6:03

Caro Lando.
Ho letto con attenzione ed interesse il tuo articolo e ne condivido il contenuto.
Se questo modo di fare banca si potesse tradurre in realtà ed anche se fosse possibile applicarlo anche agli tipi di impresa saremmo veramente un passo avanti verso la costruzione di una società più attenta ai bisogni collettivi che di quelli del singolo individuo.
Una società più solidale che coniuga lo sviluppo, la crescita, la produzione, con la solidarietà, la giustizia, la promozione umana.
Caro Lando purtroppo i modelli che ci vengono proposti quotidianamente dalle televisioni, dai giornali, dalla politica, nel nostro Paese sono tutt’altri: essi sono il profitto facile, l’individualismo più sfrenato, la prevaricazione, l’opportunismo, la menzogna, il sotterfugio e potrei continuare per ancora molto tempo.
Ecco perchè è importante fare Sindacato, per ribadire e difendere quel modo di far parte della società civile, ognuno per la sua parte banchieri compresi, che così bene hai tratteggiato.
Un caro saluto.
Lorenzo Ghione

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 15:33

Come sai bene fare attività sindacale significa uscire da una visione strettamente individualistica del lavoro e della società. Purtroppo la nostra epoca ci propone modelli di comportamento ispirati all’egoismo e all’arrivismo. Voglio impegnarmi affinché la Fabi rappresenti, sempre di più, un antidoto a tali modelli.

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