IL SOLE 24 ORE, sabato 21 febbraio 2015
Bancari, l’Abi apre sugli scatti e il Tfr
Per ora, di certo, c’è che il costo del contratto dei bancari dovrà essere minimo. Dopo lo sciopero del 30 gennaio a cui ha partecipato oltre il 90% dei lavoratori, alla ripresa delle trattative Abi ammorbidisce la linea negoziale. I banchieri non parlano più di costo zero ma di costi minimi, vista anche la bassa inflazione e la difficile situazione congiunturale che chiede misure per poter tutelare meglio l’occupazione e per la stabilità del sistema. Ma non parlano nemmeno più di blocco strutturale degli scatti e della base di calcolo del Tfr. Secondo fonti bancarie la soluzione di compromesso potrebbe essere il congelamento, una misura congiunturale, limitata alla durata del contratto.
Rimanendo alle dichiarazioni ufficiali, come spiega il presidente del Casl Alessandro Profumo, «abbiamo ritirato le pregiudiziali ma manteniamo la nostra preoccupazione perché il costo del contratto deve essere minimo per garantire la sostenibilità del settore». La «necessità della minimizzazione dei costi», lascia intendere che ci sarebbe una disponibilità, seppure molto contenuta, a parlare di aumenti. Viene confermata la tempistica. Profumo ha ribadito la «volontà di chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che, tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche, sia basato su elementi di sostenibilità». A confermare questa volontà c’è un calendario di incontri molto fitto con 3 nuovi appuntamenti il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo.
Questi incontri secondo i sindacati devono servire a scavare e valutare tutte le convergenze possibili affinché si possa poi valutare nei direttivi delle organizzazioni se esistano le condizioni per l’accordo. Dello sblocco del negoziato prendono atto tutte le sigle a cominciare dalla Fabi.
«La posizione di Abi è cambiata e, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire», dichiara il segretario generale Lando Maria Sileoni. «Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani – continua Sileoni -. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per i lavoratori di banche che dovessero fallire e il recupero dell’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale».
Per il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, «se il problema è il ritorno a una maggiore redditività delle banche e a una loro stabilità, si deve affrontare il nodo delle sofferenze bancarie, con una soluzione di sistema ma chiedendosi anche come mai ci sia stato così tanto cattivo credito, e questo non è un problema di costo del lavoro ma è un problema di gestione». Il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, auspica che la posizione dei banchieri «possa diventare una concreta volontà da parte di Abi, nei prossimi incontri, di fare un negoziato vero con l’obiettivo di rinnovare il contratto entro il 31 marzo». «Intendiamo rinnovare un contratto che, partendo dalle priorità della nostra piattaforma, confermi la difesa del salario dall’inflazione e abbia caratteristiche di un vero e proprio progetto sociale capace di parlare all’intero agli attuali occupai e alle nuove generazioni». «Se c’è la volontà di trattare il rinnovo del contratto in un mese si può fare», aggiunge Massimo Masi, segretario generale Uilca. «Profumo ci ha chiesto flessibilità ma ci deve essere anche da parte delle aziende» e una condizione è che in questo mese di trattative «non ci siano fughe in avanti» in singole banche che in qualche caso, secondo Masi, stanno proponendo «strani» accordi integrativi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei
MILANO FINANZA, sabato 21 febbraio 2015
Abi, riparte la trattativa
di Claudia Cervini
Per i bancari quella del 20 febbario è stata una giornata importante. I passi avanti da fare sul rinnovo del contratto nazionale sono ancora molti, ma intanto la trattativa è ripartita e l’obiettivo è chiudere entro marzo. L’Associazione dei Bancari Italiani ha ammorbidito la propria posizione ritirando le pregiudiziali strutturali su due questioni rilevanti dal punto di vista economico: il Tfr e gli scatti d’anzianità. Proprio su questi due nodi lo scorso 25 novembre era saltato il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309 mila bancari italiani. Oltre alla conferma del Tfr e degli scatti di anzianità, è stata registrata un’apertura sui nuovi inquadramenti e sulle aree contrattuali che i sindacati vorrebbero sfruttare per spingere l’acceleratore sull’accesso dei giovani alla professione. Due aperture che hanno permesso la ripresa del dialogo e la definizione di un nuovo calendario d’incontri: gli appuntamenti sono fissati per il 25 febbraio e per il 5 e il 10 marzo.
«Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire», ha fatto sapere ieri la Fabi per voce del suo segretario generale Lando Maria Sileoni. Il dialogo non sarà semplice, perché Alessandro Profumo, presidente del Casl, ha ribadito la necessità di minimizzare i costi: il dibattito sugli elementi di natura economica non è quindi terminato. «Abbiamo tolto le pregiudiziali mantenendo la nostra preoccupazione sul costo del contratto, che deve essere minimo per garantire la sostenibilità del settore», ha affermato Profumo. Sia un recente comunicato ufficiale dell’Abi sia le parole di Profumo ribadiscono che l’obiettivo delle banche «è un contratto che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione, prestando un’attenzione particolare a misure ancora più incisive sul fronte del lavoro giovanile». Oggi se le banche assumono un giovane a tempo indeterminato scatta l’intervento del Fondo ad hoc. Lo stipendio del giovane stabilizzato, però, nella prima fase è più basso del 18% rispetto ai minimi contrattuali (in sostanza i giovani cominciano a lavorare in banca guadagnando poco più di 1.200 euro netti mensili). La proposta dei sindacati, su cui l’Abi ha già accettato di discutere, è che la decurtazione, proprio per effetto dell’intervento del Fondo, scenda al 10%. Per il segretario generale di Unisin Falcri Silcea, Emilio Contrasto, «resta strategico, oltre alle richieste economiche e sull’occupazione, ridefinire attraverso il contratto il ruolo stesso delle banche nel sistema Italia, intervenendo anche sulla qualità del management al fine di riportare di nuovo le aziende di credito al servizio del territorio, delle famiglie e delle imprese». (riproduzione riservata)
CORRIERE DELLA SERA, sabato 21 febbraio 2015
Il contratto del credito – Bancari, su Tfr e scatti riparte la trattativa
Il punto dirimente è la differenza filosofica che passa tra un “costo zero” (visto come fumo negli occhi dai confederali) un costo sostenibile (rivendicato dall’Abi) nel rinnovo del contratto collettivo nazionale di 309 mila bancari. Ieri è ripartito il confronto tra Abi e sindacati sul contratto di categoria. Che era arrivato ad un punto morto anzi ad un braccio di ferro tra le due controparti tra scioperi generali e minacce di ricondurre il tutto alla contrattazione aziendale. L’Abi, come ha annunciato il capo delegazione Alessandro Profumo, ha deciso di ritirare il congelamento permanente degli scatti di anzianità e del trattamento di fine rapporto come compensazione al riconoscimento di circa 130 euro in tre anni, frutto di un adeguamento dei redditi all’inflazione che l’associazione bancaria stima all e i confederali al 4. Un’apertura da cui partire nei tre incontri che le parti hanno già fissato (25 febbraio 5 e 10 marzo) appuntamenti decisivi per evitare che dal 1 aprile gli addetti di filiale si trovino senza una cornice contrattuale nazionale.
Rileva Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, che la posizione dei sindacati è quella di un contratto che abbia “una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione”. Non sfugge lo scenario in evoluzione del settore dopo il via libera della riforma sulle Popolari che potrebbe preludere a fusioni ed aggregazioni tra istituti e a un’inevitabile gestione degli esuberi. Il rischio è che lo si debba fare senza un contratto nazionale e che la conflittualità possa tracimare a livello territoriale. A complicare il quadro la decisione della Banca d’Italia di chiudere 22 filiali entro il 2018. – Fabio Savelli
MILANO FINANZA sabato 21 febbraio 2015
Pop o spa? Il rebus è servito – La riforma delle popolari voluta dal governo è un giusto passo in direzione del mercato oppure rappresenta il tradimento delle radici cooperative di questi istituti di credito? Ne discutono (senza peli sulla lingua) Ginato, Sapelli, Vitale, Resti e Granelli
di Andrea Cabrini
L’unica certezza è che il tempo stringe. Il decreto di riforma delle banche popolari voluto dal premier Renzi dovrà essere convertito in legge entro il 25 marzo. Il 15 del mese prossimo dovrebbe arrivare alla Camera. E la battaglia per modificare alcuni dei punti più caldi è in pieno svolgimento.
In discussione ci sono il tetto al diritto di voto come norma anti-scalata e il limite dimensionale di 8 miliardi di euro oltre il quale scatta l’obbligo di trasformazione in spa per le popolari.
Che spazi per ritocchi al decreto siano possibili lo ha confermato Federico Ginato, deputato del Partito democratico della commissione Finanze, che ha discusso della riforma nella trasmissione Partita Doppia su Class Cnbc (la potete vedere sul videocenter del sito milanofinanza.it) assieme agli economisti Giulio Sapelli e Marco Vitale, al professor Andrea Resti (membro Eba e consigliere di sorveglianza di Ubi Banca ) e al segretario nazionale della Fabi Attilio Granelli.
Domanda. Bankitalia è stata dura in Parlamento: le sofferenze delle banche popolari italiane pesano il 2% in più rispetto alla media degli altri istituti europei, mentre gli accantonamenti sono il 10% in meno. Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia, dice che il primo obiettivo della riforma è mettere le grandi popolari nelle condizioni di aumentare il capitale con la rapidità richiesta dai mercati di oggi.
Che cosa ne pensate?
Resti. Diciamo che il maggior livello di sofferenze deriva anche dal fatto che, a differenza di altre banche, le popolari hanno concesso più credito degli altri in questi anni di crisi.
Domanda. Anche questo risulta dai numeri: fra il 2005 e il 2013 il credito concesso dalle popolari è aumentato del 7% l’anno, quasi il triplo rispetto alle banche commerciali. Ma il governo pone anche un problema di democrazia finanziaria: nelle società quotate comanda chi rischia di più mettendoci più soldi.
Vitale. Io dico che questo provvedimento, pomposamente chiamato riforma, è solo un atto di forza, dalla legalità dubbia, e del tutto immotivato. E Banca d’Italia mente sui possibili vantaggi: basti considerare che le banche che sono andate male in Italia erano tutte spa. Questo intervento serve solo a chi vuole realizzare capital gain sul patrimonio delle popolari. Inoltre è un attacco all’istituzione stessa delle popolari, perché è vero che riguarda solo le più grandi, ma cosa succederà poi? Chi sceglierà di crescere con il rischio di superare la soglia imposta? Senza contare che continuiamo a coltivare una visione secondo cui le banche buone sono quelle grandi, ma veniamo da un decennio in cui questi istituti hanno fatto schifo in tutto il mondo e hanno pagato 160 miliardi di dollari per comprarsi l’impunità.
Domanda.
Eppure Banca d’Italia sostiene che la mobilitazione dei soci e le cordate di dipendenti creino confusione e clientelismo in un istituto di grandi dimensioni. Si può negare?
Sapelli. Bankitalia è oggi in preda a una sorta di odio ideologico nei confronti delle popolari, in linea con il liberismo dominante. Io ho fatto il presidente del comitato Audit di un’importante banca commerciale e ne ho viste di tutti i colori. Invece che 10 mila soci ce n’erano quattro o cinque, ma tutti in conflitto di interesse. A me sconvolge l’ignoranza di Banca d’Italia su questi temi. Le banche cooperative in tutti i Paesi del mondo vengono difese; l’Italia è l’unico su questa linea.
Domanda. Ma in una popolare quotata con sportelli in tutta Italia e maxi-dimensioni che cosa resta delle radici mutualistiche? Perché dovrebbe ancora avere uno statuto speciale ?
Sapelli. Facciamo chiarezza: da una parte ci sono le banche di credito cooperativo, di cui puoi essere cliente solo se sei socio, e dall’altra le popolari, che sono banche dove il principio mutualistico non prevale, perché sono aperte a tutti, ma conservano nella governance, dal voto capitario al limite di possesso azionario, lo spirito della cooperazione. È chiaro che Renzi queste cose non le sa; è consigliato da giovani che hanno letto pochi libri e molti paper. Ma non tutte le popolari sono come Banca Etruria .
Domanda. Onorevole Ginato, vi aspettavate una reazione così dura alla riforma?
Ginato. Sì. Il punto è che le popolari da molti anni dicono di voler cambiare, eppure resistono al cambiamento. Penso che la forma del decreto sia nata anche da questa resistenza. Anch’io avrei preferito discutere un disegno di legge, ma in Italia i grandi iter di trasformazione non sono mai andati a buon fine. E poi va detto che uno dei problemi sta nell’aspetto dimensionale, nell’allargamento all’intero territorio nazionale, nella quotazione. Con questi atti, soprattutto con l’ultimo, alcune banche hanno fatto una scelta ben precisa, che a rigori di legge potrà anche essere compatibile con il voto capitario, ma nel mercato dei capitali chi mette soldi deve avere parola in assemblea.
Sapelli. Ma, visto che l’investitori lo sa, se gli non piace la governance delle popolari può mettere i suoi soldi da un’altra parte.
Ginato. Sono d’accordo con Sapelli sul rischio di considerare le popolari come il male dei mali. Così come non credo sia corretta l’individuazione discrezionale della soglia oltre la quale ci si deve trasformare in spa. In ogni caso in commissione Finanze c’è apertura a una discussione su questo. Dico di più: la Bce ha fatto la scelta di ritenere sistemiche banche con attivi superiori ai 30 miliardi. Forse sarebbe giusto tenere in considerazione questi limiti. Diciamo che in Parlamento si è d’accordo sulla necessità di una riforma, ma non c’è una chiusura al dialogo sul merito.
Domanda. Significa che si preparano dei correttivi. Quale tetto al diritto di voto sarebbe accettabile per voi?
Ginato. Questo può essere un elemento su cui discutere, così come il modo per valorizzare gli azionisti storici rispetto a eventuali nuovi soci forti.
Domanda. A proposito di soci forti, il presidente di Assopopolari li ha identificati come speculatori internazionali. Per difendersi dalle scalate le grandi popolari sembrano pronte a fondersi tra loro. Con quali effetti?
Granelli. Assopopolari stima in almeno 20 mila gli esuberi che saranno provocati dalla nuova stagione di aggregazioni che verrà innescata dal decreto. Avrebbe un impatto devastante per l’occupazione. Inoltre – per dirla tutta – noi sindacati nelle popolari abbiamo un’attenzione alle risorse umane ben diversa da quello delle altre banche.
Domanda. Però, in cambio, in tanti casi vi hanno fatto comandare…
Granelli. Io di popolari dove comandano i dipendenti non ne conosco. Vedo solo che si vuol togliere il voto capitario, l’unico elemento che dà l’occasione, una volta ogni tre anni, a dipendenti e soci di esprimere un giudizio sull’operato degli istituti.
Domanda. Questo discorso vale per le non quotate. Ma in quelle quotate gli azionisti dovrebbero aver il diritto di esprimersi in maniera proporzionale alla propria esposizione. O no?
Sapelli. Diciamo che molte di queste banche popolari nel loro percorso hanno perso le caratteristiche originarie di cooperative perché sono state sottoposte a un attacco che è venuto soprattutto dal Pd, il partito che invece dovrebbe avere le proprie radici nel mondo dei lavoratori e del mutualismo cattolico. Trovo tutto questo assurdo. Anche la sua affermazione secondo la quale chi ha più azioni deve contare di più.
Domanda. In borsa funziona così.
Sapelli. La realtà è che si può scegliere: se si vuole essere retribuiti in base alle quote, si mettono i propri soldi in banche commerciali. C’è però anche il diritto, costituzionale, di organizzare la propria impresa liberamente. Non solo: queste banche sono quelle che hanno continuato a dare credito in questo periodo, perché sono composte da soci che altrimenti andrebbero via. I soci a cui pensa lei, invece, sono azionisti che tengono le loro azioni finché ci guadagnano, dopodiché vanno via. Nelle popolari metti i soldi sulla base del concetto di dono e cooperazione. Altrimenti vai a metterli in Unicredit .
Ginato. Però c’è anche da chiedersi che cosa sia rimasto di questo spirito in una grande banca con migliaia e migliaia di dipendenti. Secondo me, quando si raggiunge una certa dimensione si è già fatta una scelta su quali valori mantenere e quali no. Insomma: esiste una soglia sotto la quale si riesce a rappresentare certi valori e sopra la quale no. Soprattutto con la quotazione in borsa.
Resti. In questo mi sembra di leggere delle contraddizioni: si rimproverano le popolari perché non sono scalabili e quindi il management non è spinto a comportamenti virtuosi, poi si creano istituti con tetti al diritto di voto che di fatto li rende spa, ma non scalabili. E poi, per quanto riguarda il voto dei dipendenti, è bene dire che loro hanno investito il proprio futuro familiare e professionale nella banca.
Domanda. Non più di quelli di Unicredit o Intesa Sanpaolo .
Resti. Ma qui la differenza sta nel fatto che i dipendenti delle popolari possono concorrere a evitare scivoloni verso la ricerca del profitto a breve termine. E poi non mi è chiaro perché si descrivano le popolari come soggetti più deboli sul mercato. Stando ai dati di Banca d’Italia, nel confronto tra indici di redditività e di efficienza vincono a volte le popolari e a volte le commerciali. Sono d’accordo con Sapelli nel dire che chi sceglie di comprare ha prima letto l’etichetta sul barattolo. Ma in più bisogna dire che le popolari quotate sono soggette a ben due regolatori: Banca d’Italia e Consob. Insomma, sono semmai meglio regolate delle altre, e non si comprende questa insistenza su di loro, a meno che non serva a chi ha scommesso sulla trasformazione di alcuni istituti in spa.
Domanda. La speculazione è entrata in azione settimane prima della riforma. Alcuni dicono che la riforma andrebbe fermata fino all’esito delle indagini.
Ginato. Non mi sembra il caso. Se ci sono state anomalie, è giusto che Consob e magistratura indaghino, ma perché fermare la riforma?
Domanda. Ma lei si è fatto un’idea di che cosa è accaduto?
Ginato. Posso solo dire che in alcuni casi sono gli stessi amministratori ad aver investito sulle azioni della propria banca all’annuncio della riforma. Il che la dice lunga su chi scommette su cosa.
Domanda. Intanto il Pd si è spaccato. Renzi avrà i voti per andare fino in fondo?
Ginato. Sì, sono convinto che ci saranno, anche se in questa fase della discussione prevale la dialettica.
Domanda. Ma alla fine ci sarà più o meno credito per le imprese e le famiglie italiane?
Ginato. Non so se il credito aumenterà per effetto della riforma, ma di certo le banche avranno maggiore capacità di aumentare capitale, di patrimonializzarsi e di rendersi più solide. Tutti elementi utili in caso di problemi sul mercato
Domanda. E proprio questo è stato uno degli argomenti chiave di Banca d’Italia.
Sapelli. Sì, ma la realtà è che le popolari alla fine sono già oggi le banche meglio patrimonializzate e anche quelle che impiegano meglio i propri capitali e che usano meno la leva finanziaria, soprattutto perché non si sono ancora trasformate in supermercati che vendono prodotti finanziari. Inoltre voglio aggiungere che io il pericolo imminente di una scalata estera non lo vedo.
D. Pensa più alla nascita di una Superpopolare?
Sapelli. Quello che penso è che tutto finirà nella fornace del Minotauro che divora le vergini del Monte dei Paschi di Siena. Sarà un tentativo che distruggerà valore e capitali e non risolverà i problemi di Mps , che invece dovrebbe tornare a essere una banca territoriale come era un tempo.
Domanda. Ginato, ma avete fatto la riforma per salvare Mps ?
Ginato. No. Sono d’accordo con Sapelli sul fatto che certe banche dovrebbero tornare a fare quello che facevano un tempo. Certo, c’è un problema di dimensioni, ma io, che sono veneto e ho visto la vicenda Antonveneta, credo che di danni se ne siano fatti abbastanza.
Resti. Anch’io non condivido il timore dell’arrivo degli stranieri. Forse perché nella mia qualità di membro Eba incontro molti banchieri stranieri e mi sono accorto che hanno due gambe e due braccia come noi e che probabilmente – come tra gli italiani – qualcuno sa fare il proprio mestiere e qualcun altro no. Secondo me invece il principale pericolo per queste banche è quello di cadere nel tradizionale vizio italiano del capitalismo senza capitali, dell’acquisto da parte di chi, manovrando una piccola quota del capitale complessivo, di fatto blinda la banca e la gestisce come cosa propria. E non vorrei che alla fine proprio le modifiche di cui si parla in questi giorni diano, magari incolpevolmente, una mano in questa direzione. (riproduzione riservata)
IL MESSAGGERO, sabato 21 febbraio 2015
Banche, riparte la trattativa sul contratto
IL NEGOZIATO – R O M A – Riparte la trattativa fra banche e sindacati sul rinnovo del contratto. Dopo lo sciopero seguito alla rottura dei negoziati l’Abi compie un gesto di buona volontà ritirando le pregiudiziali sul Tfr e sugli scatti di anzianità e si profila quindi un possibile compromesso nel congelare almeno uno di questi elementi in modo da tenere basso il costo del contratto in un momento di crisi e arrivare alla chiusura prima della scadenza del 31 marzo. Abbiamo ritirato le pregiudiziali ha precisato il presidente del Casl Alessandro Profumo al termine della riunione con le parti e ricorda come per garantire la sostenibilità del settore in prospettiva anche la tenuta dell’occupazione il costo deve essere non zero ma certamente il minimo possibile. Soddisfatti ma vigili i sindacati che attendono ora di vedere le carte nel dettaglio e poter dare inizio così alla trattativa vera e propria sui singoli punti. Di certo a Palazzo Altieri vogliono chiudere entro il 31 marzo e il comitato esecutivo ha rinnovato la fiducia nella linea seguita da Profumo ma considerano ancora decisivo l’elemento economico pena il mancato rinnovo. Ritirata la pregiudiziale sulla strutturalità di Tfr e scatti si profila un compromesso anche sul congelamento del Tfr mentre più difficile appare un’operazione simile che insista sugli scatti per la contrarietà dei sindacati. Malgrado i segnali positivi su Pil e credito dicono le banche il quadro generale resta pesante e si profilano nuove sfide in termini di rafforzamento del capitale e qualità del credito che metteranno sotto pressione ulteriore i margini Per il segretario generale della Fiba Giulio Romani stavamo ancora aspettando che la trattativa cominciasse con il ritiro delle pregiudiziali ci sono finalmente le condizioni per farlo.
Mentre il numero uno Fabi Lando Sileoni ricorda un altro tema cruciale, “Il recupero dell’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”. Sileoni chiede anche un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione, con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione per garantire anche nuove assunzioni stabili di personale giovane. Temi questi che presso le banche sembrano trovare ascolto e disponibilità di dialogo. Ora si vedrà se i negoziati andranno avanti. Prossimi incontri fra le parti sono stati fissati il 25 febbraio, il 5 e 10 marzo. RIPRODUZIONE RISERVATA
BRESCIA OGGI – IL GIORNALE DI VICENZA, sabato 21 febbraio 2015
BANCHE. Il costo del lavoro è determinante – Apertura dell’Abi sul contratto – Riparte il dialogo – Su scatti e Tfr via le pregiudiziali – I sindacati: “Ora la vera trattativa”
Roma. Riparte la trattativa fra banche e sindacati sul rinnovo del contratto nazionale. Dopo lo sciopero seguito alla rottura dei negoziati l’Abi Associazione bancaria italiana presieduta da Antonio Patuelli compie un gesto di buona volontà ritirando le pregiudiziali su Tfr e scatti di anzianità e si profila un possibile compromesso nel congelare almeno uno di questi elementi per tenere basso il costo del contratto in un momento di crisi e arrivare alla chiusura prima della scadenza del 31 marzo. Abbiamo ritirato le pregiudiziali ha dichiarato Alessandro Profumo presidente di banca Mps e del Casl Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi al termine della riunione con le parti e ha ricordato come per garantire la sostenibilità del settore e in prospettiva la tenuta dell’occupazione il costo deve essere non zero ma di certo minimo.
Soddisfatti ma vigili i sindacati che attendono di vedere le carte nel dettaglio per poter iniziare la trattativa vera e propria sui singoli punti. Di certo all’Abi la volontà sarebbe di chiudere entro il 31 marzo e il Comitato esecutivo ha rinnovato la fiducia nella linea seguita da Profumo ma considerano ancora decisivo l’elemento economico pena il mancato rinnovo. Ritirata la pregiudiziale sulla strutturalità di Tfr e scatti si profila un compromesso sul congelamento del Trattamento di fine rapporto mentre più difficile appare una operazione simile sugli scatti per la contrarietà dei sindacati. Il quadro generale secondo le banche malgrado i segnali positivi su pil e credito resta pesante e per le banche si profilano nuove sfide in termini di rafforzamento di capitale e qualità del credito che metteranno sotto pressione ulteriore i margini. Per Giulio Romani segretario generale della Fiba: “stavamo ancora aspettando che la trattativa cominciasse con il ritiro delle pregiudiziali, ci sono finalmente le condizioni per farlo” e Lando Sileoni, numero uno della Fabi, ricorda un altro tema cruciale: “il recupero dell’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.
Sileoni chiede un contratto che abbia forte motivazione sociale, a difesa dell’occupazione, con soluzioni che migliorino l’area contrattuale, e il Fondo per l’occupazione per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Temi che le banche sembrano ascoltare e sui quali emergono disponibilità di dialogo. Ora si vedrà se i negoziati procederanno I prossimi incontri sono stati fissati il 25 febbraio e il 5 e 10 marzo.
IL GIORNALE DI BRESCIA, sabato 21 febbraio 2015
Bancari, riparte la trattativa per il contratto – Blocco di tfr e scatti di anzianità: l’Abi ritira le pregiudiziali, ma restano sul tavolo
ROMA – Si riparte. È ripreso ieri a Roma il confronto sul rinnovo del contratto nazionale del settore bancario. Il presidente del Casl il comitato indicato per la trattativa da parte delle banche Alessandro Profumo aprendo l’incontro ha annunciato la decisione del Comitato sindacale di eliminare dal tavolo della trattativa la pregiudiziale sulla strutturalità dei due elementi economici oggetto di dibattito vale a dire quella sul tfr e sugli scatti di anzianità confermando al contempo la necessità della minimizzazione dei costi. Profumo ha evidenziato la forte coesione del comitato esecutivo dell’Abi ribadita il 18 febbraio a Milano sulla volontà di chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche sia basato su elementi di sostenibilità Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianità il confronto potrà proseguire.
Così Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di Roma in Abi, nel quale il sindacalista riferisce: “Le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre così il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di ieri è la prima riunione tra le parti dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso. Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta però sia l’attenzione sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo inoltre un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo infine recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”. La trattativa riparte anche se non è chiaro dove si andrà a cadere ovvero a chiudere. La partita tfr e scatti di anzianità resta sul tavolo, anche se saltate le pregiudiziali diventano elementi della trattativa. Nel Bresciano sono 5100 i dipendenti di banche che fanno riferimento all’Abi. Nel 2014 gli sportelli in città e provincia erano 920 rispetto ai 975 che si registravano tre anni fa.
GAZZETTA DEL SUD, sabato 21 febbraio 2015
Bancari, riprende la trattativa sul rinnovo del contratto
Leandro Nicola
ROMA – È ripreso ieri il confronto sul rinnovo del contratto nazionale del settore bancario. Il presidente del Casl Alessandro Profumo aprendo l’incontro ha annunciato la decisione del Comitato sindacale di eliminare dal tavolo della trattativa la pregiudiziale sulla strutturalità dei due elementi economici oggetto di dibattito vale a dire quella sul tfr e sugli scatti di anzianità confermando al contempo la necessità della minimizzazione dei costi. Profumo ha evidenziato la forte coesione del comitato esecutivo dell’Abi ribadita il 18 febbraio a Milano sulla volontà di chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche sia basato su elementi di sostenibilità.
“Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianità il confronto potrà proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di ieri nel quale appunto riferisce il sindacalista “le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre così il confronto la definizione di un nuovo calendario d’incontri fissati il 25 febbraio il 5 e il 10 marzo. Quella di ieri è stata la prima riunione tra le parti dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso. Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta però alta sia l’attenzione sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione”
IL TIRRENO, sabato 21 febbraio 2015
Bcc Castagneto niente sciopero per il contratto
CASTAGNETO CARDUCCI – “La rappresentanza dei dipendenti della Banca di credito cooperativo di Castagneto Carducci non iscritti al sindacato che rappresenta circa il 95 dei dipendenti della banca prende le distanze dalle dichiarazioni mendaci e tendenziose riguardo allo sciopero di categoria indetto per il prossimo 2 marzo da tutte le sigle sindacali Dircredito Fabi Fiba Fisac Uilca e Ugl”. Questo quanto afferma la rappresentanza dei dipendenti Bcc non iscritti al sindacato rispetto allo stato di agitazione su scala nazionale proclamato dai sindacati di categoria che culminerà con lo sciopero indetto per il prossimo 2 marzo. E ciò a seguito della rottura tra Federcasse e sindacati sul rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro Ccnl arriva in scia al fallito tentativo di conciliazione di fine gennaio presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. “Fermo restando il diritto di sciopero garantito dall’articolo 40 della Costituzione italiana nonché dalla libertà all’interno della nostra azienda ci dissociamo da quei sindacati che hanno strumentalizzato l’argomento parlando a nome di dipendenti che non rappresentano in quanto non iscritti a nessuna sigla sindacale”. E concludono “Cogliamo quindi l’occasione per rassicurare la clientela della banca sul regolare svolgimento dei servizi offerti nella giornata del 2 marzo”.
IL SOLE 24 ORE.com, venerdì 20 febbraio 2015
Contratto bancari: l’Abi ritira le pregiudiziali su scatti e Tfr, riparte il confronto con i sindacati
di Cristina Casadei
Alla ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto dei bancari, l’Abi ammorbidisce la linea negoziale. Come spiega il presidente del Casl Alessandro Profumo «abbiamo ritirato le pregiudiziali ma manteniamo la nostra preoccupazione perché il costo del contratto deve essere minimo per garantire la sostenibilità del settore». Le pregiudiziali riguardavano il blocco strutturale degli scatti e della base di calcolo del tfr.
Ma c’è di più, perché i banchieri, dal contratto a costo zero, sono passati a parlare, come si legge in una nota dell’Abi, della «necessità della minimizzazione dei costi», lasciando quindi intendere che ci sarebbe una disponibilità, seppure molto contenuta, a parlare di aumenti. La tempistica è stata confermata e Profumo ha ribadito la «volontà di chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che, tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche, sia basato su elementi di sostenibilità». A confermare questa volontà c’è un calendario di incontri molto fitto con 3 nuovi appuntamenti il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo.
Dopo lo sciopero del 30 gennaio a cui ha aderito oltre il 90% dei bancari il sindacato accoglie le novità molto positivamente. «Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire», dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani – continua Sileoni -. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per i lavoratori di banche che dovessero fallire e il recupero dell’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale». Per il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, «se il problema è il ritorno a una maggiore redditività delle banche e a una loro stabilità, si deve affrontare il nodo delle sofferenze bancarie, con una soluzione di sistema ma chiedendosi anche come mai ci sia stato così tanto cattivo credito, e questo non è un problema di costo del lavoro ma è un problema di gestione».
«Se c’è la volontà di trattare il rinnovo del contratto in un mese si può fare», aggiunge Massimo Masi, segretario generale Uilcai. «Profumo ci ha chiesto flessibilità ma ci deve essere anche da parte delle aziende» e una condizione è che in questo mese di trattative «non ci siano fughe in avanti» in singole banche che in qualche caso stanno proponendo «strani» accordi integrativi, secondo Masi.
IL VELINO.it, venerdì 20 febbraio 2015
Contratto bancari, Fabi: Vogliamo che abbia forte motivazione sociale
“Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre così il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di oggi è la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso, con adesione record della categoria pari al 90% “Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta, però, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.
RADIOCOR, venerdì 20 febbraio 2015 14:15 –
Banche: Sileoni, vogliamo un contratto che difenda l’occupazione
‘Recupero inflazione confermi peso contrattazione nazionale’ (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 20 feb – Dopo la ripresa delle trattative con l’Abi per il contratto, il sindacato autonomo Fabi chiede, con il segretario generale Lando Sileoni, “un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani”. Sileoni aggiunge che la richiesta e’ di un contratto che “preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo infine – conclude Sileoni – recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale’.
AGI, venerdì 20 febbraio 2015
Bancari: Fabi, senza pregiudiziali confronto ora puo’ proseguire
(AGI) – Roma, 20 feb. – “Prendiamo atto che la posizione di Abi e’ cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianita’, il confronto potra’ proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale, riferisce il sindacalista, le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre cosi’ il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontrihttp://cdncache1-a.akamaihd.net/items/it/img/arrow-10×10.png, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di oggi e’ la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso. “Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale e’ solo all’inizio. Resta, pero’, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.
FIRSTTONLINE.it, venerdì 20 febbraio 2015 07:20
Contratto bancari: oggi si riapre la trattativa – Nonostante le distanze, Abi e sindacati riaprono il tavolo per il rinnovo del contratto bancari – Le due parti devono trovare una sintesi per evitare la disapplicazione del contratto dal primo aprile – Recupero inflazione e scatti anzianità i punti di maggior contrasto – L’ipotesi di coinvolgere il governo se l’impasse non si sblocca
I protagonisti del duello per il rinnovo del contratto dei bancari tornano in campo oggi a Palazzo Altieri dopo la rottura delle trattative e lo sciopero del 30 gennaio. Visti i toni delle ultime settimane si potrebbe quasi dire che Abi e sindacati dei bancari tornano sul ring pronti a darsi nuovamente battaglia. Ma il tempo stringe e probabilmente le due parti metteranno da parte i guantoni cercando la via del dialogo. Va detto che le due parti sono ancora lontane, molto lontane sui principali temi di discussione di questo rebus del rinnovo del contratto bancari. Si tratta principalmente di cinque punti: il recupero dell’inflazione, gli scatti d’anzianità, la rivalutazione del tfr, la contrattazione di secondo livello e gli inquadramenti.
Lo scorso 31 dicembre Abi ha deciso di disdettare il contratto ma ha concesso tre mesi ai sindacati per poter mettere su una trattativa per il rinnovo. Se non si dovesse trovare un accordo sul nuovo contratto si andrà verso la disapplicazione a partire dal primo aprile. Da entrambi le parti il concetto è che non serve un contratto a ogni costo. I sindacati intimano ad Abi nuove mobilitazioni e la minaccia di rivolgersi al Governo, l’Abi ha bisogno di cambiare radicalmente le carte in tavola perché l’associcazione creditizia ritiene che l’attuale tipo di contratto nazionale non sia più economicamente sostenibile.
Dall’incontro di oggi si attendono novità importanti quantomeno in chiave distensiva. Non ci si attende un accordo su ogni fronte ma quantomeno che vengano fissati alcuni paletti. I sindacati dovranno cedere su alcuni punti, la stessa cosa vale per Abi. Per i sindacati il contratto nazionale dei bancari rappresenta un’architrave e proprio per questo motivo sembra inverosimile che non si possa trovare un accordo entro il primo aprile.
Nella giornata di mercoledì il segretario generale di Fabi Lando Maria Sileoni presente al congresso Fabi Unicredit è stato molto chiaro: “Il Contratto dobbiamo farlo; contrariamente, due alternative sono possibili, o chiamare il Governo, che rappresenta un’incognita, oppure si va alla disapplicazione. In questo secondo caso si arriverebbe al congelamento di alcuni voci e, soprattutto, si aprirebbe la strada alla possibilità da parte delle banche di avere mano libera”. Dalle parti del principale sindacato dei bancari sono due i punti su cui si insiste maggiormente: un pieno recupero dell’inflazione e il mantenimento degli scatti d’anzianità. Il motivo è evidente: senza un recupero pieno dell’inflazione e con l’eliminazione o una drastica riduzione degli scatti d’anzianità la preoccupazione dei bancari è quella di una decisa riduzione del potere d’acquisto.
Dall’Abi la ristrutturazione completa del contratto bancari viene vista come necessaria sia per la caduta della redditività che si sta verificando negli ultimi tempi che per i cambiamenti nei comportamenti dei clienti che incidono sul tradizionale modo di “fare banca”, basti pensare alla rivoluzione portata dall’home banking. Per Abi è importante trovare una sintesi fra le posizioni in campo ed è per questo che ha deciso di riprendere la trattativa con i sindacati auspicando di individuare con i sindacati quei punti a partire dai quali riscrivere il nuovo contratto.
ADNKRONOS, venerdì 20 febbraio 2015
Bancari: Fabi, senza pregiudiziali confronto ora puo’ proseguire
Bancari: Fabi, senza pregiudiziali confronto ora puo’ proseguire (AGI) – Roma, 20 feb. – “Prendiamo atto che la posizione di Abi e’ cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianita’, il confronto potra’ proseguire”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale, riferisce il sindacalista, le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre cosi’ il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo. Quella di oggi e’ la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso. “Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale e’ solo all’inizio. Resta, pero’, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza. Vogliamo un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.
ASCA, venerdì 20 febbraio 2015 13.35
Contratto Banche, Fabi: ora trattativa sul contratto può ripartire – Sileoni: restano alte attenzione e preoccupazione su vertenza
Roma, 20 feb. (askanews) – Nella trattativa sul contratto dei bancari “la posizione dell’Abi è cambiata e, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su Tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al termine dell’incontro a Palazzo Altieri “in cui le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali che il 25 novembre avevano fatto saltare la trattativa”.”Andremo a vedere – ha spiegato Sileoni – le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta però alta sia l’attenzione sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza”. “Vogliamo un contratto – ha aggiunto il sindacalista – che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo inoltre un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo inoltre – ha concluso – recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”.
da ADNKRONOS, via GUIDASICILIA.it, venerdì 20 febbraio 2015
Banche: Fabi, vogliamo contratto che abbia forte motivazione sociale
Roma, 20 feb. (AdnKronos) – “Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d?anzianità, il confronto potrà proseguire”.
Ad affermarlo è Lando Maria Sileoni, il segretario generale della Fabi, a margine dell’incontro di oggi a Roma in Abi, nel quale le banche hanno fatto un passo indietro sulle due pregiudiziali su scatti e tfr, che lo scorso 25 novembre avevano fatto saltare il tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila addetti del settore. Si riapre così il confronto, con la definizione di un nuovo calendario d’incontri, fissati il 25 febbraio, il 5 e il 10 marzo.Quella di oggi è la prima riunione tra le parti, dopo il grande sciopero dei lavoratori bancari del 30 gennaio scorso, con adesione record della categoria pari al 90%.
“Andremo a vedere le carte che le banche avranno in mano nei prossimi incontri, precisando che la partita del rinnovo del contratto nazionale è solo all’inizio. Resta, però, alta sia l’attenzione, sia la preoccupazione del movimento sindacale rispetto alla vertenza”, sottolinea Sileoni.
“Vogliamo -rileva il sindacalista- un contratto che abbia una forte motivazione sociale a difesa dell’occupazione con soluzioni che migliorino l’area contrattuale e il Fondo per l’occupazione, per garantire anche nuove assunzioni stabili di giovani. Vogliamo, inoltre, un contratto che preveda un paracadute sociale per tutti quei lavoratori di banche che dovessero malauguratamente fallire. Vogliamo, infine, recuperare l’inflazione per confermare il determinante peso politico della nostra contrattazione nazionale”, conclude.
FIRSTTONLINE.it, venerdì 20 febbraio 2015 – 12:58
Bancari: Abi sblocca trattativa, ritirate pregiudiziali su scatti e tfr – Cauto ottimismo da parte di Abi e sindacati dopo l’incontro che si è tenuto oggi a Palazzo Altieri – Abi ritira pregiudiziali su scatti d’anzianità e rivalutazione del tfr – Le due parti si incontreranno nuovamente il 25 febbraio – L’obiettivo è di chiudere la partita sul rinnovo prima del 31 marzo
di Marco Perrone
Inizia a sbloccarsi la trattativa fra Abi e sindacati bancari per quanto riguarda il rinnovo del contratto, disdettato dall’associazione creditizia lo scorso 31 dicembre. Al termine dell’incontro Alessandro Profumo, presidente della delegazione sindacale dell’Abi, ha spiegato che l’associazione ha ritirato le pregiudiziali strutturali su scatti d’anzianità e tfr (due dei cinque punti su cui è incentrata la trattativa con i sindacati). Nessuna novità, stando alle dichiarazioni dei protagonisti, sul fronte del recupero dell’inflazione (tema molto importante per i sindacati), degli inquadramenti e della contrattazione di secondo livello.
Il capo della delegazione dell’Abi Profumo ha aggiunto che l’associazione comunque punta a un costo del contratto che sia minimo per le banche “per poter garantire la sostenibilità del settore”.
Abi e sindacati si son dati appuntamento per un nuovo incontro per il prossimo 25 febbraio. Successivamente, altre due date sono state concordate con incontri in calendario per il 5 e il 10 marzo.
L’obiettivo, per entrambe le parti, è quello di stringere un accordo entro il 31 marzo per non rischiare la disapplicazione del contratto, già disdettato dall’Abi in dicembre, a partire dal primo aprile. Dalle parti di Palazzo Altieri fanno sapere che la volontà delle banche è quella di “chiudere entro il 31 marzo un contratto nazionale che, tenendo conto delle preoccupazioni sulla situazione economica delle banche, sia basato su elementi di sostenibilità”.
Non nasconde un certo ottimismo nemmeno il segretario generale Uilca Massimo Masi che all’uscita dall’incontro in Abi ha dichiarato: “Se c’è la volontà di trattare il rinnovo del contratto in un mese si può fare. Profumo ci ha chiesto flessibilità ma ci deve essere anche da parte delle aziende”, ha aggiunto il sindacalista. Fiducioso anche il segretario generale di Fabi Lando Maria Sileoni che ha affermato: “Prendiamo atto che la posizione di Abi è cambiata e che, con il ritiro da parte delle banche delle pregiudiziali strutturali su tfr e scatti d’anzianità, il confronto potrà proseguire”.