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CONTRATTO, SILEONI: "IN ABI SI CERCA LO SCONTRO"

di Redazione

La denuncia del leader della FABI su MF-Milano Finanza: “All’interno dell’esecutivo di ABI ci sono i falchi che vogliono imporre l’interruzione della dinamica automatica di crescita del costo del lavoro”.

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MF-MILANO FINANZA, mercoledì 18 marzo 2015

Contratto bancari in salita. Sileoni: in Abi si cerca lo scontro

Possibile arrivare a un accordo sul contratto entro il 31 marzo, ma non a tutti i costi. La pensa più o meno così Alessandro Profumo, presidente del Monte dei Paschi di Siena e capo della delegazione dell’Abi per le trattative sul contratto dei bancari. Parole che si scontrano con quelle del segretario generale della Fabi Lando Sileoni, convinto del fatto che ci sia una parte dell’esecutivo dell’Abi (in programma domani) che invece cerca lo scontro coi sindacati. La trattativa sul rinnovo del contratto nazionale di categoria, che interesse 309 mila dipendenti, si annuncia quindi ancora in salita. 

Profumo è stato cauto e ha aperto a un confronto con le parti sociali e a una possibile chiusura della trattativa in tempi rapidi. «Stiamo discutendo con i sindacati, dobbiamo lavorare per chiudere il contratto, penso che ci sia la possibilità di farcela entro il 31 marzo, ma non a qualsiasi costo», ha spiegato il presidente di Mps a margine della presentazione del Rapporto Met sulla politica industriale in Italia. I punti su cui l’Abi non è disposta a cedere sono chiari. «I mercati non consentono di gestire un aumento dei costi. Dobbiamo quindi trovare un punto di sintesi».

Non la pensa così Lando Sileoni. «Al di là delle dichiarazioni di facciata di Profumo», afferma Sileoni, «domani in Esecutivo prevarranno le motivazioni di un ulteriore scontro con i sindacati anziché le ragioni di un accordo». Secondo il leader sindacale i falchi all’interno dell’Esecutivo vogliono lo scontro e saranno create le argomentazioni per respingere ogni richiesta del sindacato. Sileoni punta il dito su «banche straniere e piccoli e medi istituti» che vogliono imporre l’interruzione della dinamica del costo del lavoro sia per il Tfr che per gli scatti di anzianità, non vogliono rinnovare il contratto, in modo da poter licenziare, né compensare l’inflazione. «Alla disapplicazione del contratto», prosegue il segretario generale della Fabi «risponderemo utilizzando ogni strumento a nostra disposizione, mobilitando il personale e decidendo unitariamente altre forme di lotta contro chi vuole distruggere la categoria», ha chiosato il numero uno della Fabi. Le ragioni di maggior attrito sono, ancora una volta, quelle di natura economica. Tfr e scatti di anzianità già una volta hanno rischiato di mandare all’aria il confronto. E la storia, date le premesse, potrebbe ripetersi. (riproduzione riservata)

 

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