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CONTRATTO ABI, RIPARTE LA TRATTATIVA – TUTTA LA STAMPA

di Redazione

IL SOLE 24 ORE, sabato 21 febbraio 2015

Bancari, l’Abi apre sugli scatti e il Tfr

Per ora, di certo, c’è che il costo del contratto dei bancari dovrà essere minimo. Dopo lo sciopero del 30 gennaio a cui ha partecipato oltre il 90% dei lavoratori, alla ripresa delle trattative Abi ammorbidisce la linea negoziale. I banchieri non parlano più di costo zero ma di costi minimi, vista anche la bassa inflazione e la difficile situazione congiunturale che chiede misure per poter tutelare meglio l’occupazione e per la stabilità del sistema. Ma non parlano nemmeno più di blocco strutturale degli scatti e della base di calcolo del Tfr. Secondo fonti bancarie la soluzione di compromesso potrebbe essere il congelamento, una misura congiunturale, limitata alla durata del contratto.

Rimanendo alle dichiarazioni ufficiali, come spiega il presidente del Casl Alessandro Profumo, «abbiamo ritirato le pregiudiziali ma manteniamo la nostra preoccupazione perché il costo del contratto deve essere minimo per garantire la sostenibilità del settore». La «necessità della minimizzazione dei costi», lascia intendere che ci sarebbe una disponibilità, seppure molto contenuta, a parlare di aumenti. Viene confermata la tempistica. Profumo ha ribadito la «volontà di chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che, tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche, sia basato su elementi di sostenibilità». A confermare questa volontà c’è un calendario di incontri molto fitto con 3 nuovi appuntamenti il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo.

Questi incontri secondo i sindacati devono servire a scavare e valutare tutte le convergenze possibili affinché si possa poi valutare nei direttivi delle organizzazioni se esistano le condizioni per l’accordo. Dello sblocco del negoziato prendono atto tutte le sigle a cominciare dalla Fabi.

«La posizione di Abi è cambiata e, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire», dichiara il segretario generale Lando Maria Sileoni. «Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani – continua Sileoni -. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per i lavoratori di banche che dovessero fallire e il recupero dell’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale».

Per il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, «se il problema è il ritorno a una maggiore redditività delle banche e a una loro stabilità, si deve affrontare il nodo delle sofferenze bancarie, con una soluzione di sistema ma chiedendosi anche come mai ci sia stato così tanto cattivo credito, e questo non è un problema di costo del lavoro ma è un problema di gestione». Il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, auspica che la posizione dei banchieri «possa diventare una concreta volontà da parte di Abi, nei prossimi incontri, di fare un negoziato vero con l’obiettivo di rinnovare il contratto entro il 31 marzo». «Intendiamo rinnovare un contratto che, partendo dalle priorità della nostra piattaforma, confermi la difesa del salario dall’inflazione e abbia caratteristiche di un vero e proprio progetto sociale capace di parlare all’intero agli attuali occupai e alle nuove generazioni». «Se c’è la volontà di trattare il rinnovo del contratto in un mese si può fare», aggiunge Massimo Masi, segretario generale Uilca. «Profumo ci ha chiesto flessibilità ma ci deve essere anche da parte delle aziende» e una condizione è che in questo mese di trattative «non ci siano fughe in avanti» in singole banche che in qualche caso, secondo Masi, stanno proponendo «strani» accordi integrativi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei

 

MILANO FINANZA, sabato 21 febbraio 2015

Abi, riparte la trattativa

di Claudia Cervini   

Per i bancari quella del 20 febbario è stata una giornata importante. I passi avanti da fare sul rinnovo del contratto nazionale sono ancora molti, ma intanto la trattativa è ripartita e l’obiettivo è chiudere entro marzo. L’Associazione dei Bancari Italiani ha ammorbidito la propria posizione ritirando le pregiudiziali strutturali su due questioni rilevanti dal punto di vista economico: il Tfr e gli scatti d’anzianità. Proprio su questi due nodi lo scorso 25 novembre era saltato il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309 mila bancari italiani. Oltre alla conferma del Tfr e degli scatti di anzianità, è stata registrata un’apertura sui nuovi inquadramenti e sulle aree contrattuali che i sindacati vorrebbero sfruttare per spingere l’acceleratore sull’accesso dei giovani alla professione. Due aperture che hanno permesso la ripresa del dialogo e la definizione di un nuovo calendario d’incontri: gli appuntamenti sono fissati per il 25 febbraio e per il 5 e il 10 marzo.

«Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire», ha fatto sapere ieri la Fabi per voce del suo segretario generale Lando Maria Sileoni. Il dialogo non sarà semplice, perché Alessandro Profumo, presidente del Casl, ha ribadito la necessità di minimizzare i costi: il dibattito sugli elementi di natura economica non è quindi terminato. «Abbiamo tolto le pregiudiziali mantenendo la nostra preoccupazione sul costo del contratto, che deve essere minimo per garantire la sostenibilità del settore», ha affermato Profumo. Sia un recente comunicato ufficiale dell’Abi sia le parole di Profumo ribadiscono che l’obiettivo delle banche «è un contratto che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione, prestando un’attenzione particolare a misure ancora più incisive sul fronte del lavoro giovanile». Oggi se le banche assumono un giovane a tempo indeterminato scatta l’intervento del Fondo ad hoc. Lo stipendio del giovane stabilizzato, però, nella prima fase è più basso del 18% rispetto ai minimi contrattuali (in sostanza i giovani cominciano a lavorare in banca guadagnando poco più di 1.200 euro netti mensili). La proposta dei sindacati, su cui l’Abi ha già accettato di discutere, è che la decurtazione, proprio per effetto dell’intervento del Fondo, scenda al 10%. Per il segretario generale di Unisin Falcri Silcea, Emilio Contrasto, «resta strategico, oltre alle richieste economiche e sull’occupazione, ridefinire attraverso il contratto il ruolo stesso delle banche nel sistema Italia, intervenendo anche sulla qualità del management al fine di riportare di nuovo le aziende di credito al servizio del territorio, delle famiglie e delle imprese». (riproduzione riservata)

 

CORRIERE DELLA SERA, sabato 21 febbraio 2015

Il  contratto  del  credito – Bancari,  su  Tfr  e  scatti  riparte  la  trattativa

Il  punto  dirimente  è la  differenza  filosofica  che  passa  tra  un  “costo  zero”  (visto  come  fumo  negli  occhi  dai  confederali)  un  costo  sostenibile  (rivendicato  dall’Abi)  nel  rinnovo  del  contratto  collettivo  nazionale  di  309  mila  bancari.  Ieri  è ripartito  il  confronto  tra  Abi  e  sindacati  sul  contratto  di  categoria.  Che  era  arrivato  ad  un  punto  morto  anzi  ad  un  braccio  di  ferro  tra  le  due  controparti  tra  scioperi  generali  e  minacce  di  ricondurre  il  tutto  alla  contrattazione  aziendale.  L’Abi,  come  ha  annunciato  il  capo  delegazione  Alessandro  Profumo,  ha  deciso  di  ritirare  il  congelamento  permanente  degli  scatti  di  anzianità e  del  trattamento  di  fine  rapporto  come  compensazione  al  riconoscimento  di  circa  130  euro  in  tre  anni,  frutto  di  un  adeguamento  dei  redditi  all’inflazione  che  l’associazione  bancaria  stima  all  e  i  confederali  al  4.  Un’apertura  da  cui  partire  nei  tre  incontri  che  le  parti  hanno  già fissato  (25  febbraio  5  e  10  marzo)  appuntamenti  decisivi  per  evitare  che  dal  1  aprile  gli  addetti  di  filiale  si  trovino  senza  una  cornice  contrattuale  nazionale.

Rileva  Lando  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi,  che  la  posizione  dei  sindacati  è quella  di  un  contratto  che  abbia  “una  forte  motivazione  sociale  a  difesa  dell’occupazione”.  Non  sfugge  lo  scenario  in  evoluzione  del  settore  dopo  il  via  libera  della  riforma  sulle  Popolari  che  potrebbe  preludere  a  fusioni  ed  aggregazioni  tra  istituti  e  a  un’inevitabile  gestione  degli  esuberi.  Il  rischio  è che  lo  si  debba  fare  senza  un  contratto  nazionale  e  che  la  conflittualità possa  tracimare  a  livello  territoriale. A  complicare  il  quadro  la  decisione  della  Banca  d’Italia  di  chiudere  22  filiali  entro  il  2018. – Fabio  Savelli

 

MILANO FINANZA sabato 21 febbraio 2015

Pop o spa? Il rebus è servito – La riforma delle popolari voluta dal governo è un giusto passo in direzione del mercato oppure rappresenta il tradimento delle radici cooperative di questi istituti di credito? Ne discutono (senza peli sulla lingua) Ginato, Sapelli, Vitale, Resti e Granelli

di Andrea Cabrini  

L’unica certezza è che il tempo stringe. Il decreto di riforma delle banche popolari voluto dal premier Renzi dovrà essere convertito in legge entro il 25 marzo. Il 15 del mese prossimo dovrebbe arrivare alla Camera. E la battaglia per modificare alcuni dei punti più caldi è in pieno svolgimento.

In discussione ci sono il tetto al diritto di voto come norma anti-scalata e il limite dimensionale di 8 miliardi di euro oltre il quale scatta l’obbligo di trasformazione in spa per le popolari.

Che spazi per ritocchi al decreto siano possibili lo ha confermato Federico Ginato, deputato del Partito democratico della commissione Finanze, che ha discusso della riforma nella trasmissione Partita Doppia su Class Cnbc (la potete vedere sul videocenter del sito milanofinanza.it) assieme agli economisti Giulio Sapelli e Marco Vitale, al professor Andrea Resti (membro Eba e consigliere di sorveglianza di Ubi Banca ) e al segretario nazionale della Fabi Attilio Granelli.

Domanda. Bankitalia è stata dura in Parlamento: le sofferenze delle banche popolari italiane pesano il 2% in più rispetto alla media degli altri istituti europei, mentre gli accantonamenti sono il 10% in meno. Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia, dice che il primo obiettivo della riforma è mettere le grandi popolari nelle condizioni di aumentare il capitale con la rapidità richiesta dai mercati di oggi.

Che cosa ne pensate?

Resti. Diciamo che il maggior livello di sofferenze deriva anche dal fatto che, a differenza di altre banche, le popolari hanno concesso più credito degli altri in questi anni di crisi.

Domanda. Anche questo risulta dai numeri: fra il 2005 e il 2013 il credito concesso dalle popolari è aumentato del 7% l’anno, quasi il triplo rispetto alle banche commerciali. Ma il governo pone anche un problema di democrazia finanziaria: nelle società quotate comanda chi rischia di più mettendoci più soldi.

Vitale. Io dico che questo provvedimento, pomposamente chiamato riforma, è solo un atto di forza, dalla legalità dubbia, e del tutto immotivato. E Banca d’Italia mente sui possibili vantaggi: basti considerare che le banche che sono andate male in Italia erano tutte spa. Questo intervento serve solo a chi vuole realizzare capital gain sul patrimonio delle popolari. Inoltre è un attacco all’istituzione stessa delle popolari, perché è vero che riguarda solo le più grandi, ma cosa succederà poi? Chi sceglierà di crescere con il rischio di superare la soglia imposta? Senza contare che continuiamo a coltivare una visione secondo cui le banche buone sono quelle grandi, ma veniamo da un decennio in cui questi istituti hanno fatto schifo in tutto il mondo e hanno pagato 160 miliardi di dollari per comprarsi l’impunità.

Domanda.

Eppure Banca d’Italia sostiene che la mobilitazione dei soci e le cordate di dipendenti creino confusione e clientelismo in un istituto di grandi dimensioni. Si può negare?

Sapelli. Bankitalia è oggi in preda a una sorta di odio ideologico nei confronti delle popolari, in linea con il liberismo dominante. Io ho fatto il presidente del comitato Audit di un’importante banca commerciale e ne ho viste di tutti i colori. Invece che 10 mila soci ce n’erano quattro o cinque, ma tutti in conflitto di interesse. A me sconvolge l’ignoranza di Banca d’Italia su questi temi. Le banche cooperative in tutti i Paesi del mondo vengono difese; l’Italia è l’unico su questa linea.

Domanda. Ma in una popolare quotata con sportelli in tutta Italia e maxi-dimensioni che cosa resta delle radici mutualistiche? Perché dovrebbe ancora avere uno statuto speciale ?

Sapelli. Facciamo chiarezza: da una parte ci sono le banche di credito cooperativo, di cui puoi essere cliente solo se sei socio, e dall’altra le popolari, che sono banche dove il principio mutualistico non prevale, perché sono aperte a tutti, ma conservano nella governance, dal voto capitario al limite di possesso azionario, lo spirito della cooperazione. È chiaro che Renzi queste cose non le sa; è consigliato da giovani che hanno letto pochi libri e molti paper. Ma non tutte le popolari sono come Banca Etruria .

Domanda. Onorevole Ginato, vi aspettavate una reazione così dura alla riforma?

Ginato. Sì. Il punto è che le popolari da molti anni dicono di voler cambiare, eppure resistono al cambiamento. Penso che la forma del decreto sia nata anche da questa resistenza. Anch’io avrei preferito discutere un disegno di legge, ma in Italia i grandi iter di trasformazione non sono mai andati a buon fine. E poi va detto che uno dei problemi sta nell’aspetto dimensionale, nell’allargamento all’intero territorio nazionale, nella quotazione. Con questi atti, soprattutto con l’ultimo, alcune banche hanno fatto una scelta ben precisa, che a rigori di legge potrà anche essere compatibile con il voto capitario, ma nel mercato dei capitali chi mette soldi deve avere parola in assemblea.

Sapelli. Ma, visto che l’investitori lo sa, se gli non piace la governance delle popolari può mettere i suoi soldi da un’altra parte.

Ginato. Sono d’accordo con Sapelli sul rischio di considerare le popolari come il male dei mali. Così come non credo sia corretta l’individuazione discrezionale della soglia oltre la quale ci si deve trasformare in spa. In ogni caso in commissione Finanze c’è apertura a una discussione su questo. Dico di più: la Bce ha fatto la scelta di ritenere sistemiche banche con attivi superiori ai 30 miliardi. Forse sarebbe giusto tenere in considerazione questi limiti. Diciamo che in Parlamento si è d’accordo sulla necessità di una riforma, ma non c’è una chiusura al dialogo sul merito.

Domanda. Significa che si preparano dei correttivi. Quale tetto al diritto di voto sarebbe accettabile per voi?

Ginato. Questo può essere un elemento su cui discutere, così come il modo per valorizzare gli azionisti storici rispetto a eventuali nuovi soci forti.

Domanda. A proposito di soci forti, il presidente di Assopopolari li ha identificati come speculatori internazionali. Per difendersi dalle scalate le grandi popolari sembrano pronte a fondersi tra loro. Con quali effetti?

Granelli. Assopopolari stima in almeno 20 mila gli esuberi che saranno provocati dalla nuova stagione di aggregazioni che verrà innescata dal decreto. Avrebbe un impatto devastante per l’occupazione. Inoltre – per dirla tutta – noi sindacati nelle popolari abbiamo un’attenzione alle risorse umane ben diversa da quello delle altre banche.

Domanda. Però, in cambio, in tanti casi vi hanno fatto comandare…

Granelli. Io di popolari dove comandano i dipendenti non ne conosco. Vedo solo che si vuol togliere il voto capitario, l’unico elemento che dà l’occasione, una volta ogni tre anni, a dipendenti e soci di esprimere un giudizio sull’operato degli istituti.

Domanda. Questo discorso vale per le non quotate. Ma in quelle quotate gli azionisti dovrebbero aver il diritto di esprimersi in maniera proporzionale alla propria esposizione. O no?

Sapelli. Diciamo che molte di queste banche popolari nel loro percorso hanno perso le caratteristiche originarie di cooperative perché sono state sottoposte a un attacco che è venuto soprattutto dal Pd, il partito che invece dovrebbe avere le proprie radici nel mondo dei lavoratori e del mutualismo cattolico. Trovo tutto questo assurdo. Anche la sua affermazione secondo la quale chi ha più azioni deve contare di più.

Domanda. In borsa funziona così.

Sapelli. La realtà è che si può scegliere: se si vuole essere retribuiti in base alle quote, si mettono i propri soldi in banche commerciali. C’è però anche il diritto, costituzionale, di organizzare la propria impresa liberamente. Non solo: queste banche sono quelle che hanno continuato a dare credito in questo periodo, perché sono composte da soci che altrimenti andrebbero via. I soci a cui pensa lei, invece, sono azionisti che tengono le loro azioni finché ci guadagnano, dopodiché vanno via. Nelle popolari metti i soldi sulla base del concetto di dono e cooperazione. Altrimenti vai a metterli in Unicredit .

Ginato. Però c’è anche da chiedersi che cosa sia rimasto di questo spirito in una grande banca con migliaia e migliaia di dipendenti. Secondo me, quando si raggiunge una certa dimensione si è già fatta una scelta su quali valori mantenere e quali no. Insomma: esiste una soglia sotto la quale si riesce a rappresentare certi valori e sopra la quale no. Soprattutto con la quotazione in borsa.

Resti. In questo mi sembra di leggere delle contraddizioni: si rimproverano le popolari perché non sono scalabili e quindi il management non è spinto a comportamenti virtuosi, poi si creano istituti con tetti al diritto di voto che di fatto li rende spa, ma non scalabili. E poi, per quanto riguarda il voto dei dipendenti, è bene dire che loro hanno investito il proprio futuro familiare e professionale nella banca.

Domanda. Non più di quelli di Unicredit  o Intesa Sanpaolo .

Resti. Ma qui la differenza sta nel fatto che i dipendenti delle popolari possono concorrere a evitare scivoloni verso la ricerca del profitto a breve termine. E poi non mi è chiaro perché si descrivano le popolari come soggetti più deboli sul mercato. Stando ai dati di Banca d’Italia, nel confronto tra indici di redditività e di efficienza vincono a volte le popolari e a volte le commerciali. Sono d’accordo con Sapelli nel dire che chi sceglie di comprare ha prima letto l’etichetta sul barattolo. Ma in più bisogna dire che le popolari quotate sono soggette a ben due regolatori: Banca d’Italia e Consob. Insomma, sono semmai meglio regolate delle altre, e non si comprende questa insistenza su di loro, a meno che non serva a chi ha scommesso sulla trasformazione di alcuni istituti in spa.

Domanda. La speculazione è entrata in azione settimane prima della riforma. Alcuni dicono che la riforma andrebbe fermata fino all’esito delle indagini.

Ginato. Non mi sembra il caso. Se ci sono state anomalie, è giusto che Consob e magistratura indaghino, ma perché fermare la riforma?

Domanda. Ma lei si è fatto un’idea di che cosa è accaduto?

Ginato. Posso solo dire che in alcuni casi sono gli stessi amministratori ad aver investito sulle azioni della propria banca all’annuncio della riforma. Il che la dice lunga su chi scommette su cosa.

Domanda. Intanto il Pd si è spaccato. Renzi avrà i voti per andare fino in fondo?

Ginato. Sì, sono convinto che ci saranno, anche se in questa fase della discussione prevale la dialettica.

Domanda. Ma alla fine ci sarà più o meno credito per le imprese e le famiglie italiane?

Ginato. Non so se il credito aumenterà per effetto della riforma, ma di certo le banche avranno maggiore capacità di aumentare capitale, di patrimonializzarsi e di rendersi più solide. Tutti elementi utili in caso di problemi sul mercato

Domanda. E proprio questo è stato uno degli argomenti chiave di Banca d’Italia.

Sapelli. Sì, ma la realtà è che le popolari alla fine sono già oggi le banche meglio patrimonializzate e anche quelle che impiegano meglio i propri capitali e che usano meno la leva finanziaria, soprattutto perché non si sono ancora trasformate in supermercati che vendono prodotti finanziari. Inoltre voglio aggiungere che io il pericolo imminente di una scalata estera non lo vedo.

D. Pensa più alla nascita di una Superpopolare?

Sapelli. Quello che penso è che tutto finirà nella fornace del Minotauro che divora le vergini del Monte dei Paschi  di Siena. Sarà un tentativo che distruggerà valore e capitali e non risolverà i problemi di Mps , che invece dovrebbe tornare a essere una banca territoriale come era un tempo.

Domanda. Ginato, ma avete fatto la riforma per salvare Mps ?

Ginato. No. Sono d’accordo con Sapelli sul fatto che certe banche dovrebbero tornare a fare quello che facevano un tempo. Certo, c’è un problema di dimensioni, ma io, che sono veneto e ho visto la vicenda Antonveneta, credo che di danni se ne siano fatti abbastanza.

Resti. Anch’io non condivido il timore dell’arrivo degli stranieri. Forse perché nella mia qualità di membro Eba incontro molti banchieri stranieri e mi sono accorto che hanno due gambe e due braccia come noi e che probabilmente – come tra gli italiani – qualcuno sa fare il proprio mestiere e qualcun altro no. Secondo me invece il principale pericolo per queste banche è quello di cadere nel tradizionale vizio italiano del capitalismo senza capitali, dell’acquisto da parte di chi, manovrando una piccola quota del capitale complessivo, di fatto blinda la banca e la gestisce come cosa propria. E non vorrei che alla fine proprio le modifiche di cui si parla in questi giorni diano, magari incolpevolmente, una mano in questa direzione. (riproduzione riservata)

 

IL MESSAGGERO, sabato 21 febbraio 2015

Banche,  riparte  la  trattativa  sul  contratto

IL  NEGOZIATO – R  O  M  A – Riparte  la  trattativa  fra  banche  e  sindacati  sul  rinnovo  del  contratto.  Dopo  lo  sciopero  seguito  alla  rottura  dei  negoziati  l’Abi  compie  un  gesto  di  buona  volontà ritirando  le  pregiudiziali  sul  Tfr  e  sugli  scatti  di  anzianità e  si  profila  quindi  un  possibile  compromesso  nel  congelare  almeno  uno  di  questi  elementi  in  modo  da  tenere  basso  il  costo  del  contratto  in  un  momento  di  crisi  e  arrivare  alla  chiusura  prima  della  scadenza  del  31  marzo.  Abbiamo  ritirato  le  pregiudiziali  ha  precisato  il  presidente  del  Casl  Alessandro  Profumo  al  termine  della  riunione  con  le  parti  e  ricorda  come  per  garantire  la  sostenibilità del  settore  in  prospettiva  anche  la  tenuta  dell’occupazione  il  costo  deve  essere  non  zero  ma  certamente  il  minimo  possibile.  Soddisfatti  ma  vigili  i  sindacati  che  attendono  ora  di  vedere  le  carte  nel  dettaglio  e  poter  dare  inizio  così alla  trattativa  vera  e  propria  sui  singoli  punti.  Di  certo  a  Palazzo  Altieri  vogliono  chiudere  entro  il  31  marzo  e  il  comitato  esecutivo  ha  rinnovato  la  fiducia  nella  linea  seguita  da  Profumo  ma  considerano  ancora  decisivo  l’elemento  economico  pena  il  mancato  rinnovo.  Ritirata  la  pregiudiziale  sulla  strutturalità di  Tfr  e  scatti  si  profila  un  compromesso  anche  sul  congelamento  del  Tfr  mentre  più difficile  appare  un’operazione  simile  che  insista  sugli  scatti  per  la  contrarietà dei  sindacati.  Malgrado  i  segnali  positivi  su  Pil  e  credito  dicono  le  banche  il  quadro  generale  resta  pesante  e  si  profilano  nuove  sfide  in  termini  di  rafforzamento  del  capitale  e  qualità del  credito  che  metteranno  sotto  pressione  ulteriore  i  margini  Per  il  segretario  generale  della  Fiba  Giulio  Romani  stavamo  ancora  aspettando  che  la  trattativa  cominciasse  con  il  ritiro  delle  pregiudiziali  ci  sono  finalmente  le  condizioni  per  farlo. 

Mentre  il  numero  uno  Fabi  Lando  Sileoni  ricorda  un  altro  tema  cruciale,  “Il  recupero  dell’inflazione  per  confermare  il  determinante  peso  politico  della  nostra  contrattazione  nazionale”.  Sileoni  chiede  anche  un  contratto  che  abbia  una  forte  motivazione  sociale  a  difesa  dell’occupazione,  con  soluzioni  che  migliorino  l’area  contrattuale  e  il  Fondo  per  l’occupazione  per  garantire  anche  nuove  assunzioni  stabili  di  personale  giovane.  Temi  questi  che  presso  le  banche  sembrano  trovare  ascolto  e  disponibilità di  dialogo.  Ora  si  vedrà se  i  negoziati  andranno  avanti. Prossimi  incontri  fra  le  parti  sono  stati  fissati  il  25  febbraio,  il  5  e  10  marzo.  RIPRODUZIONE  RISERVATA

 

BRESCIA OGGI – IL GIORNALE DI VICENZA, sabato 21 febbraio 2015

BANCHE. Il  costo  del  lavoro  è determinante – Apertura  dell’Abi  sul  contratto – Riparte  il  dialogo – Su scatti e Tfr via le pregiudiziali – I sindacati: “Ora la vera trattativa”

Roma. Riparte  la  trattativa  fra  banche  e  sindacati  sul  rinnovo  del  contratto  nazionale.  Dopo  lo  sciopero  seguito  alla  rottura  dei  negoziati  l’Abi  Associazione  bancaria  italiana  presieduta  da  Antonio  Patuelli  compie  un  gesto  di  buona  volontà ritirando  le  pregiudiziali  su  Tfr  e  scatti  di  anzianità e  si  profila  un  possibile  compromesso  nel  congelare  almeno  uno  di  questi  elementi  per  tenere  basso  il  costo  del  contratto  in  un  momento  di  crisi  e  arrivare  alla  chiusura  prima  della  scadenza  del  31  marzo.  Abbiamo  ritirato  le  pregiudiziali  ha  dichiarato  Alessandro  Profumo  presidente  di  banca  Mps  e  del  Casl  Comitato  affari  sindacali  e  del  lavoro  dell’Abi  al  termine  della  riunione  con  le  parti  e  ha  ricordato  come  per  garantire  la  sostenibilità del  settore  e  in  prospettiva  la  tenuta  dell’occupazione  il  costo  deve  essere  non  zero  ma  di  certo  minimo. 

Soddisfatti  ma  vigili  i  sindacati  che  attendono  di  vedere  le  carte  nel  dettaglio  per  poter  iniziare  la  trattativa  vera  e  propria  sui  singoli  punti.  Di  certo  all’Abi  la  volontà sarebbe  di  chiudere  entro  il  31  marzo  e  il  Comitato  esecutivo  ha  rinnovato  la  fiducia  nella  linea  seguita  da  Profumo  ma  considerano  ancora  decisivo  l’elemento  economico  pena  il  mancato  rinnovo.  Ritirata  la  pregiudiziale  sulla  strutturalità di  Tfr  e  scatti  si  profila  un  compromesso  sul  congelamento  del  Trattamento  di  fine  rapporto  mentre  più difficile  appare  una  operazione  simile  sugli  scatti  per  la  contrarietà dei  sindacati.  Il  quadro  generale  secondo  le  banche  malgrado  i  segnali  positivi  su  pil  e  credito  resta  pesante  e  per  le  banche  si  profilano  nuove  sfide  in  termini  di  rafforzamento  di  capitale  e  qualità del  credito  che  metteranno  sotto  pressione  ulteriore  i  margini.  Per  Giulio  Romani  segretario  generale  della  Fiba:  “stavamo  ancora  aspettando  che  la  trattativa  cominciasse  con  il  ritiro  delle  pregiudiziali,  ci  sono  finalmente  le  condizioni  per  farlo”  e   Lando  Sileoni, numero  uno  della  Fabi,  ricorda  un  altro  tema  cruciale: “il  recupero  dell’inflazione  per  confermare  il  determinante  peso  politico  della  nostra  contrattazione  nazionale”.

Sileoni  chiede  un  contratto  che  abbia  forte  motivazione  sociale,  a  difesa  dell’occupazione,  con  soluzioni  che  migliorino  l’area  contrattuale,  e  il  Fondo  per  l’occupazione  per  garantire  anche  nuove  assunzioni  stabili  di  giovani.  Temi  che  le  banche  sembrano  ascoltare  e  sui  quali  emergono  disponibilità di  dialogo.  Ora  si  vedrà se  i  negoziati  procederanno  I  prossimi  incontri  sono  stati  fissati  il  25  febbraio  e  il  5  e  10  marzo.

 

IL GIORNALE DI BRESCIA, sabato 21 febbraio 2015

Bancari, riparte  la  trattativa  per  il  contratto – Blocco  di  tfr  e  scatti  di  anzianità: l’Abi  ritira  le  pregiudiziali,  ma  restano  sul  tavolo

ROMA – Si  riparte.  È ripreso  ieri  a  Roma  il  confronto  sul  rinnovo  del  contratto  nazionale  del  settore  bancario.  Il  presidente  del  Casl  il  comitato  indicato  per  la  trattativa  da  parte  delle  banche  Alessandro  Profumo  aprendo  l’incontro  ha  annunciato  la  decisione  del  Comitato  sindacale  di  eliminare  dal  tavolo  della  trattativa  la  pregiudiziale  sulla  strutturalità dei  due  elementi  economici  oggetto  di  dibattito  vale  a  dire  quella  sul  tfr  e  sugli  scatti  di  anzianità confermando  al  contempo  la  necessità della  minimizzazione  dei  costi.  Profumo  ha  evidenziato  la  forte  coesione  del  comitato  esecutivo  dell’Abi  ribadita  il  18  febbraio  a  Milano  sulla  volontà di  chiudere  entro  il  31  marzo  un  contratto  nazionale  che  tenendo  conto  delle  preoccupazioni  sulla  situazione  economica  delle  banche  sia  basato  su  elementi  di  sostenibilità Prendiamo  atto  che  la  posizione  di  Abi  è cambiata  e  che  con  il  ritiro  da  parte  delle  banche  delle  pregiudiziali  strutturali  su  tfr  e  scatti  d’anzianità il  confronto  potrà proseguire. 

Così Lando  Maria  Sileoni,  segretario  generale  della  Fabi, a  margine  dell’incontro  di   Roma  in  Abi,  nel  quale  il sindacalista riferisce:  “Le  banche  hanno  fatto  un  passo  indietro  sulle  due  pregiudiziali  su  scatti  e  tfr  che  lo  scorso  25  novembre  avevano  fatto  saltare  il  tavolo  di  trattativa  sul  rinnovo  del  contratto  nazionale  degli  oltre  309mila  addetti  del  settore.  Si  riapre  così il  confronto, con  la  definizione  di  un  nuovo  calendario  d’incontri  fissati  il  25  febbraio,  il  5  e  il  10  marzo.  Quella  di  ieri  è la  prima  riunione  tra  le  parti  dopo  il  grande  sciopero  dei  lavoratori  bancari  del  30  gennaio  scorso.  Andremo  a  vedere  le  carte  che  le  banche  avranno  in  mano  nei  prossimi  incontri,  precisando  che  la  partita  del  rinnovo  del  contratto  nazionale  è solo  all’inizio.  Resta  però sia  l’attenzione  sia  la  preoccupazione  del  movimento  sindacale  rispetto  alla  vertenza.  Vogliamo  un  contratto  che  abbia  una  forte  motivazione  sociale  a  difesa  dell’occupazione  con  soluzioni  che  migliorino  l’area  contrattuale  e  il  Fondo  per  l’occupazione,  per  garantire  anche  nuove  assunzioni  stabili  di  giovani.  Vogliamo  inoltre  un  contratto  che  preveda  un  paracadute  sociale  per  tutti  quei  lavoratori  di  banche  che  dovessero  malauguratamente  fallire.  Vogliamo  infine  recuperare  l’inflazione  per  confermare  il  determinante  peso  politico  della  nostra  contrattazione  nazionale”.  La  trattativa  riparte  anche  se  non  è chiaro  dove  si  andrà a  cadere  ovvero  a  chiudere.  La  partita  tfr  e  scatti  di  anzianità resta  sul  tavolo,  anche  se  saltate  le  pregiudiziali  diventano  elementi  della  trattativa.  Nel  Bresciano  sono  5100  i  dipendenti  di  banche  che  fanno  riferimento  all’Abi.  Nel  2014  gli  sportelli  in  città e  provincia  erano  920  rispetto  ai  975  che  si  registravano  tre  anni  fa.

 

GAZZETTA DEL SUD, sabato 21 febbraio 2015

Bancari,  riprende  la  trattativa  sul  rinnovo  del  contratto

Leandro  Nicola 

ROMA – È ripreso  ieri  il  confronto  sul  rinnovo  del  contratto  nazionale  del  settore  bancario.  Il  presidente  del  Casl  Alessandro  Profumo  aprendo  l’incontro  ha  annunciato  la  decisione  del  Comitato  sindacale  di  eliminare  dal  tavolo  della  trattativa  la  pregiudiziale  sulla  strutturalità dei  due  elementi  economici  oggetto  di  dibattito  vale  a  dire  quella  sul  tfr  e  sugli  scatti  di  anzianità confermando  al  contempo  la  necessità della  minimizzazione  dei  costi.  Profumo  ha  evidenziato  la  forte  coesione  del  comitato  esecutivo  dell’Abi  ribadita  il  18  febbraio  a  Milano  sulla  volontà di  chiudere  entro  il  31  marzo  un  contratto  nazionale  che  tenendo  conto  delle  preoccupazioni  sulla  situazione  economica  delle  banche  sia  basato  su  elementi  di  sostenibilità.

“Prendiamo  atto  che  la  posizione  di  Abi  è cambiata  e  che  con  il  ritiro  da  parte  delle  banche  delle  pregiudiziali  strutturali  su  tfr  e  scatti  d’anzianità il  confronto  potrà proseguire”.  Lo  dichiara  Lando  Maria  Sileoni  segretario  generale  della  Fabi, a  margine  dell’incontro  di  ieri  nel  quale  appunto  riferisce  il  sindacalista  “le  banche  hanno  fatto  un  passo  indietro  sulle  due  pregiudiziali  su  scatti  e  tfr  che  lo  scorso  25  novembre  avevano  fatto  saltare  il  tavolo  di  trattativa  sul  rinnovo  del  contratto  nazionale  degli  oltre  309mila  addetti  del  settore.  Si  riapre  così il  confronto  la  definizione  di  un  nuovo  calendario  d’incontri  fissati  il  25  febbraio  il  5  e  il  10  marzo.  Quella  di  ieri  è stata  la  prima  riunione  tra  le  parti  dopo  il  grande  sciopero  dei  lavoratori  bancari  del  30  gennaio  scorso.  Andremo  a  vedere  le  carte  che  le  banche  avranno  in  mano  nei  prossimi  incontri  precisando  che  la  partita  del  rinnovo  del  contratto  nazionale  è solo  all’inizio.  Resta  però alta  sia  l’attenzione  sia  la  preoccupazione  del  movimento  sindacale  rispetto  alla  vertenza.  Vogliamo  un  contratto  che  abbia  una  forte  motivazione  sociale  a  difesa  dell’occupazione  con  soluzioni  che  migliorino  l’area  contrattuale  e  il  Fondo  per  l’occupazione”

 

IL TIRRENO, sabato 21 febbraio 2015

Bcc  Castagneto  niente  sciopero  per  il  contratto

CASTAGNETO  CARDUCCI – “La  rappresentanza  dei  dipendenti  della  Banca  di  credito  cooperativo  di  Castagneto  Carducci  non  iscritti  al  sindacato  che  rappresenta  circa  il  95  dei  dipendenti  della  banca  prende  le  distanze  dalle  dichiarazioni  mendaci  e  tendenziose  riguardo  allo  sciopero  di  categoria  indetto  per  il  prossimo  2  marzo  da  tutte  le  sigle  sindacali  Dircredito  Fabi  Fiba  Fisac  Uilca  e  Ugl”.  Questo  quanto  afferma  la  rappresentanza  dei  dipendenti  Bcc  non  iscritti  al  sindacato  rispetto  allo  stato  di  agitazione  su  scala  nazionale  proclamato  dai  sindacati  di  categoria  che  culminerà con  lo  sciopero  indetto  per  il  prossimo  2  marzo.  E  ciò a  seguito  della  rottura  tra  Federcasse  e  sindacati  sul  rinnovo  del  Contratto  collettivo  nazionale  di  lavoro  Ccnl  arriva  in  scia  al  fallito  tentativo  di  conciliazione  di  fine  gennaio  presso  il  Ministero  del  Lavoro  e  delle  Politiche  sociali.  “Fermo  restando  il  diritto  di  sciopero  garantito  dall’articolo  40  della  Costituzione  italiana  nonché dalla  libertà  all’interno  della  nostra  azienda  ci  dissociamo  da  quei  sindacati  che  hanno  strumentalizzato  l’argomento  parlando  a  nome  di  dipendenti  che  non  rappresentano  in  quanto  non  iscritti  a  nessuna  sigla  sindacale”.  E concludono  “Cogliamo  quindi  l’occasione  per  rassicurare  la  clientela  della  banca  sul  regolare  svolgimento  dei  servizi  offerti  nella  giornata  del  2  marzo”.

 

IL SOLE 24 ORE.com, venerdì 20 febbraio 2015

Contratto bancari: l’Abi ritira le pregiudiziali su scatti e Tfr, riparte il confronto con i sindacati

di Cristina Casadei

Alla ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto dei bancari, l’Abi ammorbidisce la linea negoziale. Come spiega il presidente del Casl Alessandro Profumo «abbiamo ritirato le pregiudiziali ma manteniamo la nostra preoccupazione perché il costo del contratto deve essere minimo per garantire la sostenibilità del settore». Le pregiudiziali riguardavano il blocco strutturale degli scatti e della base di calcolo del tfr.

Ma c’è di più, perché i banchieri, dal contratto a costo zero, sono passati a parlare, come si legge in una nota dell’Abi, della «necessità della minimizzazione dei costi», lasciando quindi intendere che ci sarebbe una disponibilità, seppure molto contenuta, a parlare di aumenti. La tempistica è stata confermata e Profumo ha ribadito la «volontà di chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che, tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche, sia basato su elementi di sostenibilità». A confermare questa volontà c’è un calendario di incontri molto fitto con 3 nuovi appuntamenti il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo.

Dopo lo sciopero del 30 gennaio a cui ha aderito oltre il 90% dei bancari il sindacato accoglie le novità molto positivamente. «Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire», dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani – continua Sileoni -. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per i lavoratori di banche che dovessero fallire e il recupero dell’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale». Per il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, «se il problema è il ritorno a una maggiore redditività delle banche e a una loro stabilità, si deve affrontare il nodo delle sofferenze bancarie, con una soluzione di sistema ma chiedendosi anche come mai ci sia stato così tanto cattivo credito, e questo non è un problema di costo del lavoro ma è un problema di gestione».

«Se c’è la volontà di trattare il rinnovo del contratto in un mese si può fare», aggiunge Massimo Masi, segretario generale Uilcai. «Profumo ci ha chiesto flessibilità ma ci deve essere anche da parte delle aziende» e una condizione è che in questo mese di trattative «non ci siano fughe in avanti» in singole banche che in qualche caso stanno proponendo «strani» accordi integrativi, secondo Masi.

 

IL VELINO.it, venerdì 20 febbraio 2015

Contratto bancari, Fabi: Vogliamo che abbia forte motivazione sociale

“Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre così il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di oggi è la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso, con adesione record della categoria pari al 90% “Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta, però, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.

 

RADIOCOR, venerdì 20 febbraio 2015 14:15 –

Banche: Sileoni, vogliamo un contratto che difenda l’occupazione

‘Recupero inflazione confermi peso contrattazione nazionale’ (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 20 feb – Dopo la ripresa delle trattative con l’Abi per il contratto, il sindacato autonomo Fabi chiede, con il segretario generale Lando Sileoni, “un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani”. Sileoni aggiunge che la richiesta e’ di un contratto che “preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo infine – conclude Sileoni – recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale’. 

 

AGI, venerdì 20 febbraio 2015

Bancari: Fabi, senza pregiudiziali confronto ora puo’ proseguire

(AGI) – Roma, 20 feb. – “Prendiamo atto che la posizione di Abi e’ cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianita’, il confronto potra’ proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale, riferisce il sindacalista, le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre cosi’ il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontrihttp://cdncache1-a.akamaihd.net/items/it/img/arrow-10×10.png, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di oggi e’ la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso. “Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale e’ solo all’inizio. Resta, pero’, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.

 

FIRSTTONLINE.it, venerdì 20 febbraio 2015 07:20

Contratto bancari: oggi si riapre la trattativa – Nonostante le distanze, Abi e sindacati riaprono il tavolo per il rinnovo del contratto bancari – Le due parti devono trovare una sintesi per evitare la disapplicazione del contratto dal primo aprile – Recupero inflazione e scatti anzianità i punti di maggior contrasto – L’ipotesi di coinvolgere il governo se l’impasse non si sblocca

I protagonisti del duello per il rinnovo del contratto dei bancari tornano in campo oggi a Palazzo Altieri dopo la rottura delle trattative e lo sciopero del 30 gennaio. Visti i toni delle ultime settimane  si potrebbe quasi dire che Abi e sindacati dei bancari tornano sul ring pronti a darsi nuovamente battaglia. Ma il tempo stringe e probabilmente le due parti metteranno da parte i guantoni cercando la via del dialogo. Va detto che le due parti sono ancora lontane, molto lontane sui principali temi di discussione di questo rebus del rinnovo del contratto bancari. Si tratta principalmente di cinque punti: il recupero dell’inflazione, gli scatti d’anzianità, la rivalutazione del tfr, la contrattazione di secondo livello e gli inquadramenti.

Lo scorso 31 dicembre Abi ha deciso di disdettare il contratto ma ha concesso tre mesi ai sindacati per poter mettere su una trattativa per il rinnovo. Se non si dovesse trovare un accordo sul nuovo contratto si andrà verso la disapplicazione a partire dal primo aprile. Da entrambi le parti il concetto è che non serve un contratto a ogni costo. I sindacati intimano ad Abi nuove mobilitazioni e la minaccia di rivolgersi al Governo, l’Abi ha bisogno di cambiare radicalmente le carte in tavola perché l’associcazione creditizia ritiene che l’attuale tipo di contratto nazionale non sia più economicamente sostenibile.

Dall’incontro di oggi si attendono novità importanti quantomeno in chiave distensiva. Non ci si attende un accordo su ogni fronte ma quantomeno che vengano fissati alcuni paletti. I sindacati dovranno cedere su alcuni punti, la stessa cosa vale per Abi. Per i sindacati il contratto nazionale dei bancari rappresenta un’architrave e proprio per questo motivo sembra inverosimile che non si possa trovare un accordo entro il primo aprile.

Nella giornata di mercoledì il segretario generale di Fabi Lando Maria Sileoni presente al congresso Fabi Unicredit è stato molto chiaro: “Il Contratto dobbiamo farlo; contrariamente, due alternative sono possibili, o chiamare il Governo, che rappresenta un’incognita, oppure si va alla disapplicazione. In questo secondo caso si arriverebbe al congelamento di alcuni voci e, soprattutto, si aprirebbe la strada alla possibilità da parte delle banche di avere mano libera”. Dalle parti del principale sindacato dei bancari sono due i punti su cui si insiste maggiormente: un pieno recupero dell’inflazione e il mantenimento degli scatti d’anzianità. Il motivo è evidente: senza un recupero pieno dell’inflazione e con l’eliminazione o una drastica riduzione degli scatti d’anzianità la preoccupazione dei bancari è quella di una decisa riduzione del potere d’acquisto.

Dall’Abi la ristrutturazione completa del contratto bancari viene vista come necessaria sia per la caduta della redditività che si sta verificando negli ultimi tempi che per i cambiamenti nei comportamenti dei clienti che incidono sul tradizionale modo di “fare banca”, basti pensare alla rivoluzione portata dall’home banking. Per Abi è importante trovare una sintesi fra le posizioni in campo ed è per questo che ha deciso di riprendere la trattativa con i sindacati auspicando di individuare con i sindacati quei punti a partire dai quali riscrivere il nuovo contratto.

 

ADNKRONOS, venerdì 20 febbraio 2015

Bancari: Fabi, senza pregiudiziali confronto ora puo’ proseguire

Bancari: Fabi, senza pregiudiziali confronto ora puo’ proseguire (AGI) – Roma, 20 feb. – “Prendiamo atto che la posizione di Abi e’ cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianita’, il confronto potra’ proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale, riferisce il sindacalista, le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre cosi’ il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di oggi e’ la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso. “Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale e’ solo all’inizio. Resta, pero’, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.

 

ASCA, venerdì 20 febbraio 2015 13.35

Contratto Banche, Fabi: ora trattativa sul contratto può ripartire – Sileoni: restano alte attenzione e preoccupazione su vertenza 

Roma, 20 feb. (askanews) – Nella trattativa sul contratto dei bancari “la posizione dell’Abi è cambiata e, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al termine dell’incontro a Palazzo Altieri “in cui le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali che il 25 novembre avevano fatto saltare la trattativa”.”Andremo a vedere – ha spiegato Sileoni – le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta però alta sia l’attenzione sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza”. “Vogliamo un contratto – ha aggiunto il sindacalista – che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo inoltre un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo inoltre – ha concluso – recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.   

 

da ADNKRONOS, via GUIDASICILIA.it, venerdì 20 febbraio 2015

Banche: Fabi, vogliamo contratto che abbia forte motivazione sociale

Roma, 20 feb. (AdnKronos) – “Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d?anzianità, il confronto potrà proseguire”.

Ad affermarlo è Lando Maria Sileoni, il segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre così il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo.Quella di oggi è la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso, con adesione record della categoria pari al 90%.

“Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta, però, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza”, sottolinea Sileoni.

“Vogliamo -rileva il sindacalista- un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”, conclude. 

 

FIRSTTONLINE.it, venerdì  20 febbraio 2015 – 12:58

Bancari: Abi sblocca trattativa, ritirate pregiudiziali su scatti e tfr – Cauto ottimismo da parte di Abi e sindacati dopo l’incontro che si è tenuto oggi a Palazzo Altieri – Abi ritira pregiudiziali su scatti d’anzianità e rivalutazione del tfr – Le due parti si incontreranno nuovamente il 25 febbraio – L’obiettivo è di chiudere la partita sul rinnovo prima del 31 marzo

 di Marco Perrone

Inizia a sbloccarsi la trattativa fra Abi e sindacati bancari per quanto riguarda il rinnovo del contratto, disdettato dall’associazione creditizia lo scorso 31 dicembre. Al termine dell’incontro Alessandro Profumo, presidente della delegazione sindacale dell’Abi, ha spiegato che l’associazione ha ritirato le pregiudiziali strutturali su scatti d’anzianità e tfr (due dei cinque punti su cui è incentrata la trattativa con i sindacati). Nessuna novità, stando alle dichiarazioni dei protagonisti, sul fronte del recupero dell’inflazione (tema molto importante per i sindacati), degli inquadramenti e della contrattazione di secondo livello.

Il capo della delegazione dell’Abi Profumo ha aggiunto che l’associazione comunque punta a un costo del contratto che sia minimo per le banche “per poter garantire la sostenibilità del settore”.

Abi e sindacati si son dati appuntamento per un nuovo incontro per il prossimo 25 febbraio. Successivamente, altre due date sono state concordate con incontri in calendario per il 5 e il 10 marzo.

L’obiettivo, per entrambe le parti, è quello di stringere un accordo entro il 31 marzo per non rischiare la disapplicazione del contratto, già disdettato dall’Abi in dicembre, a partire dal primo aprile. Dalle parti di Palazzo Altieri fanno sapere che la volontà delle banche è quella di “chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che, tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche, sia basato su elementi di sostenibilità”.

Non nasconde un certo ottimismo nemmeno il segretario generale Uilca Massimo Masi che all’uscita dall’incontro in Abi ha dichiarato: “Se c’è la volontà di trattare il rinnovo del contratto in un mese si può fare. Profumo ci ha chiesto flessibilità ma ci deve essere anche da parte delle aziende”, ha aggiunto il sindacalista. Fiducioso anche il segretario generale di Fabi Lando Maria Sileoni che ha affermato: “Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire”.

 

 

 

 

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