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CONGRESSI PROVINCIALI FABI, SILEONI INCONTRA I DIRIGENTI SINDACALI DI MONZA E BRIANZA

di Redazione

“Per una nuova etica del lavoro”, questo il motto di apertura del 5° Congresso Provinciale FABI di Monza e Brianza, svoltosi all’interno del Palazzo Borromeo di Cesano Maderno e introdotto dal Coordinatore del Sab lombardo Corrado Villa.

Villa inizia il suo intervento ricordando la crisi in corso nel mondo occidentale e le molte ingiustizie che, costantemente, si succedono in ogni campo ed in ogni ambito: “dalla politica alla sanità, dalla giustizia alle morti bianche, dalle leggi ad personam ai porcellum, per finire al mondo della finanza”.

“Questo mondo, all’interno del quale noi della FABI operiamo in qualità di attori di prima grandezza, ma pur sempre marginali nelle grandi decisioni” queste le parole di Villa “ è un mondo che ha infilato la civiltà occidentale in una crisi di inusitate dimensioni a causa di scelte cervellotiche di pochi presuntuosi ed arroganti finanzieri d’assalto”.

“Ogni giorno, operando nelle banche, assistiamo a nuove povertà che si vengono a sommare alle vecchie, e ad aziende, da sempre considerate solide, che si trovano a fare i conti con la mancanza di liquidità” continua il coordinatore lombardo.

“Non troviamo etico questo mondo della finanza che ingrassa a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori del settore e, cosa anche più grave, a scapito di aziende industriali, artigiane e commerciali – e dei rispettivi dipendenti – che oggi sono costrette a chiudere generando quelle nuove povertà che, purtroppo, vediamo quotidianamente nel nostro lavoro”.

E riguardo lo sciopero dello scorso 31 ottobre: “Adesso è il momento della nostra categoria: abbiamo organizzato uno sciopero dopo ben 13 anni ed i risultati sono stati, per molti versi, sorprendenti. Questo significa che i colleghi sono consapevoli dell’attacco portato al Contratto Nazionale ed al Fondo da parte dei banchieri. Banchieri che, come sempre, curano i propri interessi: ma la FABI  non accetterà il loro disegno, teso a peggiorare le condizioni di lavoro della categoria”, questo il monito di Villa.

Poi, un’analisi approfondita alle specificità del territorio: “L’autonomia territoriale è il sistema fondante della nostra Organizzazione che, non a caso, ha favorito la costituzione del nostro SAB ben prima dell’istituzione della provincia: sono più di diciotto anni che operiamo in autonomia sul nostro territorio”.

Una citazione particolare merita il caso della Banca Popolare di Milano, fortemente presente sul territorio di Monza e Brianza.

Nel recente passato, un gruppo di dirigenti sindacali apportò gravi danni all’Organizzazione, a causa di comportamenti scorretti e in spregio a statuti, regolamenti e normative interne, attuati  senza relazionarsi con la Segreteria Nazionale e mentendo spudoratamente agli altri colleghi di Coordinamento.

Ma il danno peggiore non lo hanno fatto alla FABI, bensì alla Cooperativa Banca Popolare di Milano che, grazie a loro,  è ormai diventata uno strumento in mano a pochi finanzieri, che non mirano certamente al benessere delle lavoratrici e dei lavoratori, e nemmeno a quello dell’azienda, ma soltanto al proprio personale tornaconto. 

Altra nota dolente, il Banco Desio, uscito da una bufera dirigenziale (dietro intervento di Banca d’Italia), non ancora assestato nei suoi vertici né in vista di una politica seria di rilancio. “Banco Desio che vanta, però, una cospicua presenza FABI, grazie all’impegno dei colleghi Arcuri e Cornaglia”, sottolinea Villa.

Per quanto riguarda le Banche di Credito Cooperativo, in ambito nazionale, Federcasse non ha, fortunatamente “scopiazzato” ABI.

La crisi pesa, ormai, anche su queste aziende ma, grazie al radicamento sul territorio, le banche di credito cooperativo hanno, finora, potuto difendersi meglio.

Anche in questa produttiva provincia, purtroppo, non mancano i dati negativi: nel biennio 2011-2012 si sono registrati oltre 11mila posti di lavoro in meno e sono tante le aziende di ogni settore che hanno cessato l’attività.

La FABI, con il recente superamento dei 15mila iscritti, a livello regionale e provinciale, sta continuamente monitorando l’andamento di questo comparto, con una particolare attenzione verso le aziende medio-piccole che potrebbero risentire prima delle altre di ulteriori peggioramenti dell’economia.

“Poco resta oggi nella nostra Provincia dei colleghi Equitalia, che sono passati attraverso una serie infinita di tribolazioni”, riprende Villa.

Allo stato attuale e considerato l’utilizzo delle risorse, appare, infatti,  particolarmente penalizzata Equitalia Nord, nonostante sia l’unica a conseguire da sempre utili ingenti rispetto alle altre due società.

Occorre inoltre citare “le troppo semplicistiche attribuzioni di colpe ai colleghi da parte di frange scalmanate di cittadini non ben informati sulle differenze esistenti – anche in questo settore – tra i poteri forti ed i lavoratori dipendenti. Abbiamo assistito così a diversi attacchi alle sedi ed ad alcuni sciocchi attentati ai lavoratori di questa azienda. In questi anni la FABI si è adoperata in ogni sede per sostenere e tutelare  i lavoratori dalle minacce fisiche e verbali giunte da ogni parte”.

Particolarmente atteso l’intervento del Segretario Generale Lando Maria Sileoni, che esordisce ricordando la delicata situazione del settore del credito dopo la disdetta del Contratto Nazionale di categoria da parte dell’ABI.

Per la prima volta nella storia, la categoria è rimasta senza contratto: l’ABI ha cancellato un contratto nazionale che la FABI ha fatto, da sola, nel 1948, ben 65 anni fa. 

“È questo che i signori delle banche vogliono: distruggere il contratto nazionale e permettere alle aziende di farsi i propri contratti di gruppo, peggiorando le condizioni dei lavoratori.

La disdetta del contratto nazionale nasconde anche un altro obiettivo delle banche: quello di concedere alle Organizzazioni Sindacali sempre meno spazio, meno possibilità di incidere nelle trattative.

Ricordiamo infatti che, negli ultimi anni, l’intervento delle Organizzazioni Sindacali ha permesso di conseguire  importanti vittorie a tutela dei lavoratori: una su tutte, quella contro l’introduzione nel settore dell’Indennità di Disoccupazione, che avrebbe causato il licenziamento di 35mila lavoratori bancari; così come la creazione di un ammortizzatore sociale, il Fondo Esuberi, uno strumento importante che ha permesso, dal 2000 ad oggi, il prepensionamento volontario di 38.000 lavoratori bancari.

“Il Fondo Esuberi ha permesso di gestire bene i piani industriali, garantendo al contempo un positivo ricambio generazionale. Ricordiamo che nessun’altra categoria ha la possibilità di disporre di uno strumento del genere, né in Italia né altrove”.

La FABI può contare su 102mila iscritti, 98 sedi territoriali, 5500 dirigenti sindacali: numeri che pesano. 

Ecco, allora, che la politica soccombe alla finanza: le banche cercano di scardinare l’unica certezza che abbiamo, il contratto nazionale, l’unico strumento che abbiamo per salvare la categoria, per difendere i posti di lavoro.

I dati attuali sono gravi: ammontano a circa 70mila i posti di lavoro che dal 2000 al 2020 il settore del credito perderà.

Lo sciopero del 31 ottobre ha dimostrato, però, una cosa fondamentale: il sindacato ha ripreso la sua forza, la sua autonomia. E ha dimostrato che la vera novità è rappresentata, oggi, dalla FABI, sempre presente nei dibattiti nazionali, con una propria posizione su ogni argomento: questa è una certezza che ci riconoscono, puntualmente, anche i mass media.

“Noi non siamo un sindacato antagonista” continua Sileoni “ma oggi non abbiamo neanche la possibilità di sederci a un tavolino per trattare, le banche non ce lo permettono”.

“Una cosa è chiara: le relazioni sindacali non saranno più le stesse, le banche hanno deciso di intraprendere la linea dura.

Ma dovranno capire, e lo capiranno, che non è utile neanche a loro esasperare il clima: la gente ha capito che c’è una differenza sostanziale tra banchiere e bancario. Ora, sa da che parte schierarsi.

E anche i lavoratori bancari hanno capito che i contratti non cadranno più dal cielo: il contratto va preso, va conquistato”.

“È vero, il percorso sarà lungo: le banche ci hanno dichiarato guerra senza la nostra disponibilità, noi ci stiamo attrezzando per dare una risposta altrettanto decisa”.

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