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Rottura Fondo Esuberi

di Redazione

INTERVISTE A LANDO MARIA SILEONI SU “IL SOLE 24 ORE”, “CORRIERE DELLA SERA”, “MILANO FINANZA”.

IL CORRIERE DELLA SERA venerdì 8 aprile 2011
Fondo esuberi, è rottura tra Abi e bancari

MILANO— È rottura tra l’Abi e i sindacati. Palazzo Altieri ha comunicato ai sindacati la disdetta, a partire da luglio, dell’accordo in base al quale l’accesso al Fondo esuberi avveniva su base volontaria. Per il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, la decisione «rappresenta una dichiarazione di guerra ai lavoratori del credito» e ha annunciato che i «sindacati valuteranno iniziative unitarie nei prossimi giorni» . La decisione è stata comunicata nel corso di un incontro della delegazione del comitato sindacale dell’Abi, presieduto da Francesco Micheli (foto), con i segretari generali di categoria proprio sul tema del Fondo per il sostegno al reddito, che in oltre dieci anni ha permesso l’uscita anticipata di circa 30 mila bancari. Fr. Bas. © RIPRODUZIONE RISERVA

IL SOLE 24 ORE venerdì 8 aprile 2011
In banca l’ingresso sarà low-cost

I sindacati chiedono l’assunzione di 30mila giovani entro tre anni – CONFRONTO IN SALITA – Su queste richieste la delegazione degli istituti potrebbe non avere il mandato a trattare. A rischio nuove agitazioni
Senza prevedere, per ora, ulteriori aggiustamenti sembrano i giovani l’unico amo lanciato dai sindacati del credito all’Abi nella piattaforma per il rinnovo del contratto del credito 2011-2013 varata ieri a Roma da Dircredito, Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Sinfub e Ugl credito. L’obiettivo dei sindacati, che sono disponibili a discutere un temporaneo sottoinquadramento, è favorire l’ingresso in banca di 30mila ragazzi nel prossimo triennio. Del percorso di dialogo iniziato da Abi dallo scorso settembre e dei messaggi lanciati anche negli ultimi incontri formali, e non, la piattaforma invece accoglie ben poco. E così all’aut aut tra salario e occupazione dato dalle banche, le sette sigle hanno risposto includendo entrambe le rivendicazioni.
Sullo sfondo c’è l’obiettivo, come dice Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl, «di dare continuità all’approccio responsabile con cui negli ultimi 20 anni abbiamo contribuito a gestire gli epocali processi di riorganizzazione che hanno coinvolto il settore consentendo al sistema bancario italiano di affrontare la crisi finanziaria ed economica con una solidità patrimoniale molto superiore a quella di omologhi comparti di altri Paesi». Agostino Megale della Fisac Cgil sottolinea «il lavoro che è stato svolto e che stiamo svolgendo con uno spirito unitario. Questo ha fatto sì che la piattaforma varata fosse una reale sintesi delle nostre diverse posizioni e anime e non una loro somma».
Per la parte economica la piattaforma avanza una rivendicazione che «garantisce il potere d’acquisto dei salari e il recupero dell’inflazione come concordato nell’accordo sulla riforma dei contratti del 2009», insiste il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni. L’aumento richiesto è del 7,29% (pari a 205 euro per il quarto livello della terza area professionale) a cui si deve aggiungere un 1% di riparametrazione che porta la richiesta di aumento all’8,29%. Considerate le premesse fatte più volte da Abi i sindacati hanno alzato l’asticella a un livello che potrebbe rendere difficile alla delegazione che rappresenta le banche ottenere un mandato a trattare. Sempre che le cifre siano e rimangano queste. Tutto questo però si scontra con una realtà dove la controparte ragiona con criteri diversi, con analisi ampie e globali sulla congiuntura, sul settore e sulle prospettive. Per questo è verosimile che nel settore si apra una fase di conflitto. E nessuno esclude anche il ricorso allo sciopero. C’è invece una vicinanza nell’approccio ai giovani che potrebbero essere il tema forte e innovativo di questo contratto.
Nella piattaforma viene infatti avanzata la proposta di un piano per l’occupazione dei giovani con la possibilità di inserirli temporaneamente nella seconda area professionale, ad un livello quindi inferiore a quello contrattualmente previsto ma con un contratto a tempo indeterminato: salari inferiori, dunque, del 15% circa in cambio della stabilità. Per i nuovi assunti si ragiona su livelli retributivi tra 1.100 e 1.200 euro e di un numero che «potrebbe essere di 30mila unità», calcola Massimo Masi, segretario generale della Uilca. Un calcolo fatto sulla base di quanto avvenuto in passato.
Per le altre parti la piattaforma conserva un’impostazione tradizionale in cui vengono mantenute le aree tematiche classiche e cioè occupazione e contrasto alla precarietà, relazioni sindacali, qualità della vita lavorativa e tutele professionali, politiche sociali, rivendicazione salariale ed equità distributiva. A proposito di quest’ultimo punto c’è una forte continuità con la piattaforma precedente che riguarda soprattutto il tema dei sistemi incentivanti e della riforma degli inquadramenti.
L’ultimo contratto aveva infatti previsto l’istituzione di una commissione paritetica per il riesame dei profili professionali che «però non è mai stata creata perché le banche non hanno voluto», sostiene Masi. Le banche sostengono il contrario, ma certo si tratta di un tema che interessa entrambi gli interlocutori visto che Abi ha già spiegato la necessità di figure professionali che alimentino il forte legame degli istituti con il territorio. Quanto all’equità distributiva «oltre a un reale contenimento delle retribuzioni del top management – chiede Mauro Bossola della Fabi – serve una ridefinizione e una condivisione dei sistemi incentivanti per limitare l’esasperata ricerca del profitto, il ricorso a strumenti finanziari molto rischiosi e la costante invadenza delle pressioni commerciali sui lavoratori».

IL SOLE 24 ORE venerdì 8 aprile 2011
L’Abi disdetta l’accesso volontario al fondo esuberi

I tempi della trattativa Abi-sindacati per la riforma del fondo di solidarietà sono finiti. Ieri i banchieri hanno consegnato ai segretari generali una lunga lettera che disdetta dal primo luglio del 2011 il verbale di incontro del 24 gennaio del 2001, relativo all’accesso volontario al Fondo di solidarietà, nella parte straordinaria di accompagnamento alla pensione. A questo punto resta vigente solo il D.M. 158/2000 e l’accesso obbligatorio alla parte straordinaria del Fondo di solidarietà. Nella lettera Abi ripercorre tappa per tappa le trattative e i passi avanti che giudica insufficienti. La proposta dei sindacati di riduzione del 10% dell’assegno netto di prepensionamento spettante al lavoratore non è bastata, il fondo è troppo oneroso, la volontarietà un lusso che il settore non si può più permettere.
Così ieri, proprio subito dopo aver varato la piattaforma, i segretari generali del credito si sono ritrovati tra le mani una lettera «inaspettata – dice Giuseppe Gallo (Fiba) –. È una descrizione grave e provocatoria che apre sotto i peggiori auspici la stagione contrattuale». «Questa è una manovra dei banchieri per allungare i tempi e per non affrontare il vero problema delle trattative sindacali del credito e cioè l’aumento salariale del contratto. Sembra un’operazione di depistaggio – interpreta Lando Sileoni (Fabi) – e che i banchieri pensino: se proprio dobbiamo rompere le trattative, rompiamo sul fondo piuttosto che sul contratto».
La reazione dei sindacati è unitaria e lascia intendere che ci saranno iniziative, forse mobilitazioni, nelle prossime settimane. Già perché, dice Agostino Megale (Fisac Cgil) «quello che è successo è un fatto grave in sè, per il significato che ha nella storia della concertazione e delle relazioni nel settore. Poi fatto proprio nel giorno in cui si vara la piattaforma è ancora più grave perché a fronte di un progetto che guarda al lavoro ma anche a una banca utile al paese si risponde dando la disdetta della procedura volontaria prevista per l’accesso al fondo. A questo punto useremo le assemblee di consultazione dei lavoratori delle prossime settimane per valutare e decidere la qualità delle iniziative». Sileoni va oltre: «È il momento che alle parole seguano i fatti: unitariamente valuteremo le iniziative. Chiaro è che all’interno dell’Abi sta prevalendo quella componente rappresentata dalle piccole e medie banche che ha imposto e ottenuto una decisione che peserà immediatamente nelle relazioni sindacali dei gruppi bancari». È singolare poi «la decisione di far decorrere questa disdetta dal primo luglio 2011 – osserva Mauro Bossola (Fabi) –. Sembra essere stata presa solo per permettere al gruppo Intesa la gestione di un piano industriale che parte inevitabilmente in salita».
Per Massimo Masi (Uilca) «finisce una fase in cui la concertazione era prevalente». «Non più di un mese fa, inoltre, la banca del presidente dell’Abi, il Monte dei Paschi, ha raggiunto un accordo per l’accesso al Fondo su base volontaria», continua Masi che sottolinea i primi effetti della disdetta, operativa dal prossimo primo luglio: «Le banche non daranno più incentivi per gli esodi anticipati, ma d’ora in avanti gli accordi sugli esodi li faremo solo in vigenza di piani industriali».

MF venerdì 08 aprile 2011
Intanto sul Fondo esuberi i sindacati sono sul piede di guerra
di Gianluca Zapponini

A meno di dieci giorni dalle prove di negoziato tra Fabi e Abi, in merito all’aumento di 204 euro per ogni bancario di terzo livello (andato in scena nel corso del 117esimo congresso della Fabi, lo scorso 29 marzo), tra le due parti si respira già aria di battaglia. Stavolta però, la miccia non è una busta paga più gonfia, ma il Fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale destinato a sostenere i dipendenti sulla via del prepensionamento. L’Associazione Bancaria Italiana ha infatti deciso di interrompere la procedura di accesso volontario al fondo. Una scelta che della sostanza cambia poco (i dipendenti potranno ugualmente accedere al fondo), ma che sul piano politico ha punto nel vivo la Fabi: l’interpretazione data al gesto, è stata quella di un vero e proprio passo indietro nel il dialogo con i lavoratori. Le banche hanno infatti rinunciato, spiegano dalla Fabi, a una consuetudine di lungo corso. Il colpo di mano dell’Abi ha suscitato le ire del segretario generale della Fabi (maggiore sindacato del mondo del credito), Lando Sileoni, che non ha perso tempo a sparare a palle incatenate contro palazzo Altieri. «La decisione dell’Abi di interrompere la procedura di accesso al fondo, rappresenta una dichiarazione di guerra alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori del credito, proprio nel giorno in cui era stata presentata alla stampa la piattaforma rivendicativa sul nuovo contratto nazionale». Dentro le stanze del sindacato, insomma, la misura appare colma. «È il momento che alle parole seguano i fatti», ha proseguito Sileoni. «Unitariamente valuteremo nei prossimi giorni tutte le iniziative da intraprendere», ha fatto sapere il sindacalista. E sul perché della mossa dell’Abi, il numero uno della Fabi si è fatto qualche idea. «Chiaro è che all’interno dell’Abi sta prevalendo quella componente rappresentata dalle piccole e medie banche che ha imposto e ottenuto una decisione che peserà immediatamente nelle relazioni sindacali dei Gruppi bancari». Nella nota di denuncia verso la condotta dell’Associazione guidata da Giuseppe Mussari, Sileoni fa notare come sia grottesca «la decisione di far decorrere questa disdetta dal 1 luglio 2011, decisione presa al solo scopo di permettere al gruppo Intesa, la gestione di un piano industriale che parte inevitabilmente in salita». A detta del sindacalista, «l’Abi vuole tentare di distruggere un’intera categoria di lavoratori per colpa dell’inadeguatezza della propria classe dirigente che», rincara ulteriormente la dose Sileoni, «non è stata in grado, nonostante la disponibilità dimostrata dalle organizzazioni sindacali, di condividere una soluzione sui costi del fondo esuberi». Adesso la questione potrebbe spostarsi all’interno degli istituti, con il rischio di un acuirsi dello scontro. A sottolinearlo è lo stesso Sileoni che, conclude, «con la decisione odierna i problemi saranno inevitabilmente trasferiti nelle aziende e nei gruppi bancari, a partire dal prossimo piano industriale del Gruppo Intesa». (riproduzione riservata)

IL SOLE 24 ORE 07 04 2011
Ecco la piattaforma per il rinnovo del contratto dei bancari – Il documento – Dai sindacati bancari affondo contro i tagli e le misure flessibili
di Cristina Casadei

Nel rinnovo del contratto del credito l’equilibrismo dei sindacati è sul filo che corre tra il pieno recupero inflattivo e l’efficienza, tra la flessibilità e la produttività. Oggi a Roma Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl, Uilca, Dircredito presenteranno la piattaforma che nelle prossime settimane verrà discussa con Abi. Il Sole 24 Ore ha consultato il documento in anteprima.
L’introduzione
Nell’introduzione le chiavi per leggere il testo. Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl, dice che la piattaforma risponde «a una domanda fondamentale e cioè: Con quale modello di banca usciremo dalla crisi? Nuovo, diverso e cioè quello che vuole creare questa piattaforma pensata in una logica lontana dai meccanicismi che invece sta difendendo Abi. Assumerà giovani con buona e stabile occupazione, creando una barriera per la precarietà, avrà politiche remunerative nuove, con un’incentivazione ai risultati sul lungo periodo, in coerenza con quanto deciso da Bankitalia. Così si ridurranno le pressioni sulle vendite. Inoltre nel modello di banca che propone la piattaforma c’è meno finanza e maggiore legame con il territorio e l’industria che significano una nuova organizzazione che punta non tanto sui promotori finanziari quanto sui direttori di filiale, sugli analisti fidi, su chi lavora a stretto contatto con il territorio: per questo è necessaria una riforma degli inquadramenti. E se la governance ha avuto un ruolo nella crisi, allarghiamola agli stakeholders».
I cinque punti sui rinnovi
Salario
Il capitolo rivendicazione salariale ed equità distributiva è in fondo al documento ma, date le premesse delle scorse settimane, è senza dubbio quello che alimenterà le discussioni più forti. Nel testo si legge che la richiesta economica media (terza area, 4° livello, 7 scatti) si attesta in 205 euro (l’arrotondamento di 204,78). Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni spiega che «è il risultato della somma del recupero inflattivo per il triennio passato che è dell’1,60%, dell’inflazione per il triennio a venire che è il 2% per il 2011, l’1,80% per il 2012, l’1,70% per il 2013. Aggiungiamo poi uno 0,19% di trascinamento. Sommati danno il 7,29%. A questo calcolo va aggiunto un 1% di riparametramento che sarà usato per incrementare i parametri». Questo calcolo «è figlio della riforma confederale. Abi ha firmato l’accordo del 2009 – osserva Sileoni – e deve quindi riconoscere il recupero inflattivo». In caso contrario «ci rivolgeremo al Governo», continua. Al di là dell’aumento salariale del contratto, l’obiettivo di questo rinnovo è anche quello di ridiscutere i sistemi incentivanti. I sindacati chiedono che «i sistemi incentivanti non siano più decisi unilateralmente ma siano condivisi per evitare gli abusi del passato e per fare si che non siano più legati al breve periodo ma al lungo», spiega Sileoni.
Contrasto della precarietà
L’area contrattuale rappresenta da due decenni quella su cui c’è continuità nell’evoluzione e nell’allargamento delle garanzie. In particolare la piattaforma chiede che l’ambito di applicazione del contratto sia esteso alla Banca telefonica e al Recupero crediti (oggi appaltabili), siano disincentivate le esternalizzazioni e gli spostamenti di attività all’estero, siano individuate e definite le attività destinatarie di contratti complementari, siano individuati criteri e norme più cogenti in materia di appalto. Considerato che il trend occupazionale è attualmente negativo la piattaforma chiede l’avvio di un processo per creare buona occupazione con l’assunzione di giovani con contratto a tempo indeterminato dall’inizio del rapporto di lavoro, l’inserimento temporaneo nella seconda area professionale, la tutela della mobilità territoriale, la garanzia di una previdenza complementare con contributo aziendale almeno del 6%. «Questo significa superare la precarietà, evitare forme di sottosalario e immaginare un percorso di inserimento professionale accompagnato da politiche formative nel quadro di un lavoro stabile – spiega il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale –. La nostra proposta, inoltre, difende il potere di acquisto dei salari, anche se siamo consapevoli che questo andrebbe accompagnato con la riduzione delle tasse che il governo però non sta facendo, e rafforza contenuti unitari e regole di democrazia che da qui in avanti impediscano la logica dei contratti separati».

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4 commenti

Cosimo 8 Aprile 2011 - 20:33

Tanto tuonò che piovve.
L’ABI ha deciso di archiviare anzitempo il dialogo, di rendere arcaica la concertazione che tanto bene ha fatto al SIstema tanto da renderlo uno dei più affidabili a livello mondiale.
Certo, i problemi ci sono, è innegabile. Ma proprio per questo ancor di più andava ricercato un nuovo modello responsabile e concertativo (i cui prodromi c’erano tutti nella disponibilità del Sindacato a farsi carico di una quota parte della maggiorata tassazione di Bersaniana memoria e dei successivi continui peggioramenti via via introdotti) in grado di gestire i prossimi 5/10 anni fondamentali per il Sistema e la Categoria. L’atteggiamento esiziale di controparte rischia, invece, di produrre un danno gravissimo.
Ma tant’è, a fronte di una apertura del Sindacato ecco uno schiaffo in pieno volto con una lettera dell’ABI carica di inesattezze e provocazioni.
Dopo 33 anni che milito, ancora da innamorato della e, nella FABI una cosa ho imparato: a schiaffo non si risponde con disponibilità al dialogo.
Non devo certo dirtelo come si risponde. Come tu hai detto così chiaramente a Micheli nel corso della recente tavola rotonda “A voi basto io da solo”. Ma tu sai benissimo, ed era intrinseco nella tua affermazione, che non sei solo. Con te ci sono gli oltre centomila Lavoratrici e Lavoratori che in noi, nella FABI ed in te si riconoscono.
p.s.: i guantoni sono sempre pronti, quando ti serve facci un fischio……

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 15:19

Quando l’Abi ha ricercato il dialogo, spesso puramente di facciata, lo ha fatto esclusivamente affinché, attraverso la concertazione, riuscisse ad ottenere importanti risultati sul fronte della riduzione dei costi, chiaramente a discapito dei lavoratori.
Il comportamento dell’Abi non mi sorprende più di tanto, come non penso che si tratti di una mera coincidenza la scelta del 7 aprile. Era il giorno in cui avevamo anticipato la presentazione della piattaforma in una conferenza stampa. Con questa azione si vuole alzare il tono a cui risponderemo coralmente.

GRAZIANO 9 Aprile 2011 - 6:57

ECCOLO LI’, COME VOLEVASI DIMOSTRARE.
HAI RAGIONE CARO LANDO, E’ UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA MA, COME HO GIA’ AVUTO MODO DI ANTICIPARE IN MIEI INTERVENTI PRECEDENTI, A MIO AVVISO E’ FATTA PER “MERCANTEGGIARE” CON IL RINNOVO DEL CCNL. NO, NON ESISTE, NON PUO’ ESISTERE!!! QUESTO E’ IL GRIDO DI DOLORE DI TUTTI NOI, PROSSIMI ALLA PENSIONE, CHE DOPO AVER DATO TUTTO, ORA CI SENTIAMO TRATTATI COME CALZINI VECCHI DA GETTARE.
E DOPO IL TANTO OSANNATO PROFUMO, LA STORIA SI RIPETE – ANCHE SE NON STRETTAMENTE COLLEGATA AL MONDO BANCARIO – CON L’ENNESIMA “BUONAUSCITA” NEGOZIATA DAL CELEBRE GERONZI CHE, DOPO UN ANNO DI PRESIDENZA GENERALI, SE NE VA CON UNA PICCOLA “MANCIA” (16 MLN). NO CARO LANDO, NON SI PUO’ PIU’ TACERE E, COME DICI TU, OCCORRE PASSARE AI FATTI, FATTI CONCRETI, FORTI…
MI UNISCO ALLA POSTILLA DI COSIMO CIRCA I GUANTONI: SIAMO CON TE E, NE SONO CERTO, NON CI DELUDERAI.
CON SINCERO AFFETTO.

Lando Maria Sileoni 12 Aprile 2011 - 15:30

La buonuscita di Geronzi è un affronto a tutto il mondo del lavoro.
È inaccettabile. Quello, poi, che pensiamo in merito al Fondo lo abbiamo detto chiaramente e non ci intimorisce una “letterina” di quattro pagine di lamenti e sofferenze.
A questi comportamenti siamo abituati e non ci facciamo intimidire.

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