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CONGRESSO FABI GRUPPO UBI

di Redazione

“SI CHIUDE UN QUADRIENNIO DIFFICILE, MA PIENO DI RISULTATI SODDISFACENTI PER I LAVORATORI”

Rinnovata la Segreteria di Coordinamento. Entra anche una donna. Monica Brunetin, come segretaria amministrativa. Adesso subito al lavoro per il futuro

“Tempo di valutazioni e di bilanci consuntivi, ma anche di progettualità e di strategie per il futuro”.

Con queste parole, il Segretario nazionale Attilio Granelli ha introdotto i lavori, prima di passare il microfono a Paolo Citterio, il coordinatore FABI del Gruppo, che ha illustrato lo stato di salute di UBI, soprattutto per quanto riguarda i risultati sindacali.

Sui 18.500 dipendenti, sono oltre 6.200 gli iscritti alla FABI. Dal 2007, data di nascita del Gruppo, sono stati siglati oltre 50 accordi sindacali che hanno visto la nostra organizzazione sempre protagonista. Come il 29-11-2012, quando è stato siglato l’accordo cardine, in un momento in cui le grandi banche affrontavano la pesante crisi con forti tagli ai posti di lavoro e al costo del personale, annunciando ovunque esuberi.

“Abbiamo affrontato il piano industriale mettendo al centro della discussione temi per noi essenziali, come la riduzione dei compensi dei top manager, la riduzione del pletorico numero di amministratori, degli sprechi e delle auto aziendali, di tutte le spese amministrative” – ha detto, non senza una punta d’orgoglio, Paolo Citterio.

È stato assicurato il prepensionamento di circa 1.000 dipendenti su base volontaria, all’85% dello stipendio, e sono state garantite oltre 400 nuove assunzioni in un momento in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto cifre record.

È stata introdotta la solidarietà su base volontaria con adesioni oltre ogni aspettativa.

“Abbiamo raggiunto questi obiettivi – ha detto Citterio – grazie alla collaborazione di Lando Sileoni e Attilio Granelli, che ci hanno coperto le spalle nei confronti delle forti pressioni aziendali.

Abbiamo vinto le nostre battaglie grazie alla collaborazione di ognuno dei sindacalisti del Gruppo, che hanno garantito un gioco di squadra invidiato dalle altre organizzazioni sindacali.

“Il 4 aprile scorso abbiamo incontrato i vertici aziendali discutendo della riforma dello Statuto di Ubi Banca e della situazione economica dell’azienda e, se da una parte abbiamo riconosciuto alla Banca la necessità di introdurre delle modifiche per evitare spinte esterne alla trasformazione in Spa, dall’altra abbiamo fortemente criticato le modalità adottate: la totale esclusione del confronto col sindacato e l’esclusione di oltre 20.000 soci, oltre 1/5 del corpo sociale, introducendo l’obbligo di possedere almeno 250 azioni per poter godere della qualifica di socio”.

Per quanto riguarda l’andamento del Gruppo e analizzando il bilancio consolidato 2013 la FABI ha evidenziato quanto il “modello popolare” sia in questo momento quello vincente.

“Se l’85% dell’utile delle banche rete giunge dal modello popolare – ha sottolineato il coordinatore FABI del Gruppo UBI – questo ci fa capire che la riduzione dei costi non rappresenta certo la ricetta migliore per avere bilanci buoni. Infatti se la BPB e BPCI che hanno il costo medio per dipendente più alto del gruppo, fanno utili record, ciò dimostra che l’assioma ‘meno costi più utili’ non sta in piedi”.

Quando è stata la volta d’intervenire del Segretario Generale della FABI, che appartiene al Gruppo Ubi, lui non si è sottratto al confronto con i dirigenti sindacali e, come di consueto, ha parlato fuori dai denti, interrotto da molti applausi.

“Momento epocale, per molte e note ragioni – ha detto il leader del maggior sindacato del credito – Abi proprio in queste ore sta analizzando la nostra piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale, prima del quale dovremo battere le resistenze culturali delle  banche, che frenano l’introduzione del nuovo modello di banca”.

Ma dev’essere chiaro che o le banche cambiano e si attengono a criteri di trasparenza e ai parametri voluti dall’Europa, oppure interviene non più la Banca d’Italia, ma la BCE, che potrà sostituire i manager inefficienti o impreparati.

“Un’autentica rivoluzione”, sostiene Lando Maria Sileoni, che avverte: “È finita la politica delle grandi famiglie e delle fondazioni, il vento della storia soffia verso il cambiamento. Come la FABI sosteneva”.

Anche sul piano della governance e del coinvolgimento dei lavoratori, il Segretario Generale della FABI ha le idee chiare: “ O le banche condividono con noi le scelte, o si va allo scontro”.

Ma a che cosa servono i rappresentanti dei lavoratori all’interno del consiglio di gestione o di sorveglianza?

“Servono per controllare come vengono spesi i soldi e se gli investimenti vanno nella direzione dello sviluppo dell’azienda e, quindi, della tutela dei dipendenti e della salvaguardia dei posti di lavoro”.

Dopo un vivace botta e risposta fra i dirigenti sindacali e il Segretario Generale e dopo un dibattito molto partecipato, si sono tenute le votazioni, dall’esito senza sorprese, a conferma del buon lavoro svolto sin qui dagli organismi di coordinamento.

Sul rinnovo del contratto nazionale, il leader della FABI, rispondendo ad un dirigente di base, aveva ribadito, come già aveva fatto al congresso nazionale, che sarà un contratto difficile e travagliato e che si dovranno mettere in campo tutte le nostre capacità e la nostra forza per difendere i lavoratori. “Questo è il nostro compito primario” – ha concluso Lando Maria Sileoni.

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