Home Rassegna Stampa I DIPENDENTI-AZIONISTI BOCCIANO IL VOTO A DISTANZA. CONTESTATO MONTANI SULLA RIORGANIZZAZIONE (LA STAMPA, domenica 28 aprile 2013)

I DIPENDENTI-AZIONISTI BOCCIANO IL VOTO A DISTANZA. CONTESTATO MONTANI SULLA RIORGANIZZAZIONE (LA STAMPA, domenica 28 aprile 2013)

di Redazione

I DIPENDENTI-AZIONISTI BOCCIANO IL VOTO A DISTANZA. CONTESTATO MONTANI SULLA RIORGANIZZAZIONE – Bpm, l’assemblea dei soci contro il progetto della Spa – Bonomi: non è uno schiaffo. I sindacati: ora un piano non speculativo

LUCA FORNOVO

Il presidente Andrea Bonomi finisce in netta minoranza e nell’incontro-scontro per la trasformazione della Banca Popolare di Milano in Spa, sempre più in bilico, perde il primo round con i soci della Bpm. I circa 1800 azionisti presenti in proprio all’assemblea alla Fiera di Milano, ma oltre 4200 in tutto con le deleghe, hanno votato con una maggioranza bulgara contro la proposta del presidente del consiglio di gestione, che chiedeva una modifica del regolamento per introdurre il voto elettronico a distanza. Una misura che avrebbe consentito il voto online anche ai soci più lontani dalla Lombardia. L’appuntamento, al termine di una settimana ad alta tensione tra il finanziere Bonomi, i sindacati e il consiglio di sorveglianza, era considerato una un test cruciale, di quanto accadrà il 22 giugno, quando i soci saranno chiamati a esprimersi, secondo l’ordine del giorno previsto, prima sulla trasformazione in Spa e poi sull’aumento di capitale da 500 milioni di euro per rimborsare i Tremonti-Bond. Momenti di tensione in assemblea sono stati scatenati dal consigliere delegato, Piero Montani. «Non c’è stato alcun obbligo di trasferimento», ha detto ripercorrendo le tappe della riorganizzazione del personale e raccogliendo un coro di proteste e fischi dai soci dipendenti. Il no dei soci sul voto online, giunto dopo poco più di 5 ore di assemblea, «non è uno schiaffo» per il presidente Bonomi, casomai è il segnale che i sindacati sono ancora i veri comandanti della banca. Incassato il duro colpo,Bonomi non si dà per vinto. E promette di andare avanti fino al traguardo di giugno. «Sul progetto Spa non mi pronuncio…abbiamo 60 giorni per vedere se i sindacati capiscono il loro nuovo ruolo…far evolvere questa banca è una fatica». Dall’altra parte della barricata la soddisfazione dei sindacati è grande. «È indispensabile che Bonomi e il comitato di gestione di Bpm elaborino un piano industriale serio e non un progetto speculativo, come l’attuale» spiega Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. Per Sileoni e Giuseppe Gallo, leader Fiba Cisl «mette a rischio la stabilità del sistema bancario italiano». E secondo Massimo Masi, segretario Uilca, «il management di Bpm dimostra di non meritare, come non merita, la fiducia». Ma cosa chiedono ora i dipendenti-soci? Un nuovo progetto della Spa o almeno un aggiornamento del piano che dia più garanzie sui posti di lavoro, che preservi l’identità cooperativa e introduca correttivi che secondo fonti sindacali sarebbe graditi anche dal consiglio di sorveglianza. Quali? Sull’aumento di capitale gratuito per evitare oneri fiscali più pesanti alla banca. Poi che si aumenti la dotazione (prevista in 10 milioni) della fondazione e ci sia un vincolo di lock up di almeno tre anni per Bonomi. Il timore dei sindacati è che il presidenteazionista con l’8,6%, possa in un futuro (prossimo) vendere le quote e incassare le plusvalenze. Per Bonomi cominciano i due mesi più caldi della sua gestione. Dopo l’assemblea ieri si è tenuto un consiglio di gestione per fare il punto. La linea è avanti col dialogo, ma non trattare su tutto. Non sono attese, secondo Bonomi, prese di posizione di Bankitalia. A breve ci saranno roadshow per incontrare i dipendenti-soci. In Bpm la campagna elettorale è già cominciata. “Il consiglio di gestione si riunisce: sì al dialogo, roadshow per incontrare i dipendenti-soci”.

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