Home Rassegna Stampa SILEONI: “I BANCARI SONO IN BUONA FEDE” – L'INTERVISTA DEL LEADER FABI A "PORTA A PORTA", TUTTA LA STAMPA

SILEONI: “I BANCARI SONO IN BUONA FEDE” – L'INTERVISTA DEL LEADER FABI A "PORTA A PORTA", TUTTA LA STAMPA

di Redazione
MF-MILANO FINANZA, giovedì 17 dicembre 2015
 
Sileoni (Fabi): i bancari sono in buona fede, troppe pressioni sui budget
 
Nel corso della trasmissione Porta a Porta, martedì 15 dicembre, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ospite di Bruno Vespa con il premier Matteo Renzi nella puntata dedicata al salvataggio delle banche e al sacrificio dei possessori di obbligazioni subordinate, ha ribadito che «i dati sensibili erano a conoscenza soltanto dei vertici e prova dell’assoluta buona fede dei dipendenti delle quattro banche è che il 70% di loro ha investito i propri risparmi acquistando azioni e obbligazioni subordinate.
Per la precisione, 4.071 bancari su 6.229». Il premier ha difeso il provvedimento grazie al quale sono stati salvati 7mila posti di lavoro e un milione di correntisti delle quattro banche incriminate, Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti. Dello stesso avviso è stato il leader del sindacato più rappresentativo dei bancari, Sileoni, che ha riconosciuto merito al decreto, «che ha evitato un effetto domino nel settore bancario che la nostra nazione non può assolutamente permettersi», auspicando il rimborso dei crediti vantati dalla clientela.
Il presidente del Consiglio ha assicurato che si arriverà presto a una soluzione per evitare che si prefigurino ancora eventi di questo tipo. Il segretario generale della Fabi gli ha lanciato una proposta: «Sarebbe fondamentale una legge per impedire la vendita di certi prodotti finanziari, soprattutto alle persone più anziane». Permangono poi i dubbi su eventuali risarcimenti ai risparmiatori e a chi vestirà i panni dell’arbitro per decidere se si è stati truffati o meno e su come saranno chiamati ad operare in futuro i lavoratori bancari: «I dipendenti di banca, di tutte le banche e non solo di queste quattro, sono tenuti al raggiungimento dei budget imposti dall’alto» ha ricordato Sileoni, «E quello delle pressioni commerciali calate dall’alto delle direzioni generali verso i lavoratori bancari rappresenta uno dei veri problemi del settore». (riproduzione riservata)
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CORRIERE DELL’UMBRIA/DI AREZZO/DI SIENA E CORRIERE DI VITERBO, giovedì 17 dicembre 2015
 
Il segretario generale della Fabi difende lavoratori e decreto: “Evitato l’effetto domino” Sileoni: 70% dei dipendenti delle quattro banche ha acquistato azioni e obbligazioni subordinate
 
ROMA Decreto salva banche ancora in primo piano. Ormai se ne parla da giorni, da quando il dispositivo adottato dal governo ha determinato un effetto a catena anche dal punto di vista politico, oltre che finanziario. Martedì sera su Rai Uno la trasmissione di Bruno Vespa, Porta a Porta, ha dedicato ampio spazio al salva banche con ospite in studio il presidente del Consiglio Matteo Renzi e l’intervista al segretario generale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), Lando Maria Sileoni (nella foto) Il premier, anche in quella circostanza, ha difeso il provvedimento preso dal suo governo spiegando che il dispositivo ha consentito di salvare 7mila posti di lavoro e un milione di correntisti delle 4 banche incriminate. Dello stesso avviso è stato il leader del sindacato più rappresentativo dei bancari, Sileoni, che ha riconosciuto merito al decreto, “impedendo un effetto domino nel settore bancario che la nostra nazione non può assolutamente permettersi”, ha spiegato Sileoni, che ha anche auspicato il rimborso dei crediti vantati dalla clientela. In questi giorni i dipendenti bancari sono stati presi di mira per aver venduto le famose obbligazioni subordinate, obbligazioni che, a quanto pare, sono state acquistate dagli stessi dipendenti. Segno evidente che non erano a conoscenza dello stato di crisi in cui versavano le banche. “I dati sensibili erano a conoscenza soltanto dei vertici – ha detto Lando Maria Sileoni nell’intervista – prova dell’assoluta buona fede dei dipendenti delle quattro banche è che il 70 per cento di loro ha investito i propri risparmi acquistando azioni e obbligazioni subordinate. Per la precisione, 4.071 bancari su 6.229. Il presidente del Consiglio ha assicurato che si arriverà presto ad una soluzione per evitare che si prefigurino ancora eventi di questo tipo. Il segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani gli ha lanciato la proposta: “Sarebbe fondamentale una legge per impedire la vendita di certi prodotti finanziari, soprattutto alle persone più anziane”. Intanto, permangono i dubbi su eventuali risarcimenti ai risparmiatori e a chi vestirà i panni dell’arbitro per decidere se si è stati truffati o meno. Ma rimangono anche i dubbi su come saranno chiamati ad operare, in futuro, i lavoratori bancari. In tutta questa vicenda, infatti, un altro aspetto è uscito prepotentemente alla ribalta: dipendenti di banca, di tutte le banche e non solo di queste quattro, sono tenuti al raggiungimento dei budget imposti dall’alto – ha denunciato lo stesso segretario generale della Fabi Sileoni: “quello delle pressioni commerciali calate dall’alto delle direzioni generali verso i lavoratori bancari rappresenta uno dei veri problemi del settore”.

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