di Cristina Casadei
Nel rinnovo del contratto del credito l’equilibrismo dei sindacati è sul filo che corre tra il pieno recupero inflattivo e l’efficienza, tra la flessibilità e la produttività. Oggi a Roma Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl, Uilca, Dircredito presenteranno la piattaforma che nelle prossime settimane verrà discussa con Abi. Il Sole 24 Ore ha consultato il documento in anteprima.
L’introduzione
Nell’introduzione le chiavi per leggere il testo. Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl, dice che la piattaforma risponde «a una domanda fondamentale e cioè: Con quale modello di banca usciremo dalla crisi? Nuovo, diverso e cioè quello che vuole creare questa piattaforma pensata in una logica lontana dai meccanicismi che invece sta difendendo Abi. Assumerà giovani con buona e stabile occupazione, creando una barriera per la precarietà, avrà politiche remunerative nuove, con un’incentivazione ai risultati sul lungo periodo, in coerenza con quanto deciso da Bankitalia. Così si ridurranno le pressioni sulle vendite. Inoltre nel modello di banca che propone la piattaforma c’è meno finanza e maggiore legame con il territorio e l’industria che significano una nuova organizzazione che punta non tanto sui promotori finanziari quanto sui direttori di filiale, sugli analisti fidi, su chi lavora a stretto contatto con il territorio: per questo è necessaria una riforma degli inquadramenti. E se la governance ha avuto un ruolo nella crisi, allarghiamola agli stakeholders».
I cinque punti sui rinnovi
Salario
Il capitolo rivendicazione salariale ed equità distributiva è in fondo al documento ma, date le premesse delle scorse settimane, è senza dubbio quello che alimenterà le discussioni più forti. Nel testo si legge che la richiesta economica media (terza area, 4° livello, 7 scatti) si attesta in 205 euro (l’arrotondamento di 204,78). Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni spiega che «è il risultato della somma del recupero inflattivo per il triennio passato che è dell’1,60%, dell’inflazione per il triennio a venire che è il 2% per il 2011, l’1,80% per il 2012, l’1,70% per il 2013. Aggiungiamo poi uno 0,19% di trascinamento. Sommati danno il 7,29%. A questo calcolo va aggiunto un 1% di riparametramento che sarà usato per incrementare i parametri». Questo calcolo «è figlio della riforma confederale. Abi ha firmato l’accordo del 2009 – osserva Sileoni – e deve quindi riconoscere il recupero inflattivo». In caso contrario «ci rivolgeremo al Governo», continua. Al di là dell’aumento salariale del contratto, l’obiettivo di questo rinnovo è anche quello di ridiscutere i sistemi incentivanti. I sindacati chiedono che «i sistemi incentivanti non siano più decisi unilateralmente ma siano condivisi per evitare gli abusi del passato e per fare si che non siano più legati al breve periodo ma al lungo», spiega Sileoni.
Contrasto della precarietà
L’area contrattuale rappresenta da due decenni quella su cui c’è continuità nell’evoluzione e nell’allargamento delle garanzie. In particolare la piattaforma chiede che l’ambito di applicazione del contratto sia esteso alla Banca telefonica e al Recupero crediti (oggi appaltabili), siano disincentivate le esternalizzazioni e gli spostamenti di attività all’estero, siano individuate e definite le attività destinatarie di contratti complementari, siano individuati criteri e norme più cogenti in materia di appalto. Considerato che il trend occupazionale è attualmente negativo la piattaforma chiede l’avvio di un processo per creare buona occupazione con l’assunzione di giovani con contratto a tempo indeterminato dall’inizio del rapporto di lavoro, l’inserimento temporaneo nella seconda area professionale, la tutela della mobilità territoriale, la garanzia di una previdenza complementare con contributo aziendale almeno del 6%. «Questo significa superare la precarietà, evitare forme di sottosalario e immaginare un percorso di inserimento professionale accompagnato da politiche formative nel quadro di un lavoro stabile – spiega il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale –. La nostra proposta, inoltre, difende il potere di acquisto dei salari, anche se siamo consapevoli che questo andrebbe accompagnato con la riduzione delle tasse che il governo però non sta facendo, e rafforza contenuti unitari e regole di democrazia che da qui in avanti impediscano la logica dei contratti separati».
(IL SOLE 24 ORE, giovedì 7 aprile 2011 – di Cristina Casadei)