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Rassegna Stampa, mercoledì 27 aprile 2016

di Redazione

IL SOLE 24 ORE mercoledì 27 aprile 2016

UniCredit, accordo sulle vendite – Una commissione bilaterale vigilerà sull’applicazione dell’intesa

Aumento della produttività, sì, ma anche benessere. È con questa premessa che si apre l’accordo siglato da Unicredit e dai sindacati sul benessere nei luoghi di lavoro e sulle politiche commerciali. Il protocollo si innesta in un percorso ampio e internazionale: dà infatti seguito alla Dichiarazione Congiunta del Cae sulle vendite responsabili del 2015 (a presiedere il Cae è Angelo Di Cristo della Fabi), un documento di cui a livello europeo si è dotata solo Unicredit. La stesura, da parte aziendale, è avvenuta a quattro mani tra la direzione delle risorse umane e quella commerciale, proprio per ribadire la centralità dei tre pilastri fondanti e cioè i clienti, i prodotti e i lavoratori.

«Questo accordo rappresenta un valido strumento per tutelare la dignità professionale dei dipendenti e un primo importante passo per favorire a livello aziendale una cultura della vendita responsabile», spiega Mauro Morelli, segretario nazionale Fabi. Entrando nel merito, innanzitutto «la comunicazione verso i collaboratori e il monitoraggio dei risultati devono essere chiari, univoci ed esaustivi», spiega il segretario nazionale della Fisac Cgil Elena Aiazzi. Le comunicazioni poi «non devono essere fatte con eccessiva frequenza o con inutili ripetizioni e non devono contenere messaggi fuorvianti, vessatori e ambigui di non rispetto della legge», continua Aiazzi. Nell’accordo Unicredit si prevede inoltre che le riunioni commerciali debbano essere effettuate nell’orario di lavoro previsto dal contratto. Il ruolo della formazione viene riportato in primo piano per favorire l’acquisizione, tra le altre, delle competenze tecnico/giuridiche, commerciali e di modalità corretta di relazione fra responsabile e collaboratore e di relazione con la clientela. Altro capitolo rilevante è la gestione dei budget che devono essere sostenibili e improntati alla fidelizzazione sul medio e lungo periodo. Infine viene risaltato il ruolo della bilateralità con l’istituzione di un’apposita commissione paritetica e degli osservatori regionali per monitorare l’applicazione del protocollo.

L’accordo siglato in Unicredit (dopo quelli di Intesa e Mps)a questo punto potrebbe tirare la volata al negoziato in Abi per definire un quadro di regole nazionale. «Per garantire la clientela, gli stessi lavoratori bancari e gli investimenti dei correntisti e per inibire le pressioni commerciali serve la condivisione di regole chiare e trasparenti – dice Lando Maria Sileoni (Fabi)-. Il codice etico va definito concordando anche penalità e forme di sanzionamento. Dev’essere di facile lettura e ben visibile nelle agenzie». Giulio Romani (First Cisl) si attende che «il tavolo nazionale produca un indirizzo di sistema che, valorizzando anche i principi su cui gran parte delle banche hanno costruito i propri codici etici, individui gli strumenti più idonei a presidiarne il rispetto. Crediamo inoltre sia fondamentale affrontare la questione della partecipazione dei lavoratori agli organi di controllo». Per Agostino Megale (Fisac), «l’obiettivo con Abi è raggiungere un accordo valido per tutto il sistema che sia leggermente più avanzato degli accordi o dei codici sin qui realizzati e che soprattutto contrasti le pressioni indebite e sia vincolante per tutti». Massimo Masi (Uilca), sottolinea «l’urgenza di trovare un accordo su questi temi che però sembrano essere di interesse per alcune banche e non per altre. Questo accordo è importante, il paese ha bisogno di ristabilire un clima di fiducia con i risparmiatori». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei

CORRIERE DI VERONA mercoledì 27 aprile 2016

Bpvi, l’offerta azioni fatica a decollare Bce e Consob accelerano su Atlante – Via libera per il fondo a salire oltre il 50% e ad evitare l’Opa l’aumento ora è blindato – Veneto Banca, sul nuovo cda sindacati con Bolla. Stipendi, Schiavon attacca Benvenuto

VENEZIA Popolare di Vicenza, Bce e Bankitalia autorizzano Atlante a salire oltre il 50%, mentre Consob concede l’attesa esenzione dall’Opa Il tutto mentre l’aumento di capitale si dimostra sempre più in salita. Intanto, Veneto Banca, si apre la corsa alla raccolta deleghe per l’assemblea degli azionisti che il 5 maggio eleggerà il nuovo cda, mentre i sindacati si schierano con il cda uscente e non si placano le polemiche. Entrano nel vivo i dieci giorni decisivi per le due ex popolari. Il cantiere più immediato resta Vicenza. L’offerta delle azioni per l’aumento di capitale da 1,5 miliardi chiude già domani alle 13. E la situazione è tutt’altro che facile. La rete di protezione del Fondo Atlante (lodata perfino dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann), che ha firmato con Unicredit l’accordo per subentrare nella garanzia (acquistando le azioni a 10 centesimi) fino a tutti gli 1,5 miliardi di aumento di capitale, è stesa. ha acquisito ieri sera altri due «timbri» decisivi. Da un lato Bce e Bankitalia hanno autorizzato il gestore del fondo, Quaestio sgr, a superare il 50% in Bpvi, compresi i diritti di voto. E la Consob ha comunicato ieri sera di ritenere «insussistente» l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto per Atlante, anche per quote oltre le soglie rilevanti. Era una delle condizioni decisive poste dal fondo. Nel quesito a Consob, lo studio legale Gatti, Pavesi, Bianchi invocava per l’esenzione il fatto che l’acquisto avverrebbe prima dell’ingresso in Borsa. Nella sua risposta, l’Authority di controllo sulla Borsa ritiene sufficiente, per tagliare la testa al toro ed evitare l’Opa in una vicenda legalmente complessa, la condizione dell’articolo 49 del Regolamento emittenti. Quella in cui l’operazione è chiesta da un’autorità di vigilanza, in caso di gravi perdite, evitare la liquidazione. Com’è successo con l’aumento di capitale chiesto da Bce a Vicenza. Se a questo punto l’aumento di capitale è blindato, passaggi ulteriori su Atlante fanno il paio con le indiscrezioni, citate dall’Ansa sull’andamento dell’aumento di capitale. La domanda degli investitori istituzionali sarebbe ancora scarsa e lontano l’obiettivo di arrivare almeno al 25% di flottante per entrare in Borsa. Vero è che i fondi entrano all’ultimo momento e forse il quadro finale lo si potrà avere davvero solo domani pomeriggio. Ma il quadro è difficile. allo sportello, sempre secondo l’Ansa le prenotazioni sarebbero inferiori ai 2 milioni di euro. In un clima già tutt’altro che favorevole di fronte al crollo delle azioni, le condizioni molto restrittive imposte da Consob a Bpvi nella sottoscrizione delle azioni allo sportello – tra divieti di sollecitare l’acquisto e documenti «appesantiti» – stanno rendendo difficile l’operazione Certo, stando così le cose, con il fondo Atlante che si profila come il nuovo padrone dell’ex popolare, si tratterà di capire anche se andrà in porto l’ingresso in Borsa. Non centrare l’obiettivo dopo la richiesta di Bce di andar avanti a tutti i costi, compreso l’azzeramento delle azioni dei vecchi soci, sarebbe una contraddizione pesante. Venerdì a Milano l’Ad Francesco Iorio si era detto «quasi certo che la banca sarà quotata». Dopo la chiusura dell’Ipo alle 13 di domani, Popolare di Vicenza, con il quadro degli ordini alla mano, riunirà il suo consiglio d’amministrazione nel tardo pomeriggio, per decidere il da farsi. Sul fronte Veneto Banca, nodo rovente è l’elezione del nuovo cda, nell’assemblea azionisti del 5 maggio. Alla lista del cda uscente – che conferma il presidente Pierluigi Bolla, l’Ad Cristiano Carrus e il presidente del comitato esecutivo Maurizio Benvenuto – si contrappone quella di un gruppo di azionisti delle due associazioni grandi soci di «Per Veneto Banca» e i piccoli dell’Associazione azionisti guidata da Giovanni Schiavon -. Qui c’è ottimismo sul successo. La raccolta deleghe è partita di fatto ieri, dopo la polemica sull’« nelle certificazioni del possesso azionario. Garantita nei tempi previsti, per l’istituto «Ma chi aveva le azioni in altri istituti, come Banco e Unicredit, le aveva già potute avere 20 giorni fa», dice il presidente di «Per Veneto Banca», Matteo Cavalcante. Le associazioni preparano i pullman per portare gli azionisti – dal Trevigiano ma anche da Vicenza – all’assemblea convocata di giovedì al Palaexpo di Marghera. Restano aperti alcuni fattori. partire dai soci istituzionali: Generali, Cattolica, Fondazione di Fabriano si asterranno o voteranno sul cda? E poi c’è la decisione dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Fabi e Unisin di schierarsi con il cda uscente, dopo l’accordo di venerdì sui 730 esuberi. In una nota dei coordinamenti aziendali, dicono che l’Ad Carrus, in trattativa, ha precisato di «aver rinunciato ai compensi nelle controllate», che finiranno in un fondo «per i dipendenti/ soci danneggiati». Soprattutto, i sindacati affermano «che l’azienda ha mantenuto le promesse» di ritenere «inopportuno un cambio di leadership che potrebbe durare la frazione di un mese», prima del nuovo assetto proprietario post- Il segnale ai dipendenti è chiaro e può incidere, oltre lo 0,8 da loro detenuto, anche nella raccolta deleghe, a partire dai familiari. Ma le polemiche non si placano. proposito dei compensi, Schiavon, in una nota, torna alla carica per gli aumenti al nuovo cda della controllata Banca Apulia: da 387 mila euro (per 13 consiglieri) a 509 mila (per 7) con il compenso «per il presidente Benvenuto da 75 mila a 189 mila euro». Schiavon cita poi tra i costi il volo Italfly tra Verona e Bari noleggiato il 25 marzo 2016, «con un solo passeggero a bordo: indovinate chi?». Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA

GAZZETTA DI MODENA mercoledì 27 aprile 2016

Primo contratto integrativo per la Banca Interprovinciale

Primo contratto aziendale siglato alla Banca Interprovinciale, l’istituto di credito modenese nato nel 2009 per iniziativa di alcuni imprenditori e presente con sei filiali che tra Modena e Bologna occupano una cinquantina di persone. La notizia dell’accordo è stata diffusa dai sindacati Fabi Modena, First Cisl Emilia Centrale e Unisin Modena, che esprimono soddisfazione «per la positiva conclusione di un percorso di relazioni sindacali che ha visto, a volte, momenti di difficoltà, ma che grazie al senso di responsabilità delle parti fornisce ora a questa banca giovane, piccola ed efficiente, ma soprattutto ai suoi dipendenti, una serie di norme trasparenti finalizzate alla corretta valorizzazione del contributo dei dipendenti al successo aziendale». Per approfondire i contenuti degli accordi, è convocata oggi alle 16 un’assemblea dei lavoratori. «Gli accordi siglati riguardano sia il contratto aziendale che i premi variabili di risultato per il 2015 e 2016 – spiegano i sindacati – Nell’integrativo è previsto l’aumento del contributo aziendale sulle coperture previdenziali e sanitarie a favore dei dipendenti. Inoltre viene istituito il premio variabile di risultato in sostituzione del premio aziendale».

CORRIERE VENETO (TUTTE LE EDIZIONI) mercoledì 27 aprile 2016

Bpvi, l’offerta azioni fatica a decollare Bce e Consob accelerano su Atlane – Via libera per il fondo a salire oltre il 50% e ad evitare l’Opa l’aumento ora è blindato – Veneto Banca, sul nuovo cda sindacati con Bolla. Stipendi, Schiavon attacca Benvenuto

VENEZIA Popolare di Vicenza, Bce e Bankitalia autorizzano Atlante a salire oltre il 50%, mentre Consob concede l’attesa esenzione dall’Opa Il tutto mentre l’aumento di capitale si dimostra sempre più in salita. Intanto, Veneto Banca, si apre la corsa alla raccolta deleghe per l’assemblea degli azionisti che il 5 maggio eleggerà il nuovo cda, mentre i sindacati si schierano con il cda uscente e non si placano le polemiche. Entrano nel vivo i dieci giorni decisivi per le due ex popolari. Il cantiere più immediato resta Vicenza. L’offerta delle azioni per l’aumento di capitale da 1,5 miliardi chiude già domani alle 13. E la situazione è tutt’altro che facile. La rete di protezione del Fondo Atlante (lodata perfino dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann), che ha firmato con Unicredit l’accordo per subentrare nella garanzia (acquistando le azioni a 10 centesimi) fino a tutti gli 1,5 miliardi di aumento di capitale, è stesa. ha acquisito ieri sera altri due «timbri» decisivi. Da un lato Bce e Bankitalia hanno autorizzato il gestore del fondo, Quaestio sgr, a superare il 50% in Bpvi, compresi i diritti di voto. E la Consob ha comunicato ieri sera di ritenere «insussistente» l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto per Atlante, anche per quote oltre le soglie rilevanti. Era una delle condizioni decisive poste dal fondo. Nel quesito a Consob, lo studio legale Gatti, Pavesi, Bianchi invocava per l’esenzione il fatto che l’acquisto avverrebbe prima dell’ingresso in Borsa. Nella sua risposta, l’Authority di controllo sulla Borsa ritiene sufficiente, per tagliare la testa al toro ed evitare l’Opa in una vicenda legalmente complessa, la condizione dell’articolo 49 del Regolamento emittenti. Quella in cui l’operazione è chiesta da un’autorità di vigilanza, in caso di gravi perdite, evitare la liquidazione. Com’è successo con l’aumento di capitale chiesto da Bce a Vicenza. Se a questo punto l’aumento di capitale è blindato, passaggi ulteriori su Atlante fanno il paio con le indiscrezioni, citate dall’Ansa sull’andamento dell’aumento di capitale. La domanda degli investitori istituzionali sarebbe ancora scarsa e lontano l’obiettivo di arrivare almeno al 25% di flottante per entrare in Borsa. Vero è che i fondi entrano all’ultimo momento e forse il quadro finale lo si potrà avere davvero solo domani pomeriggio. Ma il quadro è difficile. allo sportello, sempre secondo l’Ansa le prenotazioni sarebbero inferiori ai 2 milioni di euro. In un clima già tutt’altro che favorevole di fronte al crollo delle azioni, le condizioni molto restrittive imposte da Consob a Bpvi nella sottoscrizione delle azioni allo sportello – tra divieti di sollecitare l’acquisto e documenti «appesantiti» – stanno rendendo difficile l’operazione Certo, stando così le cose, con il fondo Atlante che si profila come il nuovo padrone dell’ex popolare, si tratterà di capire anche se andrà in porto l’ingresso in Borsa. Non centrare l’obiettivo dopo la richiesta di Bce di andar avanti a tutti i costi, compreso l’azzeramento delle azioni dei vecchi soci, sarebbe una contraddizione pesante. Venerdì a Milano l’Ad Francesco Iorio si era detto «quasi certo che la banca sarà quotata». Dopo la chiusura dell’Ipo alle 13 di domani, Popolare di Vicenza, con il quadro degli ordini alla mano, riunirà il suo consiglio d’amministrazione nel tardo pomeriggio, per decidere il da farsi. Sul fronte Veneto Banca, nodo rovente è l’elezione del nuovo cda, nell’assemblea azionisti del 5 maggio. Alla lista del cda uscente – che conferma il presidente Pierluigi Bolla, l’Ad Cristiano Carrus e il presidente del comitato esecutivo Maurizio Benvenuto – si contrappone quella di un gruppo di azionisti delle due associazioni grandi soci di «Per Veneto Banca» e i piccoli dell’Associazione azionisti guidata da Giovanni Schiavon -. Qui c’è ottimismo sul successo. La raccolta deleghe è partita di fatto ieri, dopo la polemica sull’« nelle certificazioni del possesso azionario. Garantita nei tempi previsti, per l’istituto «Ma chi aveva le azioni in altri istituti, come Banco e Unicredit, le aveva già potute avere 20 giorni fa», dice il presidente di «Per Veneto Banca», Matteo Cavalcante. Le associazioni preparano i pullman per portare gli azionisti – dal Trevigiano ma anche da Vicenza – all’assemblea convocata di giovedì al Palaexpo di Marghera. Restano aperti alcuni fattori. partire dai soci istituzionali: Generali, Cattolica, Fondazione di Fabriano si asterranno o voteranno sul cda? E poi c’è la decisione dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Fabi e Unisin di schierarsi con il cda uscente, dopo l’accordo di venerdì sui 730 esuberi. In una nota dei coordinamenti aziendali, dicono che l’Ad Carrus, in trattativa, ha precisato di «aver rinunciato ai compensi nelle controllate», che finiranno in un fondo «per i dipendenti/ soci danneggiati». Soprattutto, i sindacati affermano «che l’azienda ha mantenuto le promesse» di ritenere «inopportuno un cambio di leadership che potrebbe durare la frazione di un mese», prima del nuovo assetto proprietario post- Il segnale ai dipendenti è chiaro e può incidere, oltre lo 0,8 da loro detenuto, anche nella raccolta deleghe, a partire dai familiari. Ma le polemiche non si placano. proposito dei compensi, Schiavon, in una nota, torna alla carica per gli aumenti al nuovo cda della controllata Banca Apulia: da 387 mila euro (per 13 consiglieri) a 509 mila (per 7) con il compenso «per il presidente Benvenuto da 75 mila a 189 mila euro». Schiavon cita poi tra i costi il volo Italfly tra Verona e Bari noleggiato il 25 marzo 2016, «con un solo passeggero a bordo: indovinate chi?». Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA NUOVA PRIMA PAGINA mercoledì 27 aprile 2016

CREDITO – Premio di risultato al posto di quello aziendale – Banca Interprovinciale firmato il primo contratto aziendale

Primo contratto aziendale alla Banca Interprovinciale, l’istituto di credito nato nel 2009 per iniziativa di alcuni imprenditori e presente con sei filiali che tra Modena e Bologna occupano una cinquantina di persone. danno notizia i sindacati Fabi Modena, First Cisl Emilia Centrale e Unisin Modena, che esprimono soddisfazione «per la positiva conclusione di un percorso di relazioni sindacali che ha visto, a volte, momenti di difficoltà, ma che grazie al senso di responsabilità delle parti fornisce ora a questa banca giovane, piccola ed efficiente, ma soprattutto ai suoi dipendenti, una serie di norme trasparenti finalizzate alla corretta valorizzazione del contributo dei dipendenti al successo aziendale». Per approfondire i contenuti degli accordi, è convocata per oggi un’assemblea dei lavoratori. «Gli accordi siglati riguardano sia il contratto aziendale che i premi variabili di risultato per il 2015 e 2016 – spie gano i sindacati – Nell’integrativo è previsto l’aumento del contributo aziendale sulle coperture previdenziali e sanitarie a favore dei dipendenti. Inoltre viene istituito il premio variabile di risultato in sostituzione del premio aziendale. Soprattutto – concludono Fabi, First Cisl e Unisin – abbiamo introdotto criteri oggettivi e trasparenti per valutare i risultati del personale».

 

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