La bagarre sindacale finisce in Procura «Non aver mai cambiato organizzazione sindacale, eccezion fatta per fusioni o aggregazioni tra sigle»: era uno dei requisiti previsti del memorandum segreto del 2010 dell’Associazione Amici della Bipiemme perché i dipendenti potessero sperare in promozioni.
Ai bancari si chiedeva fedeltà ma i vertici sindacali non la praticavano: le guerre di potere nella Popolare di Milano erano scandite da passaggi di dirigenti e tesserati da una sigla all’altra. Nel 2008 la Fabi fu lasciata dal segretario Osvaldo Tettamanzi, passato in Uilca con centinaia di iscritti. Il 16 febbraio altre centinaia, capitanati da Gianfranco Modica, lasciarono la Fisac/Cgil per la Fiba/Cisl.
Ora però le segreterie nazionali hanno detto basta. La Fiba/Cisl l’altroieri ha ottenuto le dimissioni del proprio segretario aziendale, Franco Filettini, convocando per il 10 ottobre il direttivo nazionale che rinnoverà il coordinamento di Bpm.
La Fabi, primo sindacato del settore con oltre 100mila iscritti sui 330mila bancari italiani, ha convocato per mercoledì 5 ottobre il Comitato direttivo centrale che scioglierà la segreteria aziendale, guidata da Daniele Ginese, inviando come commissario il segretario nazionale Giuliano De Filippis.
La segreteria nazionale Fabi valuta poi la possibilità di un esposto alla Procura di Milano per denunciare l’eventuale passaggio di esponenti aziendali ad altre sigle. Il sospetto è che il passaggio possa celare “contropartite” materiali.
Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, auspica «che la Bpm si allinei prontamente alle disposizioni di Banca d’Italia. I bancari di Bpm devono sapere che le segreterie nazionali lottano affinché la banca non sia commissariata: per la Fabi l’attuale modello di rappresentanza e democrazia economica è un valore da salvaguardare. Temiamo però che l’istituto, se non sarà gestito adeguatamente e professionalmente, fra qualche tempo subisca problemi di difficile soluzione. La storia insegna che sono sempre i lavoratori a pagare quando la guida di una banca non è valida e in linea con i dettami della Banca d’Italia: noi vogliamo evitare esuberi di personale e auspichiamo che si ritorni al più presto a una situazione serena e normale. La Fabi nazionale non tifa per alcun banchiere né si presterà a lottizzazioni, estranee alla sua storia e al suo dna. La stragrande maggioranza dei nostri dirigenti in Bpm svolge correttamente la propria attività e non va confusa con quei pochissimi che, dietro la bandiera del sindacato, si atteggiano a consumati banchieri. I provvedimenti che prenderemo mercoledì prossimo mirano esclusivamente alla tutela dei nostri migliori rappresentanti aziendali e di tutti i lavoratori di Bpm, ai quali vanno evitate speculazioni di finanzieri che non sanno come si gestisce una banca e investono quando l’azione è bassa per rivendere e lasciare macerie. Il problema non è trovare chi finanzi l’aumento di capitale, ma chi potrà e saprà gestire, nell’interesse di tutti e senza condizionamenti, una banca in queste condizioni», conclude Sileoni.
Per Giuseppe Gallo, segretario nazionale della Fiba/Cisl, «dall’accordo occulto sulle carriere di sindacalisti interni e “Amici della Bipiemme” emerge una clamorosa contraddizione tra il grande valore sociale del modello di democrazia economica della Bpm e la gestione lottizzatrice e perversa che è stata realizzata sino al punto da mettere in liquidazione l’inestimabile patrimonio sociale della Bpm. Perciò», spiega Gallo, «credo che tutte le organizzazioni sindacali debbano procedere a una radicale ricostruzione delle loro rappresentanze aziendali, cambiando i gruppi dirigenti e, con essi, i valori, la cultura, le politiche sindacali».
Intanto fonti aziendali fanno trapelare la notizia di un summit in programma oggi a Milano tra il presidente di Bpm, Massimo Ponzellini, e il segretario nazionale della Uilca, Massimo Masi. Mentre infuria lo scontro interno e tra sindacati aziendali e nazionali, la mossa non passa inosservata. nicola.borzi@ilsole24ore.com