di Nicola Borzi
L’alta adesione allo sciopero da parte dei dipendenti delle filiali UniCredit e Mps, circa l’85% secondo i dati forniti dai sindacati con la conseguente chiusura del 90% delle filiali, «dimostra il dissenso dei lavoratori di fronte all’arroganza e alla miopia politica dei banchieri», ha detto Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato del credito. «Se i banchieri non cambieranno radicalmente la politica industriale nelle riorganizzazioni e ristrutturazioni in atto – si legge in una nota – all’estate calda seguirà un autunno ancora più conflittuale». Le banche, aggiunge, «stanno attuando politiche aggressive rispetto ai diritti dei lavoratori e le uniche soluzioni di una classe dirigente talvolta inadeguata vengono realizzate tagliando posti di lavoro, variando gli ennesimi modelli distributivi che disorientano la clientela e aumentano il distacco tra le banche e i rispettivi territori d’appartenenza». La massiccia adesione agli scioperi di oggi «dimostra anche lo scollamento esistente tra il personale e i vertici aziendali. Nel caso del Gruppo Mps, il nuovo piano industriale risulta completamente carente delle più elementari e concrete prospettive di crescita e di sviluppo», conclude Sileoni. Masi: le banche prendano atto del disagio dei lavoratori Lo sciopero indetto nella giornata di oggi all’Unicredit e al Monte dei Paschi di Siena ha visto un’adesione altissima da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, come era avvenuto il 2 luglio nel Gruppo Intesa Sanpaolo. Lo ha reso noto il segretario generale Uilca, Massimo Masi, che ha invitato l’Abi e le banche a prendere atto che servono risposte al disagio e alle preoccupazioni dei lavoratori. Per Masi questa partecipazione plebiscitaria dimostra la compattezza con cui i lavoratori sostengono le rivendicazioni delle Organizzazioni Sindacali nelle singole aziende e a livello nazionale. Megale: pronti allo sciopero generale «L’altissima adesione allo sciopero di oggi, tra l’80 e il 90 per cento, conferma la volontà dei lavoratori della categoria, già emersa il 2 luglio nello sciopero del Gruppo Intesa, di dire chiaramente ai banchieri che pur nella crisi del paese e delle banche devono negoziare con il sindacato, valorizzando la dignità del lavoro come risorsa centrale del sistema del credito», ha commentato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, in merito allo sciopero indetto oggi in Unicredit e Monte Paschi. Il numero uno della categoria del credito della Cgil ha detto che «i banchieri non possono pensare che nella crisi ci sia spazio per i loro compensi mentre, allo stesso tempo, si mettono in discussione livelli occupazionali, salario contrattuale, accordi di armonizzazione, fino all’esternalizzazione di 2.300 occupati come avviene in Monte Paschi». Per questo, secondo Megale, ‘«il messaggio di oggi è forte e chiaro ed è rivolto al managment dei gruppi, ma anche all’Abi che avendo sottoscritto con noi un contratto nazionale con al centro la difesa dell’occupazione e il rafforzamento dell’area contrattuale, ora deve farlo rispettare ovunque». Il dirigente sindacale ha detto che «la categoria è pronta sia nei confronti dell’Abi che del governo, il quale non ha ancora recepito gli accordi sugli ammortizzatori sociali, a mobilitarsi unitariamente fino allo sciopero generale in autunno per sostenere la priorità dell’occupazione, dei diritti e della difesa dell’area contrattuale», conclude Megale.