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Rassegna Stampa, lunedì 11 aprile 2016

di Redazione

LA REPUBBLICA lunedì 11 aprile 2016

Enasarco, scontro elettorale al calor bianco

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IL GIORNALE DI VICENZA domenica 10 aprile 2016

ASSEMBLEA ANCHE COI VICENTINI. Confermati i tre consiglieri berici – Volksbank in utile serve il dividendo – Dice no alla Borsa – Reddito netto di 22,4 milioni; 27 centesimi ad azione L’obiettivo restare una banca regionale, ma che farà crescere la produttività del suo polo veneto

Roberta Bassan INVIATA A BOLZANO

Otto file di tavoli lunghe 150 metri, tovaglie bianche, posate lucide, 1.448 coperti, un calice per posto. La bottiglietta d’acqua è nello zainetto, uno per sedia, dentro c’è anche la documentazione inerente all’ordine del giorno, italiano e tedesco. Tre pullman sono arrivati da Marostica a Bolzano, con i soci dell’ex Popolare alla prima assemblea “tedesca” dopo la fusione con la Popolare dell’Alto Adige avvenuta un anno. Franco Sigola, vicentino, al microfono lo scandisce: «Se non ci fosse stata la Volksbank, Marostica sarebbe stata acquisita dalla Vicenza e sarebbe stato un disastro». L’assemblea in un capannone a Bolzano sud, ha votato da plebiscito il bilancio 2015 (certificato): utile netto di 22,4 milioni, dividendo di 27 centesimi, prezzo di emissione 19,56 euro per azione. ha eletto i 3 marosticensi già cooptati in Cda: la vicepresidente Maria Giovanna Cabion, Lorenzo Bertacco e Giancarlo Padovan. EX MAROSTICA. Il 2015 è stato “l’anno speciale” della fusione: il castello di Marostica e le sue mura scorrono. Il presidente Otmar Michaeler e il dg Joanees Schneebacher sanno bene di avere davanti un pezzo di platea sconvolta per il momento drammatico che stanno vivendo le Popolari venete e disegnano il futuro di una banca che «vuole restare dentro i confini regionali» ma consapevole di essere una “grande realtà”. Prima della fusione contava 195 mila clienti, 46.300 soci, 11,5 miliardi di mezzi amministrati, 133 filiali e 1.041 dipendenti. Oggi i clienti sono saliti a 258 mila, soci sfiorano i 57 mila, le masse amministrate superano i 15 miliardi, 188 le filiali e 1.418 i collaboratori. Secondo il piano strategico diventerà per il 2020 banca con 75 mila soci, 21,1 miliardi di masse amministrate, un centinaio di dipendenti in meno. La banca – sostengono – deve ora aumentare la sua redditività dal 3,5 all’ Altissima, sussurra. PRODUTTIVITÀ. Il dg, a scanso di equivoci, dice in italiano (le cuffie per la traduzione simultanea sono andate esaurite) che «la differenza di produttività tra polo veneto e altoatesino è del 30%, c’è un po- di crescita enorme». L’utilizzo dell’online è basso, le masse amministrate anche. Quando Volksbank ha comprato Marostica poi si è portata in pancia il 30% di sofferenze. L’operazione è costata quasi un punto di Cet1 L’aumento di capitale da 96 milioni è servito per riportare l’indice di solidità al 12,8 «come richiesto dell’autorità di Vigilanza». Sugli schermi scorrono dati di bilancio anche effetto del peso della Marostica: crediti alla clientela a 6.448 milioni (+26%), 100 milioni di avviamenti (+146%), 6.788 milioni di raccolta (+33%). Dopo la fusione e dopo l’aumento di capitale Volksbank si trova ora con 872 milioni di capitale proprio. L’utile arriva anche per effetto di bilanciamenti, dove da un lato pesano gli esborsi per il salvataggio delle banche nazionali, il fondo esuberi, le consulenze per la fusione – 7 milioni – compresi i costi per la migrazione dati, d’altra parte i benefici per la vendita delle quote Arca e Icbp. MOLTIPLICATORE. Dg e presidente affrontano un terreno minato, il valore delle azioni, effetto di un multiplo, rapporto tra prezzo di emissione e valore contabile: in Volksbank è pari a 1,12 Era 1,36 nel 2004. Circa tre volte meno di chi si appresta ad entrare in Borsa. Difendono la continuità del loro indice che non ha avuto – evidenziano – alcun picco negli anni. E sottolineano «il principio di continuità nel calcolo» nel piano al 2020 «che non prevede scandiscono – la quotazione». La trasformazione in Spa invece è dettata per legge avendo Volksbank con Marostica e Treviso raggiunto gli 8,7 miliardi di attivi: l’assemblea straordinaria è prevista tra ottobre e novembre. L’azionariato è diffuso: 835 azioni in media a socio, per circa 16mila euro, si ipotizzano già “patti”. «Ma niente Borsa. Vicenza e Veneto Banca – dice il presidente – vanno in Borsa perché i soci non li finanziano più. Per noi il rapporto di fiducia resta la garanzia del successo». GIuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi, dipendente BpVi seduto accanto a Ruggero Mocellin, sussurra: «Speriamo che non sia un déjà vu».

IL GAZZETTINO (ED. PADOVA) sabato 9 aprile 2016

CREDIVENETO MONTAGNANA – Dipendenti in assemblea contro gli 80 esuberi

L’assemblea di Crediveneto di Montagnana, svoltasi ieri nell’ex chiesa di San Benedetto, è stata un’avventura infinita, come del resto si annunciava da giorni. Al centro dell’incontro ci sono stati sempre i circa 60 esuberi sui 199 dipendenti totali che lavorano nel comune della provincia e nei 27 sportelli distribuiti tra Padova, Verona, Mantova e Vicenza. Per riuscire a salvarsi la banca, e con essa soci e risparmiatori, si vede costretta a ridurre drasticamente i costi, a partire da quello del personale. Elemento che preoccupa non poco le segreterie regionali e i coordinamenti delle banche di credito cooperativo del Veneto Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Sincar UglCredito e Uilca, che ieri hanno serrato le fila nel tentativo di contenere il più possibile il danno occupazionale. L’assemblea iniziata nel primo pomeriggio, è proseguita fino alla tarda serata di ieri, in un clima di tensione e preoccupazione. Il taglio del personale è stato alla base delle prossime operazioni legate alla banca di credito cooperativo del montagnanese, al termine delle trattative sindacali si dovrebbe arrivare ad una settantina di esuberi complessivi, attraverso scivoli contributivi o mensilità in cambio di dimissioni. Per i sindacati non si tratta di mettere in discussione la tutela del patrimonio delle bcc e la salvaguardia dei risparmiatori, obiettivi dichiarati della riforma del credito cooperativo, meno che la salvezza di questi due elementi non comporti la perdita di posti di lavoro. Fattore, quest’ultimo che contribuirebbe a distruggere lo spirito del movimento cooperativo.

IL GIORNALE DI VICENZA sabato 9 aprile 2016

SINDACATI UNITI Crediveneto «Non può ricadere tutto sui dipendenti»

Ci aspettiamo che nel proseguo della trattativa, che continuerà nelle prossime settimane a Roma sul tavolo nazionale, vengano trovate soluzioni per tutti i lavoratori coinvolti, nella riorganizzazione di Credi come in quella di altre eventuali Bcc che potranno trovarsi in situazioni critiche». Così in un documento unitario i sindacati regionali Fabi, First Fisac- Sinfub e Ugl Credito intervengono sulla crisi della banca di Montagnana, per cui sono stati prospettati 80 esuberi rispetto a 199 dipendenti e 27 filiali a Padova, Verona, Vicenza e Mantova. «Tutelare il patrimonio delle Bcc e salvaguardare i risparmiatori sono gli obiettivi dichiarati della riforma, se per farlo si perdono posti di lavoro si tradisce lo spirito del Movimento cooperativo. Facciamo presente che anche i dipendenti di Credi fanno parte di tale comunità locale, sono tutti clienti e molti di loro sono anche soci della Bcc. La delicata situazione non toccherà i risparmiatori clienti» ma come sindacati «faremo tutto il possibile perché il prezzo di questa crisi non ricada sulla testa dei dipendenti». E.GAR.

L’ARENA sabato 9 aprile 2016

PRESTITO SOCIALE – Microcredito con Mag e Cariverona in otto Comuni

Microcredito sociale e relazionale al via. È stato presentato ieri mattina, nella sede di Mag Verona, in Via Cristofoli 31, il progetto di microcredito realizzato dalla società di mutuo soccorso veronese, in collaborazione con la Fondazione Cariverona e otto Comuni della Provincia: Fumane, Grezzana, Legnago, Ronco all’Adige San Bonifacio, Sant’Ambrogio di Valpolicella, Sona e Valeggio sul Mincio. «Per far fronte all’esborso ha dichiarato Gemma Albanese, responsabile dello sportello Microcredito di Mag, che dal 2005 ad oggi ha incontrato 2.231 persone e ha erogato 242 prestiti per un totale di 688.497 euro, «Cariverona e i Comuni hanno creato un fondo di circa 108mila euro destinato alle erogazioni, che avverranno attraverso Valpolicella Benaco Banca, Cassa Padana e Banca di Credito Cooperativo Vicentino con la collaborazione di Cisl e Fiba- Uil e Uilca, Fabi, Arci, Movimento Consumatori e Cosp Verona, il Comitato per l’orientamento scolastico e professionale. L’erogazione a tasso zero, prevede un massimo di 3.500 euro a persona ed è rivolta a soggetti che siano in momentanea difficoltà economica, causa della perdita o della riduzione del lavoro. Al progetto microcredito possono accedere lavoratori e lavoratrici residenti nei Comuni aderenti, disoccupati, in mobilità, in cassa integrazione, lavoratori autonomi, che hanno cessato l’attività sottoccupati, dipendenti di aziende in stato di crisi. Caratteristica del microcredito è di rivolgersi a quanti sono esclusi dal sistema bancario tradizionale, perché hanno situazioni lavorative o personali precarie o complesse, che difficilmente sono prese in considerazione dalle banche. «Il microcredito è diverso dai prestiti di banche e finanziarie», chiarisce Albanese, «perché dedica particolare attenzione alle persone e ai loro bisogni e le accompagna, dal primo colloquio di istruttoria fino alla completa restituzione del prestito, supportandole anche, se necessario, nel trovare nuova occupazione e nel rivedere il proprio bilancio familiare». E.CO © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA NAZIONE (ED. PRATO) sabato 9 aprile 2016

Area Pratese, domani la fusione con ChiantiBanca e Bcc Pistoia – Attesa per l’assemblea dei soci. Sarà approvato anche il bilancio

LA DENUNCIA DEI SINDACATI – IL SINDACATO (FABI) HA DENUNCIATO LA MINACCIA DELLA NUOVA BANCA DI PROCEDERE CON LA FUORIUSCITA DI 35 ESUBERI. IN REALTÀ MOLTI SONO «ACCOMPAGNAMENTI» ALLA PENSIONE

PRATO – QUALCUNO l’ha definita una «giornata che resterà nella storia». Perché dopo l’approvazione del bilancio nella parte ordinaria – chiusura con utile di 1.5 milioni -, domani l’assemblea dei soci della bcc Area Pratese dovrà esprimersi, nella parte straordinaria, se deliberare (o meno) la fusione per incorporazione in ChiantiBanca di cui farà parte anche la Banca di Pistoia. Non ci saranno sorprese: il progetto è noto da tempo – in linea con la riforma del credito cooperativo, recentemente trasformata in legge, che porta dritto all’aggregazione fra bcc – e troverà l’approvazione della compagine sociale, che perderà la territorialità in senso stretto della banca ma si troveranno di fronte una (nuova) realtà a più am- respiro – qualcuno dice la «nuova Banca Toscana» – e capace di riversare sul territorio assistenza e mutualità: si parla, solo per il territorio pratese, di 150 milioni di finanziamenti alle imprese, a cui si aggiungeranno contributi e sponsorizzazioni per enti e associazioni varie. Tutto oro quello che luccica? Quasi, e comunque i vantaggi sono superiori alle «perdite». Eccone alcuni. Uno: l’Area Pratese, così come avverrà per la Banca di Pistoia, perderà la sede centrale. Così vanno le fusioni: un solo centro direzionale e gli altri che si trasformano in presidi. A Carmignano resterà un’area commerciale, probabilmente un servizio crediti (ridotto) ma tutto il resto sarà trasferito a San Casciano in Val di Pesa, cuore di Chianti Banca. Due: che ne sarà dei dipendenti? Proprio ieri un sindacato (Fabi) ha «denunciato» la minaccia della nuova banca di procedere con la fuoriuscita di 35 esuberi. In attesa di vedere come finirà il braccio di ferro sindacale, la questione non appare così tragica: molti degli esuberi sono in realtà “accompagnamenti” verso la pensione e i restanti (pochi) sono contratti a termine, anelli deboli della catena. Tre: alla luce della recente riforma, la nuova ChiantiBanca continuerà a restare fra le banche leader del movimento cooperativo dimensioni sarebbe la terza in Italia e la prima in Toscana sceglierà di sfruttare il “way out” previsto dalla riforma e quindi trasformarsi in Spa? Sessanta giorni è il termine previsto per depositare la domanda di trasformazione ma i sussurri portano con decisione in quella direzione. Intanto ChiantiBanca fa sapere che l’utile 2015 è stato di 7 milioni. D’altra parte, non potrebbe essere che così quando un personaggio di livello di Lorenzo Bini Smaghi accetta la proposta di diventare presidente della nuova realtà.

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