di Luca Gualtieri
Sarà un inizio estate arroventato per il settore bancario. Il 2 luglio i sindacati hanno indetto una giornata di sciopero a Intesa Sanpaolo e altri fronti aperti sono Mps, Unicredit e Ubi Banca, come spiega a MF-Milano Finanza Lando Sileoni, segretario generale della Fabi.
Domanda. Segretario, quali sono le ragioni dello sciopero a Intesa Sanpaolo?
Risposta. Non è ammissibile che i costi della manovra sugli esodati ricadano sui sindacati che, secondo quanto sostiene l’azienda, se ne devono far carico. È fondamentale aprire un confronto sulle consulenze esterne, sui compensi dei manager e sui costi dei cda. Il coordinamento Fabi nella banca aveva il mandato di opporsi alle manovre contro i lavoratori e a quel compito si è attenuto.
D. Nel gruppo Ubi è in corso la campagna elettorale, secondo lei Giorgio Jannone presenterà una lista?
R. Da oggi all’aprile 2013 ci saranno dei tentativi tra le due parti, i gruppi Zanetti-Faissola e Giorgio Jannone, per capire se ci saranno le condizioni per un accordo ed evitare lo scontro. La Fabi si sta attivando per sensibilizzare i lavoratori del gruppo ad acquisire azioni. Ho l’impressione, però, che una parte del gruppo dirigente si senta attratto dal modello della società per azioni, piuttosto che dal modello popolare.
D. In concreto che cosa chiedete?
R. Occorre stabilire se si vuole costituire un gruppo ispirato da criteri di gestione meramente efficientistici oppure se si intende mantenere un sistema cooperativistico sensibile al tema dell’occupazione. Solo in questo secondo caso il sindacato può essere parte di un progetto. Il tema della banca unica non è indifferente per stabilire l’orientamento del sindacato verso gli azionisti e il gruppo dirigente.
D. Secondo la Fabi è in vista un nuovo piano industriale nel gruppo Ubi?
R. Ci aspettiamo una revisione del modello organizzativo incentrato sulle direzioni territoriali, l’uscita forzata di personale dirigente, una spinta all’efficientamento interno con individuazione di un numero di esuberi importante che rispediremo al mittente, interventi sugli attuali perimetri aziendali-societari che comporteranno una rinuncia al modello federale o una forte semplificazione del medesimo. Noi vorremmo ridimensionare gli eccessivi costi e spese commerciali e di marketing, come i contratti di fornitura con esterni, consulenti commerciali, fornitura di apparecchiatura tecniche, Atm. Sulla gestione degli appalti apriremo un capitolo a parte. Lo stesso funzionamento della società sistemi e servizi sarà oggetto di approfondimento. Qualche problema l’abbiamo alla Popolare di Ancona, dove non condividiamo una gestione del personale spregiudicata e arrogante. Mentre registriamo l’ottimo lavoro fin qui realizzato dal nuovo direttore generale del Banco di Brescia, Roberto Tonizzo.
D. Qual è la situazione in Unicredit?
R. Il gruppo rivendica un obiettivo di risparmio di 440 milioni, conseguenza della nuova riforma pensionistica. Crediamo che il contratto nazionale dia le soluzioni percorribili per gestire l’ennesima revisione di un piano industriale.
D. Il 25 giugno sarà presentato il piano industriale Mps. Qual è la posizione della Fabi?
R. Nessuno può pensare di far pagare i lavoratori per colpe che ricadono su altri. Così come ci si aspetta che i nuovi timonieri sappiano andare al di là della ricerca di soluzioni semplicistiche, come il risparmio sul costo del personale. Le responsabilità vanno assunte fino in fondo e in Mps riguardano tutti gli attori istituzionali. Auspichiamo che Alessandro Profumo e Fabrizio Viola si liberino dai condizionamenti dei partiti, che troppo spesso in passato hanno condizionato la gestione della banca.
D. Lei riconfermerebbe Giuseppe Mussari al vertice Abi?
R. Sull’operato di Mussari si devono esprimere le banche. Posso dire che nel rapporto con il sindacato ha instaurato un nuovo modello di relazione basato sul rispetto reciproco e sul confronto senza pregiudizi per affrontare e risolvere i problemi. In quest’ottica lo riconfermerei.